Benedetto VII (Roma, ... – Roma, 10 luglio 983) è stato il 135º papa della Chiesa cattolica dal 974 alla sua morte.
Nulla si conosce della sua vita, se non che fosse nato a Roma, appartenesse all'aristocrazia cittadina, fosse figlio di un tal Davide o Adeodato e, prima dell'elezione al Soglio, fosse vescovo di Sutri[1][2][3].
Nel giugno 974 Papa Benedetto VI fu catturato e imprigionato dalla fazione comandata dalla famiglia Crescenzi. Fu eletto Francone di Ferruccio, che assunse il nome di Bonifacio VII e fece strangolare Benedetto in carcere. Il rappresentante imperiale, però, non riconobbe l'elezione (regnava Ottone II di Sassonia). Bonifacio VII fuggì in Italia meridionale prima, e a Costantinopoli poi.
Si procedette quindi a una nuova elezione, che portò ad una soluzione condivisa da tutti: fu eletto, nel mese di ottobre[2][4][5], Benedetto, vescovo di Sutri, stimato sia dalla fazione imperiale sia dalle famiglie romane, compresi gli stessi Crescenzi[2]. Costoro, da parte loro, permisero a Benedetto di governare tranquillamente per i successivi nove anni la Sede Apostolica. Bonifacio VII, seppur scomunicato, non si arrese e nel 980, mentre Benedetto VII era assente per raggiungere l'imperatore e celebrare il Natale con lui a Ravenna, tornò da Costantinopoli e tentò senza successo di riprendersi il papato, ma Benedetto ottenne l'intervento di Ottone II che cacciò, di nuovo, l'usurpatore.
Il pontificato di Benedetto, uomo pio, caritatevole[6], e dedito al culto divino[7], si concentrò principalmente sul governo della Chiesa e della disciplina spirituale. La prima cosa che fece fu un sinodo per dichiarare invalida, e quindi nulla, l'elezione di Francone e per scomunicarlo (974)[1][4], rinnovando quindi lo sdegno e l'orrore che Francone suscitò con l'omicidio di Benedetto VI[6][8]. Principale attività del pontificato di Benedetto VII fu la promozione del monachesimo e della riforma ecclesiastica in generale, in ciò supportato dal suo protettore, l'imperatore Ottone II: ne sono testimonianza gli interventi nel Lazio a favore del monastero di Subiaco[1][4], al monastero di San Benedetto e la consacrazione della Chiesa di Santa Scolastica[1]. Nella città di Roma, invece, il papa si preoccupò di restaurare il convento di San Bonifacio e Sant'Alessio sull'Aventino[2][4], luogo ove si era ritirato il capofamiglia dei Crescenzi, Crescenzio figlio di Teodora[9]. Nel marzo 981 un sinodo, da lui convocato in San Pietro, proibì la simonia[6].
Legato all'imperatore Ottone, il pio Benedetto favorì principalmente la Chiesa tedesca, punto di partenza per la conversione degli slavi e dei popoli confinanti ad est dell'Impero[10]. Fondò, a tal proposito, l'arcidiocesi di Praga, sede primaziale della Boemia e della Moravia[1]; concesse numerosi privilegi ai vescovi tedeschi, in special modo all'arcivescovo di Magonza Villigiso, che si vide concessa la primazia sull'episcopato franco e tedesco[1][2].
Come già detto, Benedetto apparteneva all'aristocrazia romana, e secondo alcune cronache era parente di Alberico II dei conti di Tuscolo[11]. Tuttavia la notizia, secondo i genealogisti, è alquanto incerta nel ritenere Benedetto nipote di Alberico, in quanto figlio di David[12]:
Tuttavia, se si considera tale Davide fratello di Alberico II di Spoleto, ne consegue che Benedetto fosse cugino di papa Giovanni XII e, forse, pronipote dei papi Adriano III e Sergio III (ritenuti, da taluni storici, fratelli di Teofilatto I, suo bisnonno materno). Teofilatto I, Sergio III e Agapito-Adriano III erano, forse, figli di un Benedetto discendente di tal Alberico comes tusculanus, fratello di papa Adriano I. Il cugino Giovanni XII era, a sua volta, cugino di secondo grado di Giovanni XIII; invece papa Giovanni XI (cugino di primo grado di Giovanni XIII e di secondo grado di Giovanni XII), che fosse figlio di Alberico I o di Sergio III, era suo zio. Benedetto VII era perciò, per diverse vie, imparentato a molti papi e la sua famiglia ne avrebbe dati ancora altri.
Altri progetti