Oliviero di Paderborn (in tedesco: Oliver von Paderborn), nato Tommaso Oliviero (Thomas Oliver od Olivier) e noto anche come Oliviero di Sassonia, Oliviero di Colonia e Oliviero Scolastico (Vestfalia, 1170 circa – Otranto, 11 settembre 1227) è stato un cardinale, vescovo cattolico, predicatore e storico tedesco. Fu uno dei principali sostenitori e reclutatori delle Crociate della sua epoca, in particolare della quinta, nella quale svolse un importante ruolo come comandante e cronista.
Biografia
Inizi
Probabilmente originario della Vestfalia, o forse della Frisia, dal 1196 risulta appartenere al capitolo della cattedrale di Paderborn, di cui fu anche direttore della scuola[1].
Dal 1202 fu attivo anche come risolutore dei problemi della cattedrale di Colonia. Intorno al 1205 divenne cancelliere sotto l'arcivescovo di Colonia Bruno IV.
Nel 1207 studiò brevemente a Parigi e poi predicò la crociata contro gli Albigesi.
Dal 1209 al 1213 risiedette nuovamente nell'arcivescovado di Colonia, dove papa Innocenzo III lo chiamò a promuovere la causa della quinta crociata. Nella primavera del 1214 iniziò a predicare la crociata in Renania, nei Paesi Bassi e in Frisia, dove riuscì a reclutare migliaia di volontari che si impegnarono a prendere la croce. A Colonia i crociati cominciarono ad equipaggiare la propria flotta.
Quinta crociata
Nel 1217 l'esercito crociato partì per la Terra Santa. Oliviero sembra essersi unito alla parte di questa forza che viaggiò lungo il Reno e il Rodano fino a Marsiglia. Da lì, i crociati si imbarcarono per l'Oltremare. Oliviero in seguito riportò nella sua cronaca, Historia Damiatina[2][3], la sequenza degli eventi che seguirono. In Terra Santa, quando nel 1218 re Andrea II d'Ungheria interruppe la crociata e tornò in Europa, il contingente frisone di Oliviero, che aveva circumnavigato la penisola iberica ed era appena arrivato, lo convinse a continuare la crociata attaccando Damietta, sul delta del Nilo in Egitto. Nell'agosto del 1218 i crociati frisoni si distinsero per aver distrutto la torre a valle di Damietta, situata in mezzo al Nilo. L'impresa fu compiuta con l'aiuto di una nave appositamente modificata sotto la direzione di Oliviero. A Damietta ricoprì anche il ruolo di segretario del legato pontificio, il cardinale Pelagio, capo spirituale della crociata.
Oliviero scrisse nella sua Historia Damiatina che nel 1219 «Prima della presa di Damietta è giunto alla nostra attenzione un libro scritto in arabo, in cui l'autore dice di non essere né ebreo né cristiano né saraceno». Questo libro è stato interpretato come una previsione della precedente cattura di Gerusalemme da parte di Saladino e dell'imminente cattura cristiana di Damietta. Anche «che un certo re dei nubiani cristiani avrebbe dovuto distruggere la città della Mecca e gettare via le ossa sparse di Maometto, il falso profeta, e alcune altre cose che non si sono ancora verificate». Secondo Ahmed Sheir[4] «Questa lettera anonima menzionava che il figlio del Prete Gianni, re Davide, inviò i suoi emissari a liberare i prigionieri cristiani catturati in Egitto durante l'assedio di Damietta da parte dei crociati, e che poi questi vennero inviati come doni al califfo abbaside a Baghdad».
Questa fu la prima menzione di un re Davide come discendente del leggendario sovrano nestoriano che si sarebbe unito alla cristianità occidentale in uno sforzo congiunto per distruggere l'Islam. La storia del re Davide raggiunse presto proporzioni tali e generò tanto entusiasmo tra i crociati da spingerli a lanciare prematuramente un attacco al Cairo durante la stagione delle piene del Nilo, che si concluse con la loro completa sconfitta per mano dei musulmani.
Si ritiene generalmente che il libro in arabo trovato da Oliviero sia l'Apocalisse araba di Pietro, un'opera cristiana. Il libro intendeva dare speranza alla minoranza cristiana in Siria e includeva molteplici riferimenti in codice all'Islam, così come profezie sulla sua eventuale distruzione[5].
Successivamente, dopo che i crociati furono costretti a ritirarsi dall'Egitto nel settembre del 1221, Oliviero si trattenne fino al settembre o all'ottobre del 1222 a San Giovanni d'Acri. In questo periodo scrisse due lettere, una al sultano al-Kamil d'Egitto, l'altra agli studiosi islamici, nelle quali cercò, con l'erudizione polemica del suo tempo, di convincerli a rifiutare la fede musulmana e ad accettare invece il cristianesimo.
Vescovo, cardinale, legato pontificio e ruolo nella sesta crociata
Ritornato in Germania, dal 1223 predicò la sesta crociata che sarebbe stata guidata dall'imperatore Federico II di Svevia.
Dopo la morte del vescovo Bernardo III di Paderborn, avvenuta il 28 marzo 1223, Oliviero venne eletto come suo successore alla sede di Paderborn. La scelta, tuttavia, fu contestata e il candidato avversario, Enrico di Brakel, prevosto di Busdorf, ricevette le insegne vescovili dal re e la conferma dall'arcivescovo di Magonza. Ma Oliviero si appellò alla Curia romana per far valere i suoi diritti[6] e il 7 aprile 1225 venne finalmente confermato vescovo di Paderborn da papa Onorio III. Tuttavia, non trovandosi nella sua diocesi ma presso la corte papale, nel settembre 1225 fu nominato cardinale vescovo di Sabina, il che fece sì che la diocesi di Paderborn venisse dichiarata vacante.
Nel 1227 si unì, in qualità di legato pontificio, all'esercito crociato dell'imperatore Federico II che si stava radunando in Italia meridionale. Ma prima di potersi imbarcare per l'Oltremare, morì l'11 settembre 1227 a Otranto, vittima di un' epidemia scoppiata tra le truppe.
Note
- ^ "History of the Gymnasium Theodorianum" (Fachschaft Geschichte des Gymnasium Theodorianum) in Paderborn (ed.), Gymnasium Theodorianum Paderborn 799–1612, Jahre Schulgebäude am Kamp, self-published, 1987.
- ^ Oliviero di Paderborn, I cristiani e il favoloso Egitto. Una relazione dall'oriente e la storia di Damietta di Oliviero da Colonia, a cura di Giancarlo Andenna, Marietti Editore, 2009, ISBN 978-8821165139
- ^ (EN) Oliver of Paderborn, Historia Damiatina (The Capture of Damietta), Translated by John J. Gavigan, University of Pennsylvania Press, 1948.
- ^ (EN) Ahmed Mohamed Sheir, “From a Christian Saviour to a Mongol Ruler: The influence of Prester John's Glamour on the Muslim-Crusader Conflict in the Levant, 1140s–1250s,” Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea, number 3 n. s., December 2018.
- ^ vol. 79, DOI:10.4000/medievales.11071, https://www.cairn.info/revue-medievales-2020-2-page-69.htm.
- ^ Hans Jürgen Brandt and Karl Hengst, The Bishops and Archbishops of Paderborn (zur umstrittenen Bischofswahl vgl), Publications on the History of the Central German Church Province, Vol. 1, published by Boniface-Druckerei, Paderborn 1984, ISBN 3-87088-381-2, pp. 117–120.
Bibliografia
- Hermann Hoogeweg, "Oliver von Paderborn" in General German Biography (ADB), Volume 24, Duncker & Humblot, Leipzig 1887, pp. 305–308.
- Erich Weise, "The Cologne cathedral chief Oliver and the beginnings of the Teutonic Order in Prussia" in Hans Reykers (Edit.), In the shadow of St. Gereon," Erich Kuphal for the 1st of July, 1960, Verlag der Löwe, Cologne 1960, pp. 385–394.
- Anna Dorothea von den Brincken, "Islam and Oriens Christianus in the writings of the Cologne cathedral scholastic Olivier" († 1227) in Albert Carpenter, Kraemer Ruegenberg, and Ingrid Vuillemin, Gudrun, Oriental Culture in the European Middle Ages, de Gruyter Berlin, 1985; Pp. 86ff.
- Wolfgang Giese, "Oliver von Paderborn" in New German Biography (NDB), Vol. 19, Duncker & Humblot, Berlin 1999, ISBN 3-428-00200-8 , p. 522 f. (Digitized).
- "Oliverus scholasticus" in the repertory Historical sources of the German Middle Ages, Dieter Deubner: Hermann von Salza and the Kölsch Domscholaster Oliver Moment.
- "Paderborn, Oliver von" in Salvador Miranda, The Cardinals of the Holy Roman Church, fiu.edu, the Florida International University website
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (DE) Oliverus scholasticus, su Bayerische Akademie der Wissenschaften - Geschichtsquellen des deutschen Mittelalters.