A luglio del 2003 è uscito il suo libroPer passione, edito da Rizzoli. Quest'opera è principalmente un diario dove si ritrovano la sua vita e gli intrecci storico-politici degli ultimi trent'anni.
È alto 192 cm e, nonostante la notevole statura, pesa soltanto 66 kg; in ragione della sua magrezza ha confidato: «Quando sono sotto stress perdo interesse per i sapori, sedermi a tavola diventa soltanto un atto che cerco di impormi, mi dimentico di mangiare». È amico del gastronomo Carlo Petrini[6][8]. Dopo un primo matrimonio con la giornalista del quotidianoLa Stampa Marina Cassi[9], si è sposato in seconde nozze nel 1993 con Anna Maria Serafini, deputata del suo stesso partito dal 1987 al 2001, e senatrice dal 2006 al 2013.
Nel 1987 si trasferisce a Roma, chiamato da Achille Occhetto a far parte della Segreteria nazionale del PCI, prima come coordinatore della Segreteria, e poi come responsabile dell'organizzazione fino al 1991, dove ha vissuto la delicata fase di trasformazione del PCI in Partito Democratico della Sinistra (PDS) con la svolta della Bolognina di Occhetto (a cui aderì fin dal momento della sua fondazione).[6]
Il 18 novembre 2001, al secondo congresso dei DS "Il coraggio di cambiare il mondo" a Pesaro, viene eletto segretario nazionale con la maggioranza del 61,8% dei voti al grido di «O si cambia o si muore»[14], contro le mozioni di Giovanni Berlinguer al 34,1%, sostenuto principalmente dal "Correntone", e il 4,1% di Enrico Morando, la corrente più liberale e a destra del partito[6]. Al terzo congresso dei DS "Finisce l'illusione, comincia l'Italia" del 3-5 febbraio 2005 a Roma viene riconfermato segretario, con il 79% dei voti; in questa occasione, con la sua mozione viene anche votata l'adesione dei DS alla Federazione dell'Ulivo, che confluisce ne L'Unione.[14]
Nel 2007 si ricandida alla segreteria del partito, con la mozione «Per il partito democratico», in vista del congresso "Una forza grande come il futuro" che si tiene tra il 19 e il 21 aprile a Firenze. Alla sua mozione si contrappongono quelle presentate dal ministro dell'università e della ricercaFabio Mussi e del vicepresidente vicario del SenatoGavino Angius. Il congresso si conclude con la vittoria della sua mozione con il 75,64% dei consensi, e indica il sì del partito alla proposta di confluire nel nuovo soggetto politico del Partito Democratico.
Nascita del Partito Democratico
Dal 23 maggio 2007 è uno dei 45 membri del "Comitato nazionale per il Partito Democratico (PD)", che riunisce i leader delle componenti del futuro partito. Il successivo 14 ottobre, con le prime elezioni primarie del PD, il partito dei DS si scioglie ufficialmente e confluisce nel nuovo soggetto politico. Nello stesso anno è nominato responsabile nazionale esteri nella segreteria nazionale del segretario Walter Veltroni. Dal mese di novembre è Inviato speciale dell'Unione europea per la Birmania.
Il 24 febbraio 2009Dario Franceschini (già vicesegretario del PD), appena nominato segretario del PD dopo le dimissioni di Veltroni dalla segreteria nazionale, dopo l'esito negativo alle regionali sarde, nomina Fassino Presidente nazionale del Forum Esteri del partito.[15]
Alle elezioni primarie del PD del 2009 sostiene la mozione di Franceschini, segretario uscente del PD e vicesegretario del PD sotto Veltroni, diventando il punto di riferimento dei socialdemocratici che sostenevano la candidatura di Franceschini, ma che risulterà perdente, arrivando secondo al 34,27% dei voti contro il 53,23% di Pier Luigi Bersani, ex ministro dello sviluppo economico nel governo Prodi bis[16][17]. Successivamente Fassino viene confermato da Bersani, neo-eletto segretario del PD, nel ruolo di presidente del Forum Esteri del partito in rappresentanza della "mozione Franceschini"[18]. Dopo la sconfitta alle primarie che sanciscono la vittoria di Bersani, confluisce nella corrente interna del PD: "Area Democratica" o "AreaDem”, formata dai sostenitori della mozione Franceschini.[17]
Il 16 maggio successivo vince le elezioni al primo turno, ricevendo il 56,66% dei voti[23] (il suo principale avversario, il candidato del centro-destra Michele Coppola, si ferma al 27,30%) e divenendo primo cittadino del capoluogo piemontese.[24][25][26] In seguito, annuncia l'intenzione di dimettersi da deputato entro la fine di giugno per dedicarsi interamente al ruolo di sindaco della città;[27] le dimissioni vengono presentate il 6 luglio 2011[28] e formalizzate il 19 dello stesso mese.[29]
Amministrazione della città
Nel corso del suo mandato alla guida del capoluogo piemontese, Fassino è stato più volte indicato dai sondaggi come il più popolare tra i sindaci delle grandi città d'Italia[30][31][32]. Insieme alla sua giunta, si è impegnato soprattutto a risanare i bilanci di una città da molti anni tra le più indebitate in Italia, sulla scia di quanto iniziato dai suoi due predecessori, azione compiuta tagliando i servizi (come la privatizzazione degli asili nido), aumentando le entrate (con i biglietti del trasporto pubblico locale passati da 1 euro a 1 euro e 50 centesimi), dismettendo patrimoni immobiliari a privati e CDP e vendendo quote delle società partecipate[33]. L’amministrazione di Fassino, contrariamente a quella del predecessore Sergio Chiamparino ed in linea invece con quanto fatto dal predecessore di Chiamparino Valentino Castellani, ha anche messo in atto nuovi tentativi di trasformare in una città turistica e culturale quella che era la company town della FIAT.[33]
A dicembre 2015 ufficializza la sua corsa per un secondo mandato da sindaco, affermando "Ho deciso di ricandidarmi e continuare il mio impegno per la città" e dichiarando di non voler passare per le primarie: "Il centro-sinistra deve presentarsi unito perché questo è quello che chiedono gli elettori", sostenuto subito dal suo predecessore, divenuto nel frattempo presidente della Regione Piemonte, che sarà al suo fianco durante la campagna elettorale[33]; riceve un forte endorsement anche dell'ex presidente del Piemonte di centro-destraEnzo Ghigo[36]. In campagna elettorale pone maggiore attenzione sulle tematiche economiche, a partire dal sostegno all’imprenditoria, e si concentra in 10 punti: lavoro, giovani, periferie, decoro urbano, cultura, vivibilità, sicurezza, servizi sociali, servizi educativi e difesa dei diritti.[37]
Alle elezioni amministrative del 2016 si presenta sostenuto da quattro liste: Partito Democratico, Moderati, le liste civiche "Lista Civica per Fassino" e "Progetto Torino - Sinistra per la Città". Ritenuto ampiamente favorito, primeggia al primo turno, ottenendo il 41,83% dei voti[38], ma al successivo ballottaggio del 19 giugno viene inaspettatamente sconfitto dalla sfidante Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle, la quale, forte del 30,92% dei consensi al primo turno, al secondo turno raggiunge il 54,56%, strappando l'amministrazione del capoluogo piemontese al centro-sinistra (che ritornerà a guidare il comune dopo le successive elezioni, quelle del 2021, che proclameranno come successore della Appendino Stefano Lo Russo).[38][39][40]
Il 12 ottobre 2016 si dimette dalla carica di presidente dell'ANCI, non ricoprendo più un incarico come sindaco, e viene sostituito dal sindaco di BariAntonio Decaro.[41]
Alla tornata elettorale viene ricandidato alla Camera, tra le liste del Partito Democratico nel collegio plurinominale Emilia-Romagna - 02, tornando in Parlamento dopo sette anni. Nonostante sia deputato, mantiene la carica di consigliere comunale e leader dell'opposizione a Torino fino a settembre 2019, quando su pressioni dei malumori del PD, accetta di rassegnare le proprie dimissioni a Torino.[46][47]
Nel 2003 si è schierato contro la legge 40 sulla procreazione assistita[58], votata dalla maggioranza di centro-destra e da parte dell'opposizione di centro-sinistra, ritenendola "una legge oscurantista" e "contraria ai principi sia di libertà sia di laicità". In seguito ha sostenuto il referendum abrogativo di parte di quella legge, che si è tenuto nel giugno del 2005.[59]
Nel marzo 2007 ha suscitato reazioni contrastanti la sua posizione secondo cui, a un'eventuale conferenza di pace sull'Afghanistan, sarebbe opportuno invitare anche i talebani, in quanto «la pace si fa con il nemico».[61]
A novembre 2017, durante la trasmissione Omnibus, si dichiara favorevole allo ius soli, facendo dei paragoni con la legge sulla cittadinanza approvata da Gerhard Schröder.[63]
Verso la fine del 1993, Fassino viene coinvolto nell'inchiesta giudiziaria che riguarda il centro commerciale "Le Gru" a Grugliasco. La procura di Torino iniziò quell'anno un'inchiesta in cui vennero coinvolti il sindaco allora in carica a Grugliasco, Domenico Bernardi del PDS, più varie altre personalità politiche locali. Il nome di Fassino viene fatto una prima volta da Carlo Orlandini, all'epoca presidente di Euromercato, e poi da Antonio Crivelli, all'epoca capogruppo del PCI al consiglio comunale di Grugliasco. Tale pista si è conclusa con l'archiviazione delle indagini. A tutt'oggi risultano accertate solo le tangenti date dal gruppo Trema ai politici locali.
Nel 2003 Fassino viene accusato da Igor Marini di aver ricevuto tangenti nell'ambito dell'affare Telekom Serbia, insieme a Romano Prodi, Lamberto Dini, Walter Veltroni, Francesco Rutelli e Clemente Mastella, e che i soldi sarebbero stati depositati su un conto cifrato soprannominato Cicogna. L'inchiesta della procura di Torino, rilevate false le prove ai danni di Fassino, ha portato in carcere Marini e ha escluso la presenza di tangenti a favore dei politici accusati. A seguito di questa vicenda, Fassino affermò: «il burattinaio di Igor Marini è a Palazzo Chigi e dovrà rispondere anche lui». A causa di questa frase fu querelato da Silvio Berlusconi per calunnia con la richiesta di risarcimento per 15 milioni di euro. Fassino rinunciò all'immunità parlamentare per affrontare il procedimento per calunnia, da cui fu prosciolto il 30 gennaio 2004, e sfidò l'allora presidente del Consiglio Berlusconi a fare lo stesso e ad affrontare i suoi processi[65]. Il 10 novembre 2011 il tribunale di Roma ha condannato Marini al pagamento di un risarcimento danni di 100.000 euro nei confronti dei politici accusati, tra cui lo stesso Fassino.[66]
Salone internazionale del libro
Il 19 gennaio 2019 è stato raggiunto da un avviso di chiusura indagini da parte della procura torinese, nell'ambito dell'inchiesta volta ad accertare i possibili reati di peculato, turbativa d'asta e falso ideologico in atto pubblico relativamente alle edizioni dal 2010 al 2015 del Salone internazionale del libro.[67] Il 2 ottobre 2020 l'ex sindaco di Torino è rinviato a giudizio con l'accusa di turbativa d'asta nel bando di assegnazione del Salone per il triennio 2016-2018; l'apertura del processo è stata calendarizzata per il 17 maggio 2021.[68]
Il 21 marzo 2024 è assolto nel merito da tutte le accuse.[69]
Ex area Westinghouse
Il 1º marzo 2023 l'inchiesta Ream bis sulla presunta turbativa d'asta finalizzata a favorire l'Esselunga nell'aggiudicarsi l'area ex Westinghouse, che vedeva tra gli indagati l'ex sindaco Fassino e la dirigente comunale torinese della divisione urbanistica Paola Virano, si è conclusa col proscioglimento per intervenuta prescrizione dei reati contestati.[70]
Profumo intascato all'aeroporto di Fiumicino
Il 15 aprile 2024, mentre era in attesa di imbarcarsi per Strasburgo per una riunione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa[54], gli addetti alla vigilanza dell'Aeroporto di Roma-Fiumicino lo hanno sorpreso all'uscita del duty free shop con una boccetta di profumoChanel del valore di 130 euro in tasca, segnalandolo per furto alla Polizia di frontiera aerea e affermando che si sarebbe trattato di una recidiva. La Polizia giudiziaria ha acquisito le immagini delle telecamere di videosorveglianza e ha sentito i dipendenti del duty free. Fassino si è difeso asserendo che era sua intenzione fare un regalo alla moglie ma, distratto da una telefonata e con le mani ingombre, avrebbe messo l'oggetto in tasca e lì lo avrebbe dimenticato. L'ampio risalto che la vicenda ha avuto sugli organi d'informazione ha indotto l'avvocato di Fassino a lamentare una «aggressione mediatica, un vero e proprio processo parallelo». Fassino, il 24 aprile 2024, a un'emittente radiofonica, ha dichiarato: «È tutto frutto di un equivoco, di un malinteso che spero si chiarisca... In vita mia non ho mai rubato nulla.»[71][72][73][74][75] La vicenda si è conclusa il 10 ottobre 2024 con l'archiviazione del caso: il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Civitavecchia ha accettato la proposta della difesa, che prevedeva il pagamento di 500 euro come condotta riparatoria, ai sensi dell'art. 162-ter del codice penale. Con questo pagamento al duty free il reato è stato dichiarato estinto, evitando così il processo.[76][77]
Il 31 dicembre 2005il Giornale pubblica stralci di un'intercettazione telefonica tra Fassino e Giovanni Consorte, manager di Unipol e all'epoca coinvolto nello scandalo Bancopoli; nell'intercettazione Fassino chiedeva a Consorte: «E allora siamo padroni di una banca?» (più spesso ricordata come «Abbiamo una banca?»).[78][79] Tale pubblicazione ha dato luogo a un largo seguito di speculazioni politiche. Si sono in seguito aperti due procedimenti giudiziari a Milano, rispettivamente nei confronti di Fabrizio Favata, l'imprenditore che aveva fornito al Giornale le intercettazioni coperte da segreto investigativo, e Paolo Berlusconi, editore del quotidiano; in entrambi i processi Fassino si è costituito parte civile. Il 10 giugno 2011 il GUP incaricato del procedimento verso Favata ha condannato quest'ultimo a due anni e quattro mesi di reclusione e al risarcimento dei danni morali (quantificati in 40.000 euro) nei confronti di Fassino.[80]
Per il procedimento verso Paolo Berlusconi i magistrati hanno chiesto l'archiviazione[81], richiesta che però è stata respinta dal GIP, che ha invece sollecitato il rinvio a giudizio anche per Silvio Berlusconi (il quale si sarebbe avvantaggiato politicamente dalla pubblicazione dell'intercettazione[82]), e l'iscrizione nel registro degli indagati di Maurizio Belpietro, all'epoca dei fatti direttore de il Giornale.[83][84] Il 7 febbraio 2012 il GUP ha accolto la richiesta dei magistrati, rinviando a processo anche l'ex presidente del Consiglio,[85][86] che il 7 marzo 2013 è stato condannato a un anno per rivelazione di segreto d'ufficio, in concorso con il fratello Paolo (condannato a sua volta a due anni e tre mesi); entrambi sono stati inoltre obbligati al pagamento di un risarcimento provvisionale, quantificato in 80 000 euro, nei confronti di Fassino.[87]
Dito medio ai contestatori
Agli inizi di maggio 2014 viene pubblicato un video su YouTube, da un politico del Movimento 5 Stelle Vittorio Bertola, che mostra Fassino, allora sindaco di Torino, mostrare rapidamente il gesto del dito medio a un gruppo di tifosi del Torino che lo stavano contestando, durante un evento di presentazione dei lavori di ricostruzione dello stadio Filadelfia (storico stadio dei granata) nel 65º anniversario della tragedia di Superga, l'incidente aereo nel quale perirono i giocatori del Grande Torino.[88] Fassino nel merito smentisce di aver rivolto gesti offensivi ai contestatori, per poi cambiare regia difendendosi: "Mi hanno tirato pietre e offeso la mia famiglia".[88][89]
Stipendi d’oro
Il 2 agosto 2023 Fassino tiene un intervento alla Camera nel corso della votazione per il bilancio annuale (su cui poi si è astenuto), dove commenta il tema delle indennità parlamentari, mostrando il cedolino dell’indennità ricevuta a luglio (4.718 euro netti) e affermando che questa è una buona cifra, ma non si tratta di uno «stipendio d’oro», chiedendo poi ai suoi colleghi presenti al dibattito «D’ora in avanti, ogni qualvolta sentite dire (...) che i deputati godono di stipendi d’oro, occorre dire che non è vero, perché 4.718 euro al mese sono una buona indennità – e va bene così – ma non sono stipendi d’oro»[90][91]. L’affermazione è circolata molto ed è stata ampiamente citata da giornali e persone sui social network, scatenando le relative polemiche, motivo per cui la segretaria del PDElly Schlein si è dissociata e marcando di come abbia parlato a titolo personale e in dissenso rispetto al voto del PD[90].
^Eugenio Fassino, su anpi.it, anpi.it. URL consultato il 26 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2014).
^abcdefghijklPer passione | Piero Fassino, su archive.is, 28 dicembre 2010. URL consultato il 5 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 28 dicembre 2010).
^ Piero Fassino, Dimissioni dalla Camera a fine mese, in pierofassinosindaco.it, 10 giugno 2011. URL consultato il 27 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2011).