Costruita in cima ad un colle, Akrai era difficilmente attaccabile e al tempo stesso costituiva un punto ideale per vigilare sui territori circostanti.[2] Grazie all'importanza della sua posizione strategica, la città si sviluppò fino a raggiungere il massimo splendore sotto il regno di Gerone II (275 a.C.-215 a.C.). Fedele a Siracusa, ebbe però vita politica, amministrativa e militare autonome, al punto che un suo esercito intercettò quello di Nicia (421 a.C.) nel Val di Noto o nella Valle dell'Anapo e contribuì alla sua sconfitta.
Nel 211 a.C., dopo la caduta di Siracusa, passò a far parte della provincia romana, assumendo il nome latino Acrae; in seguito passò sotto il dominio bizantino fino all'invasione araba.
La cittadina fu completamente distrutta dagli Arabi nell'827 e il sito, rimasto abbandonato, pian piano venne ricoperto da terriccio e vegetazione spontanea scomparendo alla vista e venendo dimenticato per quasi otto secoli.
Scavi
Il primo studioso a individuare il sito della città scomparsa fu nel XVI secolo lo storico siciliano Tommaso Fazello;[2] ma fu il baroneGabriele Iudica,[2] che all'inizio del XIX secolo intraprese i primi scavi archeologici nel sito di Akrai[2] e descrisse le sue ricerche nel libro Le antichità di Acre, pubblicato con la data del 1819.[4]
Gli scavi successivi della città arcaica hanno riportato alla luce il Teatro, di piccole dimensioni, ma in ottimo stato di conservazione; la scoperta fu annunciata da Gabriele Iudica nel 1824.[5] Sulla parte posteriore sorgono due latomie, cave di pietra, denominate Intagliata e Intagliatella, della metà del IV secolo a.C.. Sul pianoro sopra la latomia dell′Intagliata si trovano i blocchi di base dell′Aphrodision, il Tempio di Afrodite, eretto nel VI secolo a.C.[2] Sul lato occidentale sorge il Bouleuterion, dove il consiglio cittadino si riuniva, scoperto sempre da Iudica nel 1820.[2] Ad est del colle sorgono i Templi Ferali dedicati al culto dei morti.
Da ricordare pure i notevoli lavori compiuti da Luigi Bernabò Brea nel secondo dopoguerra.
«Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant'anni dopo Siracusa, Casmene vent'anni circa dopo Acre. Anche Camarina fu fondata dapprima dai Siracusani, centotrentacinque anni circa dopo la fondazione di Siracusa; ne furono ecisti Dascone e Menecolo.»
^Copia archiviata, su regione.sicilia.it. URL consultato il 3 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2012).
^L'anno 1819, indicato sul frontespizio, corrisponde alla commissione dell'opera presso l'editore, in quanto la lettera di dedica al duca di Calabria è datata 20 ottobre 1820 e il ritratto dell'autore in antiporta è datato 1821, quindi si desume che la pubblicazione sia effettivamente avvenuta nel 1821.
^Agostino Gallo, Scoverta d'un antico monumento in Acre, in Giornale di scienze, lettere ed arti per la Sicilia, tom. V, ann. II (1824), pp. 74-76 (Contiene una Lettera del bar. Judica, datata 20 maggio 1824).
Luigi Bernabò Brea, Akrai, collana Società di storia patria per la Sicilia orientale. Serie 3. Monografie archeologiche della Sicilia, Catania, Industria Grafica "La Cartotecnica» di Scicali & Molino, 1956.
Luigi Bernabò Brea e Francesco D'Angelo, Il tempo di Afrodite nell’antica Akrai, in Studi Acrensi (1980-1983), vol. 1, Palermo, Stass srl per Istituto Studi Acrensi, maggio 1985, pp. 9-22.
(EN) Paolo Daniele Scirpo, Akrai/Acrae. A selected bibliography (1558-2015), in Roksana Chowaniec (a cura di), Unveiling the past of an ancient town : Akrai-Acrae in South-Eastern Sicily, Warsaw, Poland, Institute of Archaeology, University of Warsaw, 2015, pp. 359-396, ISBN978-83-61376-26-2.