È situata tra montagna, collina e pianura: questa è a nord, verso Torino, distante circa 90 km; la parte posta su un colle, a est guarda verso le Langhe; verso sud e ovest guarda verso le Alpi.
È su più livelli: il rione Piazza, posto sulla collina (560 m s.l.m.) denominata del Monte Regale (da cui il nome dei suoi abitanti), è il nucleo originario; i rioni di Breo, Pian della Valle, Carassone, Borgato e Rinchiuso sono collocati in basso, lungo il torrente Ellero (affluente del Tanaro), ebbero il loro massimo sviluppo tra '700 e '800, con la nascita di attività manifatturiere, di fabbriche e con l'arrivo della ferrovia; il rione Altipiano è la zona residenziale più abitata e moderna.
Il nome del comune deriva della parole latineMons (monte) e vicus (strada, villaggio), da cui derivano le attestazioni Mons de Vicis, Mons de Vico e Mons Vici da cui la derivazione "Mondovì".[6]
Invece altre attestazioni indicano l'origine del nome dal piemonteseMont ëd Vì (Monte di Vico), derivante dalla posizione della cittadella, posta al di sopra della città di Vicoforte.
Gli abitanti, invece, prendono il nome di "monregalesi", che deriva da Mons Regalis ovvero il nome con cui era nominata prima la città.[6]
Mondovì in epoca medievale era denominata Mons o Mons Regalis, talvolta, anche se raramente, definita villa[7]; il nome "Mondovì" risulta invece attestato nelle fonti a partire dal 1500.[8]
Storia
Antichità
La zona fu abitata dall’uomo fin dall’Età del Bronzo. Rientrante nel territorio dei LiguriBagienni durante l’antichità, fu successivamente occupata dai romani che nel II sec. a.C. costruiscono una grande città nelle sue vicinanze: Augusta Bagiennorum (attuale Bene Vagienna).[9] Antichi insediamenti romani sono stati rinvenuti in località Breolungi che, in epoca successiva, costituì un importante avamposto bizantino, di fronte all'avanzata dei Longobardi, similmente a Morotia (Morozzo) e al Mons Fortis (Monforte). Non a caso, per più di 60 anni, il limes tra Longobardi e Bizantini, che mantenevano faticosamente il controllo dell'antica provincia della Liguria, fu costituito dai fiumi Stura e Tanaro: confine che tale rimase, per secoli, a delimitare la Longobardia Occidentale (poi Piemonte) dalla Liguria.[10]
Medioevo ed epoca moderna
Nei pressi di Mondovì esistette tra il IX e XI secolo il comitato di Bredolo, oggi Breolungi, frazione di Mondovì.
L'insediamento risulta esistente nel 1198, venendo attestato per la prima volta in tale documento come Cuneo. Tale insediamento, che prese fino al '500 il nome di Mons Regalis[8], nacque come aggregazione di alcuni abitanti di Carassone (nei pressi di Bastia, oggi indicante un altro luogo, un quartiere di Mondovì), Vasco e soprattutto Vico, numericamente superiori e definiti homines, e dunque non sottoposti ad alcun dominus loci.
L'indipendenza della cittadina fu breve, poiché il vescovo di Asti, unitosi al marchese di CevaGuglielmo I, riuscì, nel 1200, a espugnarla e, nel 1231, a distruggerla. La città risorse nel 1232; formando una lega con i comuni di Milano, Cuneo e Savigliano, resistette a un nuovo attacco degli astigiani. Mondovì divenne per un certo periodo una sorta di cripto-signoria di Bressano negli anni '40 del '200, inserendosi in quei numerosi ma primi e spesso inconcludenti tentativi da parte di alcuni signori di creare un dominio su un Comune (come tentarono in questa altezza cronologica su più Comuni Oberto II Pallavicino ed Ezzelino III da Romano, entrambi filo-imperiali).
Poco dopo la cacciata di Bressano, Mondovì fu occupata nel 1260 da Carlo I d'Angiò divenendone signore, che aveva esteso i suoi domini in gran parte del Piemonte. Fu allora che apparve, per la prima volta nella storia, il nome di Piemonte, ad indicare i domini angioini situati ai piedi dei monti, per chi giungeva da Provenza o Lombardia. Nel 1274 ritornò sotto la sudditanza dei vescovi di Asti. Nel 1290, dietro pagamento in denaro, ottenne il riconoscimento dell'autonomia comunale. Gli ampi diritti e privilegi sovrani ottenuti dalla città diedero origine al nome con cui essa fu chiamata per tutto il Medioevo, Mons Regalis.
Una data importante per Mondovì è l'8 giugno 1388, quando papa Urbano VI, con la bollaSalvator Noster, vergata a Perugia, a seguito di una petizione, presentata dal marchese Teodoro II del Monferrato, costituì la diocesi del Monte Regale. Ciò avvenne durante lo Scisma d'Occidente e la promozione di Mondovì a sede vescovile fu, probabilmente, concessa per la fedeltà dimostrata da Mondovì al legittimo papa di Roma, mentre la diocesi madre di Asti era passata all'obbedienza dell'antipapa francese. Tuttavia il vescovo di Asti conservò, per alcuni secoli, il diritto di elezione del vescovo di Mondovì. Comunque il vasto territorio tra Stura, Tanaro, Alpi Liguri e Marittime, già appartenuto all'antica diocesi e contea di Auriate (probabilmente distrutta dai Saraceni), fu scorporato dal vescovado di Asti e acquisì una propria importante identità. Ovviamente la nuova diocesi era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano e il nuovo vescovo ottenne il titolo feudale di conte, ormai soltanto onorifico. La chiesa di San Donato martire, antica parrocchia e pieve del terziere più popoloso, quello di Vico, situata nella parte più alta del Quartiere Piazza, fu eretta a cattedrale. La diocesi giunse alla sua completa estensione geografica tra Stura, Tanaro, Alpi Marittime e Liguri con la bolla di papa Eugenio IV, nel 1440 (Cuneo, con l'antica abbazia benedettina di San Dalmazzo presso il Borgo di Pedona, era già stata aggregata definitivamente a Mondovì 2 anni prima, il 29 novembre 1438, sempre per decisione di papa Eugenio IV) e con la bolla di papa Pio II nel 1461.
Nel 1537 Mondovì fu occupata dai Francesi; con alterne vicende rimase nelle loro mani fino al 1559. Nel 1560Emanuele Filiberto restaurò il dominio sabaudo sui territori monregalesi.
Un ruolo centrale nella storia di Mondovì spetta alle rivolte contro i duchi sabaudi, note come "le guerre del sale", che si susseguirono tra il 1680 e il 1699. Si trattò di 3 insurrezioni consecutive, ispirate da iniziativa popolare, allo scopo di difendere le antiche autonomie e franchigie comunali, negate dal duca sabaudo, teso a forgiare uno Stato centrale di stampo assolutistico sull'esempio della Francia di Luigi XIV. Mondovì si "era data ai Savoia", non era stato conquistata: nell'atto di donazione venivano riconosciuti i suoi "liberi statuti", ora negati dal duca.
Gli iniziali successi furono compromessi dalla nobiltà che, di fronte alla reazione del potere centrale, finì per assoggettarsi alla volontà dei Savoia. Paesi come Vico, poi Vicoforte dal 1862, Montaldo, Monastero Vasco, Briaglia e le Frabose (dove maggiormente si concentrava la resistenza alle truppe sabaude, messe in difficoltà da un'autentica guerriglia favorita dai luoghi impervi) furono devastati e le popolazioni deportate nelle pianure vercellesi al di là del Po, con divieto di far ritorno alle proprie case. Proprio in seguito a questi eventi, Mondovì che, fino ad allora, era stato uno dei comuni più popolosi, ricchi e vasti del Piemonte (comune esteso tra Alpi Liguri, Brobbio, Pesio, Tanaro), vide il suo territorio smembrato in vari comuni e precipitò in una grave crisi economica, protrattasi nei secoli successivi.
Epoca napoleonica
Mondovì fu occupata, nel 1796, dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Nei pressi di Mondovì, più precisamente a Cassanio, avvenne anche l'unica battaglia vinta dalle truppe piemontesi, durante la campagna d'Italia del 1796. Venne combattuta tra un gruppo di dragoni piemontesi sbandati, circa 300, e una compagnia di cavalleria francese, comandata del generale di divisione Henri Stengel. Le truppe sabaude colsero di sorpresa, con alcune cariche di cavalleria, i francesi che, credendo di trovarsi davanti l'intera cavalleria piemontese, si dispersero, subendo gravi perdite; lo stesso Stengel venne ferito gravemente e trasportato nella cappella di San Paolo (località Bertoni). Morì nell'ospedale di Carassone, sette giorni dopo, pronunciando le parole "Le roi me connaît", interpretata come una conversione al cattolicesimo, e venne seppellito nella chiesa di San Giovanni in Lupazzanio, a Carassone. Tuttavia la tomba fu smantellata, durante la successiva ristrutturazione della chiesa, nella prima metà dell'800.
Il Monregalese venne devastato dalla riconquista del 1799, allorché le truppe austro-russe invasero il Piemonte; si combatté casa per casa, porta per porta; tornò a Napoleone, poi entrò a far parte dell'impero francese (dipartimento della Stura), dopo la decisiva battaglia di Marengo (1800); venne infine restituito ai Savoia nel 1814.
Seconda guerra mondiale
Nel periodo della RSI a Mondovì si stabilì il comando della IV divisione panzer tedesca e un manipolo di SS con a capo il comandante Theo-Helmut Lieb che si insediò nella cittadella; questi impose il divieto di tenere le mani in tasca, quello di passeggiare in strada (solo sui marciapiedi si poteva), e il divieto di circolare in gruppi di più di 4 persone. Della sua presenza furono molti i ricordi, una volta per procacciarsi i viveri i partigiani entrarono armati in città, e i cittadini uscirono festanti ad accoglierli con il tricolore. Lieb ordinò un rastrellamento dove fece 2000 prigionieri che mandò a piedi per 25 km fino a Cuneo per essere deportati in Germania; grazie all'intercessione del vescovo Sebastiano Briacca e del comandante dei carabinieri così non fu, anche se 40 ragazzi furono obbligati a entrare a far parte dell'Esercito Nazionale Repubblicano[11].
Il controllo delle operazioni anti-partigiane venne affidato al tenente dei cacciatori degli Appennini, Alberto Farina, catturato a Ceva, il 26 aprile 1945 dai partigiani e fucilato, assieme alla fidanzata (ausiliaria RSI) e ad altri fascisti locali, il 30 aprile del 1945, in piazza della Repubblica (Breo). Il 27 aprile del 1945, quasi alla fine del conflitto, il comandante locale dei partigiani Mauri offrì a Lieb la resa, la sua risposta fu: "Ho abbastanza potere e abbastanza armi da far saltare in aria tutta Mondovì. Comunque riferitegli che farò saltare i ponti". Mondovì restò intatta ma alcuni ponti vennero fatti brillare durante la ritirata tedesca.
Per ovviare alle difficoltà di collegamento tra la parte alta e quella bassa, nel 1880 venne costruita una funicolare, sulla scia di quelle costruite a Torino verso Superga e il monte dei Cappuccini. Funzionante inizialmente a contrappeso d'acqua, quindi a vapore, infine con motore elettrico, la funicolare fu chiusa nel 1976. È stata ricostruita e inaugurata il 16 dicembre 2006.
A partire dai primi anni del '900, la città si è espansa sull'altopiano fronteggiante la collina, al di là dell'Ellero; inoltre con la localizzazione della nuova stazione nuovi quartieri di Ferrone e Altipiano, quest'ultimo, con circa 10 000 abitanti, il quartiere più popoloso della città.
Con il piano regolatore del 2005 sono stati costruiti nuovi edifici residenziali (Altipiano "bis") dietro quelli già esistenti, oltre alla costruzione del parco commerciale di Mondovicino nel 2007,[12] del nuovo ospedale[13] e di un retroporto per l'area di Savona.[14]
Simboli
Lo stemma, il gonfalone e la bandiera della Città di Mondovì sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 19 marzo 2014.[15]
«Stemma di rosso, alla croce d'argento, attraversata in punta dalla montagna fondata in punta, di verde, unita a due altre montagne, più basse, dello stesso, fondate in punta, con i declivi in banda e in sbarra parzialmente celati dalla montagna centrale. Ornamenti esteriori da Città.»
Sia il gonfalone che la bandiera municipale sono costituiti da un drappo di bianco.
Le mura e la torri medioevale (Il Belvedere con la Torre civica detta anche dei Bressani del XIII secolo) fu eretta tra il '200 e il '300, in forme gotiche, poi modificate lungo i secoli è alta 29,10 metri, ha monofore ogivali e merli. Venne usata anche come campanile della ora distrutta chiesa di Sant'Andrea. Come ricorda una lapide, nel 1762 servì a Giovanni Battista Beccaria come punto trigonometrico per la determinazione della lunghezza di un arco meridiano. Notevole è il panorama dalla cima, offrendo una vista a 360º su Langa, pianura, Alpi, borghi circostanti.
Le antiche piazze e le scenografiche facciate (la gotica piazza Maggiore XIV - XVI secolo)
Il palazzo del Governatore con sulla facciata vari dipinti emblemi e stemmi, in particolare quelli dei Governatori e dei Casati che governarono la città. Ripristinati durante le recenti opere di restaurazione.
Il palazzo del Tribinale, antico Collegio dei Gesuiti che domina la veduta dall'alto della funicolare. Sulla parete meridionale, sono affrescati dodici meridiane disposte su tre livelli e racchiuse in cornici barocche.
La funicolare, completamente rinnovata nel 2006, unisce il centro storico di Piazza a quello di Breo, permette ai passeggeri di avere una veduta sulla Città e sulle Alpi.
L'antico Teatro della città, situato in Via delle Scuole, ormai chiuso da decenni.
Sulla parte opposta dell'oblunga collina, la grande caserma, prima degli Alpini e poi negli ultimi decenni dello scorso secolo Scuola della Guardia di Finanza. Attualmente in disuso, abbandonata ed in attesa di una nuova destinazione.
La Fontana del Girotondo: "Goj d'esse a Mondvì" ("la gioia di essere a Mondovì"), opera scultorea in bronzo, dell'Artista Sergio Unia, eretta nel 2002. Al centro della principale rotonda, che smista il traffico cittadino.
La piazza San Pietro.
La Fontana del Delfino. Originariamente una statua, installata a fine Ottocento, opera di Gioacchino Sciolli, in quella piazza si svolgeva il mercato del pesce. Fu in seguito rimossa e di lei si persero le tracce. A fine anni ’980, l'amministrazione comunale decise di costruire l'attuale fontana con un'opera dello scultore Giulio Avagnina.
il palazzo con facciata dipinta in piazza San Pietro.
la chiesa dei santi Pietro e Paolo, (detta anche chiesa del Moro), la cui leggenda vuole che le truppe napoleoniche presero a fucilate il Moro, posto nella torretta al di sopra della chiesa di san Pietro, credendo fosse una vedetta addetta a dare l'allarme.
la barocca San Filippo, recentemente ristrutturata
Borgo di antichissima origine che conserva qualche resto di epoca medioevale. Altimetria 408 m.
Il Cottolengo.
la parrocchiale dei Santi Giovanni ed Evasio (originariamente detta San Giovanni in Lupazzanio) con abside poligonale e campanile cuspidato a monofore e bifore di stile romano gotico. Sulla facciata è presente un affresco del Vinai e alcune statue di Stefano Brilla. L'interno è a 3 navate (quella mediana è assai ampia), ricche di decorazioni a stucco e dorature; 2 affreschi del '600 nella Cappella della Beata Vergine del Rosario; 2 statue lignee di Antonio Roasio: San Luigi e Madonna delle Grazie; una statuetta argentea di Sant'Evasio; organo dei Fratelli Vittino di Centallo (secolo XIX)
la cappella di Santa Maria delle Vigne, eretta nel '300, adornata da affreschi della fine del '400 (molti dei quali deperiti o rimaneggiati in epoca successiva) attribuiti a Giovanni Mazzucco. Questa chiesa è presente nell'elenco dei monumenti nazionali
L'imponente ViadottoEllero che con le sue arcate sovrasta la Città, collegando l'Altipiano con la galleria che attraversa la collina di Piazza, sulla Ferrovia Torino-Fossano-Savona. Fu costruito all'inizio del Novecento: i primi lavori alla fine del 1912, poi terminati a causa della prima guerra mondiale tra il 1915 e 1916 anche col lavoro dei prigionieri austriaci. La ferrovia Torino-Fossano-Savona entrò in funzione nel 1933 dopo aver scavalcato tutte le asperità dovute alle Alpi. Le arcate centrali, vennero fatte saltare nell’aprile del ’45 dai nazisti in fuga, per ordine del comandante Theo-Helmut Lieb, poi processato e condannato per crimini di guerra. Vennero ricostruite nel 1947.
Il parco della Torretta, con la spettacolare vedura su Breo e la collina di Piazza.
la cappella di San Bernardo delle Forche, con all'interno uno splendido esempio di pittura gotica. Costruita sulla antica strada per Cuneo, su una collina dominante il panorama e luogo delle esecuzioni dei criminali.
Mondovì fu sede, dal '500 fino alla Seconda guerra mondiale, di una piccola ma fiorente[senza fonte] comunità ebraica. A testimonianza della sua storia rimangono l'area del vecchio ghetto, con la sinagoga settecentesca, e il cimitero a Mondovì Altipiani, dietro a quello cittadino.
Secondo i dati Istat al 31 dicembre 2017, i cittadini stranieri residenti a Mondovì sono 2 860[18], così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative[19]:
Tipiche di Mondovì sono le risole (dolcetti di pasta sfoglia) farcite con marmellata di albicocche, un tempo cucinate a Carnevale, ora reperibili tutto l'anno.
Altro prodotto tipico è un liquore a base di erbe, creato nel 1924, chiamato "Rakikò".[22]
Eventi
Raduno Internazionale Aerostatico dell'Epifania Raduno internazionale di mongolfiere[senza fonte]
Carlevè 'd Mondvì (Carnevale di Mondovì),[23] che ricorda l'invasione dei Mori con rievocazioni storiche, l'elezione della Bela Monregaleisa e le tradizionali sfilate dei carri allegorici
Tre Rifugi Gara Internazionale Sci Alpinistica[senza fonte]
Meeting Internazionale di Nuoto Città di Mondovì[senza fonte]
Fiera di Primavera, nel centro storico della città. I settori espositivi sono: autovetture, moto e motori, macchine e attrezzature agricole, edilizia e casa, tempo libero, giardinaggio, artigianato, prodotti agricoli, fiori, piante e giardini, promozione del territorio, animazione per bambini.[24]
Meeting di Primavera Meeting nazionale di atletica leggera presso la pista di atletica sita in zona "Beila". Da alcuni anni si svolge il 2 giugno. In questa manifestazione sono passati campioni come Koura Kaba Fantoni e Andrew Howe Besozzi.[25]
Giornata del Naso Rosso - GNR[26] evento nazionale di raccolta fondi per progetti di clownterapia organizzato dalla Federazione di Volontariato VIP ViviamoInPositivo Italia ONLUS,[27] che annovera tra le sue file l'Associazione MondoVIP ONLUS,[28] i cui volontari clown di corsia visitano ogni sabato pomeriggio i reparti del nuovo ospedale policlinico S.Croce di Mondovì.
Torneo di Calcio dei Rioni - Trofeo Città di Mondovì Patrocinato dalla Città di Mondovì, la Provincia di Cuneo e la Regione Piemonte, si è svolto ogni anno nel mese di giugno dal 1993 al 2019. Il Torneo dei Rioni è stato un torneo di calcio a sette in notturna riservato ai residenti del comune di Mondovì diviso in tre distinte categorie: Senior (da 16 anni), Under15 (12-15 anni) e Junior (8-11 anni).[29]
Mostra dell'Artigianato nel mese di agosto, nel centro storico di Piazza.[30]
Model Air Show Manifestazione internazionale di aeromodelli, si svolge annualmente, l'ultima domenica di agosto ed è organizzata dal Gruppo Aeromodellistico Monregalese.[31]
Servita da una stazione ferroviaria lungo la linea Torino-Savona, la città era, un tempo, al centro di un importante snodo ferro-tramviario, comprendente la ferrovia Mondovì-Bastia (con la stazione di Mondovì Breo), la ferrovia Cuneo-Mondovì, la tramvia Fossano-Mondovì-Villanova e la tramvia Mondovì-San Michele, che serviva anche il celebre santuario di Vicoforte. Attualmente, la Tramvia Fossano-Mondovì costituisce parte della moderna Ferrovia Torino-Savona, mentre il tratto per Villanova Mondovì non esiste piu; il tratto Bastia Mondovì-Mondovì Breo- Mondovì (quasi interamente ancora armato) risulta soppresso dal 1º gennaio 1986, mentre il tratto Mondovì - Cuneo, inizialmente sospeso in seguito all'Alluvione del 1996, in seguito riaperta al traffico nel 2006, è stata nuovamente sospesa dal 2012 (ed è completamente armato).
Mobilità urbana
Da Mondovì Breo parte il percorso della funicolare di Mondovì, che conduce alla parte alta della città, in località Piazza.
Mondovì è servita anche da 5 linee urbane, operate da Bus Company; ha numerosi collegamenti suburbani, operati da Bus Company e da altre aziende di trasporto pubblico.
^abComune di Mondovì, su comuni-italiani.it. URL consultato il 16 agosto 2021.
^In un atto del 1269, forse la prima menzione, ad esempio, è definita "villa Montis Regali". Nel Medioevo, un insediamento era considerata città se residenza di un vescovo, figura che Mons regalis ebbe solo nel 1388
^ab Paola Guglielmotti, I. La preparazione e gli esordi del comune, in Rinaldo Comba, Giuseppe Griseri e Giorgio M. Lombardi (a cura di), Storia di Mondovì e del Monregalese, I - Le origini e il Duecento, Cuneo, Società per gli studi storici, archeologici e artistici della provincia di Cuneo; Città di Mondovì, 1998, p. 59.
^ Rinaldo Comba, Giuseppe Griseri & Giorgio M. Lombardi, Storia di Mondovì e del monregalese, Società per gli studi storici, archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 1998, p. 225.