Decreto del presidente della Repubblica

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Il decreto del Presidente della Repubblica (in sigla DPR o D.P.R.), nell'ordinamento giuridico italiano, è un atto giuridico emanato dal Presidente della Repubblica Italiana. La determinazione degli atti amministrativi da adottarsi in tale forma è tassativamente disciplinata dalla [1] e successive modifiche (come ad esempio la legge 15 marzo 1997, n. 59 ed il d.lgs. 26 aprile 2016, n. 91).

Evoluzione storica

Prima dell'emanazione della legge 23 agosto 1988, n. 400 sulla potestà regolamentare governativa, la normativa precedente disponeva che venissero emanati nella forma del DPR sia i decreti legislativi, sia anche i regolamenti governativi, nonché i cosiddetti testi unici, che spesso erano anch'essi decreti legislativi. Ciò generava, sul piano della gerarchia delle fonti, una certa confusione, atteso che i decreti legislativi hanno forza di legge, mentre i regolamenti no. La ragione del ricorso alla medesima veste formale del decreto presidenziale, nonostante la sostanziale possibile diversità del tipo delle norme giuridiche sottese, era di tipo storico, laddove il decreto presidenziale aveva preso il posto del regio decreto a seguito del passaggio dalla monarchia alla repubblica. Fino a quel momento inoltre la dottrina giuridica distingueva tra atti formalmente presidenziali, ma sostanzialmente governativi, in quanto la decisione viene presa unicamente dal governo e il presidente si limita a darvi una veste di decreto presidenziale (verrà quindi, come tutti gli atti del presidente della Repubblica, controfirmato dai ministri competenti), e atti formalmente e sostanzialmente presidenziali, come le nomine dei giudici costituzionali, il rinvio di una legge alle camere, e altro.[2]

Per porre rimedio alla confusione ingenerata, l'art. 14 della legge n. 400/1988 stabilì che i nuovi atti legislativi frutto di esecuzione di una legge delega si sarebbero chiamati semplicemente "decreti legislativi",[3] mentre la forma del decreto del presidente della Repubblica sarebbe rimasta, per quanto concerne gli atti normativi, esclusivamente per i regolamenti governativi.[4]

In tale veste, inoltre, dal 1997 al 2003 per il breve periodo di vigenza dei testi unici misti, ovvero testi unici che raccoglievano, armonizzavano e coordinavano leggi e regolamenti via via intervenuti a disciplinare una data materia, vennero approvati atti di riordino e di semplificazione di normative complesse, mediante l'emanazione di tre contestuali atti legislativi del Governo:

  • un testo, approvato con decreto legislativo, contenente le norme di rango legislativo (detto testo B);
  • un testo, approvato con DPR, contenente le norme di rango regolamentare (detto testo C);
  • un testo, approvato con DPR, contenente l'insieme coordinato delle norme legislative e regolamentari (detto testo A)[5].

Tipologia degli atti

Atti di prerogativa costituzionale

Atti su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri o del Ministro competente

Sono altresì emanati con DPR tutti gli atti per i quali è intervenuta la deliberazione del Consiglio dei ministri: assumono rilievo i regolamenti governativi e, in tal caso, il DPR assume il rango di fonte secondaria nella gerarchia delle fonti. Gli atti dell'esecutivo che non assumono la forma di DPR sono invece approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto ministeriale o con decreto interministeriale.

Note

  1. ^ Art. 2 legge 12 gennaio 1991, n. 13, su edizionieuropee.it.
  2. ^ Armando Giuffrida, Elementi di diritto Pubblico, Torino, CLUT, 2006.
  3. ^ Art. 14 legge 23 agosto 1988, n. 400, su edizionieuropee.it.
  4. ^ Art. 17 legge 23 agosto 1988, n. 400, su edizionieuropee.it.
  5. ^ Testi unici in "Diritto on line", su treccani.it. URL consultato il 25 ottobre 2019.
  6. ^ https://www.difesa.it/SGD-DNA/GiornaleUfficiale/dispense2014/Documents/30ago14/DI_22_4_2014.pdf[collegamento interrotto]

Bibliografia

  • Armando Giuffrida, Elementi di diritto Pubblico, Torino, CLUT, 2006.

Voci correlate

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