Nipote del filosofoMoses Mendelssohn (che proveniva da una poverissima famiglia ebraica), Felix nacque in una condizione familiare di primo piano, poiché il padre Abraham, banchiere berlinese figlio di Moses, aveva creato e consolidato un ragguardevole patrimonio finanziario. Felix fu cresciuto senza religione fino all'età di sette anni, quando venne battezzato come cristiano riformato. Già in giovanissima età venne riconosciuto come un prodigio musicale (a soli dodici anni cominciava a comporre le sue prime 13 sinfonie per orchestra d'archi), ma i suoi genitori si dimostrarono prudenti e intelligentemente non cercarono mai di capitalizzare il suo talento.
Inizialmente godette di un buon successo in Germania, dove ravvivò l'interesse per la musica di Johann Sebastian Bach, e nei suoi viaggi in Europa. Venne ben accolto particolarmente in Gran Bretagna come compositore, direttore e solista, e le sue dieci visite oltremanica - durante le quali molte delle sue opere più importanti furono eseguite in anteprima - costituirono una parte importante della sua carriera adulta. I suoi gusti musicali furono essenzialmente conservatori, distinguendosi da molti dei suoi contemporanei musicali più aperti ad innovazioni come Franz Liszt, Richard Wagner, Charles-Valentin Alkan ed Hector Berlioz. Il conservatorio di Lipsia (ora Università della musica e del teatro di Lipsia), da lui fondato, divenne un caposaldo di questa visione anti-radicale. Questo scontro e numerosi altri a livello intellettuale sullo stile musicale, vennero definiti "Guerra dei romantici".
Nel 1816 i Mendelssohn si convertirono al protestantesimo e Felix mostrò di accettare la nuova religione con molta convinzione, pur senza mai rinnegare le proprie origini ebraiche. In seguito a questo mutamento spirituale la famiglia decise di aggiungere al cognome originario quello di Bartholdy, la cui origine risale al nome dei precedenti proprietari di un giardino acquistato dal fratello maggiore della madre Lea (Jakob Lewin Salomon).
Il giovanissimo Felix visse l'infanzia nell'ambiente intellettuale della metropoli berlinese (città in cui la famiglia si trasferì da Amburgo nel 1811). Nei primi anni di vita ricevette l'istruzione direttamente dai genitori: francese e aritmetica dal padre, tedesco, letteratura, belle arti e pianoforte dalla madre. Si interessò anche di linguistica, filologia e filosofia. Nel 1816, durante un soggiorno della famiglia a Parigi proseguì lo studio del pianoforte con madame Marie Bigot de Marognes, insegnante e interprete mozartiana molto apprezzata da Beethoven, la quale predisse una brillante carriera per Felix. Tornato con la famiglia a Berlino, Mendelssohn intraprese studi di teoria musicale e composizione con Carl Friedrich Zelter, direttore della Singakademie di Berlino e amico di Goethe.
Le lezioni di pianoforte furono affidate al rinomato pianista Ludwig Berger – già allievo di Muzio Clementi e Moscheles – mentre quelle di violino a Carl Wilhelm Henning. Fu proprio grazie a Zelter che Mendelssohn conobbe Goethe. Il poeta manifestò grande ammirazione per il giovane, tanto da invitarlo a suonare per lui per alleviare la sua malinconia. Mendelssohn si esibì nel suo primo concerto all'età di nove anni, quando prese parte ad un'esibizione da camera suonando in modo impeccabile il difficile Concerto militare di Dussek. Si rivelò un compositore prolifico fin dalla più tenera età, pubblicando il suo primo lavoro, un quartetto per pianoforte, all'età di tredici anni, ma in realtà aveva già al suo attivo uno svariato numero di operine, musica da camera e pianistica. Durante la giovinezza si concentrò sul suo lavoro nella sua abitazione grazie ad un'orchestra privata.
Mendelssohn intraprese non di rado viaggi per l'Europa, incontrando le personalità di spicco della musica di quel tempo. A Parigi nel 1825 ebbe modo di conoscere Gioachino Rossini, Giacomo Meyerbeer e Luigi Cherubini, responsabile in parte della carriera musicale poi intrapresa da Felix, avendo dato un favorevole giudizio al quartetto in si minore op. 3 (dedicato a Goethe). A Roma incontrò Hector Berlioz, con il quale instaurò una duratura amicizia, anche se non lo considerò un musicista di alto livello.
Mendelssohn ebbe il merito di riportare alla luce la musica di Johann Sebastian Bach, caduta in oblio in quel periodo, in particolare la Passione secondo Matteo (mai più interpretata dalla morte di Bach), di cui diresse un'esecuzione (non integrale e rimaneggiata nella strumentazione dal giovane Mendelssohn stesso) nel 1829, con un grande successo che gli permise di guadagnare un'ottima reputazione, e i cui effetti di riscoperta verso la musica bachiana durano tutt'oggi (la cosiddetta Bach-Renaissance). Felix ebbe un ruolo determinante anche nella riscoperta dei lavori di Mozart, dal quale (congiuntamente a Bach) subì la maggior influenza musicale.
La sua vita si svolse su binari piuttosto convenzionali, se comparata a quella di altri compositori dell'Ottocento. Il suo matrimonio con Cécile Jeanrenaud nel marzo del 1837 (la luna di miele, sulla Foresta Nera, gli ispirò il secondo Concerto per pianoforte e orchestra in re minore op.40) fu molto felice, coronato dalla nascita di cinque figli. Dal 1829 al 1832 fu in viaggio in Inghilterra, Svizzera, Francia ed Italia (Venezia, Firenze, Roma e Napoli) cogliendo quasi ovunque grande successo, esibendosi come pianista, organista e direttore d'orchestra. Successivamente lavorò con molta intensità alle sue opere, dividendosi tra la composizione e le tournée.
Nel 1835 fu nominato direttore dell'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia e nel 1843 fondò il Conservatorio di Lipsia. Patì di cattiva salute negli ultimi anni di vita, con problemi che gli impedirono in gran parte di esibirsi come pianista, e, come egli stesso dichiarò, soffrì di una grave forma di depressione a causa della morte della sorella Fanny il 14 maggio 1847, alla quale dedicò il così chiamato "Requiem per Fanny", ossia il Quartetto in fa minore op. 80, sua ultima composizione di rilievo (fu completato nel settembre del 1847).
Morì nello stesso anno a causa di una serie di infarti che portarono infine all'ictus, avvenuto il 4 novembre 1847 alle 21:24 nella sua casa al numero 12 di Goldschmidtstrasse a Lipsia: lasciò incompiuta l'ultima sua composizione, il Christus. Fu sepolto nel Dreifaltigkeitsfriedhof (il Cimitero della Trinità) a Kreuzberg, quartiere di Berlino. Robert Schumann, suo grande amico, dedicò alla sua memoria il brano Rimembranze dell'Album per la gioventù. Anche sua sorella, i genitori e il nonno erano morti per ripetuti ictus, il che ha portato ad una diagnosi postuma di possibile sindrome CADASIL, una forma di arteriopatia cerebrale ereditaria.[1]
Richard Taruskin scrisse che, anche se Mendelssohn realizzò opere di straordinaria maestria in età molto precoce,
«non ha mai superato il suo stile giovane precoce. [...] Rimase stilisticamente conservatore [...] non sentendo alcun bisogno di attirare l'attenzione con un repertorio di novità "rivoluzionarie". Nel corso della sua breve carriera rimase fedele allo status quo musicale - vale a dire, le forme "classiche", come erano già codificate da tempo. La sua versione del romanticismo, già evidente nei suoi primi lavori, consisteva in un "pittorialismo" musicale abbastanza convenzionale.[3]»
In questo modo Mendelssohn differiva sostanzialmente da contemporanei come Wagner e Berlioz, oltre che da Schumann e Chopin. L'assenza di un vero sviluppo stilistico durante la sua carriera, rende opportuno esaminare le sue opere in base al genere, piuttosto che in ordine di composizione.
Le prime opere
Durante la sua infanzia, il giovane Mendelssohn venne fortemente influenzato dalla musica di Bach, Beethoven e Mozart, tracce dei quali possono essere viste nelle prime 13 sinfonie per archi, scritte principalmente per le esibizioni in casa Mendelssohn e non pubblicate o pubblicamente eseguite fino a molto tempo dopo la sua morte. Queste vennero scritte tra il 1821 e il 1823, quando aveva una età compresa tra i 12 e i 14 anni.
Le prime opere pubblicate furono i suoi tre quartetti per pianoforte, (1822-1825; Op. 1 in Do minore, Op 2 in Fa minore e Op 3 in Si minore..); ma le sue capacità si rivelarono particolarmente in una serie di opere della sua prima maturità:
i due primi quartetti: op. 12 (1829) e op. 13 (1827), che entrambi mostrano una notevole padronanza delle tecniche e delle idee degli ultimi quartetti di Beethoven che Mendelssohn studiò con attenzione.[4]
Queste quattro opere mostrano una comprensione intuitiva della forma, armonia, contrappunto, il colore e la tecnica compositiva, che giustificano affermazioni fatte spesso che la precocità di Mendelssohn ha superato anche quella di Mozart nella sua comprensione intellettuale.[5]
Le sinfonie
Le sinfonie, composte in età adulta, di Mendelssohn sono state numerate approssimativamente nell'ordine in cui furono pubblicate, piuttosto che con l'ordine in cui furono composte. L'ordine di composizione effettiva è: 1, 5, 4, 2, 3. Il posizionamento della numero 3 (Sinfonia Scozzese) in questa sequenza è problematico poiché il compositore lavorò su di essa per più di un decennio, iniziando gli abbozzi subito dopo la numero 5 (Sinfonia Riforma) ma completandola dopo aver finito sia la numero 5 che la numero 4 (Sinfonia Italiana).
La sinfonia n. 1 in do minore venne scritta nel 1824, quando Mendelssohn era solo quindicenne. Fu un lavoro sperimentale, che mostra le influenze di Beethoven e Carl Maria von Weber.[6] Mendelssohn eseguì questa sinfonia durante la sua prima visita a Londra nel 1829, dirigendo l'orchestra della Royal Philharmonic Society. Per il terzo movimento, lo sostituì con un'orchestrazione dello scherzo dal suo ottetto. In questa forma il componimento ottenne un grande successo, ponendo le basi della sua reputazione oltremanica.[7]
Durante il 1829 e il 1830, Mendelssohn scrisse la sua sinfonia n. 5, conosciuta come Riforma, con cui celebrò il 300º anniversario della Riforma protestante. Mendelssohn rimase, tuttavia, insoddisfatto della composizione e non permise la pubblicazione della partitura.[8]
La Sinfonia Scozzese (o sinfonia n. 3 in la minore) venne scritta e rivista ad intermittenza tra il 1829 (quando Mendelssohn annotò il tema di apertura durante una visita al Palazzo di Holyrood)[9] e il 1842, quando fu eseguita in anteprima a Lipsia, l'ultima delle sue sinfonie da essere eseguita in pubblico. Questo pezzo evoca l'atmosfera della Scozia nell'ethos del romanticismo, ma non impiega nessuna delle melodie popolari scozzesi.[10]
I viaggi di Mendelssohn in Italia lo ispirarono nella scrittura della sinfonia n. 4 in la maggiore, conosciuta come la Sinfonia Italiana. Venne eseguita per la prima volta nel 1833, ma il compositore non permise che la partitura venisse pubblicata durante la sua vita, in quanto cercò continuamente di riscriverla.[11]
Parte per tromba, tra cui il tema principale, della marcia nuziale di Mendelssohn (op. 61).
Mendelssohn scrisse l'ouverture da concerto Le Ebridi nel 1830 (mentre si trovava in viaggio in Italia), ispirata da un viaggio in Scozia, effettuato verso la fine del 1829, dove visitò la grotta di Fingal sull'isola di Staffa, una delle isole Ebridi, come parte del suo Grand Tour d'Europa, e ne fu così impressionato che annotò sul posto il tema di apertura.
Nel corso della sua vita scrisse una serie di altre ouverture. Quelle più frequentemente oggi eseguite includono l'ouverture per Ruy Blas, commissionata per uno spettacolo di beneficenza, dal dramma di Victor Hugo, che in realtà Mendelssohn disprezzava; Mare calmo e felice viaggio (Meeresstille und gluckliche Fahrt) ispirato da una coppia di poesie di Goethe; e La Bella Melusina.
5 sinfonie, la cui numerazione non rispecchia l'ordine di composizione:
Sinfonia n. 1 op. 11 in Do minore, per piccola orchestra (1824); esistono due versioni dello Scherzo di questa sinfonia, una delle quali è la versione orchestrale dello Scherzo dell'Ottetto per archi op. 20
Die erste Walpurgisnacht (La prima notte di Valpurga), op. 60, cantata per soli, coro e orchestra (1833)
Cantata Gutenberg o Festgesang, per coro maschile e ottoni (1840)
An die Künstler, op. 68, cantata per coro maschile e ottoni (1846)
Salmo 42 Wie der Hirsch schreit nach frischem Wasser op. 42 (1838), per soli, coro e orchestra
Salmo 95 Kommt, laßt uns anbeten und knien von dem Herrn op. 46 (1838), per tenore, coro e orchestra
Salmo 115 Non nobis Domine op. 31 (1830), per soli, coro e orchestra
Denn er hat seinen Engeln befohlen, mottetto per coro (1844)
Tu es Petrus, op. 111, per cinque voci e orchestra (1827)
Lauda Sion, op. 73, per soli, coro e orchestra (1846)
Strumenti
Per le sue esibizioni Mendelssohn usava strumenti del costruttore viennese Conrad Graf. Nel 1832 chiese ad Aloys Fuchs di comprargli un pianoforte di Graf e di consegnarlo nella casa paterna a Berlino.[14] Mendelssohn fu così contento di questo strumento che decise di ordinare da Graf altri due pianoforti: uno per sé stesso ed un altro per la sposa di suo fratello.[14]
Registrazioni su strumenti d'epoca
Penelope Crawford. Felix Mendelssohn. The Young Felix Mendelssohn. Fortepiano 1835 Graf
Ronald Brautigam. Felix Mendelssohn. Piano Concertos. Fortepiano 1830 Pleyel (Paul McNulty)
Sergei Istomin, Viviana Sofronitsky. Felix Mendelssohn. Complete Works for Cello and Pianoforte. Fortepiano 1819 Graf (Paul McNulty)
Riko Fukuda, Tobias Koch. Chopin, Mendelssohn, Moscheles, Hiller, Liszt. Grand duo Œuvres pour duo de pianofortes. Fortepiani 1830,1845 Graf
Note
^Sterndale Bennett, R., The Death of Mendelssohn, in 'Music and Letters' vol. 36 no. 4, Oxford, 1955, p. 376
^In parte raccolti in Mendelssohn Bartholdy, Neue Ausgabe sämtlicher Orgelwerke, vol. I, Bärenreiter, 1993, e Felix Mendelssohn Bartholdy, Orgelwerke, vol. 2, Breitkopf & Härtel, 2000.
Felix Mendelssohn (a cura di Carlo Barassi), Lettere di Felix Mendelssohn-Bartholdy, 1830-1847, Nabu Press, 2010. ISBN 978-1-144-37521-6
Felix Mendelssohn-Bartholdy, Lettere dall'Italia, a cura e traduzione di Raoul Meloncelli. Fogola Editore, Torino, 1983
Felix Mendelssohn-Bartholdy, Tendere alla perfezione. Lettere scelte e documenti, a cura di Claudio Bolzan, pp. 196, Zecchini Editore, Varese, 2009, ISBN 978-88-87203-85-1
In lingua inglese
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