Kriegsmarine
L'Antonio Pigafetta è stato un cacciatorpediniere appartenente alla Regia Marina, unità della classe Navigatori. Fu impostato nei Cantieri del Quarnaro di Fiume nel 1928, varato nel 1929 ed entrò in servizio nel 1931 come esploratore leggero. Nel 1938, nell'ambito della riorganizzazione della Regia Marina, fu riclassificato cacciatorpediniere. Svolse un'intensissima attività bellica durante la seconda guerra mondiale e venne infine sabotato dall'equipaggio dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943.
Il Pigafetta ha preso nome dal navigatore italiano Antonio Pigafetta che, all'inizio del XVI secolo accompagnò Ferdinando Magellano nella circumnavigazione del mondo. Riuscito a rientrare in Spagna con soli altri 17 compagni, scrisse poi la famosa cronaca della spedizione.
Il Pigafetta fu l'ultimo della sua classe ad entrare in servizio il 1º maggio 1931 e venne assegnato al 3º Gruppo Esploratori. Ricevuta la bandiera di combattimento il 4 ottobre 1931 a Venezia, operò in tempo di pace nel Mediterraneo come caposquadriglia esploratori: nel 1935 fu di stanza a Lero nel Dodecaneso, mentre durante la guerra civile spagnola (1937-1938) svolse attività di appoggio nella zona di mare a sud della Spagna. Riclassificato cacciatorpediniere nel 1938 e assegnato alla XIVa squadriglia, fu rimandato per pochi mesi nel Dodecaneso nel 1939 con il da Verazzano e lo Zeno, per rientrare in Italia all'inizio del 1940 per essere sottoposto ai grandi lavori di modifica, che terminarono il 27 aprile 1940.
Le caratteristiche costruttive generali ricalcavano quelle tipiche della classe Navigatori, a cui si rimanda per i dettagli.
Tuttavia il Pigafetta, per il fatto di essere entrato in servizio per ultimo, usufruì dell'esperienza già maturata con le unità precedenti e la sua linea presentava già le migliorie relative alla stabilità (riduzione e abbassamento delle sovrastrutture) realizzate sulle altre unità con il ciclo di lavori del 1930[1].
Nei primi mesi del 1940 il Pigafetta fu sottoposto alle seconde importanti modifiche per il miglioramento della stabilità, comuni a quasi tutte le unità della classe, che consistettero nell'allargamento dello scafo di circa 1 m e nella modifica della prora con una di forma più alta e slanciata, di tipo “oceanico” o “a clipper”. Nel 1943, per migliorare il campo di tiro delle armi antiaeree, fu abbassato il secondo fumaiolo ed eliminato l'albero poppiero e il relativo proiettore da scoperta. Durante gli ultimi grandi lavori dell'estate del 1943 venne anche modificata la coffa per predisporre l'unità all'installazione del radar, ma l'armistizio dell'8 settembre impedì il completamento dei lavori. Dopo la cattura da parte della Kriegsmarine e la rimessa in servizio come TA 44, venne installato un radiotelemetro tipo Fu.Mo. 31, ovviamente di fabbricazione tedesca.
Il Pigafetta entrò in guerra con la livrea grigio chiaro che caratterizzava tutte le unità della Regia Marina, ma nei primi mesi del 1942 ricevette la caratteristica colorazione mimetica curvilinea a due toni di grigio, che mantenne inalterata per tutto il conflitto, solo con piccole variazioni eseguite nel gennaio del 1943 (probabilmente durante le riparazioni di alcuni lievi danni allo scafo verificatisi durante le manovre in porto)[2].
Anche sul Pigafetta, come su tutte le altre unità della classe, l'armamento principale, costituito dai sei cannoni Ansaldo 1926 da 120/50[3] allestiti in tre complessi binati scudati[4], rimase invariato per tutta la vita operativa della nave. Il resto dell'armamento subì varie modifiche durante il corso degli anni, in particolare durante la guerra, per andare incontro alle diverse necessità imposte dall'attività bellica.
Già all'entrata in servizio l'unità disponeva degli impianti lanciasiluri binati (più leggeri) e delle mitragliere Breda mod. 1931 da 13,2 mm in due impianti binati su piattaforme ai lati della controplancia[5], oltre alle due Vickers-Terni 40/39 mod. 1917 sul castello[6] di prora ai lati del blocco plancia. A metà degli anni trenta furono installate altre due mitragliere Breda 13,2 mm binate sulla tuga[7] centrale, a poppavia del secondo fumaiolo, presso il telemetro secondario. Nel 1942 apparve chiaro che l'armamento antiaereo, di concezione sorpassata, era divenuto insufficiente a contrastare i velivoli sempre più prestanti che gli alleati mettevano in campo. Pertanto tutte le mitragliere antiaeree di bordo vennero sostituite con le più moderne Breda 20/65 mod. 1935, aggiungendo una postazione sulla piattaforma dietro il fumaiolo prodiero e eliminando il telemetro secondario dalla tuga centrale. Nello stesso anno il complesso lanciasiluri poppiero fu sbarcato per far posto ad una piattaforma munita di due mitragliere Breda 37/54 mod. 1939 a canna singola. Alla fine del 1942 l'impianto lanciasiluri di prora (binato) fu sostituito con un impianto a tre tubi in linea tipo San Giorgio mod. S.I. 1929 P/3, sempre da 533 mm.
L'armamento antisommergibile era inizialmente limitato ad una "torpedine da rimorchio"[8] tipo Ginocchio, ma già nel 1938 vennero installate a poppa due tramogge per bombe torpedini da getto da 50 e 100 kg e due paramine tipo C per il dragaggio in corsa[9].
Fin dall'entrata in servizio il Pigafetta era predisposto per il trasporto e la posa di mine. Nel 1941 fu tra le unità che ebbero le ferroguide[10] allungate fin quasi al castello di prora, aumentando così la capacità di imbarco fin quasi a raddoppiarla. Il pieno carico di mine tuttavia impediva di utilizzare i tubi lanciasiluri, rendendo la nave più vulnerabile.
All'inizio della seconda guerra mondiale il Pigafetta era di base a Taranto inquadrato nella IXª Divisione Corazzate della Iª Squadra, come caposquadriglia della XVª Squadriglia Cacciatorpediniere di cui facevano parte anche le unità gemelle Alvise da Mosto, Giovanni da Verrazzano e Nicolò Zeno. Tuttavia, poiché le modernissime corazzate classe Littorio della IXª Divisione non erano ancora pienamente operative, all'inizio del conflitto la XVª Squadriglia Cacciatorpediniere venne assegnata alla scorta degli Abruzzi della VIIIª Divisione Incrociatori. Il comando dell'unità era affidato al Capitano di Vascello Enrico Baroni che pochi giorni dopo, trasferito al comando della II Squadriglia Cacciatorpediniere con insegna sull'Espero, perdeva eroicamente la vita durante la battaglia del Convoglio Espero.
La prima operazione fu compiuta il 13 giugno 1940 con una missione di caccia sommergibili nel Golfo di Taranto, insieme a Zeno e Malocello (le altre due unità della squadriglia, Da Mosto e Da Verazzano, si trovavano ancora in cantiere per il secondo ciclo di modifiche strutturali).
Verso la fine di giugno del 1940 subentrò al comando il C.V. Paolo Melodia.
Fino al febbraio del 1941 il Pigafetta svolse la propria attività prevalentemente come cacciatorpediniere di scorta alla Squadra Navale. Infatti in questa fase iniziale del conflitto molte delle attività "minori", come la scorta ai convogli e la posa degli sbarramenti minati difensivi e offensivi[11], vedevano la partecipazione anche delle unità maggiori (Navi da Battaglia e Incrociatori) a protezione dell'attività operativa. In questo periodo il Pigafetta partecipò a 13 missioni di scorta, 2 di caccia a sommergibili, 2 di bombardamento navale in appoggio alla campagna di Grecia e 2 di posa mine (sbarramento 7AN nel Canale di Sicilia e sbarramento VO nel Canale d'Otranto). Dal 16 febbraio al 5 aprile 1941 fu fermo a Trieste per riparazioni. Rientrato in Squadra, da aprile alla fine di agosto fu impegnato prevalentemente in missioni di scorta ad unità maggiori e posa sbarramenti mine (S1, S2, S3, S41, S42, S43 e S44 nel Canale di Sicilia e T presso Tripoli). In questo periodo prese il comando il C.V. Enrico Mirti della Valle che lo mantenne fino all'ottobre del 1942.
I mesi di settembre e ottobre 1941 furono di relativo riposo, con esercitazioni e un'unica uscita operativa per la posa dello sbarramento B (Bengasi) che tuttavia non venne effettuato: infatti quando la formazione italiana (composta dagli incrociatori Duca d'Aosta, Eugenio di Savoia e Montecuccoli e dai cacciatorpediniere Pigafetta, Vivaldi, Da Verazzano, Camicia Nera e Aviere) era già diretta sull'obbiettivo, giunse la notizia che una robusta formazione inglese (2 navi da battaglia, 3 incrociatori e 10 cacciatorpediniere) era uscita da Alessandria e faceva rapidamente rotta verso le nostre navi. L'operazione venne annullata e mai più intrapresa: la "guerra dei convogli"[12] iniziava ad assorbire la maggior parte delle risorse e il Pigafetta (come la maggior parte delle unità similari) non essendo più in grado di mantenere, per le caratteristiche costruttive e per l'usura, le velocità richieste dall'attività di Squadra[13] venne destinato maggiormente ad altri compiti peraltro più estenuanti: scorta convogli per la Grecia e l'Africa Settentrionale, trasporti truppe e materiali, posa mine, operazioni di soccorso e operazioni di sbarco in Corsica e Tunisia.
Dal novembre 1941 al settembre 1942 il Pigafetta effettuò 30 scorte a convogli, 6 missioni di guerra con navi maggiori, 3 trasporti (materiali o truppe), 1 posa sbarramento mine (Marsa Matruh), 7 trasferimenti e 4 esercitazioni. Tra queste missioni vanno ricordate: la scorta convoglio del 27 maggio 1942 durante la quale vennero affondati per siluramento il Pessagno (con la perdita di metà dell'equipaggio) e il piroscafo Capo Arma; la travagliata scorta al Convoglio D del 17 ottobre 1942, durante la quale vi furono ripetuti attacchi dall'aria e dal mare con l'affondamento, oltre che di alcuni mercantili, anche del Da Verazzano. Con la Squadra Navale partecipò comunque ad alcune operazioni, quando la scarsità di mezzi spingeva Supermarina[14] ad utilizzare qualunque unità fosse disponibile. La più importante di queste missioni si svolse nell'ambito della cosiddetta Battaglia di mezzo giugno alla quale il Pigafetta partecipò inquadrato insieme all'Alpino, il Bersagliere e il Mitragliere, nella XIIIª Squadriglia Cacciatorpediniere, prendendo parte alle operazioni per l'attacco al convoglio Vigorous diretto a Malta. Durante queste operazioni il Pigafetta fu destinato a prestare una rischiosa assistenza all'incrociatore Trento, gravemente colpito da aerosiluranti e successivamente affondato dal sommergibile della Classe U P.35.
Ma oltre ai momenti tragici vi furono anche alcuni eventi curiosi. Il primo riguarda un trasporto di "materiali speciali" effettuato il 15 dicembre 1941 dal solo Pigafetta da Taranto a Bengasi. Le fonti ufficiali[15] parlano di 300 fusti di benzina, mentre altre fonti ufficiose[16] narrano di un trasporto di alcune migliaia di bottiglie di acqua minerale destinata ai piloti della Luftwaffe in Africa Settentrionale. Di questo carico, peraltro testimoniato anche da fonti indubitabili (Incisa della Rocchetta), non vi è traccia alcuna nelle pubblicazioni ufficiali.
L'altro episodio, che poteva essere tragico ma per fortuna si risolse senza danni alle persone, avvenne durante l'Operazione Aprilia (15 maggio 1942): durante un attacco di aerosiluranti al convoglio, qualcosa non funzionò nel sistema di puntamento del Pigafetta e il complesso di poppa fece fuoco fuori punteria centrando una delle motonavi scortate, la tedesca Reichenfels che riportò solo lievi danni al carico.
Dall'ottobre del 1942 il comando del Pigafetta venne assunto dal C.V. Rodolfo Del Minio e contemporaneamente iniziò il periodo di attività più frenetica: le varie missioni di scorta, posa mine e trasporto truppe si susseguivano quasi incessantemente. La situazione bellica in Africa Settentrionale volgeva al peggio per le forze dell'Asse e, nel vano sforzo di mantenere le posizioni, i rifornimenti di materiali e truppe si facevano sempre più incalzanti, rinunciando spesso alla sicurezza e alla manutenzione. I risultati, in termini di perdite di navi e uomini, non tardarono a farsi sentire.
Il Pigafetta tuttavia passò praticamente indenne anche da questo periodo effettuando 7 scorte convogli, 10 pose sbarramenti mine (gli ultimi sbarramenti offensivi del conflitto), 24 trasporti truppe da e per la Tunisia e 1 verso la Corsica, 1 scorta a mezzi da sbarco per l'invasione della Corsica e la "conquista" del porto di Ajaccio (12 novembre 1942), la missione di soccorso al decimato convoglio Da Recco sul Banco di Skerki (2 dicembre 1942) e 15 trasferimenti, l'ultimo dei quali il 21 giugno 1943 da Napoli a Fiume dove la nave sarebbe entrata in cantiere per grandi lavori di manutenzione. Qui si trovava all'annuncio dell'armistizio, l'8 settembre 1943.
Durante il suo servizio bellico effettuò 213 missioni per un totale di 70675 miglia e 4175 ore di moto.
Dettaglio dell'attività operativa bellica dal 10 giugno 1940 all'8 settembre 1943[17].
Capitano di vascello Enrico Baroni (nato a Firenze il 24 novembre 1892) (10 giugno - 26 giugno 1940)
Capitano di vascello Paolo Melodia (nato a Napoli il 28 febbraio 1899) (27 giugno - 19 ottobre 1940)
Capitano di vascello Mario Mezzadra (nato a Luino il 19 febbraio 1894) (20 ottobre 1940 - 9 agosto 1941)
Capitano di vascello Enrico Mirti della Valle (nato a Roma il 22 agosto 1898) (agosto 1941 - maggio 1942)
Capitano di fregata Luciano Morra (nato a Cerignola il 7 luglio 1896) (interinale nel maggio 1942)
Capitano di vascello Enrico Mirti della Valle (nato a Roma il 22 agosto 1898) (maggio - luglio 1942)
Capitano di vascello Rodolfo Del Minio (nato a Pisa il 5 novembre 1900) (10 ottobre 1942 - maggio 1943)
Capitano di fregata Antonio Raffai (nato a Milano il 2 agosto 1902) (maggio - agosto 1943)
Dopo l'armistizio dell'8 settembre il Pigafetta era ancora fermo per lavori. Non potendo quindi muoversi, fu sabotato dal proprio equipaggio nel porto di Fiume: la maggior parte delle apparecchiature fu rimossa e imbarcata su un mercantile che venne poi affondato in acque profonde.
Dopo il sabotaggio e l'abbandono, il Pigafetta venne recuperato dai tedeschi e rimesso in efficienza, rientrando in servizio nella 9ª squadriglia Torpedoboote Ausland nel 1944 con la sigla TA 44. Svolse ancora per qualche mese attività bellica in alto Adriatico e venne definitivamente affondato il 17 febbraio 1945 nel porto di Trieste durante un bombardamento aereo alleato. La carcassa semiaffondata venne recuperata e demolita nel 1947 dalla ditta Tripcovich.
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