La sede suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto (in latino Sabinensis-Mandelensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea della diocesi di Roma appartenente alla regione ecclesiastica Lazio. Nel 2022 contava 178.600 battezzati su 200.570 abitanti. È retta dal vescovo Ernesto Mandara, mentre il titolo è del cardinale Giovanni Battista Re.
Alla sede suburbicaria è unito il titolo abbaziale di Farfa (Farfensis).
Il patrono della sede suburbicaria è San Gaetano Thiene, festeggiato il 7 agosto.
Gaetano Thiene (Vicenza, ottobre 1480 – Napoli, 7 agosto 1547), cofondatore dell'Ordine dei Chierici regolari teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza.
La diocesi comprende i seguenti comuni:[1]
Sede vescovile è la città di Poggio Mirteto, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Magliano Sabina sorge la concattedrale di San Liberatore. A Torri in Sabina si trova infine l'ex cattedrale di Santa Maria di Vescovio. Il palazzo vescovile di Magliano ospita, oltre agli uffici della curia, anche il museo, la biblioteca diocesana, istituita nel 1990, e l'archivio storico diocesano, costituito nel 1999.
Il territorio si estende su 918 km² ed è suddiviso in 82 parrocchie, raggruppate in quattro vicarie: Monterotondo-Mentana-Fonte Nuova, Palombara Sabina, Martiri Sabini e Poggio Mirteto-Magliano.
L'odierna diocesi nasce nel 1986 dalla piena unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Sabina, attestata dal V secolo, sede cardinalizia; e la diocesi di Poggio Mirteto eretta nel 1841.
La storica regione della Sabina ebbe, almeno a partire dal V secolo, tre antiche diocesi: Forum Novum (Vescovio), Cures Sabini (Passo Corese) e Nomentum (Mentana). Curi, primitiva capitale della Sabina e il cui vescovo aveva il titolo di episcopus Sabinensis, fu unita verso la fine del VI secolo a Nomento, a sua volta unita nella seconda metà del IX secolo con Vescovio (Forum Novum), che divenne così l'unica diocesi della Sabina. Da questo momento i vescovi portarono il titolo di episcopi Sabinenses e il luogo dove risiedettero assunse il nome di Episcopium sabinense, da cui ha origine l'odierno toponimo di Vescovio, frazione di Torri in Sabina.
La prima attestazione storica della diocesi di Forum Novum è nel concilio romano indetto da papa Ilario nel 465, al quale prese parte il vescovo Paolo. A partire da Giovanni I, che fu tra i padri del concilio lateranense del 649 voluto da papa Martino I per condannare l'eresia monotelita, i vescovi di Forum Novum assunsero il titolo di "vescovi della Sabina".
Con la bolla Convenit apostolico moderamine del mese di maggio 944,[4] papa Marino II confermò al vescovo Giovanni II tutti i possedimenti della sua diocesi, stabilendone anche i confini, che arrivavano fino a Roma alle porte Pinciana e Salaria. La bolla confermava inoltre il definitivo assorbimento della diocesi di Nomento, probabilmente già soppressa da un secolo, e stabiliva la sede vescovile nella chiesa di Santa Maria Madre di Dio, oggi nota come Santa Maria della Lode, a Vescovio. La diocesi comprendeva un territorio amplissimo, che in epoca romana apparteneva a due regiones distinte, e in seguito a due potentati diversi, il ducato romano e quello longobardo, i cui confini oggi corrispondono all'incirca a quelli delle province di Rieti e di Roma. È «questa la ragione per cui il vescovo di Sabina a volte si firmava Episcopus utriusque Sabinae».[5]
A partire dalla metà circa dell'XI secolo i vescovi di Sabina sono menzionati nei documenti coevi come cardinali, entrando così a far parte di quel gruppo ristretto di vescovi (i "vescovi suburbicari") che collaboravano in modo stretto con i vescovi di Roma e la Curia romana per la gestione degli affari più importanti della Chiesa cattolica. Così, per esempio, Gregorio nel 1078 fu inviato da papa Gregorio VII come suo legato presso l'imperatore Enrico IV; Donizzone nel 1086 rappresentò il papa a Mantova ai funerali di sant'Anselmo di Lucca; Corrado di Wittelsbach, alla fine del XII secolo, fu inviato legato apostolico in Siria. Dei quasi 60 cardinali-vescovi di Sabina con residenza a Vescovio, nel periodo compreso tra l'XI secolo e la fine del XV secolo, tre vennero eletti pontefici: Corrado della Suburra con il nome di Anastasio IV nel 1153; Goffredo da Castiglione con il nome di Celestino IV nel 1241; e Gui Foucois con il nome di Clemente IV nel 1265.
A causa della decadenza del borgo di Vescovio si rese necessario il trasferimento della sede vescovile in un luogo più consono. Così il 18 settembre 1495 con la bolla Sacrosancta Romana ecclesia, papa Alessandro VI trasferì la sede episcopale da Vescovio a Magliano Sabina poiché, come dice la bolla, l'antica sede «in loco campestri deserto et a nemine habitato est constituta». Venne eretta a nuova cattedrale la chiesa di San Liberatore.
Si deve al cardinale vescovo Gabriele Paleotti (1591-1597) l'essersi impegnato per l'applicazione nella diocesi sabina dei decreti di riforma stabiliti al concilio di Trento: celebrò alcuni sinodi, attuò la visita pastorale della diocesi ed eresse a Magliano il seminario vescovile per la formazione dei chierici. Scipione Caffarelli-Borghese (1629-1633) ottenne da papa Urbano VIII un vescovo ausiliare per la diocesi sabina; da questo momento saranno di fatto gli ausiliari a organizzare e gestire la pastorale ordinaria della diocesi. Niccolò Albergati-Ludovisi (1677-1681) si impegnò in particolare per la riforma dei costumi del clero diocesano e di quello regolare e per una maggiore vitalità del seminario vescovile.
Nel 1841, in occasione della fondazione della diocesi di Poggio Mirteto, furono contestualmente rivisti i confini della diocesi sabina con quelle confinanti. Il suo territorio fu notevolmente ridimensionato con la cessione di 21 centri alla nuova diocesi di Poggio Mirteto[6], altri 4 passarono alla diocesi di Narni[7] e 4 alla diocesi di Tivoli.[8] La stessa bolla unì al territorio della sede suburbicaria gli abitati di Farfa, Fara e Toffia, già appartenuti all'abbazia nullius di Farfa, e concesse ai cardinali vescovi di Sabina il titolo di "abati di Farfa".[9] Queste modifiche e soprattutto l'erezione della diocesi di Poggio Mirteto incisero in modo determinante sulla configurazione territoriale della sede sabina; infatti la nuova diocesi tagliava la sede suburbicaria in due parti non contigue tra loro, la parte meridionale in provincia di Roma, e la parte settentrionale in provincia di Rieti.[5]
La diocesi trae la sua origine da due antiche abbazie benedettine presenti nel territorio sabino: l'abbazia di Farfa e l'abbazia di San Salvatore Maggiore. L'abbazia di Farfa risale a tempi remoti; secondo un privilegio di papa Giovanni VII (705-707) sarebbe stata fondata da Lorenzo, vescovo di Sabina, in epoca imprecisata nel VI secolo. Nel XVII secolo ottenne l'esenzione dalla giurisdizione dei vescovi sabini, diventando abbazia nullius dioecesis, con il breve Pastoralis muneris di papa Urbano VIII del 18 novembre 1627, confermato con successivi brevi del 1628 e del 1632. Tuttavia già in precedenza gli abati commendatari si comportavano de facto come vescovi ordinari; ne sono prova, ad esempio, i sinodi celebrati dai cardinali commendatari Alessandro Farnese nel 1581 e Alessandro Peretti nel 1604.[5] L'abbazia di San Salvatore Maggiore, eretta all'incirca nel 735, fu soppressa dallo stesso Urbano VIII il 12 settembre 1629, unendola a quella di Farfa. L'abbazia rimase sede del seminario abbaziale fino all'Ottocento.[10]
La diocesi di Poggio Mirteto fu eretta il 25 novembre 1841 con la bolla Studium quo impense afficimur di papa Gregorio XVI.[11] Il territorio, comprensivo di 45 parrocchie[5], era formato da 15 località già sottoposte alla giurisdizione degli abati nullius di Farfa e di San Salvatore Maggiore;[12] inoltre furono annessi alla nuova diocesi 21 centri, sottratti alla sede suburbicaria di Sabina, e Torricella in Sabina, già appartenuto alla diocesi di Rieti.[13] Dal punto di vista territoriale, la diocesi era costituita da due entità non contigue tra loro, con una exclave all'interno della diocesi di Rieti. Ai vescovi di Poggio Mirteto fu concesso il titolo di "abati di San Salvatore Maggiore".[9]
Sede della nuova diocesi divenne la città di Poggio Mirteto, nota anche come Mandela (da cui il titolo ecclesiastico della diocesi Mandelensis), in cui fu eretta a cattedrale la chiesa di Santa Maria Assunta. Primo vescovo fu nominato il viterbese Nicola Crispigni, cui seguirono altri sette prelati fino al 1924. Come diocesi indipendente, quella di Poggio Mirteto ebbe vita breve di soli 84 anni.
La divisione della sede suburbicaria in due parti non contigue fu uno dei motivi che impose una nuova revisione del territorio ecclesiastico della Sabina e portò all'unione delle due diocesi, con il nome di Sabina e Poggio Mirteto, stabilita il 3 giugno 1925 con la bolla Suburbicariae Sabinae di papa Pio XI; Poggio Mirteto mantenne tuttavia la sua cattedrale e il capitolo dei canonici. Lo stesso giorno, con la bolla In altis Sabinae montibus[14], Poggio Mirteto perse l'exclave in territorio reatino, corrispondente a sette parrocchie che avevano fatto parte dell'antica abbazia territoriale di San Salvatore Maggiore, a vantaggio della diocesi di Rieti, i cui vescovi assunsero anche il titolo di abati di San Salvatore Maggiore.
Con la riforma delle sedi suburbicarie voluta da papa Giovanni XXIII l'11 aprile 1962 in forza del motu proprio Suburbicariis sedibus, ai cardinali di Sabina e Poggio Mirteto rimase solo il titolo della sede suburbicaria, mentre il governo pastorale della diocesi venne affidato ad un vescovo residenziale pleno iure. Questa disposizione entrò in vigore con la nomina, il 23 maggio successivo, di Marco Caliaro, il primo vescovo, non cardinale, di Sabina e Poggio Mirteto.
Il 30 settembre 1986 le due sedi di Sabina e Poggio Mirteto sono state unite con la formula plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica sorta dall'unione ha assunto il nome attuale. Contestualmente divenne cattedrale della diocesi la chiesa dell'Assunta di Poggio Mirteto, mentre l'antica cattedrale di Magliano fu retrocessa a concattedrale; questa decisione fu favorita dalla maggiore centralità di Poggio Mirteto rispetto a Magliano nel contesto del territorio diocesano.
Non si confonda la sede suburbicaria di Sabina con il titolo cardinalizio di Santa Sabina a Roma.
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 200.570 persone contava 178.600 battezzati, corrispondenti all'89,0% del totale.
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