Figlia di Carlo Antonio Negri, farmacista di Lomazzo, e di Rachele Ferranti, studiò solfeggio e canto con lo zio materno Filippo Ferranti, violoncellista, e a Como con Bartolomeo Lotti, maestro di cappella della locale cattedrale. A Como, la piccola Giuditta si esibì per la prima volta in pubblico, nel 1812, nella Chiesa di Santa Cecilia.[3] L'anno successivo lo zio la condusse a Milano introducendola nell'ambiente culturale della capitale lombarda. Ottenne gli insegnamenti musicali di Pietro Raj, vicecensore del Real Conservatorio di musica, quelli di arte scenica della danzatrice Antonia Pallerini, e fu affidata dal celeberrimo contralto Giuseppina Grassini alle cure di Giuseppe Scappa, insegnante di canto al Teatro alla Scala.[3] E fu proprio nell'opera Lopez de Vega, dello Scappa, anche compositore dilettante, che fece il suo debutto in palcoscenico il 30 gennaio 1816,[4] al Teatro de' Filodrammatici di Milano, nel ruolo della baronessa Isabella, al fianco di Luigi Goffredo Zuccoli e di Giuseppe Pasta[5] dilettante e avvocato milanese, che era diventato suo marito il 17 dello stesso mese.[3] Il 6 marzo, poi, si esibì, ancora sul palcoscenico de' Filodrammatici, e ancora insieme al marito, nell'azione scenica La contesa musicata da Pietro Raj, un altro dei suoi maestri.[6] Più tardi, quel medesimo anno, Ferdinando Paër la volle al Théâtre Italien a Parigi, per partecipare all'allestimento della sua opera Il principe di Taranto, nella parte di Rosina. Nel teatro parigino, la Pasta fu anche Donna Elvira nel Don Giovanni di Mozart, e la protagonista femminile in Giulietta e Romeo di Zingarelli.[3]
Busto di Giuditta Pasta nei panni di Semiramide (1829) (Giovan Battista Comolli, Museo del Teatro alla Scala)
Al Teatro La Fenice di Venezia debuttò nel 1820 come Gonzalvo nella prima assoluta di La conquista di Granata di Giuseppe Nicolini e nel 1821 fu la protagonista della prima assoluta di Arminio ossia L'eroe germano di Stefano Pavesi.
Ripresasi, si recò immediatamente a Parigi (Théâtre Italien), dove il 19 giugno cantò la parte protagonistica di Corinna nel successo della prima assoluta de Il viaggio a Reims di Rossini con Ester Mombelli e Domenico Donzelli ed in settembre è Armando nel successo di Il crociato in Egitto di Meyerbeer.
Giuditta Pasta nelle vesti di Niobe nella rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli il 19 novembre 1826
Nel 1827 è la protagonista delle prime assolute di Giuditta di Pietro Raimondi al San Carlo e di Maria Stuart, regina di Scozia di Carlo Coccia a Londra.
Al Teatro Comunale di Bologna nel 1829 è Desdemona in Otello di Rossini con Domenico Reina, Semiramide di Rossini con Clorinda Corradi ed Amenaide in Tancredi. Nel 1829, dopo circa quindici anni come contralto, passò al registro di soprano, esordendo a Vienna con la Semiramide di Rossini, questa volta nei panni della protagonista: il successo fu tale che gli scultori Marchesi e Comolli scolpirono due busti in marmo raffiguranti la cantante nelle vesti di Semiramide. Quello del Comolli è oggi al Museo della Scala di Milano; in onore del busto di Marchesi, presentato all'Esposizione di Brera del 1829, il poeta e librettista Felice Romani compose una canzone in versi, Pel busto di giuditta Pasta, 1829.[7] Nel frattempo si esibiva con frequenza a Milano, dove soggiornava nel lussuoso palazzo di Contrada del Monte n. 1275 (ora via Montenapoleone), acquistato intorno al 1829 e fatto riccamente decorare secondo il gusto di un neoclassicismo tardo. La Pasta, tuttavia, non risiedette a lungo nella dimora milanese, cui preferì dapprima la residenza parigina di Rue de Richelieu e poi la «Roda» di Blevio, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita.[8]
In quello stesso anno, il conte Czernin, ciambellano della Corte asburgica, le conferì il titolo di Prima cantante di camera di S.M.I.R.A., ossia Sua Maestà Imperial Regia Apostolica.
Nel 1830Donizetti compose per lei l'opera Anna Bolena, che fu data con strepitoso successo al Teatro Carcano il 26 dicembre e cantata anche a Londra e al Théâtre-Italien con Marietta Brambilla, e nel 1831 con Eugenia Tadolini. Per la stesura dell'opera, il compositore aveva soggiornato a Blevio, ospite della stessa Pasta, che contribuì alla composizione con preziosi suggerimenti.
L'incontro tra la Pasta e il compositore catanese fu fondamentale per entrambi: la cantante trovò nel giovane musicista l'unica persona capace di metterne in risalto le doti, mentre Bellini trovò l'interprete ideale, l'unica che grazie ai ricchi mezzi vocali soddisfacesse pienamente la sua verve creativa e sperimentale.
Nel 1832 è Anna Bolena e Bianca nella prima assoluta di Ugo, Conte di Parigi alla Scala e Norma diretta dal compositore al Teatro Riccardi (poi Teatro Donizetti) di Bergamo ed alla Fenice di Venezia.
Nel 1833 è Desdemona in Otello di Rossini e Tancredi a Venezia e Bellini scrisse per lei una nuova opera, Beatrice di Tenda con Giovanni Orazio Cartagenova, cantata in anteprima con insuccesso al Teatro la Fenice di Venezia il 16 marzo.
Ancora nello stesso anno è Norma a Londra e Fausta a Venezia.
Nel 1834 è Anna Bolena e la protagonista nella prima assoluta di Emma d'Antiochia a Venezia ed a Bologna Fausta ed Anna Bolena.
Nel 1835 è Giulietta ne I Capuleti e i Montecchi di Bellini diretta dal compositore a Londra e Norma al Théâtre-Italien. Poi la Pasta si ritirò dalle scene dopo alcune infelici esibizioni alla Scala nella Norma: da qualche tempo sentiva che la voce cominciava a tradirla, ma con uno sforzo quasi sovrumano era sempre riuscita a dominarla; ora, nell'affrontare una parte così impegnativa, la voce le si spezzò, provocando reazioni indignate da parte della critica e del pubblico.
Nel 1837, dopo due anni di riposo, riprese l'attività al Drury Lane di Londra, proseguendo con una serie di concerti sia in Gran Bretagna che a Parigi. A proposito delle condizioni vocali della Pasta in queste sue esibizioni, la celebre cantante Pauline Viardot affermò: "È come l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci: un quadro in rovina, ma il più bel quadro del mondo".[9]
Cantò per l'ultima volta opere complete in una tournée in Russia nel 1841, dove a San Pietroburgo e Mosca interpretò Norma, Semiramide e Anna Bolena.
Ritiratasi dalle scene, diede ancora qualche concerto di beneficenza fino al 1845. Nel 1846 morì il marito, Giuseppe Pasta. Nel 1848 appoggiò da Blevio i patrioti italiani durante i moti rivoluzionari delle Cinque giornate di Milano; avuta notizia della vittoria degli insorti, il 22 marzo si recò con un manipolo di fedelissimi sul colle di Brunate, dove piantò la bandiera tricolore e intonò l'inno dell'Italia libera.
Tra il 1849 e il 1863 visse tra Milano e Blevio, sul lago di Como, dove abitò in Villa Pasta. Morì di bronchite[3] nel 1865, all'età di 67 anni, presso Villa Pasta[10][11][12][8] oppure a Como.[3] È sepolta nel cimitero dell'abitato di Blevio.
Repertorio
Ritratto di Giuditta Pasta, soprano (1797-1865), prima del 1840.
Dotata inizialmente di una voce limitata e debole, "priva di charme e di flessibilità", e che presentava notevole disomogeneità, velature e tendenza a stonare,[14] ella seppe valorizzarne, grazie allo studio indefesso, perfino gli aspetti negativi e trasformarla in uno strumento eccezionale per sonorità, varietà di colori, duttilità, agilità ed estensione (dal la grave al re sovracuto).[15] Come attrice possedeva una notevole presenza scenica, ottime doti recitative, straordinaria musicalità e forte temperamento drammatico. Il suo stile ampio e aulico fu definito da Bellini «sublime tragico»[16].
Le ragioni del precoce declino della voce della Pasta sono da ricercare nella transizione dal registro di contralto a quello di soprano, le cui tessiture erano per lei troppo elevate. La Pasta era di fatto un mezzosoprano[16][17], seppure dall'ampia estensione acuta: sforzandosi di sostenere scritture acute, la sua voce accusava presto segni di stanchezza, portandola a "calare". È noto, ad esempio, che per venire incontro a tali difficoltà, nella Norma Bellini dovette abbassare di un intero tono la Casta Diva (da sol maggiore a fa maggiore), affinché la cantante calasse il meno possibile.
La Pasta è passata alla storia soprattutto per avere contribuito tramite eccezionali interpretazioni all'affermazione dei primi melodrammi di Bellini e Donizetti.
Intitolazioni
Padova. Via Giuditta Pasta
I comuni di Lomazzo (CO), Como, Milano e Padova le dedicano una via mentre il comune di Saronno (VA) le dedica anche il teatro cittadino e un percorso museale nella storica residenza di Villa Gianetti.[18]
Note
^Lora. Secondo Bonaventura (1935) sarebbe invece nata il 9 aprile 1798.
^Morì a Blevio secondo varie fonti degli anni 1860-1870, seguite da Bonaventura e altri; a Como secondo Lora.
^Giovanni Morelli, «E voi pupille tenere», uno sguardo furtivo, errante, agli «Orazi» di Domenico Cimarosa e altri, saggio contenuto nel Programma di sala del Teatro dell'Opera per le rappresentazioni de Gli Orazi e i Curiazi, Roma, 1989, p. 27.
^Chorley, pp. 128 e 129: «Her voice was, originally, limited, husky, and weak–without charme, without flexibility– a mediocre mezzo-soprano ... To equalize it was impossible. There was a portion of the scale which differed from the rest in quality, and remained to the last "under a veil," to use the Italian term. There were notes always more or less out of tune, especially at the commencement of her performances"»
^Pleasants: «La voce di Madam Pasta possiede un'estensione considerevole: raggiunge con una perfetta risonanza note basse come il la grave, e può salire al do diesis sovracuto, persino ad un re leggermente crescente»
^Pleasants: «possiede il raro dono di poter cantare con facilità sia la musica per contralto, sia quella per soprano... Direi che il suo registro naturale sia di mezzosoprano, e i compositori che scrivessero per lei dovrebbero usare questa estensione»
Henry Fothergill Chorley, Thirty Years' Musical Recollections, Londra, Hurst and Blackett 1862, (il primo volume è accessibile gratuitamente on-line in books.google; contiene, in particolare il capitolo dal titolo Madame Pasta, pp. 125–139, alcune vivacissime descrizioni delle interpretazioni londinesi della cantante; ristampa: Horizon Press, New York 1983 - ISBN 978-0-8443-0026-9).
Maria Ferranti Giulini, Giuditta Pasta e i suoi tempi, Giulini, Milano 1935.
Henry Pleasants, The great singers, Londra, Gollancz, 1967, (riedizione aggiornata: The Great Singers: From the Dawn of Opera to Caruso, Callas and Pavarotti, Olympic Marketing Corp, 1985. ISBN 0-671-42160-3)
Franco Mistrali, Rassegna musicale, in Rivista contemporanea nazionale italiana, XL, anno XIII, Torino, Augusto Federico Negro, 1865, pp. 150-154.
M. L. Saibene, Una rete di amicizie tra musica e teatro. Giuditta Pasta – Antonio Papadopoli – Giovanni Battista Perrucchini, Milano, l'Ornitorinco Edizioni, 2015.