Disputa le sue gare interne nello Stadio Erasmo Iacovone, impianto da 27.584 posti ma omologato per 10.989 posti.
L'attuale società è stata fondata dalla A.p.s. Taras 706 a.C., nata pochi mesi prima, in seguito alla mancata iscrizione al campionato di Lega Pro Prima Divisione dell'Associazione Sportiva Taranto Calcio al termine della stagione 2011-2012. L'iscrizione alla Serie D[1] è stata accettata grazie alle 70 stagioni professionistiche giocate dal Taranto e riconosciute sulla base delle norme NOIF della FIGC.[2] Ad oggi, l'associazione detiene il 7% delle quote societarie.
Vanta la 50ª miglior tradizione sportiva della FIGC. Il Taranto è la squadra con più partecipazioni alla Serie B (31) fra quelle che non sono mai approdate in Serie A, oltre a rappresentare la seconda città più popolosa d'Italia, dopo Prato, a non aver mai raggiunto la Serie A.
Dagli esordi del calcio tarantino all'istituzione dell'AS Taranto (1904-1927)
Nella città di Taranto, il football viene iniziato a praticare, seppure ufficiosamente, nel 1904 dal Circolo Studentesco Mario Rapisardi, che svolgeva attività podistica. Nello stesso anno il militare ferrarese della MarinaLuigi Ascanelli fonda il primo club della città espressamente calcistico, la Società Sportiva Pro Italia con colori sociali il bianco e verde. Nel 1910 la Pro Italia disputa il primo campionato pugliese FIGC che contribuisce a organizzare, la Terza Categoria Puglia 1909-1910, classificandosi seconda. Nel 1911 nasce l'Audace Foot-Ball Club per interessamento diretto del foot-ballerGiovanni Sardella, con colore sociale il rosso; questa compagine diventa presto rivale della Pro Italia, ma impiega più tempo ad affermarsi agli alti livelli. Audace e Pro Italia disputano le rispettive gare nella Piazza d'Armi vicina all'Arsenale Militare Marittimo di Taranto.
Al principio degli anni venti anche nel Meridione iniziano a organizzarsi tornei meglio strutturati, e le due maggiori compagini calcistiche tarantine partecipano alla Prima Divisione, il massimo campionato dell'epoca, aggiudicandosi il primato del girone regionale rispettivamente in tre stagioni i proitaliani e in due gli audaciani.
Nel 1926 i campionati di Prima Divisione fino ad allora organizzati dalla Lega Sud sono riclassificati come seconda serie nazionale e organizzati in gironi preliminari interregionali, quindi uniformati definitivamente ai precedenti settentrionali. Dopo aver chiuso la stagione 1926-27 in posizioni di medio-bassa classifica, agli inizi del luglio 1927 Audace e Pro Italia si fondono per ordine del nuovo "Ente Sportivo" della Provincia di Taranto, con il palesato intento di attuare il programma di efficienza del regime fascista unendo patrimoni e capitali; la nuova società, chiamatasi Associazione Sportiva Taranto, assume i colori rosso e blu del Comune, portandoli da quel momento sulle maglie da gioco a strisce verticali alternate.[3] Il campo da gioco utilizzato fino alla seconda metà degli anni sessanta sarà lo stadio Corvisea, poi Mazzola, arrivato ad ospitare anni dopo fino a 12.000 posti a sedere.
Il Taranto fra seconda e terza serie nazionale
Dagli anni venti al dopoguerra (1927-1947)
La squadra rossoblù disputa otto campionati di Prima Divisione, dal 1929 ancora riclassificata, a terzo livello nazionale con l'istituzione di Serie A e Serie B. Nella stagione 1928-1929, dopo aver primeggiato nei due gironi preliminari del Campionato Meridionale, la formazione ha perso 3-1 in campo neutro la finalissima nazionale con il Lecce, mancando la promozione in cadetteria (la partita fu ripetuta essendosi il primo confronto concluso in parità). La prima promozione in serie B giunge al termine della stagione 1934-1935, a seguito dei primi posti ottenuti nel girone preliminare e in quello finale; allenatore dell'A.S. Taranto è Umberto Zanolla, presidente, per il terzo anno consecutivo, Pietro Resta. Questi muore dopo le prime gare del campionato successivo, che vede la retrocessione degli ionici sugli sviluppi dell'ultimo posto conseguito in classifica. Fino al 1943, anno d'interruzione dei campionati in Italia a causa della seconda guerra mondiale, la squadra pugliese disputa un altro campionato cadetto nel 1937-1938 e ottiene nei restanti anni elevati piazzamenti in Serie C, la nuova terza serie. Nel frattempo, nel 1940 il club ha assorbito la già rifondata US Pro Italia diventando Unione Sportiva Taranto.
Nel 1944, dopo la liberazione del Sud Italia, l'U.S. Taranto torna in attività riprendendo il nome Audace Football Club 1911; negli stessi mesi è ancora rifondata, per la terza volta, la Pro Italia.
Alla riapertura regolare dei campionati italiani, dopo aver giocato i tornei pugliesi dell'ultimo periodo bellico, le redivive compagini ioniche partecipano alla Serie C 1945-1946 della Lega Nazionale Centro-Sud, nel cui girone appulo-abruzzese i rossi e l'emergente U.S. Arsenale, si classificano nelle prime posizioni ottenendo poi la promozione in Serie B per delibera della Lega Nazionale Centro-Sud. Mentre la compagine bianco-verde si piazza a metà classifica (rimanendo in terza serie).
Riconsiderata una gestione comune ormai più vantaggiosa, nell'estate del 1946 i dirigenti di Audace e Pro Italia operano la fusione definitiva, nell'intento di soddisfare maggiormente le aspirazioni della cittadinanza sportiva. Viene così praticamente ricostituito l'AS Taranto del periodo fascista.[4] Il riunificato Taranto, usando il titolo di Serie B in dote dall'Audace partecipa al campionato cadetto 1946-47, vedendosi subito retrocesso. La concittadina Arsenale, invece, si classifica ottava mantenendo la categoria. Quest'ultimo era un sodalizio emergente, dai colori sociali sempre rosso e blu, gestito da militari della Marina italiana di stanza all'arsenale omonimo, e che godeva di una vantaggiosa organizzazione finanziaria. I due club, Taranto e Arsenale, accordano una nuova fusione il 9 settembre 1947, dopo un'intera notte di trattative, costituendo l'Unione Sportiva Arsenaltaranto.[5]
Gli avvicendamenti degli anni cinquanta e sessanta (1947-1969)
La nuova società continua quindi il trascorso Serie B dell'Arsenale, e proprio nella stagione 1947-1948, per la prima volta l'"Arsenaltaranto" del decano Pietro Piselli si avvicina alla promozione al massimo campionato, classificandosi 3º nel girone C della serie cadetta con tre punti di distacco dalla capolista promossa. Retrocesso in terza serie due anni dopo, torna in B nel 1954, e mantiene la categoria per sei anni ottenendo posizioni di media o medio-bassa classifica. Ad agosto 1955 la società calcistica, in concomitanza con l'abbandono della proprietà da parte dei militari della Marina italiana, è tornata a chiamarsi Associazione Sportiva Taranto.[6]
Gravata da problemi societari, nel 1959-1960, dopo la vendita di diversi calciatori[7] la squadra retrocede perdendo gli spareggi-salvezza con Simmenthal-Monza e Venezia. Luigi Santilio lascia la presidenza dopo dieci anni di gestione. Sono questi, anni di difficoltà economiche, tanto che più volte il Comune di Taranto interviene sovvenzionando il club.[7][8] Divenuto, all'inizio del 1964, presidente dell'AS Taranto l'imprenditore edile locale Michele Di Maggio, questi dispone la costruzione di un nuovo stadio nel quartiere tarantino Salinella, con più posti a sedere del Mazzola soprattutto per aumentare gli introiti della società.[9] L'impianto viene realizzato in cento giorni utilizzando 130 km di tubi Innocenti e 900 metri cubi di gradoni in legno. L'inaugurazione dello "stadio Salinella" avviene nel dicembre 1965; inizialmente ha una capienza di oltre 25.000 posti.[9] Il rendimento della squadra migliora e nel 1969, alla nona stagione consecutiva in terza serie i rossoblù ottengono la promozione in cadetteria: la squadra si è piazzata seconda ma i 6 punti sottratti alla Casertana per illecito fanno scalare agli ionici la testa del girone.[10]
Il dodicennio in cadetteria (1969-1981)
I rossoblù giocano tutti gli anni settanta in serie B. Nel 1973-74, sotto la guida di Giovanni Invernizzi gli ionici raggiungono il 5º posto, miglior posizionamento della loro storia nella seconda serie a girone unico. A stagione conclusa il presidente Di Maggio lascia completamente la società, anche lui dopo dieci anni, vendendo diversi calciatori della rosa.[11]
A Di Maggio succede Giovanni Fico, che investe diversi milioni per riallestire buona parte della squadra.[11] Il sogno della serie A sembra potersi avverare per i supporter tarantini nel campionato 1977-1978: la squadra, allenata da Tom Rosati e trascinata dai gol del centravanti molisanoErasmo Iacovone (acquistato dal Mantova nell'autunno del 1976), dopo un girone d'andata abbastanza promettente che frutta 20 punti perde il suo bomber — fino a quel momento con 8 reti all'attivo nel campionato 1977-78 —, scomparso in un tragico incidente stradale la notte del 6 febbraio 1978, chiudendo poi il campionato all'8º posto con 38 punti.[12] Il 1978-79 è l'ultimo anno di Fico alla presidenza del Taranto, che nel campionato successivo vede alcuni suoi tesserati coinvolti nello scandalo del calcioscommesse. I pugliesi vengono pertanto sanzionati con la sottrazione di 5 punti nel 1980-81, annata in cui retrocedono in Serie C1 con 4 punti di distacco dall'ultima squadra salva, pur avendo battuto 3-0 il Milan il 7 dicembre 1980.
Dall'AS Taranto al Taranto FC (1981-1993)
La formazione rossoblù torna a giocare in cadetteria nel 1984-1985. Nell'aprile 1985 il tribunale di Taranto dichiara fallita l'A.S. Taranto, pesantemente indebitata, acconsentendo il passaggio di squadra e titolo sportivo al Taranto Football Club S.p.A., società distinta dalla precedente e guidata dal nuovo presidente Vito Fasano; a fine campionato è ancora C1. Nel frattempo lo stadio Iacovone viene riammodernato in più riprese, sostituendo la struttura in tubi Innocenti con una nuova in cemento armato che ne aumenta la capienza a 27.584 posti a sedere. Fasano, che opera alcune dolorose cessioni di calciatori,[13] tiene gli ionici in seconda serie nel triennio 1986-89 (guadagnando nel 1986-1987 la permanenza agli spareggi con Lazio e Campobasso), e dopo essere retrocesso lascia la guida del club. Lo sostituisce Donato Carelli, già a capo dell'AS Taranto nel 1979-80, persona poi rimasta cara ai tifosi rossoblù.[14][15] Questi porta, negli anni della sua presidenza, vari giocatori quotati.[14] Allenato da Roberto Clagluna, il Taranto riconquista subito la B primeggiando nel girone meridionale di serie C1 con 48 punti, record per la categoria, e nella Coppa Italia 1990-1991 batte in casa 2-1 la Juventus di Maifredi (i bianconeri passarono comunque il turno avendo vinto 2-0 all'andata). Dopo essersi salvati allo spareggio contro la ex aequoCasertana nel 1991-92, l'anno successivo i pugliesi, in austerità e con la squadra indebolita[16] retrocedono.
Il 31 luglio 1993, con un debito di 11 miliardi di lire la Taranto F.C. S.p.A. è radiata dai campionati;[16] la presidenza federale rifiuta una proposta dello stesso Carelli, di ripianamento graduale dei debiti negli anni successivi[17] e il 3 agosto il club fallisce.
La ripartenza con le cordate locali (1993-2000)
Il 13 agosto 1993 viene costituita ex novo la s.r.l.Taranto Calcio 1906, che non potendo più recuperare il precedente titolo sportivo è ammessa dalla FIGC al Campionato Nazionale Dilettanti, quinto livello del calcio nazionale.
Al secondo anno nei Dilettanti, allenati da Ivo Iaconi gli ionici ottengono la promozione in Serie C2 e trionfano nella poule scudetto vincendo il titolo nazionale 1994-1995. Disputano due anni nella C2 professionistica per poi tornare in interregionale. Nel 1998, con diverse pendenze a carico la società viene messa in liquidazione, e in agosto è soppiantata dalla nuova U.S. Arsenaltaranto, formata da una cordata locale che ne rileva azienda e titolo sportivo.
Le gestioni Pieroni, Blasi, D'Addario nelle Serie C1 e C2 (2000-2012)
Nel giugno 2000 il club è ceduto a un'altra cordata, le cui quote azionarie sono detenute al 60% da Ermanno Pieroni, proprietario in quegli stessi anni dell'Ancona Calcio e già direttore sportivo del Taranto FC di Carelli, e al restante 40% da imprenditori tarantini;[18] Pieroni non assumerà però mai la carica di presidente. Con il nuovo nome Taranto Calcio S.r.l., nel 2001 la squadra torna in serie C1.[19] Nel 2002 è sconfitta dal Catania nella finale play-off per la promozione in cadetteria — vittoria 1-0 degli etnei all'andata in Sicilia, e 0-0 allo Iacovone —; molti tifosi ionici sospettano che il confronto sia stato falsato.[20] Nei tre anni successivi la società rossoblù soffre nuovi problemi di liquidità e vende molti calciatori; a fasi alterne nascono contrasti fra Pieroni, tra l'altro poco presente nella gestione del club,[20] e i suoi soci di minoranza.[21][22][23] Retrocesso in C2 nel 2004 con Pieroni arrestato per truffa aggravata allo Stato,[24] il Taranto Calcio, che arriva ad iscrivere al campionato seguente gran parte della squadra Berretti, il 26 ottobre 2004 fallisce e viene affidato a un curatore fallimentare.[25]
Meno di due mesi dopo, il 14 dicembre, alla seconda asta fallimentare, per 294.000 € si aggiudica l'azienda sportiva l'industriale manduriano Vito Luigi Blasi, che quindi istituisce la Taranto Sport S.r.l..[25][26][27] L'anno seguente il team rossoblù torna in serie C1, poi perdendo i play-off per la serie cadetta nelle due stagioni successive (2006-2007 e 2007-2008).
Nell'estate del 2009 Blasi, che ha lamentato ostacoli ambientali alla realizzazione dei suoi programmi,[28][29] cede il 100% delle quote a Enzo D'Addario, imprenditore tarantino operante nella commercializzazione online di automobili. Il club, dal 2010 Associazione Sportiva Taranto Calcio, con l'allenatore Davide Dionigi è ancora fermato ai play-off nel 2011 e nel 2012 (fra questi, molto apprezzata dai tifosi la semifinale di ritorno del giugno 2011 per l'ardore profuso dalla squadra, che sconfisse 2-3 l'Atletico Roma allo stadio Flaminio)[30]. Nello stesso 2011-12 D'Addario, in difficoltà finanziarie, ha ritardato i pagamenti a molti atleti causando la sottrazione alla squadra di 6 punti in classifica,[31] che sarebbero valsi la promozione diretta in serie B; i giocatori hanno quindi messo in mora la società.[32] Il 30 giugno 2012, non avendo trovato partner data la massa debitoria,[33] il presidente D'Addario rinuncia a presentare domanda d'iscrizione alla Lega Pro Prima Divisione,[34] sancendo così la radiazione dai ruoli federali e lo scioglimento della società. Come nel 1993, viene perso il titolo sportivo.
Il Taranto FC 1927 (dal 2012)
Il 20 luglio 2012, è costituita principalmente per opera dell'A.P.S. Fondazione Taras 706 a.C., un supporters' trust composta da tifosi del Taranto, la Taranto Football Club 1927 s.r.l.;[35] il 6 agosto seguente una cordata d'imprenditori locali entra nel capitale sociale. Per la prima volta nella storia del Taranto Calcio, dei tifosi sono comproprietari del club. La formazione è iscritta alla Serie D in virtù della tradizione sportiva rossoblù (art. 52 delle NOIF). Negli anni a seguire, fino al 2017, la suddivisione delle quote societarie cambia quasi ogni stagione con la maggioranza che rimane comunque, ad eccezione del 2014-2015, nelle mani di soci tarantini. In D, la squadra si piazza quasi sempre nelle prime posizioni di classifica mancando la vittoria finale dei play-off nazionali per l'eventuale ripescaggio nelle leghe professionistiche. Ripescaggio in serie C che ottiene ugualmente nell'estate 2016 (la Lega Pro Seconda Divisione, ex C2, è stata soppressa due anni prima), retrocedendo dopo un solo anno.
Nell'ottobre del 2017 la maggioranza del capitale sociale del Taranto FC 1927 e la presidenza, sono acquisite da Massimo Giove, già socio e presidente nel primo biennio di gestione Pieroni. Sotto il controllo di Giove gli ionici tornano in C nel 2020-2021, avendo ottenuto il primo posto nel girone H della serie D.
Il 31 luglio 2024, Giove, in polemica con l'amministrazione comunale per la gestione dei lavori di ristrutturazione dello stadio Erasmo Iacovone in vista dei XX Giochi del Mediterraneo, si dimette dalla carica di presidente.[36]
Apex Capital Global LLC
Il 18 ottobre il club annuncia di aver raggiunto un accordo preliminare con la Apex Capital Global LLC (quale Limited liability company americana, ma con sede in Gran Bretagna) per la cessione del 91% delle quote appartenute al presidente dimissionario Giove (che rimane in società con circa il 2% delle quote).[37][38] Il 12 novembre, presso un notaio della città, il rappresentante e socio di maggioranza della Apex Capital Global LLC, Mark Campbell, assume il ruolo di procuratore della società, con potere di firma, come primo atto ufficiale relativo al passaggio di proprietà[39], siglando un accordo preliminare il successivo 14 novembre.[40]
1943-1945 - Attività sospesa per motivi bellici. Nel 1944, l'U.S. Taranto riprende la denominazione di Audace Football Club 1911 e viene rifondata la S.S. Pro Italia; nel 1945 s'iscrivono alla Serie C Lega Centro-Sud.
1946 - 21 giugno: Dalla fusione tra Audace F.C. 1911 (ammessa in Serie B) e S.S. Pro Italia (Serie C) rinasce l'Associazione Sportiva Taranto.
1946-1947 - 15º nel girone C della Serie B. Retrocesso in Serie C.
1947 - 9 settembre: Grazie alla fusione tra U.S. Arsenale (Serie B) e A.S. Taranto nasce l'Unione Sportiva Arsenaltaranto.
1992-1993 - 19º in Serie B. Retrocesso ed economicamente fallito. A fine campionato, il 31 luglio viene radiato per inadempienze finanziarie con la Covisoc e con la Lega.
1993 - Il 13 agosto, viene fondato il Taranto Calcio 1906 cui viene riconosciuta la tradizione sportiva cittadina, in virtù della quale viene affiliato direttamente al C.N.D.
2004 - 16 dicembre: Il Taranto Calcio S.r.l. fallisce per dissesto finanziario, ma la squadra viene salvaguardata e il titolo sportivo viene messo all'asta e ricomprato da una società subentrante con la denominazione sociale di Taranto Sport S.r.l.
2004-2005 - 16º nel girone C della Serie C2. Salvo dopo aver vinto i play-out.
2012 - 30 giugno: L'Associazione Sportiva Taranto Calcio non si iscrive e viene escluso dal campionato di competenza. Il 20 luglio, viene fondato il Taranto Football Club 1927 S.r.l. che il successivo 6 agosto viene iscritto in Serie D.
Fin dalla fondazione nel 1927 il Taranto ha adottato come colori sociali il rosso e blu che campeggiano anche nello stemma cittadino. L'origine di questi colori è legata alla storia della città e al legame con il suo ambiente. Il blu a simboleggiare il mare da cui ha sempre tratto sostentamento e fortune e il rosso per il colore sia del tramonto sia della porpora, per la cui lavorazione, la città bimare era famosa nell'antichità.
Simboli ufficiali
Stemma
Nel corso della sua storia il Taranto ha cambiato più volte il proprio stemma, anche a causa delle travagliate vicende societarie che ne hanno caratterizzato gli ultimi due decenni.
La versione attuale dello stemma è stata introdotta nell'estate del 2018 ed è stato scelto a seguito di un concorso pubblico online promosso dalla Fondazione Taras tra tifosi e appassionati rossoblù. Lo stemma vincitore è stato presentato in diretta tv e streaming a stampa e tifosi, esso è diviso orizzontalmente in tre parti, in alto la scritta Taranto FC in blu su banda bianca, al di sotto due bande, una rossa in alto e una blu in basso con al centro un delfino avvolto a un tridente e la scritta 1927 al di sotto di esso[42]. A giugno 2020 la A.P.S Taras 706 a.C. (nuova denominazione della Fondazione Taras) dona gratuitamente i diritti dello stemma alla società dopo i riscontri negativi dovuto al nuovo restyling del medesimo[43].
Dalla stagione 2019-2020 l'inno ufficiale del Taranto è "Noi siamo il Taranto" scritto e cantato da Fabrizio Loconsole.[44]
Se ne ricordano diversi, almeno sette, che hanno scandito la storia del sodalizio rossoblù e il più amato tra essi, dopo un sondaggio effettuato dall'Aps Fondazione Taras, è risultato "Taranto sei grande" di Franco Guitto, che ha fatto da sfondo ad alcune delle ultime imprese sportive come l'ultima promozione in serie B[45].
Vi sono poi altre canzoni scritte in omaggio alla squadra come "Forza Taranto" (Sauro), "Assim Pacc" (Pacefatta), "Cuore Rossoblù" (Franco Cosa), "Oh oh oh Taranto" (Tiziano Pacciana), "Taranto è" (Enzo Latanza) e il più antico "Taranto rossoblù" (Mario Rossi).
Il Taranto FC 1927 gioca le partite casalinghe allo Stadio Erasmo Iacovone ex Stadio Salinella dal nome del quartiere cittadino nel quale è situato, è il maggiore stadio di calcio della città ed è stato inaugurato l'8 dicembre 1965. È dedicato al grande fuoriclasse del Taranto morto in un incidente nel 1978. Costruito dapprima con tubi di ferro gentile e legno, venne completamente ristrutturato, con la creazione di pilastri in cemento armato, nel 1985. Il 26 aprile 1989 ha ospitato la gara amichevole tra la Nazionale italiana e l'Ungheria (4-0 per gli azzurri). Ha una capienza totale di 27 584 posti, ma solo 10 989 sono agibili.
Centro di allenamento
Il Taranto FC 1927 svolge le sedute di allenamento all'interno dell'impianto "Erasmo Iacovone" nel campo in erba sintetica dello Iacovone B.
L'unico calciatore straniero che ha ricevuto una convocazione in nazionale durante la militanza con la maglia rossoblù è stato Kalifa Manneh che il 22 maggio 2022, quando era ancora sotto contratto con il Taranto, venne convocato dalla nazionale del Gambia per la sfida contro gli Emirati Arabi Uniti. La partita terminò 1-1.
Il Taranto ha disputato, a partire dal 1927, 75 campionati professionistici, di cui 32 campionati in Serie B (e predecessori)[53] e 42 in Serie C (e predecessori), e 13 campionati di Serie D. Non ha mai disputato campionati di Serie A, prima squadra italiana a non centrare l'obiettivo pur giocando il maggior numero di tornei cadetti. Il miglior risultato raggiunto nella storia dal Taranto è stato il quinto posto in Serie B raggiunto nella stagione 1973-1974. Si ricordano le vittorie dei campionati di Serie C del 1936-1937 e del 1953-1954, di Serie C1 del 1989-1990 e di Serie C2 del 2000-2001. Successo successivamente bissato nel 2005-2006 vincendo la finale play-off contro il Rende che significò il ritorno in Serie C1. Successo anche nel campionato di Serie D del 1994-1995, con la conquista del titolo di Campione d'Italia di Serie D conseguito nella doppia finale con il Tolentino e la vittoria del campionato nella stagione 2020-2021. Si ricordano anche le salvezze in Serie B nei campionati del 1986-1987 e del 1991-1992, ottenute entrambe a seguito di spareggi, nonché i dodici anni consecutivi di permanenza nella serie cadetta (precisamente dal 1969-1970 al 1980-1981) e il secondo posto nel campionato di Serie C1 1983-1984 alle spalle del Bari, traguardo che permise ai rossoblù ionici di ritornare nella seconda serie.
Si ricordano altresì i secondi posti ottenuti nei campionati di Serie D 1999-2000 e 2015-2016 che sono culminati con il ritorno del Taranto tra i professionisti tramite ripescaggio.
Miglior piazzamento in Serie B: 6º posto (1973-1974)
A livello individuale il giocatore con il maggior numero di presenze in rossoblù è Ivan Romanzinicon 286 partite giocate. Seguono Mario Biondi (270), Giovanni Menzella (261), Vincenzo Castellano (240), Martino Castellano (237) e Fabio Prosperi (224). Martino Castellano detiene anche il record di reti in maglia rossoblù 89. Alle sue spalle Giuseppe Genchi con (63), Luigi Molinari con (61) , Vincenzo Castellano (60), Bruno Beretti (49) e Sossio Aruta (48).
Di seguito le top 10 dei primatisti di presenze[58] e reti.[59]
Il settore Curva Nord è quello più popolato da svariati gruppi. I principali sono Ultrapaz (Quartiere Paolo VI) e Gruppo Zuffa (sciolto nel 2019), oltre a Psyko Group (Tamburi), Krazy Group (Isola Città Vecchia), Ultra' CEP 1987 (Salinella), Boys Lizzano, Zona Nord, Ultras Tiger 2022, Pirati della Nord, Zoccolo Duro, Ultras Tamburi 2014, Balconata Vintage, Gruppo John Wayne e Black Sheep; numerosi sono quelli presenti anche negli altri settori, come Gradinata Taranto (Entità Minore), Quelli di Sempre, Gli amici di via Maturi, Tarantini, Gruppo Franceschin (Italia-Montegranaro), Chalet Bella Taranto (Borgo Città Nuova) in Curva Sud e Vecchi Ultras (ex Ultras 84) (Tre Carrare, Battisti e Solito Corvisea) nel settore Gradinata.
Tra le partite in trasferta con il più alto numero di supporters al seguito si ricordano gli spareggi per la permanenza in Serie B a Napoli nella stagione 1986-1987 contro Lazio e Campobasso e ad Ascoli nella stagione 1991-1992 contro la Casertana, entrambe con più di diecimila presenze.
Nel 2010-2011, a stagione ancora in corso, su un totale di 13 trasferte ne sono state concesse 2 (Pisa e Lucca) e vietate 11. Il 12 novembre 2007, giorno in cui era in programma la partita Taranto - Massese (poi persa a tavolino 0-3), ci furono intemperanze dei tifosi rossoblù allo stadio, in solidarietà per la morte del tifoso della Lazio, Gabriele Sandri. Da allora in maniera saltuaria, e dal 2009 in modo costante, il tifo rossoblù è oggetto del divieto di recarsi in trasferta da parte del C.A.S.M.S.
Per parte della stagione 2007-2008, e per quasi tutta la stagione 2008-2009, la squadra è stata costretta a giocare allo stadio Iacovone o senza tifosi o con parti dello stadio chiuse al pubblico, col risultato che a Taranto, in quel periodo, raramente sono state superate le poche migliaia di tifosi.
Nel 2009-2010 e 2011-2012, anno della definitiva adozione della tessera del tifoso, è stato imposto divieto di recarsi in trasferta su campi di squadre che non sono mai state affrontate prima, o di squadre con cui il Taranto non ha mai avuto problemi di tifoseria in passato.
L'unico gemellaggio della tifoseria tarantina risale agli anni ottanta con la tifoseria del Lecce, fratellanza spezzata nel 1989, quando i sostenitori salentini instaurarono un gemellaggio con i tifosi del Verona, rivali degli ionici.[60] Attualmente la tifoseria del Taranto intrattiene buoni rapporti o comunque di rispetto reciproco con i tifosi del Napoli (rapporti ottimali, portati avanti ancora oggi con i gruppi sia della Curva A sia della Curva B, nati all'epoca degli spareggi della Serie B 1986-1987 con la Lazio allo Stadio San Paolo), della Sambenedettese, della Puteolana, del Grottaglie e di Juve Stabia[61] e Virtus Francavilla Calcio
^Sono considerate professionistiche le stagioni giocate in B, C, C1 e C2.
^Cronaca dello Sport. La costituzione dell'Associazione Sportiva "Taranto". La fusione delle società Pro Italia e Audace. in La Gazzetta di Puglia del 9 luglio 1927; p.2.
^È nata l'A.S. Taranto in La Gazzetta del Mezzogiorno del 22 giugno 1946, p.2.
^Nella stessa stagione, a maggio, nel girone di Coppa Italia l'11 di Rosati ferma in casa sul pari Milan, Napoli e Juventus, pur senza passare il turno.
^nel 2000 in virtù del 2º posto ottenuto precedentemente nel proprio girone di serie D e del contestuale fallimento del Marsala, e della vittoria del girone di C2 nel 2001.
^abCopia archiviata, su tarantosupporters.it. URL consultato il 16 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014)., Lo smemorato di Jesi, 26 gennaio 2010
^abIl Campionato Meridionale 1928-1929 non è conteggiato quale competizione di Serie B o antesignana della stessa, in quanto, pur essendo di fatto di secondo livello, fu un torneo misto aperto anche a squadre di Seconda Divisione, organizzato in più gironi rispetto al corrispondente di Prima Divisione Nord.
^La gara Spezia - Taranto terminata 9-0 per i liguri si riferisce all'ultima giornata del girone finale per la promozione in B e non ad una gara di campionato.
^I 16 goal subiti nella stagione 2011-2012, costituiscono, invece, la migliore prestazione stagionale italiana.
Sandro e Gianni Dibattista - Mai dire Taranto - Gli ultimi dodici anni del calcio jonico - Aldo Primerano Editrice Tipografica - Roma, 1991
Dino Lopane - Il Taranto di Sant'Antonio - Edizioni Pugliesi - Taranto, 1999
Cosimo Argentina - Cuore di cuoio - Sironi Editore - Milano, 2004
Franco Valdevies - 80 anni in rossoblù – Un secolo di calcio a Taranto- Edizioni Pugliesi - - Taranto, 2007
Gianni Sebastio - Il Taranto a modo mio - Le storie che non ho mai raccontato - Edizioni Studio 100 - Taranto, 2008
Franco Valdevies - Almanacco Illustrato del Taranto- Tutti i giocatori e le maglie rossoblù - con Ninni Cannella e Carlo Esposito - Print Me S.r.l. - Taranto 2014
Roberto Orlando e Luca Barone - 16 anni di MondoRossoBlù.it - Print Me - Taranto, 2018 - ISBN 978-88-964-9672-5