Tra i borghi più piccoli della regione è per numero di abitanti il comune meno popoloso della provincia e al quinto posto in Liguria, preceduto dai comuni genovesi di Rondanina, Fascia, Gorreto e dal comune imperiese di Armo.
Un diploma imperiale del 967 di Ottone I di Sassonia conferma che, come molti borghi della zona, Massimino rientrava nei confini della Marca Aleramica. Nell'XI secolo passò sotto il dominio di Bonifacio del Vasto e, alla morte di questi, al figlio Anselmo, primo marchese di Ceva.
Sempre sotto la dominazione del marchesato monferrino, dal 1417 per volere del marchese Manuele Del Carretto, signore di Finale, il territorio compreso tra Massimino, Bormida, Calizzano, Osiglia e Pallare passò al marchese Marco Del Carretto; quest'ultimo fu il capostipite della famiglia carrettesca del ramo di Calizzano e alleato della famiglia genovese dei Fregoso.
Nel 1598 rientrò tra i domini spagnoli del Marchesato di Finale finché fu acquistato, nel 1713, dalla Repubblica di Genova per la sua posizione strategica di controllo di confine da e per il Basso Piemonte. Nel periodo genovese il borgo fu inserito nella podesteria di Calizzano.
Con la dominazione francese la municipalità di Massimino rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Letimbro, con capoluogo Savona, all'interno della Repubblica Ligure. Dal 28 aprile del 1798 con i nuovi ordinamenti francesi, fece parte del X Cantone, capoluogo Calizzano, della Giurisdizione delle Arene Candide e dal 1803 centro principale del V Cantone delle Arene Candide nella Giurisdizione di Colombo. Annesso al Primo Impero francese, dal 13 giugno 1805 al 1814 venne inserito nel Dipartimento di Montenotte (cantone di Ceva).
«D'azzurro, al castello d'argento, chiuso e murato di nero, finestrato di uno dello stesso sopra la porta, le due torri merlate ognuna di quattro alla guelfa, esso castello sormontato dallo scudetto d'oro, alle cinque bande di rosso, e circondato da dodici stelle di cinque raggi d'oro, poste in cerchio. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante di azzurro, il motto, in lettere maiuscole di nero, Maximinvs operosvs.[5]»
Gonfalone
«Drappo di rosso riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma comunale con la iscrizione centrata in argento, recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto rosso con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.[5]»
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 21 marzo 1997[6], trascritto nel Registro Araldico dell'Archivio Centrale dello Stato l'11 aprile 1997, registrato nei registri dell'Ufficio Araldico il 9 maggio 1997.[5]Lo scudetto sopra il castello riprende il blasone dei marchesi Del Carretto che detenevano il potere sul comune, definito, anticamente, castrum (borgo ai piedi del castello cinto da mura). Le dodici stelle che circondano il castello richiamano il simbolo dell'Europa Unita.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa parrocchiale di San Donato nella borgata di San Vincenzo, sede comunale. Secondo le fonti storiche fu fondata verso la fine del XVIII secolo; l'attuale struttura, in stile barocco, fu edificata tra il 1818 e il 1820.
Oratorio di San Vincenzo Ferreri nella borgata di San Vincenzo, costruito nel 1797. Nelle vicinanze della parrocchiale di San Donato, è oratorio dei Disciplinanti e sede della Proloco; precedentemente fu anche utilizzato come scuola.
Chiesa di San Giovanni Battista nella borgata di Costa. Considerata la più antica del territorio massiminese, presenta sui fianchi quattro lunette affrescate e tracce di affreschi sono ancora visibili nella facciata.
Chiesetta di Sant'Antonio da Padova nella borgata di Muraglia, edificata nel 1744.
Chiesetta di Sant'Antonio Abate nella borgata di San Pietro, restaurata nel 1773.
Chiesa di San Giuseppe, edificata presso i ruderi di un preesistente castello, l'edificio è di origini antichissime, forse del XV secolo o antecedente, con una struttura in pietra a vista e tre finestrelle sopra il portale dell'aperta facciata. Già sede della Confraternita dei Disciplinanti, conserva tracce di affreschi datati al 1543.
Architetture militari
Del vecchio borgo medievale e dell'antico castello rimangono ad oggi soltanto i ruderi. Tale mura costituivano i confini del Marchesato di Finale.
In località Boscogrande si trovano due cavità naturali ellittiche, scavate sopra un masso affiorante lungo il sentiero, che gli abitanti del borgo chiamano "Zampe del diavolo" per l'antica tradizione popolare che attribuisce al demonio la formazione di tale fenomeno naturale.
Confina a nord con i comuni di Bagnasco (CN) e Perlo (CN), a sud ed ovest con Bagnasco, ad est con Perlo, Murialdo e Calizzano.
Economia
Anticamente i boschi di castagno e i suoi frutti costituivano la risorsa principale dei contadini del luogo. Oggi piccole industrie, specie nel settore del legno, contribuiscono al settore finanziario di Massimino.
^Il toponimo dialettale è citato nel libro-dizionario del professor Gaetano Frisoni, Nomi propri di città, borghi e villaggi della Liguria del Dizionario Genovese-Italiano e Italiano-Genovese, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1910-2002.
^abcMassimino, su araldicacivica.it. URL consultato il 6 novembre 2011.
^Massimino, su Archivio Centrale dello Stato. URL consultato il 7 maggio 2023.