In origine l'armamento della nave avrebbe dovuto essere composto da quattro pezzi da 102 mm e otto tubi lanciasiluri da 450 mm, ma durante la costruzione furono apportate le modifiche che risultarono nell'armamento che l'unità ebbe poi al momento dell'entrata in servizio[1].
Il 30 dicembre 1915 il Rossarol fu trasferito a Venezia e compose, insieme ai gemelli Pepe e Poerio, il II Gruppo Esploratori della IV Divisione Navale[1].
Il 3 maggio 1916 il Rossarol, al comando del capitano di fregata Rota, uscì in mare insieme al gemello Pepe e ai cacciatorpediniere Nullo e Missori per fornire supporto a distanza ai cacciatorpediniere Zeffiro e Fuciliere, impegnati nella posa di un campo minato nelle acque prospicienti Sebenico[2]. Al largo di Punta Maestra la formazione italiana avvistò quattro cacciatorpediniere (classe «Velebit») e sei torpediniere austro-ungariche e diresse per attaccarle[1][2]. Mentre le navi avversarie facevano rotta per Pola, quelle italiane, al loro inseguimento, furono assalite da tre idrovolanti, che poterono respingere; alle 15:50, tuttavia, dato che da Pola erano usciti a supporto delle navi austro-ungariche anche un incrociatore e altre due siluranti, la squadra italiana dovette ripiegare e allontanarsi[2].
L'11 maggio dello stesso anno il Rossarol e il Pepe posarono un campo minato nelle acque prospicienti Ancona[1].
Il 12 giugno le due unità scortarono fino agli sbarramenti, assieme ad alcune torpediniere, un gruppo di siluranti (cacciatorpediniere Zeffiro, Fuciliere e Alpino, torpediniere 30 PN e 46 PN, più in appoggio i cacciatorpediniere Nullo e Missori) che avrebbe poi intrapreso il forzamento del porto di Parenzo[2].
Nella notte tra il 25 e il 26 agosto Rossarol e Pepe scortarono i MAS6 e 91, rimorchiati rispettivamente dalle torpediniere 34 PN e 35 PN, che avrebbero dovuto attaccare dei piroscafi in rada a Durazzo: tali trasporti non furono trovati e la missione si concluse così con un nulla di fatto[2].
Successivamente l'unità fu ridislocata a Brindisi, inquadrata nel IV Gruppo Esploratori della IV Divisione[1]. Tornò quindi a essere impiegato nel Basso Adriatico[1].
Nel corso del 1917 la nave fu sottoposta a lavori di modifica che videro l'installazione di due mitragliere contraeree Vickers da 40/39 mm[1].
Il 30 dicembre 1917 il Rossarol, in navigazione da Taranto a Brindisi, cannoneggiò un U-Boot, obbligandolo a immergersi e allontanarsi[1].
Nella notte tra il 10 e l'11 febbraio 1918 il Rossarol e il Pepe, unitamente ai cacciatorpediniere Nievo e Indomito, avrebbero dovuto supportare un'altra azione di MAS (i MAS 9 e 20 rimorchiati dalle torpediniere 37 PN e 38 PN) contro Durazzo, ma tale missione non poté essere effettuata a causa del maltempo[2].
Il 10 marzo 1918 l'unità appoggiò – insieme agli esploratori Mirabello, Poerio e Riboty, ai cacciatorpediniere Giacinto Carini e Pilade Bronzetti e alla squadriglia cacciatorpediniere francese «Casque» – un'azione dei MAS 99 e 100, trainati rispettivamente dai cacciatorpediniere Nievo e Mosto, contro il naviglio austriaco a Portorose: l'operazione, rimandata per via del maltempo, fu nuovamente interrotta il 16 marzo sempre per il tempo avverso e nuovamente l'8 aprile perché la ricognizione aerea aveva accertato che il porto di Portorose era vuoto[2].
Nella notte tra il 14 e il 15 maggio il Rossarol supportò, insieme al Pepe, i MAS 99 e 100 che, al rimorchio dei cacciatorpediniere Nievo e Bronzetti, tentarono un'incursione nella rada di Antivari: l'attacco si concluse tuttavia con un nulla di fatto[2].
Il 16 novembre 1918, a meno di due settimane dalla conclusione del conflitto, il Rossarol lasciò Pola alle 11:40 del mattino, al comando del capitano di vascelloLudovico De Filippi, per trasportare a Fiume un ufficiale jugoslavo che avrebbe dovuto convincere le formazioni irregolari serbo-croate a non osteggiare l'occupazione italiana della città[1][4][6]. Alle 12:45 dello stesso giorno, poco dopo aver doppiato Punta Patera, mentre gran parte dell'equipaggio pranzava, l'unità urtò una mina a centro nave (più precisamente all'altezza del locale dinamo, a poppavia della plancia, sul lato sinistro) e si spezzò in due: la poppa affondò quasi subito a perpendicolo sulla superficie del mare, la prua, spinta dall'abbrivo, proseguì per alcune centinaia di metri, affondando quindi a sua volta in breve tempo[1][4][6][7][8]. L'affondamento avvenne in circa due minuti[7]. Fu impossibile determinare se il Rossarol avesse urtato una mina vagante o se l'urto fosse stato determinato da un errore del pilota della nave, Giovanni Pizzini, uno dei migliori piloti della Regia Marina, che si trovava al timone: del resto i comandi austro-ungarici, a dodici giorni dall'armistizio, non avevano ancora segnalato con precisione l'ubicazione dei campi minati[7].
Perirono nel disastro 100 uomini: il comandante De Filippi (che scomparve in mare dopo aver ceduto il proprio salvagente a un marinaio che ne era sprovvisto), altri sei ufficiali (tra cui il comandante in seconda, tenente di vascello Ludovico Scaccia Alberti) e 93 tra sottufficiali e marinai[1][4][6]. Solo 34 superstiti poterono essere salvati da due MAS e dalla torpediniera 16 OS, accorsi sul posto[1][6][7].
Il 17 maggio 1919 alla memoria del comandante De Filippi fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare[6][7]. Nel settembre dello stesso anno un monumento alla memoria delle 100 vittime fu eretto a Punta Munat, non distante dal luogo dell'affondamento[6][7].
Il relitto del Rossarol giace spezzato in due tronconi, a meno di un miglio dalla costa di Lisignano, su un fondale di 49 metri[1][6][7]. Il troncone prodiero, lungo circa 30 metri, giace sul fondale in posizione capovolta, a circa 330 metri di distanza da quello poppiero, che si trova invece in assetto di navigazione[1][6][7].
In memoria di questa unità la Regia Marina intitolò con lo stesso nome l'ex cacciatorpediniere B 97 della Kaiserliche Marine, ceduto all'Italia in conto di riparazione nel 1920 ed entrato in servizio nel 1924[9].
Note
^abcdefghijklmnopqrstCesare Balzi, Dalla prora alla poppa del Rossarol, su Mondo Sommerso – anno 52 – numero 10 (ottobre 2010).
^abcdefghiFranco Favre, La Marina nella Grande Guerra. Le operazioni navali, aeree, subacquee e terrestri in Adriatico, pp. 127-129-196-239-241-255.