Il 10 marzo 1918 appoggiò – con a bordo il comandante dell'operazione, contrammiraglio Biscaretti, ed insieme al capoclasse Mirabello, agli esploratori leggeri Poerio e Rossarol, ai cacciatorpediniere Giacinto Carini e Pilade Bronzetti ed alla squadriglia cacciatorpediniere francese «Casque» – un'azione dei MAS 99 e 100, trainati rispettivamente dai cacciatorpediniere Nievo e Mosto, contro il naviglio austriaco a Portorose: l'operazione, rimandata per via del maltempo, fu nuovamente interrotta il 16 marzo sempre per il tempo avverso e nuovamente l'8 aprile perché la ricognizione aerea aveva accertato che il porto di Portorose era vuoto[2].
Alle 18.10 del 12 maggio salpò da Brindisi insieme al Mirabello per supportare di nuovo un'azione dei MAS 99 e 100, trainati da Nievo e Bronzetti, nelle acque di Durazzo: il MAS 99 riuscì a centrare – alle 2.30 di notte del 13 – il piroscafoBregenz, che colò a picco dopo qualche minuto (con la morte di 234 uomini), scatenando la violenta reazione austroungarica: tutte le navi rientrarono comunque indenni a Brindisi[3].
Il 4 novembre, salpato da Brindisi, diresse per Lagosta ove giunse, prendendo possesso dell'isola, alle due del pomeriggio di quel giorno[4].
Nel corso di tutto il primo conflitto mondiale il Riboty effettuò complessivamente 52 missioni di guerra[5], principalmente d'intercettazione di navi nemiche, appoggio ai MAS e posa di mine.
Tra le due guerre
Dal 27 dicembre 1918 al 12 gennaio 1919 stazionò a Spalato per assistere la popolazione della città (specie la sua componente italiana) e documentarsi sulla situazione della Dalmazia, nell'atmosfera di odio etnico tra italiani e slavi che vide svilupparsi gli incidenti di Spalato. Secondo gli ordini impartiti dall'ammiraglioEnrico Millo, governatore della Dalmazia per la parte occupata dalle truppe italiane[6], il Riboty aveva il compito di proteggere l'elemento italiano locale, raccogliere informazioni sulla situazione nella Dalmazia centrale e fornire gratuitamente viveri ed assistenza alla popolazione di Spalato, per motivi dichiaratamente propagandistici filo-italiani[7].
L'arrivo della nave italiana il 27 dicembre – rimpiazzata a partire dal 12 gennaio 1919 dall'ariete torpedinierePuglia – irritò notevolmente le autorità jugoslave, e venne accolto da una manifestazione di protesta contro l'ormeggio[8]. La situazione si mantenne sempre molto tesa, anche perché le truppe italiane a terra stavano lentamente prendendo possesso della Dalmazia promessa col patto di Londra, il cui confine passava relativamente vicino a Spalato. Come osservò il console Marcello Roddolo, in servizio sul Riboty, «le nostre truppe che occupano mano mano i confini dell'armistizio e perciò si avvicinano a Spalato fanno credere agli Jugoslavi prossima una nostra occupazione di quella terra, alla quale occupazione quasi certamente i reparti serbi si opporrebbero con le armi»[9]. In ogni caso il Riboty non venne coinvolto nella parte più significativa degli incidenti che avvennero dopo il suo rientro in Italia.
All'inizio della seconda guerra mondiale faceva parte della sezione cacciatorpediniere di base a Brindisi con il capoclasse Mirabello.
Operò principalmente in Adriatico meridionale e Ionio scortando convogli per l'Albania e la Grecia, ma successivamente operò anche nel Canale di Sicilia[5].
Il 27 settembre 1940, a Brindisi, ebbe una collisione, causata dall'oscuramento, con il cacciatorpediniere Zeno[5].
Il 5 ottobre salpò da Durazzo di scorta ai piroscafiOlimpia e Carnia; l'indomani il sommergibile HMS Triton silurò in posizione 41°06' N e 18°39' E, danneggiandolo, l’Olimpia[12].
Il 1º marzo 1941 bombardò nuovamente posizioni costiere nemiche insieme alla torpedinieraAndromeda[5].
Durante la scorta a convoglio ebbe tre occasioni di scontrarsi con sommergibili avversari: la prima il 18 luglio 1941, in Adriatico, la seconda il 5 agosto del medesimo anno nei pressi di Zante, la terza il 25 ottobre, ancora del 1941, al largo di Patrasso[5].
Nel 1942 fu sottoposto a lavori di rimodernamento che comportarono l'eliminazione di 2 pezzi da 102 e l'installazione di una mitragliera da 40[11]. Nel 1943 venne nuovamente modificato: i cannoni da 102 furono ridotti a 4, le 3 mitragliere da 40 mm furono rimpiazzate da 6 da 20 mm e fu imbarcato un maggior numero di bombe di profondità[11].
Il 5 febbraio 1943 era di scorta alla pirocisternaUtilitas, carica di carburante, in rottaTaranto-Palermo, quando, intorno alle 7, il sommergibile britannico Turbulent silurò l’Utilitas, che s'inabissò al largo di Capo Zafferano (ad est di Palermo)[5][15].
Alle 11.20 del 15 febbraio salpò da Palermo, al comando del tenente di vascello di complemento Nicola Ferrone, per scortare a Biserta i piroscafi Alcamo, Frosinone e Chieti insieme alle torpediniere Sirio e Monsone ed alle corvetteAntilope e Gabbiano, ma otto ore dopo dovette invertire la rotta e dirigere per Trapani causa avarie ai motori (il resto del convoglio giunse indenne a destinazione nonostante un attacco di motosiluranti)[16].
Il 3 aprile del medesimo anno, mentre era in navigazione nel Golfo di Taranto, fu attaccato da un sommergibile con il lancio di siluri: il Riboty evitò una delle armi, ma fu colpita e danneggiata la nave cisterna Regina[5].
Con 365 missioni di guerra e 70.350 miglia di navigazione, il Riboty fu il più attivo cacciatorpediniere italiano del secondo conflitto mondiale[5][11]. Alla bandiera della nave, per onorare il suo continuo servizio in entrambe le guerre mondiali, fu conferita la Medaglia di bronzo al valor militare[5].