Nel 1543 la madre morì partorendo il settimo figlio; il padre Francesco, rimasto vedovo, decise di mettersi al servizio della Chiesa e si trasferì a Roma, dove venne poi creato cardinale da papa Paolo III.
Il 20 giugno 1552, re Filippo II di Spagna, in qualità di duca di Milano, lo elesse quale membro del senato della capitale lombarda. Contemporaneamente egli entrò a far parte del clero milanese, ove fece conoscenza dell'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Borromeo, la cui figura morale ebbe grande influenza su di lui[2]. In seguito divenne presidente del governo di Siena. Nominato vescovo, partecipò al Concilio di Trento. Durante il concilio il vescovo Sfondrati ebbe un ruolo importante, prendendo parte a tutte le sessioni dal 1561 alla conclusione, avvenuta nel 1563; in particolare fu tenace assertore circa l'obbligo dei vescovi di risiedere nella propria diocesi, argomento che fu accettato solo dopo molte discussioni. Fu poi membro della commissione incaricata di preparare la lista dei libri da mettere all'Indice (17 febbraio 1562) e, dal 21 giugno 1563, della commissione ad conficiendos canones de matrimonio[3].
Nominato vescovo di Cremona il 13 marzo 1560, all'inizio del pontificato di Pio IV, applicò gli insegnamenti del Concilio di Trento nella sua diocesi a partire dal 1564, dopo essere rimasto lontano per quattro anni a causa della partecipazione al Concilio.
Creato cardinale presbitero nel 1583, nel 1585 fu insignito del titolo di Santa Cecilia.
Durante la sua permanenza a Roma come cardinale divenne molto amico di san Filippo Neri e sostenne la sua idea di oratorio. Partecipò ai tre conclavi che si tennero dal 1585 al 1590.
Alla morte di Urbano VII il Sacro Collegio dei Cardinali era formato da 67 membri; di essi 54 si riunirono in conclave[4], il quale durò poco meno di due mesi: si aprì l'8 ottobre e si concluse il 5 dicembre.
La Spagna era il Paese che esercitava la maggiore influenza sulla nomina del romano pontefice. Madrid presentò una lista di sette candidati che il re avrebbe desiderato vedere sul Soglio di Pietro, tra i quali figurava anche il cardinal Sfondrati.
I suoi avversari caddero uno dopo l'altro: dapprima il marchigiano Ippolito Aldobrandini, poi il bolognese Gabriele Paleotti, quindi il cardinale protopresbiteroMichele Bonelli, infine il vescovo di Orvieto, Girolamo Simoncelli.
I membri del collegio cardinalizio trovarono infine un consenso sul vescovo di Cremona. Niccolò Sfondrati fu eletto papa nel pomeriggio del 5 dicembre 1590 nel Palazzo Vaticano. L'8 dicembre fu incoronato; scelse il nome pontificale di Gregorio XIV.
Il pontefice ribadì la disposizione conciliare secondo la quale i vescovi dovevano essere domiciliati nelle loro diocesi.
Il 19 dicembre 1590 creò cardinale il nipote Paolo Emilio Sfondrati, conferendogli successivamente il titolo di cardinale presbitero di Santa Cecilia e facendo di lui quindi un cardinal nipote. Con questo atto Gregorio XIV inaugurò la pratica di creare cardinali nipoti la cui investitura formale coincideva de facto con la nomina, separandola così dalla prassi ordinaria seguita per gli altri cardinali.[5]
Provvedimenti in materia liturgica
Il 7 febbraio 1591 istituì la commissione incaricata di portare a termine l'opera di revisione della Vulgata (versione latina ufficiale della Bibbia) avviata dal predecessore Sisto V. Il 21 aprile successivo approvò la nomina dei membri della commissione. Il futuro cardinale Roberto Bellarmino, rientrato in Roma dopo la morte di Sisto V (che lo aveva allontanato), consigliò Gregorio XIV di non proibire la Bibbia in volgare italiano, ma di farla correggere; si allestì infatti un gruppo di studiosi che si misero all'opera per eliminare i numerosi errori della traduzione biblica precedente.
Il 25 aprile 1591 il pontefice stabilì l'obbligo per i cardinali di indossare abiti di colore rosso e di portare un copricapo a forma di calotta emisferica, sempre di colore rosso. Divenne popolare col nome di zucchetto. Estese l'uso del noto cappello a larga tesa (galero) anche ai cardinali provenienti da ordini religiosi. Conferì personalmente il galero ai cardinali Michele Bonelli e Girolamo Bernerio (domenicani) e Gregorio Petrocchini (agostiniano).
Provvedimenti in materia di etica e morale
Con la bollaCogit nos depravata (21 marzo 1591) il pontefice estese il divieto di scommessa (fino ad allora limitato all'elezione papale) sulla creazione di cardinali ed anche sulla proclamazione dei santi[6];
Con un decreto datato 18 aprile 1591 ordinò che i nativi delle Filippine, costretti in schiavitù dagli europei, fossero lasciati liberi e, sotto pena di scomunica, comandò che si interrompesse la tratta degli schiavi nell'arcipelago[7];
Con la bolla Cum Alias (24 maggio 1591) intese limitare il diritto d'asilo, introducendo l'esclusione per i colpevoli dei crimini più gravi (banditismo, omicidio, assassinio su commissione, lesa maestà)[8];
Con la Constitutio moderatoria (31 maggio 1591) il pontefice punì sia chi si sottoponeva all'aborto sia chi lo favoriva e procurava venena sterilitatis;
Gregorio XIV ribadì la scomunica al re di Francia, Enrico IV, già comminata dal suo predecessore Sisto V. Però, rispetto a Sisto V, che aveva cercato il raggiungimento di un equilibrio tra Francia e Spagna, Gregorio XIV si schierò nettamente per una delle due parti in campo, la Spagna di Filippo II (il conflitto terminò nel 1594, dopo la morte del pontefice). Dopo aver dichiarato Enrico IV eretico e persecutore della Chiesa, fece radunare un esercito mercenario per attaccare la Francia. Inoltre sovvenzionò con 15 000 scudi la Lega Cattolica nella sua lotta contro i protestanti ugonotti, utilizzando i fondi accumulati durante il pontificato di papa Sisto V.[9]
Nel 1590/91 una serie di malattie infettive (tra cui la peste) uccise a Roma migliaia di persone. In quell'occasione il pontefice ebbe modo di conoscere Camillo de Lellis e Luigi Gonzaga, che si prodigarono in maniera encomiabile al sollievo della popolazione, offrendo un fulgido esempio di carità cristiana.
L'amministrazione civile dovette fronteggiare inoltre le gravi carestie che nello stesso periodo si diffusero in diverse aree del territorio. Cercò inoltre di debellare il banditismo che imperversava nella campagna romana.
Patrono di arti e scienze
Nel 1591 il pontefice affidò la direzione del Collegio di Sant'Atanasio di Roma (oggi Pontificio Collegio greco) ai Gesuiti (essi la tennero fino al 1602).
Morte e sepoltura
Gregorio XIV morì la notte del 16 ottobre 1591 a Roma, a causa di un aggravamento della calcolosi biliare che lo affliggeva. Aveva 56 anni. È sepolto nella Basilica Vaticana.
Creazione di nuove diocesi
10 maggio 1591 (bolla Regiminis Universae Ecclesiae):
^Gianvittorio Signorotto, Maria Antonietta Visceglia (a cura di), La corte di Roma tra Cinque e Seicento "teatro" della politica europea, Roma, Bulzoni, 1998. p. 144.
^John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 658.
^(EN) The EPISCOPAL ORDINATION of POPE GREGORY XIV, su apostolicsuccession-episcopallineages.blogspot.com, Apostolic Succession & Episcopal Lineages in the Roman Catholic Church, 23 maggio 2023. URL consultato il 26 maggio 2023.
Bibliografia
John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, Casale Monferrato (AL), Edizioni Piemme S.p.A., 1989, ISBN 88-384-1326-6
Claudio Rendina, I papi, Roma, Ed. Newton Compton, 1990