Nathaniel Hawthorne nacque il 4 luglio 1804 a Salem, Massachusetts, dove la sua casa natale è oggi un museo. Fu il secondogenito di Nathaniel Hathorne ed Elizabeth Clarke Manning, che ebbero altre due figlie[5]. William Hathorne, che emigrò dall'Inghilterra nel 1630, fu il primo degli antenati di Hawthorne a giungere nelle colonie. Il figlio di William, John Hathorne, fu uno dei giudici del processo alle streghe di Salem (fu forse proprio in relazione alla pesante eredità dell'avo che lo scrittore decise di aggiungere la lettera "W" al proprio cognome, quasi a prenderne le distanze)[6]. Il padre, Nathaniel Hathorne Senior, era un capitano di Marina che morì di febbre gialla nel 1808 a Surinam, nella Guiana Olandese, quando Hawthorne aveva solo quattro anni[7]. Nel 1818 la madre dello scrittore si trasferì a Raymond, nel Maine, e portò con sé i tre figli. In quelle terre ancora selvagge Hawthorne passò gran parte del suo tempo a contatto con la natura, ma dopo un anno fu rimandato a Salem perché iniziasse la preparazione agli studi superiori[8].
Hawthorne frequentò il Bowdoin College di Brunswick, nel Maine, mantenuto da uno zio dal 1821 al 1824, ed ebbe come compagni Henry Wadsworth Longfellow, John Brown Russwurm, futuro governatore della contea di Maryland in Liberia, Horatio Bridge e il futuro presidente Franklin Pierce. Nel 1825, conseguita la laurea, fece ritorno a Salem. Nel 1836 ottenne il posto di redattore presso l'American Magazine of Useful and Entertaining Knowledge di Boston[5], dove rimase per circa sei mesi. Prima della pubblicazione dei Racconti narrati due volte del 1837, Hawthorne scrisse nell'oscurità di quello che chiamava il suo "nido di gufo"[9], nella casa familiare. Ripensando a quel periodo della sua vita, scrisse: "Non vivevo, ma sognavo di vivere".
Nel 1846 Hawthorne fu nominato supervisore alla Dogana di Salem. Come il suo incarico precedente a Boston, questo impiego era soggetto alla politica detta spoils system. Le sue simpatie per i democratici gli fecero perdere il lavoro in seguito al cambio di amministrazione a Washington dopo le elezioni presidenziali del 1848. La carriera di romanziere di Hawthorne iniziò nel 1850 con La lettera scarlatta, nella cui prefazione si accenna ai tre anni trascorsi nella Dogana di Salem. Il romanzo, pubblicato nel mese di marzo, vendette 2 500 copie in tre giorni; nel mese di aprile uscì una seconda edizione[10]. Seguirono poi i romanzi La casa dei sette abbaini (1851) e Il romanzo di Valgioiosa (1852). Dal 1851 Hawthorne fu in grado di vivere con i proventi dei suoi scritti[5].
Nell'agosto del 1850 Hawthorne si stabilì a Lenox, nella contea di Berkshire, poco distante da Pittsfield, dove Herman Melville aveva acquistato una fattoria. I due si incontrarono e divennero subito amici; l'autore di Moby Dick diede ad Hawthorne diverse prove della sua grande ammirazione, dedicandogli il grande romanzo che pubblicò l'anno successivo, paragonandolo a Shakespeare[11].
Nel 1852 lo scrittore redasse la biografia per la campagna elettorale dell'amico Franklin Pierce. Con l'elezione di Pierce a presidente, Hawthorne fu nominato nel 1853 console degli Stati Uniti a Liverpool. Nel 1857, allo scadere dell'incarico, la famiglia Hawthorne viaggiò in Francia e in Italia, per ritornare a Concord nel 1860, anno in cui fu pubblicato il romanzo Il fauno di marmo. La salute malferma gli impedì di terminare diverse opere letterarie. Morì nel sonno il 19 maggio 1864, a Plymouth, New Hampshire durante una gita alle White Mountains con Pierce. Fu sepolto nel cimitero di Sleepy Hollow, a Concord, Massachusetts.
Nathaniel e Sophia Hawthorne ebbero tre figli: Una (1844-1877), Julian (1846-1934), e Rose (1851-1926). Una soffriva di una malattia mentale e morì giovane. Julian fu scrittore anche lui di romanzi e racconti e curò qualche opera del padre, scrivendo anche una biografia su di lui e sulla famiglia. Rose sposò George Parsons Lathrop e si convertì al cattolicesimo. Dopo la morte del marito, divenne suora domenicana e fondò l'ordine delle Dominican Sisters of Hawthorne per l'assistenza delle vittime di mali incurabili.
La prima raccolta di narrativa breve apparsa a suo nome — i Racconti narrati due volte[13] — risale al marzo del 1837 e fu pubblicata con la garanzia finanziaria dell'amico Horatio Bridge, senza però che Hawthorne lo sapesse[12]. La raccolta ebbe diverse successive edizioni: 1842 (allargata con altri racconti), 1851 (gli stessi con una "prefazione") e 1853 (ristampa con poche correzioni). Precedentemente, Hawthorne aveva pubblicato anonimamente o sotto pseudonimi dei racconti su riviste e giornali quali Salem Gazette, The Token, The New-England Magazine e The United States Magazine and Democratic Review, The Knickerbocker, New-York Monthly Magazine e altri. Alcuni di questi racconti (tra i quali La sepoltura di Roger Malvin e Il mio parente, il maggiore Molineux) entreranno in un volume pubblicato nel 1829 dal titolo Provincial Tales[14] e in un'ulteriore antologia del 1834 intitolata The Story Teller[5]. Nel 1828, inoltre, lo scrittore aveva già preparato un'antologia di racconti dal titolo Seven Tales from My Native Land ma in seguito la rifece completamente salvando solo il racconto dal titolo L'invocazione di Alice Doane[14].
Un'altra sua raccolta fu Muschi da una vecchia canonica, in due edizioni: 1846 e, allargata con nuovi racconti, 1854, anche queste con "prefazione" dell'autore. Una terza raccolta (che comprendeva anche la prima e una nuova "prefazione") fu L'immagine di neve e altri racconti narrati due volte (1852). Oltre alle tre raccolte predisposte dall'autore ci furono poi tre libri per bambini (Grandfather's Chair, Famous Old People, Liberty Tree, tutti del 1841)[5] e due volumi di storie e miti greci riscritti per i ragazzi: Il libro delle meraviglie (1852) e I racconti di Tanglewood (1853). Del 1851 è un'altra serie di biografie per bambini: True Stories from History and Biography.
Nel 1863 Hawthorne pubblicò La nostra antica patria, un'antologia di note e impressioni sul suo soggiorno inglese dedicata a Franklin Pierce (del quale, lo ricordiamo, egli aveva già scritto una biografia nel 1852). Alcuni taccuini dello scrittore vennero pubblicati dalla moglie dopo la sua morte[15]: The American Notebooks, The English Notebooks, The French and Italian Notebooks.
Aspetti della narrativa di Hawthorne
Gran parte delle opere di Hawthorne sono ambientate nel New England delle colonie, e molti suoi racconti sono stati letti come allegorie morali influenzate dalla sua formazione puritana. La critica recente si è occupata della voce narrante di Hawthorne, considerandola una costruzione retorica a sé stante, da non confondersi con la voce dell'autore stesso. Un tale approccio confuta la tradizionale visione di Hawthorne come un moralista lugubre e ossessionato dal senso di colpa. Il discorso morale e l'allegoria, anche laddove si fanno sentire maggiormente, non prevalgono mai sulla originale creazione di personaggi, stati d'animo, situazioni e scenari, che a buon diritto hanno fatto di Hawthorne, assieme a Edgar Allan Poe, l'iniziatore della letteratura gotica americana[16].
Allegorie e simboli sono in realtà i mezzi di cui lo scrittore statunitense si serve per sondare gli strati profondi della psiche umana[17], per cercare di scoprire le radici del male, ma anche per dare un senso, se ciò è possibile, all'isolamento dell'individuo, ai suoi desideri inespressi, alla sua brama di conoscenza. Mentre gli amici Emerson e Thoreau si fanno testimoni del mondo americano contemporaneo mettendo in luce le trasformazioni che lo percorrono, Hawthorne si rivolge invece al passato e al suo fardello di colpe e sensi di colpa, di peccato e dannazione[16], riportando in vita l'atmosfera lugubre delle antiche case coloniali, le piccole piazze cittadine con il palco della gogna, le foreste intricate e misteriose, e con esse tutto un mondo in cui la paura, la superstizione e l'intolleranza erano quotidianamente presenti nella vita delle persone, autentiche "ombre" delle quali gli americani del tempo di Hawthorne non si sono ancora completamente liberati se non cercando di nasconderle sotto la vernice rassicurante della modernità.
Sono temi, questi, che innervano pressoché l'intera produzione letteraria di Hawthorne. Ne La lettera scarlatta il peccato di una donna viene reso materialmente visibile a tutta una comunità di puritani tramite una lettera "A" ricamata e posta sugli abiti della reproba; ma nessuno, intorno a lei, può accusarla senza avvertire dentro di sé il peso di qualche altra colpa altrettanto grave. La casa dei sette abbaini è la storia di un'antica maledizione che rivive tra le mura di una grande abitazione incombendo sui discendenti del persecutore e della sua vittima. Il romanzo di Valgioiosa, come si è detto, è la trasposizione letteraria dell'esperienza trascendentalista di Brook Farm; ma neppure qui è del tutto assente il tema del passato che ritorna, stavolta con la forza di quelle tradizioni che affondano le loro radici nell'era pre-cristiana e quindi, secondo l'ottica puritana, nel periodo più buio e demoniaco dell'umanità[18]. Ne Il fauno di marmo lo scenario si sposta dall'America all'Europa, e più precisamente in Italia. Hawthorne, in quest'opera, risale fino alla mitica Età dell'oro, le cui vestigia sono riconoscibili nel discendente di un'antica stirpe di nobili.
Meritano tuttavia attenzione anche altri racconti, sui novantadue totali che Hawthorne scrisse[19]. Capo-Piumato, ultimo racconto scritto dall'autore di Salem nel 1852, anticipa i temi della vita artificiale, largamente ripresi dalla narrativa fantascientifica del Novecento[20]. È la storia di uno spaventapasseri al quale una strega ha dato vita con un incantesimo e che per un breve periodo vive l'illusione di poter fare una vita normale. Trentadue anni prima Hawthorne pubblicava il suo primo racconto sulla Salem Gazette: era La Valletta delle Tre Colline, del 1830, uno dei preferiti di Edgar Allan Poe[21]. Nelle poche pagine di questa novella l'autore racchiude quasi tutti, se non tutti i temi principali delle successive opere letterarie: il tormento che deriva dalle proprie colpe, il passato incancellabile, i panorami selvaggi del Nuovo Mondo in cui divengono palpabili le forze dell'occulto e della stregoneria, la follia, la morte.
Se i temi narrativi di Hawthorne sono ricorrenti, ciò non significa che egli li tratti invariabilmente con il medesimo registro. Ne Lo Zio del Villaggio (1835) un vecchio pescatore, seduto con la famiglia davanti al camino, rievoca il proprio felice passato con toni poetici ma senza troppa malinconia, poiché è il presente, in fondo, che gli consente di creare le immagini di quei bei ricordi. Dello stesso anno è L'ospite ambizioso e anche qui si narra di una famiglia riunita attorno al focolare; ma ora gli accenti sono ridiventati inquietanti: un lugubre destino che sta per avverarsi viene preannunciato dalle sensazioni e dai pensieri di morte che colgono gli abitanti di una piccola casa. Notevole rilevanza letteraria ha riscosso il racconto Il ragazzo gentile, incentrato sulla storia di un giovane quacchero orfano di nome Ibrahim adottato da una coppia di Puritani, definito dal poeta statunitense Henry Wadsworth Longfellow come "nel complesso, la cosa più bella che egli (Hawthorne) abbia mai scritto".
Hawthorne è considerato tra i primi sperimentatori della storia alternativa come forma letteraria. Il suo racconto del 1845La corrispondenza di P. (che fa parte di Muschi da una vecchia canonica) è la prima opera completa in lingua inglese di questo genere e una delle prime in assoluto. Il protagonista è considerato un matto, perché immagina un 1845 alternativo a quello reale, in cui personaggi storici e letterari da tempo scomparsi sono ancora vivi[22].
Critica
Edgar Allan Poe scrisse importanti recensioni dei Racconti narrati due volte e di Muschi da una vecchia canonica. Nel 1842 ebbe occasione di occuparsi per due volte della prima antologia di Hawthorne, ad aprile e maggio, sulle pagine del Graham's Magazine. Pur presentando qualche riserva, queste recensioni furono molto positive: "Da americani", scriveva Poe, "siamo fieri di questo libro"[23]. Nel 1847, per una sua terza recensione dedicata ai Racconti raccontati due volte e ai Muschi da una vecchia canonica (pubblicata su Godey's Lady's Book), Poe ripartì da quelle riserve già espresse in precedenza e ampliandole ne trasse alla fine un giudizio poco favorevole alla narrativa di Hawthorne. "Egli è smisuratamente devoto all'allegoria", spiegava il critico letterario del Godey's, "e finché persiste su questa strada non potrà certo ambire alla popolarità"[24]. Ciononostante, questa terza recensione non poté cancellare del tutto quelle grandi qualità di scrittore che Poe aveva riconosciuto a Hawthorne nel suo secondo intervento: "Il tratto peculiare di Mr. Hawthorne è l'inventiva, la creazione, l'immaginazione, l'originalità — un tratto che, nella letteratura romanzesca, vale sicuramente per tutto il resto"[24]. Poe ammetteva dunque che lo stile di Hawthorne è purezza e il suo tono efficace è adatto ai temi.
Hawthorne visse una breve ma intensa amicizia con lo scrittore Herman Melville a partire dall'agosto del 1850, quando i due si conobbero ad un picnic organizzato da un amico comune. Melville aveva appena letto la raccolta di racconti di Hawthorne Muschi da una vecchia canonica, che in seguito avrebbe elogiato in una famosa recensione, Hawthorne e i suoi Muschi, pubblicata anonima in più parti su The Literary World. Melville rovesciò i precedenti giudizi negativi, e non solo quelli di Poe[25]. Per l'autore di Moby Dick la grandezza di Hawthorne poteva essere paragonata a quella di Shakespeare e tutto ciò che agli altri critici pareva difetto lui lo esaltò come pregio[24]. Anche a non voler tenere conto della grande ammirazione che Melville provava per Hawthorne, è certo che egli seppe individuare meglio di chiunque altro lo sfondo di tenebra che il suo amico "celava sotto la calma autunnale dell'aspetto"[17].
Nel gennaio del 1851, quando Hawthorne redasse la Prefazione per la nuova edizione dei suoi Racconti narrati due volte, sembrò voler confermare l'opinione di Melville scrivendo:
«Questo libro, se si vuole trovarvi qualcosa di preciso, richiede di essere letto nell'atmosfera crepuscolare, limpida e scura, in cui è stato scritto; e se è aperto alla piena luce del sole, apparirà probabilmente troppo simile a un volume di pagine bianche.»
(Nathaniel Hawthorne, Prefazione a Racconti narrati due volte, gennaio 1851[26])
Howard Phillips Lovecraft, nel suo saggio L'orrore soprannaturale nella letteratura, sottolineò le profonde differenze esistenti tra lo stile di Edgar Allan Poe e quello di Hawthorne, scrittore che egli definì un "incompreso e solitario (...) un'anima dolce paralizzata dal puritanesimo del vecchio New England"[27]. Lovecraft lo ritenne altamente capace di evocare l'orrore dai più comuni fatti della vita, anche se quasi mai si asteneva dal darne un'interpretazione morale; nondimeno, le ambientazioni e gli avvenimenti dei racconti risultavano a suo dire ugualmente efficaci. Secondo Lovecraft, il romanzo La casa dei sette abbaini era da considerare una delle opere meglio riuscite della narrativa fantastica di Hawthorne e non esitò a definirlo "il più grande contributo del New England alla letteratura del mistero"[28]. Tra i racconti più significativi lo scrittore di Providence indicò Il ritratto di Edward Randolph, Il velo nero del pastore, L'ospite ambizioso e Ethan Brand.
Tanglewood Porch: Introductory to The Gorgon's Head
The Gorgon's Head
Tanglewood Porch: After the Story
Shadow Brook: Introductory to The Golden Touch
The Golden Touch
Shadow Brook: After the Story
Tanglewood Play-Room: Introductory to The Paradise of Children
The Paradise of Children
Tanglewood Play-Room: After the Story
Tanglewood Fireside: Introductory to The Three Golden Apples
The Three Golden Apples
Tanglewood Fireside: After the Story
The Hill-Side: Introductory to The Miraculous Pitcher
The Miraculous Pitcher
The Hill-Side: After the Story
Bald Summit: Introductory to The Chimaera
The Chimaera
Bald Summit: After the Story
I racconti di Tanglewood, ovvero un secondo libro delle meraviglie (Tanglewood Tales: For Girls and Boys Being a Second Wonder Book, 1853) (rielaborazione di miti greci)
Diari (pubblicati postumi dalla moglie: Passages from the American Notebooks, 1868; Passages from the English Notebooks, 1870; Passages from the French and Italian Notebooks, 1871)
Edizioni italiane delle opere di Hawthorne
Fra i traduttori dello scrittore statunitense si contano Eugenio Montale, Fausto Maria Martini, Guido Fink, Daniela Fink, Luigi Berti, Diego Valori, Marco Papi, Marcella Bonsanti, Giorgio Spina, Enzo Giachino, Gianni Celati, Elémire Zolla, Bruno Tasso, Augusta Grosso Guidetti, Doletta Oxilia Caprin, Gianna Lonza, Aldo Busi (insieme con Carmen Covito), Francesco Valori, Fiorenzo Fantaccini, Elisabetta Mancini, Ottavio Fatica, Maria Pia Colasanti, Francesca Montesperelli, Renata Barocas, Marco Pustianaz, Alessandra Osti, Sara Antonelli, Igina Tattoni, Stefania Minacapelli.
La lettera rossa: romanzo americano, traduzione di Gino Cornali, Bietti, Milano, 1932.
Americana, antologia di racconti di scrittori americani curata da Elio Vittorini e con alcune traduzioni di Eugenio Montale, Bompiani, Milano, 1942.
La casa delle sette torri, a cura di Carlo Izzo, traduzione di Doletta Oxilia Caprin, Bompiani, Milano, 1945.
Il Volto di Pietra, antologia di racconti curata da Eugenio Montale, traduzione di Luigi Berti, Bompiani Milano, 1947.
Le allegorie del cuore e La lettera scarlatta, traduzione di Enzo Giachino, Einaudi, Torino, 1951.
Romanzi, introduzione, traduzione e note a cura di Marcella Bonsanti, 2 voll. (vol. I: La lettera scarlatta, La casa dei sette abbaini, Il romanzo di Valgioiosa; vol. II: Il fauno di marmo, Il segreto del dottor Grimshawe, Septimius Felton), Sansoni, Firenze, 1959.
Diario(1835-1862), a cura di Agostino Lombardo, Neri Pozza, Venezia, 1959.
Il libro degli eroi, traduzione di Romualdo Bacci, illustrazioni di R. Lemmi, Firenze, Bemporad-Marzocco, 1962
I capolavori di Nathaniel Hawthorne, a cura di Claudio Gorlier, Mursia, Milano, 1968.
La lettera scarlatta, traduzione di Francesco Valori, Mursia, Milano, 1981.
La vergine dei veleni e altri racconti, traduzione di Maria Pia Colasanti, Lucarini, Roma, 1987.
Leggende del Palazzo del Governatore, a cura di Guido Fink, traduzione di Daniela Fink, Marsilio, Venezia, 1990.
Il Grande Volto di Pietra, antologia di racconti curata da Jorge Luis Borges, traduzione di Elisabetta Mancini, Mondadori, Milano, 1990.
La figlia di Rappaccini e altri racconti, traduzione di Renata Barocas, Passigli, Firenze, 1991.
La lettera scarlatta, traduzione di Maria Gallone, Fabbri Editore, Milano, 1991.
La bambina di neve e altri racconti, traduzione di Renata Barocas, Passigli, Firenze, 1992.
La lettera scarlatta, introduzione di Carlo Pagetti, traduzione di Gianna Lonza, Garzanti, Milano, 1992.
La casa dei sette abbaini, traduzione di Mario Manzari, Einaudi, Torino, 1993.
Racconti dell'ombra e del mistero, introduzione e traduzione di Paola Frandini, Theoria, Roma, 1993.
Opere scelte, a cura di Vito Amoruso, collana I Meridiani, Mondadori, Milano, 1994.
Il fauno di marmo, introduzione di Agostino Lombardo, traduzione e note di Fiorenzo Fantaccini, collana Biblioteca Ideale Giunti, Giunti, Firenze, 1995.
Racconti raccontati due volte, introduzione e prefazione di Carlo Pagetti, traduzione di Marco Papi, Garzanti, Milano, 1995.
Il Grande Rubino, racconti da Mosses from an Old Manse e da Twice Told Tales scelti e tradotti da Cesare Maoli, Empiria Edizioni, Roma, 1996.
La Casa dei Sette Abbaini, introduzione di Francis Otto Matthiessen, traduzione di Francesca Montesperelli, Mondadori, Milano, 2001.
Re Mida, Editori Riuniti, Roma, 2002.
Il Romanzo di Valgioiosa, introduzione di Francesco Marroni, traduzione di Marco Pustianaz, Mondadori, Milano, 2003.
Le fatiche di Ercole, Editori Riuniti, Roma, 2003.
Venti giorni con Julian, con un saggio di Paul Auster, Adelphi, Milano, 2004
Tutti i racconti, a cura di Sara Antonelli e Igina Tattoni, Donzelli, Roma, 2006; Feltrinelli, Milano, 2013.
Il libro delle meraviglie, a cura di Sara Antonelli e Igina Tattoni, disegni di Walter Crane, Donzelli, Roma, 2007.
La figlia di Rappaccini, traduzione di Renata Barocas, testo inglese a fronte, RCS MediaGroup, Milano, 2012.
Wakefield (edizione bilingue e bifronte, con fonte letteraria), traduzione, cura e saggio critico di Giuseppe Nori, Portaparole, Roma, 2013. ISBN 978-88-97539-29-2
La casa dei sette abbaini, introduzione di Alessandro Gebbia, traduzione di Stefania Minacapelli, Gargoyle Books, Roma, 2014.
Il Velo Nero del Pastore, Wakefield, L’Ufficio Informazioni, traduzione di Mauro Maraschi, Dario Emanuele Russo, Stella Scirè, Urban Apnea Edizioni, 2019
Frammenti dal diario di un uomo solitario, Mattioli 1885, Fidenza 2013 traduzione di Nicola Manuppelli ISBN 978-88-6261-333-0
^"Nathaniel Hawthorne (1804-1864) è considerato, insieme a Edgar Allan Poe, Herman Melville e Mark Twain, il padre fondatore della letteratura americana" (dalla nota biografica riportata sull'aletta di sovracoperta del volume Nathaniel Hawthorne, Tutti i racconti, a cura di Sara Antonelli e Igina Tattoni, Donzelli, Roma, 2006).
^Questa espressione fu coniata dal critico letterario Francis Otto Matthiessen e dette anche il titolo ad uno dei suoi libri più noti (American Renaissance: Art and Expression in the Age of Emerson and Whitman, 1941). Secondo l'autore, questo periodo della letteratura americana doveva essere compreso tra il 1850 e il 1855; ma altri studiosi (come ad esempio Eric Sundquist in The American Renaissance Reconsidered) criticarono tale impostazione metodologica e andarono oltre i limiti di tempo indicati da Matthiessen, in quanto considerati troppo restrittivi. Cfr. Guido Fink, Mario Maffi, Franco Mingati, Bianca Tarozzi, Storia della letteratura americana. Dai canti dei pellerossa a Philip Roth, Rizzoli, Milano, 2013.
^Si veda la scheda biografica dell'autore in AA. VV., Storie di streghe, a cura di Gianni Pilo e Sebastiano Fusco, Newton & Compton, Roma, 1944.
^abcdeSara Antonelli e Igina Tattoni, Nathaniel Hawthorne. Vita e opere, in Tutti i racconti, cit.
^Goffredo Fofi, Introduzione a La lettera scarlatta, Garzanti, Milano, 1991, pag. VIII.
^Cfr. la Cronologia in Nathaniel Hawthorne, Il Romanzo di Valgioiosa, Mondadori, Milano, 2003.
^Carlo Pagetti, La vita e le opere di Nathaniel Hawthorne, saggio introduttivo a Settimio Felton ovvero l'Elisir di lunga vita, prefazione e traduzione di Elémire Zolla, Garzanti, Milano, 1999.
^Si veda la voce dedicata allo scrittore nella Nuova Enciclopedia Garzanti della Letteratura, Garzanti, Milano, 1985.
^Cfr. la Cronologia in Nathaniel Hawthorne, La Casa dei Sette Abbaini, Mondadori, Milano, 2001.
^Carlo Pagetti, La vita e le opere di Nathaniel Hawthorne, cit. Si veda anche la Cronologia curata da Claudio Gorlier in Herman Melville, Opere scelte, vol. I, collana I Meridiani, Mondadori, Milano, 1995. Nel saggio di Carlo Pagetti è riportato questo passo di una lettera di Melville a Hawthorne: "Credo che mi staccherò dal mondo con maggiore soddisfazione per aver conosciuto voi. Conoscere voi mi persuade più della Bibbia della nostra immortalità." Le lettere di Melville a Hawthorne contengono particolari sulla composizione di Moby Dick, che Melville dedicò all'amico. Le lettere di Hawthorne a Melville non ci sono pervenute.
^abCronologia in Nathaniel Hawthorne, La Casa dei Sette Abbaini, cit.
^Con questo titolo Hawthorne intese rimarcare il passaggio dei suoi racconti dalla pubblicazione su rivista a quella in volume. In esso ritornano alcuni versi del Re Giovanni di William Shakespeare: "Life is a tedious as a twice-told tale" ("La vita è un noioso racconto narrato due volte"). Cfr. le note all'introduzione di Nathaniel Hawthorne, Tutti i racconti, cit.
^abCronologia in Nathaniel Hawthorne, Il Romanzo di Valgioiosa, cit.
^Introduzione di Agostino Lombardo in Il fauno di marmo, traduzione e note di Fiorenzo Fantaccini, Giunti, Firenze, 1995.
^abLa letteratura nordamericana, in appendice alla Nuova Enciclopedia Garzanti della Letteratura, cit.
^abNuova Enciclopedia Garzanti della Letteratura, cit.
^Lo stesso argomento fornirà l'ispirazione per il racconto L'Albero di Maggio di Monte Allegro.
^Tutti i racconti, cit. Nell'introduzione di questo volume si fa presente che, al momento della pubblicazione, esso rappresenta l'unica antologia completa dei racconti di Hawthorne in lingua italiana.
^Il bello della scienza. Intersezioni tra storia, scienza e arte, a cura di Francesco Paolo de Ceglia e Liborio Dibattista, Franco Angeli, Milano, 2013.
^Poe, nella sua recensione del maggio 1842 per Graham's Magazine, scrisse che in quest'opera "Ogni parola racconta, e non c'è una parola che non racconti."
^Secondo Harry Levin (The Power of Blackness, 1958) Hawthorne trovò frequentemente la propria ispirazione nella semplice domanda: "Cosa accadrebbe se...?". Si veda in proposito Carlo Pagetti, La vita e le opere di Nathaniel Hawthorne, cit.
^Sara Antonelli e Igina Tattoni, Introduzione a Tutti i racconti, cit. In appendice al volume si trovano le tre recensioni di Poe, unitamente alle tre prefazioni di Hawthorne e alla recensione di Melville.
^abcSara Antonelli e Igina Tattoni, Introduzione a Tutti i racconti, cit.
^Anche Margaret Fuller, intellettuale, giornalista e scrittrice legata all'ambiente culturale trascendentalista, recensì negativamente i Muschi sul New York Daily Tribune del 22 giugno 1846. Cfr. Sara Antonelli e Igina Tattoni, Introduzione a Tutti i racconti, cit.
^Dalla traduzione di Marco Papi in Nathaniel Hawthorne, Racconti narrati due volte, introduzione e prefazione di Carlo Pagetti, Garzanti, Milano, 1995.
^H. P. Lovecraft, L'orrore soprannaturale nella letteratura, Sugarco Edizioni, Varese, 1994, cap. VIII.
^H. P. Lovecraft, L'orrore soprannaturale nella letteratura, cit.
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Edgar Allan Poe, Nathaniel Hawthorne's Twice-Told Tales, Graham's Magazine, maggio 1842.
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