Traù è stata fondata con il nome di Tragurion nel III secolo a.C. dagli antichi Greci della stirpe ellenica dei Dori, provenienti dall'isola Lissa, a sua volta originari di Syrakousai (la moderna Siracusa). Durante l'epoca romanaTragurium (nome latino di Traù) si trasformò in un importante porto anche grazie alla presenza di cave di marmo di qualità, che si trovavano nelle vicinanze del città. A partire dal IX secolo Traù iniziò a pagare un tributo al Regno di Croazia e all'Impero bizantino. Nel 1420 Traù fu annessa alla Repubblica di Venezia, rimanendo nei suoi domini marittimi, chiamati Stato da Mar, per quattro secoli, durante i quali il nome più diffuso con cui fu poi conosciuta la città diventò l'italiano Traù. Traù, durante il dominio veneziano, diventò poi una delle più importanti città dei Balcani veneziani. Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, il trattato di Campoformio, firmato il 17 ottobre dello stesso anno da Napoleone Bonaparte e dall'Arciducato d'Austria, decretò l'annessione dei territori dell'ex repubblica veneta, e con essi Traù, all'Arciducato asburgico per poi entrare a far parte dei domini napoleonici.
Traù è situata in Dalmazia centrale lungo la costa adriatica, a circa 30 km a ovest da Spalato, nella parte nord-occidentale della baia dei Castelli, e a est da Sebenico e da Rogosnizza. A ovest la regione di Traù, che occupa un'area complessiva di 250 km², arriva fino a Castelli, di fronte al quale è presente l'isola di Solta. Traù è unita alla vicina isola di Bua per mezzo di un ponte girevole.
La linea di costa di Traù, che si estende per 25 km e che è caratterizzata dalla presenza di baie e calette, comprende anche i comuni di Seghetto, Bossoglina, e Cerchio. Traù è attraversata dal fiume Jadro, corso d'acqua che fornisce d'acqua anche l'acquedotto di Diocleziano, antico acquedotto romano che si trova vicino alla città di Spalato[7].
Le estati sono secche e calde, mentre gli inverni sono miti e raramente freddi. Le precipitazioni nevose sono molto rare. Febbraio e novembre sono i mesi più umidi, con le precipitazioni annuali che si attestano mediamente a circa 1 300 mm. Agosto è il mese più secco, con precipitazioni medie che si attestano a 34 mm. I mesi più freddi sono gennaio e febbraio, con una temperatura media che si attesta a circa 9 °C. Agosto è il mese più caldo, con una temperatura media che si aggira intorno ai 28 °C.
Le temperature invernali scendono quando soffia la bora, vento catabatico di provenienza est/nord-est che soffia con particolare intensità specialmente verso l'Alto e Medio Adriatico. I dati climatologici salienti di Traù sono[9]:
I nomi di "Trogir" e "Traù" derivano entrambi dall'antico greco Tragurion (Τραγούριον), la cui etimologia deriva a sua volta da tragos, che significa "caprone"[10]. Similmente il nome della vicina isola di Bua deriva dall'antico greco voua, che significa "mandria di bovini".
La rilevanza economica della vicina Salona, importante emporio greco, di cui Tragyrion rappresentava un potenziamento, non fece mai decollare Traù da un punto da vista economico.
Epoca romana
Durante l'epoca romanaTragurium (nome latino di Traù) si trasformò in un importante porto anche grazie alla presenza di cave di marmo di qualità nelle vicinanze del città. L'oppidum di Tragurium iniziò quindi a diventare un centro residenziale benestante, ricco di ville rustiche. L'imperatore Claudio vi installò i suoi veterani benestanti, fermo restando che il centro abitato più importante della zona rimase Salona. Tragurium entrò poi a far parte della provincia romana della Dalmatia.
La diocesi di Traù fu fondata nell'XI secolo, per poi venire abolita nel 1828, quando fu annessa all'arcidiocesi di Spalato-Macarsca. Nel 1107 la città fu conquistata da re Colomanno d'Ungheria, che la ampliò e ne fece un centro importante. Nel 1123 Traù fu conquistata dai saraceni, che la distrussero quasi completamente. Dal XII al XIII secolo Traù conobbe però una cospicua ricrescita economica, che fu facilitata grazie dai suoi commerci con la Repubblica di Venezia.
Nel 1242 re Béla IV d'Ungheria trovò rifugio a Traù con la sua flotta, che fu attacca dai Mongoli. Tra il XIII e il XIV secolo molti duchi di Traù, la cui carica era elettiva, appartennero alla famiglia Šubić. Nel 1348 Mladen III Šubić, come comprovato anche dalla sua lapide sepolcrale situata all'interno della cattedrale di San Lorenzo di Traù, dove è chiamato scudo dei croati, fu uno dei membri più importanti della famiglia Šubić.
In lingua dalmatica, idioma romanzo (o, secondo alcuni studiosi, un gruppo di lingue romanze[11]) derivato direttamente dal latino, Traù iniziò a essere chiamata Tragur. La lingua dalmatica, oggi estinta, era un tempo parlata lungo le coste della Dalmazia, dal golfo del Quarnaro ad Antivari. La lingua dalmatica è stata suddivisa tradizionalmente in due varianti principali, determinate in base soprattutto alla documentazione storica disponibile: il dalmatico settentrionale o veglioto, così chiamato perché proprio dell'isola di Veglia, e il dalmatico meridionale o raguseo, per il quale esistono attestazioni antiche relative a documenti e memorie della Repubblica di Ragusa, che era parlato anche a Traù. Il dalmatico settentrionale si è estinto il 10 giugno 1898, con la morte del suo ultimo locutore, Tuone Udaina, mentre il dialetto meridionale si è estinto tra il XIV e il XV secolo.
Nel 1420 Traù fu annessa ufficialmente dalla Repubblica di Venezia, rimanendo nei suoi domini marittimi, chiamati Stato da Mar, per oltre tre secoli e mezzo, durante i quali il nome più diffuso con cui era conosciuta la città diventò l'italiano Traù, diventando una delle più importanti città della regione.
Gradualmente l'economia di Traù diventò sempre di più florida, e la presenza architettonica a artistica di stile veneziano divenne sempre più diffusa. Dopo la conquista di Traù, la Repubblica di Venezia incaricò Pietro Loredan, capitano generale in Golfo, di munire la città di nuove e più potenti fortificazioni.
Nel 1437 fu costruito su progetto dall'ingegnere della Repubblica di Venezia Lorenzo Pincino il castello principale di Traù, chiamato poi Castello del Camerlengo, che sostituì la Torre della Catena (così detta perché chiudeva l'accesso alle navi con una catena tirata sul mare) nel ruolo di avamposto militare principale della città.
Età moderna
Sul torrione principale venne collocato un pregevole bassorilievo in marmo con scolpito un Leone di San Marco, tuttora in loco, benché danneggiato. Intorno al 1650 venne ritrovata nella biblioteca del palazzo Cippico di Traù una trascrizione del XV secolo del Satyricon di Petronio, contenente l'intero libro XV che comprendeva la celeberrima Cena Trimalchionis ("La cena di Trimalcione")[12]. La dominazione veneziana terminò nel 1797, con la caduta della Repubblica di Venezia.
Età contemporanea
Epoca napoleonica
Nel 1797, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, il trattato di Campoformio, firmato il 17 ottobre dello stesso anno da Napoleone Bonaparte e dall'Arciducato d'Austria, decretò l'annessione degli ex territori dell'ex repubblica veneta, e con essi Traù, all'Arciducato asburgico.
A seguito delle riforme promosse dal imperatore e re Francesco Giuseppe I nel 1860/1861 (il Diploma di ottobre del 1860 e la Patente di febbraio del 1861) fu stabilito che il Regno di Dalmazia avrebbe avuto una propria rappresentanza, chiamata Dieta (in croato Sabor), con sede a Zara. La Dalmazia diventò formalmente un regno, governato da un rappresentante di nomina imperiale (Governatore) e da un'élite locale bilingue (croata e italiana). Da questo evento iniziò il declino della lingua italiana a Traù come nel resto della Dalmazia. All'inizio delle guerre napoleoniche, secondo un'ipotesi del linguista Matteo Bartoli basata su sue personali congetture l'italiano sarebbe stato un idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata, ma alle prime verifiche censuarie la percentuale rilevata sul campo risultò molto minore, oscillando nei decenni fra il 12,5% (1865) e il 2,7% (1910)[13][14].
La seconda fazione era costituita invece dal Partito Autonomista, guidato da autorevoli esponenti delle famiglie cittadine italiane e italofile. Gli autonomisti governarono Traù fino al 1887, grazie soprattutto ad una legge elettorale che favoriva le classi più abbienti e istruite, cui tradizionalmente appartenevano gli italiani di Dalmazia.
Come conseguenza della Terza guerra d'indipendenza italiana (1866), che portò all'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'amministrazione imperiale austriaca, per tutta la seconda metà del XIX secolo, aumentò le ingerenze sulla gestione politica del territorio per attenuare l'influenza del gruppo etnico italiano temendone le correnti irredentiste.
Durante la riunione del consiglio dei ministri del 12 novembre 1866 l'imperatore Francesco Giuseppe I d'Austria tracciò un progetto di ampio respiro mirante alla germanizzazione o slavizzazione dell'aree dell'impero con presenza italiana:
«Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l'influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno. Sua maestà richiama gli uffici centrali al forte dovere di procedere in questo modo a quanto stabilito.»
I prodromi a questa decisione si ebbero dopo la seconda guerra d'indipendenza italiana, da cui conseguì l'incorporazione della Lombardia al nascituro Stato italiano (1859). In seguito a questo evento il governo austriaco favorì il formarsi di una coscienza nazionale croata, allo scopo di contrastare l'Irredentismo italiano. La presa di coscienza dell'identità croata e il già crescente afflusso di croati verso la costa e le isole fecero regredire ulteriormente l'uso della lingua italiana, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco ed ebbe un certo suo rilievo a Traù fino alla fine della seconda guerra mondiale.
Nel 1909 la lingua italiana venne vietata in tutti gli edifici uffici pubblici[17].
Dopo la prima guerra mondiale le truppe italiane del Regio Esercito occuparono militarmente la parte della Dalmazia promessa all'Italia dal Patto di Londra (26 aprile 1915), che venne stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della Triplice Intesa, con cui l'Italia si impegnò a scendere in guerra contro gli Imperi Centrali in cambio di cospicui compensi territoriali.[18].
Il 23 settembre 1919 venne architettato dal trentaduenne conte Nino Fanfogna - discendente dell'ultimo podestà italiano - un tentativo di annessione manu militari di Traù al Regno d'Italia, sulla falsariga della dannunziana Impresa di Fiume. La sollevazione naufragò in poche ore.
Il mancato accordo sul confine italo-jugoslavo a Versailles (1919) fu seguito dal trattato di Rapallo del 1920, col quale si assegnò la quasi totalità della Dalmazia (compresa Traù) al Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, poi diventato Regno di Jugoslavia. Il nome ufficiale della città - precedentemente bilingue "Trogir / Traù" - divenne quindi il solo croato Trogir.
Fra gli italiani che abbandoneranno Traù tra questo periodo e le successive vicende belliche degli anni '40, ci furono alcune famiglie note in città come i Nutrizio, Dudan, Canzia, Lubin, Del Bianco, Vosilla, Marini ed altre. In particolare è da ricordare la neonata Maria Carmen Nutrizio, figlia del farmacista di Traù e di una Luxardo della nota famiglia produttrice del Maraschino di Zara, che diverrà poi celebre come creatrice di moda col nome di Mila Schön. Assieme a lei partì anche il fratello decenne Nino Nutrizio, anni dopo fondatore del quotidiano La Notte di Milano.
Col trattato di Rapallo si previde che i dalmati italiani rimasti in loco – diverse migliaia[19] concentrati prevalentemente a Veglia[20], Sebenico, Spalato, Traù, Ragusa e in alcune isole – potessero richiedere la cittadinanza italiana rinunciando a quella jugoslava, mantenendo il diritto di utilizzo della propria lingua materna.
Le istituzioni scolastiche italiane vennero ulteriormente ridotte, ma la comunità italiana residua riuscì comunque a sopravvivere culturalmente. Con il passare degli anni, a Traù, complice la politica intrapresa dal governo jugoslavo, si acuì all'estremo la tensione fra l'elemento italiano e la maggioranza croata. L'avvento del fascismo in Italia e le sue rivendicazioni irredentiste scatenarono poi dure reazioni sulla costa dalmata contro le vestigia veneziane. Il motto degli irredentisti italianigiuliani e dalmati era infatti[21]:
«Ovunque c'è il leone di San Marco, ivi è l'Italia»
(Motto degli irredentisti italiani giuliani e dalmati)
Ciò fu causa della distruzione o rimozione di otto leoni di San Marco dal centro storico nei primi di dicembre del 1932 da militanti del Sokol[22], movimento politico promotore del panslavismo, il che causò le vibranti condanne degli intellettuali croati.
Tra i Leoni di San Marco più celebri, venne completamente distrutto un bassorilievo cinquecentesco di Nicolò Fiorentino e Andrea Alessi del 1471, che aveva la forma di un leone andante e campeggiava all'interno della Loggia Pubblica di Traù. I resti di tali vestigia sono oggi conservati nel museo cittadino e nell'ex convento di San Domenico.[23][24]
Traù venne inserita nella provincia di Spalato. La provincia di Spalato, che fu ufficialmente istituita il 20 maggio 1941, due giorni la costituzione del Governatorato della Dalmazia, comprendeva, oltre alla città di Spalato, la limitrofa cittadina di Traù, oltre alle isole di Solta (amministrata dall'unico comune di Solta), Lissa (comprendenti i comuni di Lissa e Comisa), Curzola (con i comuni di Curzola, Blatta, Lombarda, Smoquizza e Vallegrande), Lagosta (amministrata dall'unico comune di Lagosta), Cazza (amministrativamente appartenente al comune di Lagosta), Pelagosa (amministrata dall'unico comune di Comisa) e Meleda (amministrata dall'unico comune di Meleda)[29].
Nei territori annessi al Governatorato della Dalmazia - ad esclusione quindi delle aree già facenti parte del Regno d'Italia - vivevano 390 000 abitanti totali, di cui 5 000 italiani (compres, 90 000 serbi e 280 000 croati[26].
Con la caduta del fascismo (25 luglio 1943), il personale amministrativo del Governatorato della Dalmazia, giunto dalla penisola italiana nel 1941, nonché le organizzazioni politiche italiane, iniziarono a sfollare dai loro uffici. Al proclama Badoglio dell'8 settembre 1943, che segnò l'entrata in vigore dell'armistizio di Cassibile, con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità verso gli Alleati durante la seconda guerra mondiale e l'inizio di fatto della resistenza italiana contro il nazifascismo, seguì la soppressione, il 19 agosto 1943, del Governatorato della Dalmazia[26].
In questi frangenti, Traù venne occupata dalle truppe dell'Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia di Josip Broz Tito, con centinaia di persone che si arruolarono volontarie tra i partigiani. Poco dopo, superata una vana resistenza, i partigiani furono costretti a ritirarsi a causa dell'avanzata della Wehrmacht, con i tedeschi che posero poi Traù sotto l'autorità dello Stato Indipendente di Croazia. La città fu quindi occupata dai tedeschi e dagli ustascia croati fino a quando i partigiani di Tito, nel 1944, la liberarono definitivamente.
Dopo l'inizio della guerra d'indipendenza croata, che è datato giugno 1991, Traù è entrata a far parte della moderna Croazia, Stato che ottenne il riconoscimento internazionale nel 1992, quando fece il suo ingresso nell'ONU. Traù fu coinvolta, come tutta la Dalmazia, dalle guerre jugoslave, che scoppiarono nel marzo del 1991 con la guerra d'indipendenza slovena e che portarono infine, con la perdita anche della Bosnia ed Erzegovina, alla formale dissoluzione della Jugoslavia (1992). Traù, a causa della guerra, subì ingenti danni, che ebbero i prodromi con la guerra d'indipendenza croata.
Negli anni successivi alla fine della guerra la città conobbe una forte e duratura recessione economica, seguita da un discreto sviluppo negli anni Settanta e Ottanta. Solo dal XXI secolo Traù, come tutta la Dalmazia, ha però ritrovato un buon dinamismo economico e produttivo, soprattutto grazie al turismo, che è in costante crescita. Dall'essere solamente un nodo di transizione del traffico turistico, Traù è diventata una delle destinazioni principali della Dalmazia, soprattutto grazie al suo notevolissimo patrimonio artistico e culturale. A questo si sono aggiunti i turisti che navigano il Mar Adriatico con piccole imbarcazioni, che hanno preso Traù come una delle proprie destinazioni. Per questi ultimi è stato ampliato il porto di Traù, che dopo i lavori ha raggiunto una capacità massima di 500 imbarcazioni. Come conseguenza, a Traù, sono stati edificati nuovi hotel e resort.
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia c'è stato un piccolo aumento del numero dei dalmati italiani presenti a Traù e nel resto della Dalmazia[30].
Traù ha una storia che dura da più di due millenni. La sua cultura artistica, nonché la sua architettonica e la sua urbanistica sono state influenzate dagli antichi Greci, dagli antichi Romani e dalla dominazione della Repubblica di Venezia. Il centro storico di Traù possiede una concentrazione particolarmente elevata di palazzi, chiese e torri. Degna di nota, fuori dal centro abitato principale, una fortezza situata sull'isola di Bua.
Traù possiede un vasto esempio di costruzioni architettura romanico-gotiche. La parte più antica dell'abitato, da un punto di vista architettonico, risale all'epoca medievale. Quest'ultimo è contornato da mura, piccole fortezze e torri, a cui si aggiungono, più esternamente, palazzi e dimore romaniche, gotiche, rinascimentali e barocche. La più importante chiesa di Traù è la cattedrale di San Lorenzo, il cui portale principale è stato realizzato da Mastro Radovan. Essa è il più importante edificio religioso di stile romanico-gotico della Croazia.
«Traù è un importante esempio di centro storico cittadino con continuità urbanistica. Il centro abitato appartenente al comune di Traù e presente sull'isola di Bua, che ha una pianta ortogonale e che ha un'urbanistica greco ellenistica, ha subito ampliamenti e abbellimenti che si sono succeduti costantemente nei secoli e che ha portato alla costruzione di edifici civili e di fortificazioni. Il centro storico di Traù è caratterizzato da chiese romaniche e da edifici civili rinascimentali e barocchi che risalgono al periodo veneziano.»
(Motivazione dell'inserimento del centro storico di Traù nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO)
La cattedrale di San Lorenzo è stata costruita sulle fondamenta di una precedente cattedrale paleocristiana distrutta dai Saraceni nel 1123 durante il sacco di Traù. I lavori di costruzione dell'attuale edificio iniziarono nel 1213 e terminarono nel XVII secolo. La cattedrale è dedicata a san Lorenzo, ma è nota per la devozione anche a san Giovanni da Traù. La maggior parte della costruzione è in stile romanico, mentre l'interno della volta, costruita nel XV secolo, è in stile gotico.
La chiesa di San Pietro è parte di un monastero benedettino fondato, secondo la leggenda, da Béla IV d'Ungheria. La facciata della chiesa è abbellita da un portale barocco decorato con un busto di san Pietro realizzato da Niccolò di Giovanni Fiorentino. Gli interni sono stati successivamente restaurati in stile barocco nella seconda metà del XVII secolo. Risale allo stesso periodo il soffitto ligneo, che è costituito da elementi ovali, semiovali e esagonali, con questi ultimi che ne decorano i bordi. Sono anche presenti due altari laterali, una dedicato alla Madonna e l'altro a sant'Ignazio di Loyola. L'altare maggiore è in legno, ma dell'originale sono solo sopravvissute due statue, una dedicata a san Pietro e l'altra a san Paolo. Sotto il pavimento della chiesa si trovano le tombe di famiglia di nobili casate di Traù, tra cui gli Andreis e i Cippico.
La chiesa di San Sebastiano è stata realizzata nel 1476 come cappella votiva costruita grazie alle offerte donate dai cittadini di Traù per una grazia ricevuta durante un'epidemia. Il frontale è rinascimentale, mentre due statue presenti all'interno, una rappresentante san Sebastiano e l'altra il Gesù Salvatore, sono state realizzate da Niccolò di Giovanni Fiorentino. Sono anche presenti, all'interno, due bassorilievi rappresentanti altrettanti scudi nobiliari, uno dell'arcivescovo Giacomo Torlon e l'altro del duca Malipiero. Pregevoli sono le due torri lungo la facciata, su una delle quali è situato un orologio. Sul muro orientale della chiesa sono presenti sei piccole absidi appartenenti all'antica chiesa di Santa Maria. Sulla parete occidentale è presente una targa con i nomi dei traurini morti durante la guerra d'indipendenza croata.
Già citata in un documento del XIII secolo, fu rifatta nel 1471 da Niccolò di Giovanni Fiorentino. La funzione dell'edificio era quella di ospitare le riunioni pubbliche della cittadinanza. Sotto il porticato è conservato un dittico del Fiorentino raffigurante San Lorenzo e san Giovanni da Traù.
Il Palazzo Garagnin-Fanfogna è costituito da due ali, una in stile romanica e l'altra in stile gotico, unite nella metà del XIX secolo su progetto dell'architetto Ignacije Macanović. Oggi al primo piano è situato il lapidarium della città di Traù, all'interno del quale sono custoditi, tra l'altro, pietre provenienti dalla mura cittadine. Il palazzo ospita anche una galleria d'arte. L'ingresso principale del palazzo, in stile barocco, è invece situato sul lato est dell'edificio, lungo la via principale di Traù. All'interno del palazzo sono anche presenti ambienti riccamente decorati da stucchi, così come riccamente decorato è anche il locale dove un tempo era situata la biblioteca del palazzo.
Il Palazzo Cippico, che risale al XV secolo, si trova di fronte alla cattedrale di San Lorenzo. La parte più antica del palazzo risale all'Alto Medioevo, mentre la maggior parte è del Basso Medioevo (XIII secolo). Il palazzo è stato oggetto di un'importante ristrutturazione nel XV secolo, opera di Niccolò di Giovanni Fiorentino, Andrea Alessi e Giovanni Dalmata.
Il castello del Camerlengo è una fortezza realizzata dalla Repubblica di Venezia per difendere la città dagli attacchi degli ottomani. È stato realizzato a metà del XV secolo come ampliamento della Torre della Veriga, a sua volta edificata nel tardo XIV secolo. Attualmente viene utilizzato come sede per spettacoli culturali durante i mesi estivi. In origine era la sede del camerlengo, ovvero del funzionario amministrativo della Repubblica di Venezia.
L'antico sistema difensivo di Traù è costituito dalle mura cittadine, che risalgono al XV secolo, e dalla porta cittadina principale, che risale al XVII secolo. Le mura sono collegate ancora oggi con il già citato castello del Camerlengo.
La torre di San Marco è stata realizzata nel XV secolo dalla Repubblica di Venezia per difendere Traù dagli attacchi degli ottomani. Originariamente era collegata, grazie alle mura cittadine, al castello del Camerlengo.
Il "museo città di Traù" (cr.Muzej Grada Trogira)[32] è ospitato nel Palazzo Garagnin-Fanfogna, dimora storica con arredi originali settecenteschi. Oltre al museo, all'interno del palazzo si trova la biblioteca privata della famiglia Garagnin, che comprende circa 6 000 volumi. Il museo ha uno spazio espositivo che comprende reperti archeologici antichi e cimeli legati a Traù ascrivibili a un periodo storico compreso dall'antichità fino ai giorni nostri, nonché antichi documenti legati alla città. Il museo ha anche una sala dove sono esposte le opere d'arte della pittrice traurina Cata Dujšin-Ribar, donate alla città dall'artista stessa.
Secondo il censimento ufficiale croato del 2011 la città è in prevalenza abitata da croati (96,99%), seguiti da altre etnie con un numero percentuali trascurabili: serbi (0,70%), albanesi (0,58%), bosniaci (0,38%), turchi (0,12%), oltre che una minima minoranza italiana autoctona (0,08%)[34].
Secondo il linguista Matteo Bartoli, all'inizio delle guerre napoleoniche (1803), l'italiano era l'idioma parlato come prima lingua da circa il 33% della popolazione dalmata[13][14]. Secondo il censimento austriaco del 1865 la percentuale dei dalmati italiani raggiungeva il 12,5% del totale nella regione.[35]
Secondo i successivi censimenti austriaci a Traù[36], nel 1880 si contavano 1 960 italofoni su 3 129 abitanti, il 62,64% della popolazione. Negli anni successivi diminuirono bruscamente, tanto che nel 1890 gli italofoni erano solo 171, mentre nel censimento del 1900 se ne registrarono 170. Dopo la prima guerra mondiale e l'annessione della città al Regno di Jugoslavia, iniziò l'esodo di gran parte della popolazione di madrelingua italiana, soprattutto verso Zara e Lagosta. La presenza italiana è scomparsa quasi completamente dopo la seconda guerra mondiale in seguito all'esodo giuliano dalmata.
Oggi a Traù, secondo il censimento ufficiale croato del 2011, è presente una piccola comunità italiana composta da 10 traurini, lo 0,08% della popolazione[37].
Lingue e dialetti
La madrelingua più diffusa è il croato, che è parlato dall'98,2% della popolazione, seguono poi altre lingue che raggiungono complessivamente l'1,5%. Lo 0,3% della popolazione non dichiara nessuna madrelingua.
A Traù i cattolici sono il 92,6% della popolazione, seguono poi altre religioni che raggiungono complessivamente una percentuale il 7%, mentre lo 0,4% della popolazione non professa nessuna religione.
Geografia antropica
Urbanistica
Il comune di Traù sorge, oltre che sulla terraferma, anche sull'isola di Bua (Čiovo), che è collegata al continente per mezzo di un ponte girevole. Detta anche la "piccola Venezia", Traù è un piccolo gioiello che conserva numerosi edifici medievali di impronta veneziana.
Il centro storico di Traù, che risale quasi interamente al XIII secolo e che comprende più di dieci chiese storiche, ha nella cattedrale romanica di San Lorenzo il suo punto di maggiore interesse urbanistico.
Altri monumenti notevoli da un punto di vista urbanistico, vista al loro posizione, sono la Loggia pubblica (1308), il castello del Camerlengo (1420-1437), il Maschio di San Marco, la torre dell'Orologio, il palazzo dei Cippico, la chiesa di San Domenico, la chiesa di San Nicola con annesso il monastero delle benedettine, la porta di Terraferma, la porta Marina e, a fianco, la loggia della Pescheria.
Il lungomare deve la sua particolarità alla contrapposizione tra le storiche architetture delle abitazioni che vi si affacciano, e la presenza di moderne barche e di yacht di lusso, che sono anche ormeggiati nel porto di Traù.
Suddivisioni amministrative
Il comune di Traù è diviso in nove insediamenti (naselja)[39] di seguito elencati. Tra parentesi il nome in lingua italiana, a volte desueto.
L'economia di Traù è basata sul settore primario con una percentuale del 3,6%, sul settore secondario con una percentuale del 29,8% e sul settore terziario con una percentuale del 66,6%. Fino alla fine della seconda guerra mondiale l'attività principale a Traù era l'agricoltura, che si svolgeva soprattutto nelle pianure fertili intorno alla città, e la pesca. A partire dal secondo dopoguerra l'economia di Traù è virata verso l'industria e il turismo, con la prima che si è notevolmente ridimensionata dopo la dissoluzione della Jugoslavia (1992).
Il turismo è la maggior fonte di sostentamento della città, che fornisce il 50% delle entrate finanziarie del comune. Traù possiede un'importante struttura ricettiva turistica con oltre 20 000 posti letto distribuiti negli alberghi e nelle abitazioni private. Il porto di Traù è uno dei porti croati che ha conosciuto la maggiore espansione negli ultimi anni, con il suo traffico crocieristico e di imbarcazioni da diporto che è cresciuto costantemente.
L'altra attività importante da un punto di vista economico, per Traù, è quella della cantieristica navale con la presenza di una rilevante industria che è nata all'inizio del XX secolo e che è stata in grado di varare, dall'anno dell'indipendenza della Croazia (1991), oltre 90 imbarcazioni, alcune delle quali hanno una stazza lorda di oltre 55 000 tonnellate.
Infrastrutture e trasporti
Traù non possiede un aeroporto. Quello più vicino alla città è l'aeroporto di Spalato-Castelli, che si trova a sei chilometri da Traù, a cui è collegato da linee di autobus extraurbane. Come già accennato, a Traù sono presenti due baie che sono adibite ad attracco di piccole e medie imbarcazioni.
L'infrastruttura viaria più importante che attraversa Traù è la strada Maestra Adriatica, via di comunicazione che costeggia buona parte della costa orientale del Mare Adriatico e che appartiene alla strada europea E65. Nel 2005 sono stati ultimati i lavori di prolungamento dell'autostrada A1 croata, che ha permesso il collegamento autostradale diretto di Traù con Zagabria.
^Touring Club Italiano, Croazia. Zagabria e le città d'arte. Istria, Dalmazia e le isole. I grandi parchi nazionali, Touring Editore, Borgaro Torinese (TO) 2004, pp. 95-98.
^Diocletian's Palace, su megalithic.co.uk, The Megalithic Portal. URL consultato il 14 aprile 2019.
^abBartoli, Matteo. Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia. p.46
^abSeton-Watson, "Italy from Liberalism to Fascism, 1870-1925". pag. 107
^Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971
^Secondo il censimento ufficiale jugoslavo del 1921, in tutto il Paese slavo vivevano 12 553 italofoni, 9 365 dei quali nell'area della Croazia, Dalmazia, Slavonia, Međimurje, Veglia e Castua, e 40 in Montenegro. Si veda in merito La Comunità Nazionale Italiana nei censimenti jugoslavi 1945-1991, Unione Italiana-Università Popolare di Trieste, Trieste-Rovigno 2001, p. 30.
^Alcuni geografi non considerano l'isola di Veglia come parte della Dalmazia.
^Traù, uno scrigno pieno di storia, su editfiume.info. URL consultato il 19 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2019).
^ANVGD, su anvgd.it. URL consultato il 1º novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2017).
^Dizionario Enciclopedico Italiano (Vol. III, pag. 729), Roma, Ed. Istituto dell'Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani, 1970
^Guerrino Perselli. I Censimenti della popolazione dell'Istria, con Fiume e Trieste, e di alcune città della Dalmazia tra il 1850 e il 1936. Unione Italiana - Fiume & Università Popolare di Trieste. Trieste - Rovigno, 1993, p. 467
^Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, p. 894.
^Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, p. 901.
^abTouring Club Italiano, Istria, Quarnaro, Dalmazia. Escursioni, sport, divertimenti, enogastronomia, arte e cultura, Touring Editore, Milano 2004, p. 159, ISBN 9788836530441.
^Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, pp. 900-901.