Dopo aver trascorso parte della sua carriera politica nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI) e poi nel Partito Comunista Italiano (PCI), il 14 ottobre 2007 diviene il primo segretario politico nazionale del nascente Partito Democratico, incarico da cui si è dimesso il 17 febbraio 2009 in seguito alla sconfitte elettorali alle elezioni generali dell'aprile 2008 e a quelle regionali del 2009 in Sardegna. Era stato eletto con le elezioni primarie dal 76% dei votanti. Prima della caduta del secondo governo Prodi, dichiarò che il Partito Democratico avrebbe corso alle successive elezioni politiche da solo, candidandosi pertanto alla presidenza del Consiglio dei ministri[1]. In seguito derogò in parte al proposito di corsa solitaria con l'accettazione dell'alleanza con il partito di Antonio Di Pietro e della confluenza nelle liste del PD dei candidati dei Radicali Italiani, i quali poi confluirono nei gruppi parlamentari del PD per la XVI Legislatura.
È figlio di Vittorio Veltroni, radiocronista EIAR e poi dirigente della RAI, che morì all'età di soli 37 anni quando Walter aveva un anno, e di Ivanka Kotnik; suo nonno materno fu lo slovenoCiril Kotnik, ambasciatore della Jugoslavia presso la Santa Sede, che dopo l'armistizio del 1943 aiutò numerosi ebrei romani a scappare dalla persecuzione nazifascista[2]. Secondogenito, ha un fratello maggiore di nome Valerio.
Si avvicinò al mondo del cinema e successivamente maturò le prime esperienze politiche.
Veltroni fu l'ultimo direttore “politico” del quotidiano: nessuno dei successori fu parlamentare durante l'incarico, quindi con lui terminò la prassi dell'Unità – e di tanti giornali di partito – dei due direttori, quello d'indirizzo e quello responsabile davanti alla legge.
Nel suo periodo (1992-1996), l'Unità fu caratterizzata da importanti novità quali la riduzione del formato, l'aumento della foliazione - dividendo il giornale in due dorsi, con "l'Unità due" che si occupava approfonditamente di cultura e società - e la pubblicazione in allegato di libri e videocassette, per la prima volta con continuità tra i quotidiani italiani. Negli anni della sua direzione l'Unità registrò un incremento di diffusione, passando dalle 124 000 copie del 1992 alle 157.000 del 1995.[7]
Da ministro per i beni culturali si impegna per i restauri e le riaperture di importanti monumenti nazionali come la Galleria Borghese, Palazzo Altemps e Palazzo Massimo a Roma e la reggia di Venaria Reale in Piemonte. Introduce il meccanismo di assegnazione delle risorse provenienti dalle estrazioni del Lotto per finanziare il restauro dei beni culturali; lancia l'apertura serale dei musei. I risultati ottenuti nella valorizzazione e nel recupero dei beni culturali gli sono riconosciuti in Francia, dove viene insignito, nel maggio 2000, della Legion d'Onore.
Il 29 maggio 2006 è riconfermato sindaco della capitale al primo turno con il 61,45% dei voti, risultato grazie al quale batte il candidato della Casa delle Libertà Gianni Alemanno.
Amministrazione della città
Nel 2005 si reca negli Stati Uniti per incontrare il senatore democratico dell'IllinoisBarack Obama[8], di cui è stato uno dei primi sostenitori fuori dagli Stati Uniti e per il quale ha scritto la prefazione all'edizione italiana del libro autobiografico L'audacia della speranza nel 2007[9]. Nel 2008 il Los Angeles Times scrisse che Veltroni si presentava, in vista delle elezioni, come l'"Obama italiano" e come tale era visto da commentatori quali Lucia Annunziata.[10]
Pur essendo non credente ("credo di non credere"[11]), da sindaco di Roma conferisce la cittadinanza onoraria a papa Giovanni Paolo II e propone di intitolargli, subito dopo la sua morte, la stazione Termini. La proposta non viene raccolta né dalla Chiesa cattolica né da altri.
Alcuni suoi provvedimenti e dichiarazioni in qualità di sindaco suscitano perplessità e polemiche, tra gli altri: l'aver promosso la costruzione di un parcheggio multipiano interrato al Pincio, da molti giudicato incompatibile coi beni artistici di Roma.[12][13][14] Nel campo dell'edilizia urbana, la giunta Veltroni conferma e parzialmente attua le cubature dal nuovo PRG della giunta precedente, previsti in 70 milioni di metri cubi di nuovo cemento, segnando il decennio con la nascita dei maggiori centri commerciali della cintura periferica[15].
Dal 23 maggio 2007 entra a far parte del Comitato nazionale per il nascente Partito Democratico che riunisce 45 membri, i leader delle componenti del PD[16]. A seguito di una serie di confronti tra le anime del nascente PD, viene individuato in Walter Veltroni il candidato designato alla guida del nuovo partito, sostenuto dalla larga parte della Quercia e da ampi settori della Margherita, affiancato in ticket da Dario Franceschini, capogruppo dei parlamentari dell'Ulivo a Montecitorio. Il 20 giugno 2007, Piero Fassino e Massimo D'Alema si dichiarano favorevoli a candidare Veltroni come segretario del PD.
Veltroni presenta la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico il 27 giugno in un discorso al "Lingotto" di Torino, sottolineando i quattro temi chiave del nuovo partito: ambiente, patto generazionale, formazione, sicurezza[17]. Gli altri concorrenti alla Segreteria sono Rosy Bindi, Enrico Letta, Mario Adinolfi, Pier Giorgio Gawronski e Jacopo G. Schettini. La nascita del Partito Democratico è avvenuta ufficialmente il 14 ottobre 2007 con le primarie del Partito Democratico, alle quali parteciparono oltre tre milioni di cittadini. Veltroni fu eletto segretario con il 75% dei consensi: la sua nomina fu ratificata dai membri dell'Assemblea Costituente Nazionale il 27 ottobre seguente.
Prima della caduta del secondo governo Prodi, Veltroni aveva annunciato che il Partito Democratico avrebbe corso da solo alle elezioni politiche, fissate per il 13 e 14 aprile 2008. Per poter presentare la propria candidatura alle elezioni, in base alla legislazione vigente, Veltroni rassegnò le dimissioni da sindaco il 13 febbraio trasmettendo le proprie funzioni al Commissario prefettizio Mario Morcone nell'attesa delle nuove elezioni comunali. Alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008 il partito guidato da Veltroni ottenne circa il 33% dei consensi, mentre la coalizione opposta (escludendo la Lega Nord che si attestò quasi all'8,5% su scala nazionale) lo superò di circa 5 punti.
Su sua specifica iniziativa diventa Presidente del Consiglio dei Ministri nel Governo ombra del Partito Democratico, ruolo che ricopre dal 9 maggio 2008 al 21 febbraio 2009 quando si dimette da segretario del PD. Il Governo ombra, composto per di più dai responsabili nazionali del PD della segreteria Veltroni, non ha alcun valore giuridico ma nasce come iniziativa politica di alternativa alle proposte presentate dal Governo Berlusconi IV.
All'indomani della vittoria del centrodestra anche nelle elezioni amministrative di Roma, il nuovo sindaco Gianni Alemanno (AN) dichiarò che a Roma era venuto a cadere il sistema di potere instaurato da Veltroni. Nel giugno del 2008 il governo nazionale e lo stesso Alemanno insieme resero nota l'esistenza di un grave indebitamento del Comune di Roma, ammontante a circa 8,1 miliardi di euro, che sarebbe stato ereditato dall'amministrazione veltroniana[18]. Veltroni respinse ogni accusa, dichiarando che il presunto buco di Roma era una bufala politica, dato che il debito pubblico della città era cresciuto negli ultimi anni meno che nello Stato o in altre grandi città ed era comunque imputabile a mancati trasferimenti dalla Regione: «È inferiore, per fare un esempio, a quello di Milano», affermò il leader del PD[19]. La cifra citata da Alemanno fu poi ridotta dall'agenzia di rating Standard & Poor's del 20% circa, a 6,9 miliardi di euro.[20]
Dimissioni da segretario
Il 17 febbraio 2009, a seguito della pesante sconfitta del PD alle elezioni regionali in Sardegna, si dimette dall'incarico di segretario del PD e, anche se la segreteria del PD respinse le dimissioni[16], conferma l'irrevocabilità delle proprie dimissioni in un discorso il giorno successivo al Tempio di Adriano a Roma[16][21]. Durante il suo discorso, disse che il PD non era nato come un «partito-Vinavil» capace di «tenere incollata qualsiasi cosa», e che al contrario era un progetto ambizioso finalizzato a «far diventare il riformismo maggioranza nel Paese. Io non ci sono riuscito, ed è per questo che lascio e chiedo scusa. Posso dire "quello che non vorresti fatto a te non farlo agli altri", io non lo farò. Il PD è stato il sogno della mia vita, non bisogna tornare indietro e pensare che ci sia uno ieri migliore dell’oggi. Non chiedete a chi verrà dopo di me con l’orologio in mano di ottenere dei risultati. Il nostro è un grande progetto, e riguarda gli anni, non si consuma in 18 mesi».[16]
Il 14 ottobre 2012, durante un'intervista al programma televisivoChe tempo che fa condotto da Fabio Fazio, annunciò che non si sarebbe ricandidato alle elezioni politiche del 2013, come da tempo in molti chiedono a lui e ad altri leader del PD con diversi mandati alle spalle, spiegando che «non è un cedimento alla rottamazione» e che «continuerà comunque a fare politica in altre forme».[22][23][24]
Sviluppi recenti
Dal 9 ottobre 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Unicef-Italia.
In seguito alla riapertura del quotidiano l'Unità, da lui diretto in passato, nel giugno 2015, Veltroni torna a collaborarvi, firmando l'articolo dell'edizione domenicale della rubrica La domenica di Walter Veltroni[25].
Il 14 ottobre 2017 apre la cerimonia al Teatro Eliseo di Roma per i 10 anni del PD, di cui era stato il primo segretario proprio da quel giorno, e dichiara che il governo Prodi I fu il migliore della storia della Repubblica, auspica che si possano superare le divisioni nella sinistra e, rivolgendosi al premier Paolo Gentiloni e al segretario Matteo Renzi, seduti in prima fila, dice che vorrebbe che la legislatura si concludesse con l'approvazione dello ius soli.[26]
Durante la campagna elettorale delle elezioni politiche del 2018, chiese pubblicamente all'allora segretario del PD Renzi di rinunciare al ruolo di candidato premier della coalizione del centro-sinistra e di indicare Gentiloni in quel ruolo. In risposta a questa proposta Renzi ha sempre smentito, affermando che la legge elettorale non prevedeva la nomina di un candidato alla presidenza del Consiglio e che era stato eletto segretario del partito con quasi il 70% dei voti, quindi per statuto del partito il candidato premier era lui.
Quando ricopriva il ruolo di sindaco di Roma, Veltroni promosse attività culturali in collaborazione con le scuole della capitale: nel 2004, ad esempio, inaugurò con gli studenti delle scuole romane una serie di viaggi in paesi dell'Africa volti a sensibilizzare gli studenti sul tema della povertà nel Terzo Mondo e per donare, con i soldi raccolti dagli studenti, nuove strutture, specialmente scuole, ai paesi visitati. Il primo viaggio, svoltosi nel 2004, ebbe come meta il Mozambico; il secondo, del 2005, si svolse in Ruanda; il terzo, del 2007, fu in Malawi. Nel 2007 invece scrisse il soggetto di un corto per il programma ScreenSaver di Rai Tre che venne sviluppato con i ragazzi della sua ex-scuola media. Nello stesso periodo organizzò un ciclo di incontri sul tema "Che cos'è la politica".
Appassionato di pallacanestro e tifoso della Virtus Roma, il 7 novembre 2006 è stato nominato Presidente Onorario della Lega Basket. Ha inoltre appoggiato la costruzione di diversi nuovi impianti sportivi e la candidatura di Roma per i Giochi olimpici estivi del 2020 (inizialmente prevista per il 2016, poi posticipata). Sempre nel 2006 si è fatto promotore di CINEMA. Festa Internazionale di Roma, festival cinematografico della capitale la cui prima edizione si è tenuta a ottobre dello stesso anno. Per quel che concerne il calcio, non ha mai nascosto la sua simpatia per la Juventus.
Pur avendo militato per i primi 21 anni della sua carriera politica nel PCI ed essendo stato eletto consigliere comunale di Roma nelle sue liste, in più di un'occasione ha affermato pubblicamente di non essersi mai veramente riconosciuto nell'ideologia comunista. Una delle sue dichiarazioni più famose, infatti, recita: «Si poteva stare nel PCI senza essere comunisti. Era possibile, è stato così» (1995)[35]. Quattro anni dopo, in un articolo pubblicato sulla La Stampa (1999), dichiarò: «Comunismo e libertà sono stati incompatibili, questa è stata la grande tragedia europea del dopo-Auschwitz». E ancora: «Io ero ragazzo, allora, ma consideravo Breznev un avversario, la sua dittatura un nemico da abbattere»[36].
Secondo il libro di Michele De LuciaIl Baratto[37], Veltroni, in quanto Responsabile Comunicazioni di massa del PCI e seguendo la linea del partito all'epoca, avrebbe aiutato a ratificare nel 1985 il decreto Berlusconi di Bettino Craxi che permetteva all'omonimo imprenditore di aggirare la decisione di tre pretori del 16 ottobre 1984 di procedere al sequestro nelle loro regioni di competenza del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese di tre canali televisivi. Questo in cambio, sempre secondo il libro, di Rai 3 al PCI.[38][39]
Annunci di ritiro dalla politica
Intervistato da Panorama nel 2003[40] e ospite della trasmissione Che tempo che fa l'8 gennaio 2006, Veltroni dichiarò che, in caso di rielezione a sindaco di Roma, avrebbe concluso la sua carriera politica alla fine del mandato nel 2011[41], riconfermandolo ulteriormente il successivo 8 ottobre[42]. Nonostante queste dichiarazioni, non abbandonò la politica al termine del mandato da sindaco nel 2011, ma nel 2013, dopo aver concluso il mandato da deputato, essendo stato nel frattempo rieletto alla Camera alle politiche del 2008.
Concetto d'integrazione a Treviso
In un'intervista del settembre 2007 alla trasmissione televisiva Le invasioni barbariche, all'affermazione della conduttrice che a Treviso le strade sono più curate che a Roma, Veltroni rispose: «Sì, ma per niente al mondo scambierei il concetto di integrazione che c'è a Treviso con quello che abbiamo a Roma». Questa critica rivolta alla provincia veneta, prima in Italia nel 2006 in fatto di integrazione razziale secondo la Caritas[43], provocò reazioni bipartisan tra i politici locali[44]: il presidente della provincia Leonardo Muraro invitò Veltroni a scusarsi, mentre alcuni esponenti del Partito Democratico fecero notare che la frase, pur sbagliata fuori contesto, era riferita alla classe dirigente leghista, in particolare all'allora vicesindacoGiancarlo Gentilini, fautore della tolleranza zero.
Politica urbanistica di Roma
Aspetti controversi sono emersi anche in seguito a una puntata di Report, intitolata I re di Roma[45], avente per oggetto la politica urbanistica di Veltroni nel periodo in cui è stato sindaco della Capitale. La trasmissione riportò numeri e modalità con cui si sarebbe compiuto un vero e proprio "sacco urbanistico" ai danni della città, attraverso l'approvazione del nuovo Piano Regolatore, che aveva permesso ai costruttori di edificare ben 70 milioni di metri cubi di cemento, per un consumo di territorio naturale di almeno 15.000 ettari (una superficie più grande di quella del comune di Napoli).
Gestione del Partito Democratico
La scelta di Veltroni e della classe dirigente del Partito Democratico di non allearsi con l'area della sinistra radicale per le elezioni del 2008 fu oggetto di critiche da parte della sinistra radicale stessa, che attribuì la responsabilità della propria scomparsa dal Parlamento[N 1] e della sconfitta del centro-sinistra al cosiddetto "isolazionismo" di Veltroni[46]. D'altronde, la classe dirigente del Partito Democratico non era disposta a rischiare una coalizione che non fosse basata su un accordo programmatico di governo[47][48]. Parole di fuoco contro la sinistra massimalista e radicale sono state espresse da Eugenio Scalfari[49], secondo cui l'accusa contro Veltroni sarebbe «ai confini dell'assurdo». Lo stesso Romano Prodi, che nel dicembre 2007 aveva lanciato un ultimatum agli esponenti di spicco di Rifondazione ComunistaFranco Giordano e Paolo Ferrero,[50], una settimana prima delle elezioni, si disse favorevole alla linea politica di Veltroni di "correre da soli"[51]. A due giorni dal voto Prodi osservò come i responsabili principali della caduta del suo governo, i partiti della sinistra radicale e l'UDEUR, fossero rimasti spazzati via dalle elezioni e commentò il fatto con le parole «si dorme nel letto che si è preparato».[52][53]
Accondiscendenza a Silvio Berlusconi
La linea politica di dialogo con le forze di maggioranza voluta e sostenuta da Veltroni, anche su temi come la giustizia, è stata spesso percepita, all'interno della sinistra e del partito stesso, come troppo debole; particolarmente critico nei suoi confronti fu il movimento dei girotondini, che lo accusò di essere eccessivamente accondiscendente con Berlusconi[54]. A tali critiche si sono associate voci autorevoli della sinistra, come Furio Colombo, Paolo Flores d'Arcais e Umberto Eco[55].
Per questi motivi, è stato più volte definito da Beppe Grillo «il miglior alleato di Berlusconi»[56]. D'altronde, sondaggi riportati dal Corriere della Sera già nel settembre 2007 sembrerebbero confermare che il clima protestatario innescato dal V-Day organizzato dal comico genovese avrebbe danneggiato l'immagine del governo guidato da Romano Prodi e dell'intero centro-sinistra. Secondo il quotidiano milanese, Silvio Berlusconi, riferendosi ai sondaggi, avrebbe ripetuto a più riprese ai suoi collaboratori «Grillo ci aiuta», «Grillo ci fa bene»[57]. In particolare, un effetto riscontrato nei sondaggi citati sarebbe stato l'aumento significativo dell'astensionismo tra gli elettori del centro-sinistra (Grillo stesso, in più occasioni, ha del resto invitato gli elettori a non recarsi alle urne[58]).
In un'intervista al programma televisivo Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio, a marzo 2009, a un anno dal voto, Prodi attribuì parte della responsabilità della caduta del suo governo anche alla decisione di Veltroni di sganciarsi dalle ali estreme della coalizione de l'Unione. Secondo Prodi quella decisione causò infatti un'accelerazione della crisi in corso.[62]
Nella cultura di massa
«(Alla domanda di Livia Turco sulla possibilità di candidare Leonardo DiCaprio alla carica di Presidente del Consiglio) Io Di Caprio l'ho chiamato, è lui che ha rifiutato, ha rifiutato perché ha detto: "Già ho fatto Titanic, non mi posso fossilizzare nella parte di quello che affonda!"»
(Guzzanti - Veltroni)
Veltroni è stato spesso oggetto della satira del comicoCorrado Guzzanti, che lo ha dipinto come un "bambinone" attaccato ai ricordi dell'infanzia e inadatto a risolvere i problemi della politica, perché più interessato alle conferenze riguardanti l'enologia e, in particolare, la sua passione per il cinema. La prima imitazione risale al 1997 e manifesta un'enfatizzazione dei suoi tipici comportamenti: la pacatezza, il sacro rispetto dell'avversario, la ricerca di un'armonia tra i partiti di centro-destra e centrosinistra e l'inclinazione a «comporre i contrasti», anche «a prezzo di vedere diminuiti i consensi dell'elettorato».
Il sogno degli anni '60. Un decennio da non dimenticare nei ricordi di 46 giovani di allora, Milano, Savelli, 1981; Milano, Feltrinelli, 1991. ISBN 88-07-81161-8.
Il calcio è una scienza da amare. 38 dichiarazioni d'amore al gioco più bello del mondo, Milano, Savelli, 1982.
Diritto all'informazione e normativa antitrust. La relazione illustrativa della proposta di legge dei gruppi del Pci e della Sinistra indipendente alla Camera sulla regolamentazione del sistema delle comunicazioni di massa. Roma, 23 maggio 1988, con Franco Bassanini, Roma, Commissione informazione e propaganda della Direzione del Pci, 1988.
Aspetta te stesso, Milano, Corriere della sera, 2007.
Marco Minghetti & the living mutants society, Le aziende in-visibili. Romanzo a colori, Milano, Libri Scheiwiller, 2008. ISBN 978-88-7644-569-9. (Veltroni è uno dei «living mutants society»)[63]
^Walter Veltroni, Veltroni: incompatibili comunismo e libertà, La Stampa, 16 ottobre 1999, p. 3
^Copia archiviata, su kaosedizioni.com. URL consultato il 19 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 febbraio 2009). Kaos Edizioni
^[1]Archiviato il 29 giugno 2009 in Internet Archive. Breve riassunto del libro, presentazione dell'autore in cui dichiara di essersi rifatto a filmati dell'epoca e a dichiarazioni dei politici e delle agenzie di stampa dell'epoca
^Copia archiviata, su sindromedistendhal.com. URL consultato il 19 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2008). Altra presentazione del libro
^ Maurizio Tortorella, Meglio Roma o Milano?, in Panorama, ottobre 2003.
^Prodi, addio cantando Bob DylanArchiviato il 23 giugno 2009 in Internet Archive., intervista del 7 aprile 2008 in cui Prodi dichiarò: «Walter ha fatto la scelta giusta: correre da soli» e attribuiva la caduta del governo a «chi ha minato continuamente l'azione del governo, di chi ha fatto certe dichiarazioni istituzionalmente opinabili...», parole che hanno fatto ritenere si riferisse a Fausto Bertinotti.