Le principali religioni in Albania sono l'islam e il cristianesimo. I musulmani rappresentano la maggioranza della popolazione albanese e sono in prevalenza tradizionalmente sunniti, mentre una minoranza si identifica nella confraternitabektashi. La minoranza cristiana è divisa tra cattolici e ortodossi.
A partire dal XX secolo il nazionalismo albanese adottò un'identità fortemente laica. L'odierno ambiente religioso in Albania è stato profondamente influenzato dalla secolarizzazione forzata implementata dal regime di Enver Hoxha attraverso l'ateismo di stato. Nel XXI secolo la gran parte degli albanesi, pur conservando l'identificazione con la propria religione, non è praticante.
Storia
Antichità
Gli antichi abitanti della regione albanese, gli Illiri, erano pagani e praticavano il culto del Sole e del Serpente. Anche se la storia ci ha raccontato poco di questo popolo, avevano dei riti pagani.
Riguardo alle loro divinità sono rimaste delle leggende nel folklore albanese, tra cui la storia di uomini giganti e forti, di ragazze belle che rubano il cuore degli eroi, di draghi con sette teste, di fanciulle che danzano di notte vicino ai laghi e rapiscono bambini, di demoni e streghe[1][2].
Le loro feste erano legate alla natura; in particolare si svolgevano durante il cambio delle stagioni, in corrispondenza dei solstizi e degli equinozi. Il 14 marzo era il giorno dedicato al Sole, visto che questo era il giorno che segnava l'inizio della primavera presso le tribù illiriche.
L'opera di cristianizzazione fu portata avanti, in seguito, anche dai missionari cristiani attraverso l'antica Via Egnatia e il territorio dell'antica Illiria, dove si fondano le prime comunità e chiese cristiane illiriche. Secondo recenti scoperte archeologiche come le sinagogheebraiche nelle città di Saranda e Valona, in alcune città costiere del territorio dell'Albania in quei tempi sorsero anche alcune piccole comunità ebraiche.
Le comunità cristiane rimasero legate alla Chiesa cattolica grazie alla presenza di capi spirituali italiani e albanesi e alla volontà dei principi dei clan Arianiti, Kastrioti, Balshaj, Topiaj, Gjon Markaj, Dukagjini, Muzakaj.
Fu soprattutto dopo il XIII secolo, nel periodo dell'Impero latino (1204-1474) che il cattolicesimo si affermò nell'Albania settentrionale, dove ancora oggi è concentrato in prevalenza[4].
Nel 1478 il territorio del Principato dell'Albania entrò a far parte dell'Impero ottomano col nome di Arnawutluq. Sotto la dominazione ottomana, per oltre quattro secoli, l'Islam divenne la religione della maggioranza della popolazione, mentre il Cristianesimo, sia ortodosso sia cattolico, era praticato in misura minore.
Nel nord l'Islam si diffuse più lentamente a causa della resistenza della Chiesa cattolica e del terreno montuoso, fattori che contribuirono a limitare l'influenza musulmana. Nel centro e nel sud, invece, alla fine del XVII secolo la popolazione urbana si era in massima parte convertita alla religione dell'élite musulmana albanese. Proprio la creazione di una classe dirigente musulmana di etnia albanese che era in grado di giocare un ruolo importante nella vita politica ed economica dell'Impero ottomano spinse molti albanesi a convertirsi. Tuttavia, bisogna ricordare che l'autorità turca spingeva alla conversione sia con una forte tassazione sulle proprietà delle famiglie albanesi non musulmane, sia con la minaccia di arruolare i loro figli nelle campagne militari. In molti dunque accettarono una conversione quasi imposta.[3]
I musulmani albanesi erano divisi in due comunità, i sunniti e i sufi bektashi, i primi storicamente residenti nelle città, i secondi nelle montagne.
Per quanto riguarda la Chiesa ortodossa albanese, durante questo periodo essa fu soggetta al Patriarcato di Costantinopoli; tutte le funzioni religiose e le attività culturali di questa comunità religiosa si svolgevano in greco. Inoltre, per sfuggire all'islamizzazione e conservare la loro identità religiosa, alcuni preferirono diventare criptocristiani. Ovvero, essi usavano nomi musulmani e si comportavano, nella loro vita sociale, come tali. Tuttavia, segretamente in famiglia mantenevano le tradizioni ortodosse. Tale fenomeno durò dalla fine del Seicento al tardo Ottocento[4].
Al momento dell'indipendenza nel 1912, la lunga occupazione ottomana aveva reso la nazione un Paese a prevalenza musulmana (intorno al 70%), l'unico Stato islamico in Europa[5]. Durante il Regno d'Albania (1928-1939), la religione fu sottoposta al controllo dello Stato. La Costituzione del 1928, all'articolo 5 afferma che "non c'è alcuna religione ufficiale. Tutte le religioni e le fedi sono rispettate; la libertà di culto e il libero esercizio della sua pratica esteriore sono garantiti"[6].
Nel 1923, il Congresso Musulmano Albanese decise di rompere ogni relazione con il Califfato, stabilì una nuova forma di preghiera (in piedi anziché con il tradizionale rito salah), bandì la poligamia ed abolì l'uso del velo (hijab) per le donne[7].
Statistiche risalenti agli anni trenta indicano una popolazione circa al 70% musulmana (sunnita e bekstashi), con un 20% di ortodossi e un 10% di cattolici.
In questo periodo tra l'indipendenza e l'avvento del comunismo, la classe dirigente albanese era musulmana, ma essa non interferì con la libertà religiosa del Paese.
Repubblica Popolare d'Albania
Dopo la Seconda guerra mondiale, il controllo del Paese cadde nelle mani del governo comunista, che combatté duramente le varie comunità religiose.
La Riforma Agraria del 1945 nazionalizzò la maggior parte delle proprietà degli istituti religiosi; molti religiosi e fedeli furono processati, torturati e giustiziati. L'11 gennaio 1946 l'Atto di Proclamazione della Repubblica popolare albanese sanciva la separazione fra Stato a Chiesa. Sempre nello stesso anno, sacerdoti, frati e suore di fede cattolica e di nazionalità straniera furono espulsi.
Questo era solo l'inizio della guerra alla religione voluta da Enver Hoxha. Nel gennaio 1949, quasi tre anni dopo l'adozione della prima Costituzione comunista che garantiva la libertà di culto, una legge stabilì che le comunità religiose dovessero ricevere l'approvazione dello Stato, che dovessero essere conformi alle leggi dello Stato e ad i buoni costumi e che tutte le nomine e i regolamenti dovessero essere sottoposte all'approvazione dello Stato; persino le lettere pastorali e le omelie. Alle istituzioni religiose fu proibito di occuparsi dell'istruzione, di opere filantropiche e degli ospedali.
Nel 1967 l'Albania si dichiarò il primo Stato ateo al mondo e tale affermazione fu riportata nella Costituzione del 1976. Infatti, nell'articolo riguardante la religione si leggeva: «Lo Stato non riconosce alcuna religione e appoggia e svolge la propaganda ateista al fine di radicare negli uomini la concezione materialistico-scientifica del mondo» [senza fonte].
Inoltre, il codice penale del 1977 stabilì pene dai 3 ai 10 anni per «propaganda religiosa e produzione, distribuzione e conservazione di letteratura religiosa».
Molte chiese e moschee furono rase al suolo, altre invece furono chiuse o divennero proprietà dello Stato, che le destinò ad usi civili, come centri culturali o persino magazzini industriali. Inoltre, le nuove generazioni furono educate nell'ateismo. Infine, furono cambiati i nomi delle città e dei luoghi legati in qualche modo alla religione ed anche i nomi di albanesi cristiani che non erano conformi agli «standard politici, ideologici o morali dello Stato»[9].
Dopo la presa del potere nel 1944, il regime comunista non compì alcun censimento sull'affiliazione religiosa della popolazione. Una stima effettuata alla fine della Seconda guerra mondiale registra, su una popolazione all'epoca di 1.180.500 persone, 826.000 musulmani (70%), 212.500 ortodossi albanesi (18%) e 142.000 cattolici (12%). I musulmani erano divisi in sunniti (600.000) e Bektashi (226.000)[5].
Solo negli anni ottanta, la dura campagna antireligiosa si allentò. Il successore di Hoxha, Ramiz Alia, adottò una posizione relativamente più tollerante e definì la religione una «questione privata e familiare». Nel 1988 fu permesso ai religiosi emigrati di tornare in Albania e di officiare le funzioni religiose.
Come ultimo atto, nel dicembre 1990 la libertà di culto fu ufficialmente ripristinata.
La religione dopo la caduta del comunismo
Quando lo stato albanese concesse la libertà di culto, l'Albania divenne la meta di molti missionari e gruppi religiosi venuti da Stati Uniti, Italia, Regno Unito, Arabia Saudita. Oltre ai pionieri Baha'i, diversi missionari cattolici, ortodossi, protestanti (evangelici e battisti in particolare) e islamici, giunsero nel Paese balcanico anche alcune sette religiose, tra cui i Mormoni, gli Avventisti del Settimo giorno, ecc.
Molti albanesi, precedentemente atei o agnostici, si convertirono ad una delle numerose confessioni religiose.
La figura di Madre Teresa, albanese della diaspora, ha un culto diffuso in tutto il mondo.
La Costituzione del 1998, all'articolo 10, afferma la laicità dello Stato e sancisce l'uguaglianza dei vari culti. Inoltre l'articolo 3 pone la coesistenza religiosa tra i principi fondanti dello Stato[11][12][13][14].
^ab(EN) Part 3: From the 11th Century to 1767, su The Church of Albania, OrthodoxAlbania.org. URL consultato il 23 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2008). Fonte: George A. Christopoulos. The Splendour of Orthodoxy. 2000 Years – History • Monuments • Art , Vol. II - Patriarchates and Autocephalous Churches, Athens, Ekdotike Athenon, 2000.
^ab(EN) Religion, Before 1944, su A Country Study: Albania, The Library of Congress. URL consultato il 23 maggio 2009.
^(EN) Albania dispatch, su time.com, Time magazine, 14 aprile 1923. URL consultato il 23 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2013).
^(EN) Part 3: From 1767 to 1937, su The Church of Albania, OrthodoxAlbania.org. URL consultato il 23 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 27 maggio 2008). Fonte: George A. Christopoulos. The Splendour of Orthodoxy. 2000 Years – History • Monuments • Art , Vol. II - Patriarchates and Autocephalous Churches - , Ekdotike Athenon, Athens, 2000.
^(EN) Hoxha's Antireligious Campaign, su A Country Study: Albania, The Library of Congress. URL consultato il 23 maggio 2009.
^Gli albanesi emigrati in Italia soprattutto alla fine del XV secolo, quando per effetto del Concilio di Firenze ci fu un breve riavvicinamento tra cattolici latini e greci, continuarono il rito bizantino, ma furono pienamente in comunione, sul piano disciplinare, con la chiesa romana.
«1. La sovranità dello Stato e la sua integrità territoriale, la dignità dell'uomo, i diritti e le libertà, la giustizia sociale, il sistema costituzionale, il pluralismo, l'identità e l'eredità nazionale, la convivenza religiosa, nonché la comprensione degli Albanesi verso le minoranze sono il fondamento dello Stato, che ha l'obbligo di rispettarli e tutelarli.»
«1. È garantita la libertà di coscienza e di religione.
2. Ognuno è libero di scegliere o di cambiare la religione o le convinzioni,nonché di professarle individualmente e collettivamente, in pubblico e nella vita privata, attraverso il culto, l'istruzione e le pratiche dei riti.
3. Nessuno può essere obbligato o privato delle facoltà di partecipazione ad una comunità religiosa o alle sue pratiche, nonché di professare in pubblico le proprie convinzioni o la sua fede»
^KUSHTETUTA E REPUBLIKËS SË SHQIPËRISË (PDF), su parlament.al. URL consultato il 24 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2020).