Nel febbraio del 1730, Roma si trovava colpita da un'estesa epidemia influenzale. Nella notte tra il 18 e il 19 febbraio, papa Benedetto XIII iniziò ad accusare i sintomi di un'acuta febbre catarrosa il cui trattamento tempestivo, tuttavia, sembrò farlo rinsavire. Era infatti in grado di celebrare messa nella giornata del 19. Tuttavia nella mattinata del 21 febbraio le condizioni del Papa si aggravarono improvvisamente a causa di una ricaduta della febbre catarrosa. Volle convocare un concistoro di cardinali, ma questi non fecero in tempo ad assemblarsi in Roma: alle 16 il Papa spirava all'età di 81 anni e 19 giorni. In una corrispondenza di monsignor Lioni emerse che Benedetto XIII intendeva elevare alla porpora l'arcivescovo titolare di Cirene Nicolas-Xavier Santamarie, maestro di camera del papa.[1]
Il corpo del defunto pontefice fu imbalsamato e trasferito nella Basilica Vaticana e quindi deposto su un catafalco nella cappella del Santissimo Sacramento. L'orazione funebre fu tenuta dal domenicano Tommaso Agostino Riccini, membro dell'accademia dell'Arcadia. Nel frattempo il cardinale Niccolò Coscia, il favorito di Benedetto XIII che gli aveva affidato incarichi prestigiosi all'interno della curia, odiato dal collegio cardinalizio per la sua cattiva amministrazione delle finanze e l'accaparramento di privilegi e ricchezze per sé e la propria famiglia, era scappato immediatamente dopo la morte del suo protettore presso il duca di Sermoneta. Questi ottenne un salvacondotto per il Coscia, che poté così far ritorno a Roma per partecipare al conclave.[2]
Situazione generale
Il conclave del 1730 durò quattro mesi e mezzo e fu alquanto travagliato e combattuto. All'apertura delle sedute di voto erano presenti solamente 26 cardinali, che divennero 54 al momento dell'elezione. I cardinali Bernardo Maria Conti e Benedetto Pamphilj morirono nel corso del conclave, mentre Von Schönborn lasciò le votazioni poiché ammalatosi.
Fu un conclave alquanto complesso per le molte e piccole fazioni presenti e che oltretutto non erano ferme su un'unica candidatura. Il Camerlengo, Annibale Albani, guidò un gruppo costituito dai cardinali nominati da Clemente XI, mentre il suo fratello minore, Alessandro Albani era a capo di un piccolo partito "sabaudo". Erano inoltre presenti, come di consueto, le fazioni imperiale, francese e spagnola, nonché il partito degli Zelanti.
Domenica 5 marzo monsignor Giacomo Lanfredini tenne l'Orazione pro eligendo pontifice che diede inizio al conclave.[3]
Il Conclave
Nei primi scrutini i più votati erano i cardinali Tommaso Ruffo, Antonio Felice Zondadari e Antonio Banchieri. Tuttavia apparve subito chiaro che l'unica candidatura valida era quella di Renato Imperiali, sostenuta dagli Zelanti.
La lotta tra le fazioni
La sera del 7 marzo il cardinale Giorgio Spinola giunse in Roma da Bologna, incontrandosi immediatamente con il Camerlengo Albani per stabilire un'intesa. La prima votazione si ebbe il 6 marzo, ma si trattò di una blanda formalità, giacché solo una minoranza dei cardinali era presente e nessuno dei rappresentanti delle maggiori potenze desiderava procedere senza che fossero prima giunti i rispettivi cardinali con istruzioni fresche. Cienfuegos annunciò che l'imperatore Carlo VI aveva chiesto una dilazione delle votazioni per permettere l'arrivo di cinque cardinali del partito imperiale. Il 22 marzo giunse da Ferrara il cardinale Ruffo, mentre il 1º aprile l'ambasciatore straordinario dell'imperatore, il Conte di Collalto, arrivò a Roma e si stabilì nella residenza del cardinale Cienfuegos. Il 23 aprile il cardinale Conti morì per un colpo apoplettico.[3]
Il 24 aprile giunse un corriere da Madrid, con un dispaccio per l'ambasciatore spagnolo, il Marchese di Monteleone. Conteneva, tra le varie istruzioni, l'esclusiva da porre contro il cardinale Imperiali. Quando questi giunse a un solo voto dall'elezione, il cardinale Cornelio Bentivoglio, in nome del re di Spagna, intervenne ponendo il veto, facendone così ritirare la candidatura. Quello stesso giorno, intanto, i cardinali Fini, Porcia e Ruffo chiesero e ottennero di abbandonare il conclave a causa delle loro cattive condizioni di salute: furono tutti in grado di ritornare entro pochi giorni.
Alla metà di maggio emerse il nome del fiorentino Corsini, proposto da un gruppo di cardinali provenienti dalla fazione dei Clementini, che riuscì a ottenere 26 voti. Ma per il momento gli imperiali non vedevano di buon occhio la sua elezione, in quanto era aperta la delicatissima questione della successione al Granducato di Toscana, nella quale un pontefice fiorentino avrebbe potuto interferire con i disegni di Casa Asburgo. Il 20 maggio giunse una missiva da Lisbona che informava il Sacro Collegio dell'impossibilità da parte dei cardinali portoghesi di partecipare al conclave. Le motivazioni non erano espresse, tuttavia in quegli anni il Re del Portogallo Giovanni V era ai ferri corti con la Santa Sede riguardo ai Gesuiti portoghesi.[3]
L'11 giugno il cardinale Gianantonio Davia, sostenuto dalla fazione imperiale, ottenne 29 voti, ma non riuscì a guadagnare nulla di più nei giorni successivi. Nella giornata del 16 giugno il cardinale Pietro Corradini, protodatario di Benedetto XIII, sostenuto dai francesi e dai clementini ricevette 30 voti e così anche il giorno successivo. Tuttavia Bentivoglio annunciò che lui e la sua fazione spagnola avrebbero abbandonato il conclave se Corradini fosse stato eletto. Nonostante non ci fu alcuna esclusiva formale, la sua candidatura scemò quasi subito anche perché i suoi elettori avevano raggiunto il massimo delle possibilità. A questo punto il cardinale Cienfuegos, che pure aveva ricevuto istruzioni da Vienna di porre il veto a Corradini, cominciò a lavorare per appianare l'avversione nel suo partito contro Corsini come alternativa a Corradini.
Il ritorno della candidatura di Corsini
Dunque il 4 luglio il nome di Corsini tornò con preponderanza all'attenzione degli elettori, tra i quali gli Zelanti si mostrarono particolarmente favorevoli. Tre giorni dopo Cienfuegos ricevette nuove istruzioni da Vienna che sancivano la disponibilità ad accettare Corsini come papa. Tuttavia i francesi, ancora riluttanti, tentarono di formare un'opposizione sostenendo il cardinale Banchieri, ma invano e cedettero anch'essi. Il 9 luglio divenne chiaro che Corsini sarebbe stato eletto, ma i francesi posero come condizione per il loro appoggio la nomina di Banchieri alla Segreteria di Stato.[4] Il 12 luglio il cardinale Lorenzo Corsini, 78 anni, fu finalmente eletto ricevendo il consenso unanime di tutti e 52 i cardinali eccetto il suo che diede a Pignatelli. Assunse il nome di Clemente XII e fu incoronato il 16 luglio nella Basilica Vaticana. Il soglio di Pietro fu finalmente occupato dopo 110 giorni di sede vacante.
Elenco dei partecipanti
Alla morte di Benedetto XIII vi erano 67 cardinali, di cui 55 parteciparono al Conclave. Di essi, uno è morto durante le sessioni, e uno di loro ha lasciato Roma prima dell'elezione.