Dopo la sconfitta elettorale del 2013 e il conseguente addio di Fini e di Bocchino, nel novembre 2013 Roberto Menia, che prese le redini del partito, spostò la posizione di FLI verso destra, partecipando alla fondazione del Movimento per Alleanza Nazionale, unitamente a La Destra, Fiamma Tricolore, Io Sud e altri movimenti di ispirazione conservatrice e nazionalista per la restaurazione della vecchia AN, che però ebbe vita breve.[1]
I fedelissimi di Fini costituiscono quindi il 30 luglio 2010 propri gruppi parlamentari alla Camera e al Senato, contando in totale su 33 deputati e 10 senatori, con capigruppo provvisori rispettivamente Giorgio Conte[4] e Mario Baldassarri;[5] Qualche giorno dopo sono formalizzati gli incarichi con portavoce unico dei gruppi Silvano Moffa, capogruppo alla Camera Italo Bocchino e capogruppo al Senato Pasquale Viespoli.
Il 5 settembre 2010, a conclusione della Festa Tricolore a Mirabello (annuale ritrovo politico e culturale della destra italiana), Fini lancia la nascita del nuovo partito, di orientamento liberal-conservatore .[10]
Il 29 settembre 2010 FLI vota la fiducia al Governo Berlusconi IV, risultando, con il suo sostegno, determinante per Berlusconi alla Camera.[11]
Il 5 ottobre 2010, nel corso di una riunione dei gruppi, è stata decisa la trasformazione in partito politico, prevista in un primo tempo per il 27 gennaio 2011, 16º anniversario della Svolta di Fiuggi[12]. Il 10 dicembre successivo è stato annunciato che l'assemblea costituente si terrà invece dall'11 al 13 febbraio 2011.[13] Nel frattempo, il 6 ottobre, su richiesta di Fini, viene designato coordinatore politico-organizzativo del comitato promotore di FLI il deputato e viceministro Adolfo Urso[14], già coordinatore dei Circoli di Alleanza Nazionale prima del congresso costitutivo di AN a Fiuggi.
A novembre viene quindi presentato il simbolo provvisorio di FLI,[20] e viene nominato capo della segreteria politica il 3 novembre il deputato siciliano Carmelo Briguglio.[21].
Fuori dal governo e sfiducia a Berlusconi
Il Manifesto per l'Italia[22] è presentato a Bastia Umbra (PG) alla prima Convention nazionale di Futuro e Libertà del 6 e 7 novembre 2010, dove Fini, davanti a 7 000 aderenti, annuncia il ritiro della delegazione di FLI dal governo e chiede al premier Berlusconi di presentare le dimissioni per formare un nuovo governo per arrivare alla fine della legislatura allargando la maggioranza all'UdC.[23]Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Roberto Menia e Antonio Buonfiglio annunciano quindi le proprie dimissioni dagli incarichi governativi[24].
Il 2 dicembre FLI con UdC, ApI, MpA e LibDem presentano una mozione di sfiducia congiunta nei confronti del Governo Berlusconi IV; il numero dei deputati firmatari aggiunto a quelli di Partito Democratico e Italia dei Valori porterebbero alla caduta di Berlusconi[25]; Giampiero Catone però annuncia che non voterà la sfiducia.[26] Il 14 dicembre 2010 alla Camera dei deputati la sfiducia non viene approvata: 314 votano contro e 311 votano a favore. Determinanti sono state le defezioni finiane di Silvano Moffa, che decide di astenersi, mentre Maria Grazia Siliquini, Catia Polidori e Giampiero Catone, che votano contro[27]. I quattro deputati in seguito decidono di lasciare il partito e passano al gruppo misto[28].
L'assemblea costituente del partito di FLI è stata celebrata presso Fieramilano l'11, il 12 e il 13 febbraio 2011[13]. Presidente onorario dell'Assemblea Costituente è stato Mirko Tremaglia, Presidente dell'Assemblea Salvatore Tatarella e Segretario Generale Andrea Ronchi.[30]. L'11 viene presentato il nuovo simbolo, senza il nome FINI, che resterà per le campagne elettorali, ma con l'acronimo del partito FLI[31]. Al termine dei lavori è stato approvato il documento programmatico viene eletto all'unanimità Gianfranco Fini come Presidente nazionale di FLI, il quale, però, si autosospende in quanto Presidente della Camera.
Dopo il primo turno delle elezioni amministrative, dal momento che il partito non ha dato indicazioni di voto a favore dei candidati del PdL al ballottaggio[42], Andrea Ronchi si dimette da Presidente dell'assemblea nazionale[43]. Al suo posto l'assemblea nazionale del partito elegge all'unanimità l'europarlamentare Salvatore Tatarella nuovo presidente[44].
Dopo la proposta di Angelino Alfano, segretario del PdL, di dare vita a una costituente popolare, e in dissenso con la linea politica del partito, il 9 luglio Adolfo Urso, Andrea Ronchi e Pippo Scalia decidono di trasformare la propria associazione, FareItalia, in movimento politico, uscendo da FLI[45].
Nel luglio 2011 i sei senatori di Alleanza per l'Italia e i sei senatori di FLI formano insieme il nuovo gruppo denominato "Per il Terzo Polo (ApI-FLI)": Francesco Rutelli è il presidente e il finiano Candido De Angelis è il vicepresidente[46].
Il 23 settembre 2011 aderisce a FLI il deputato UdC Deodato Scanderebech[47] e il 2 novembre, dopo le dimissioni del senatore Raffaele Stancanelli, gli subentra l'esponente di FLI Nino Strano, che aderisce al gruppo ApI-FLI al Senato[48].
Quando il 29 dicembre 2012Mario Monti annuncia la sua ricandidatura come Premier alle elezioni politiche del 2013 a capo di una coalizione denominata Con Monti per l'Italia, Futuro e Libertà, insieme all'UdC decide di aderivi. FLI presenta quindi liste autonome alla Camera con capolista Fini in tutte le circoscrizioni, mentre si presenta nella lista unitaria al Senato e nella Circoscrizione Estero (sia Camera che Senato). FLI ottiene solo lo 0,47% dei consensi su base nazionale, non raggiungendo il quorum necessario per far accedere i propri candidati; lo stesso capolista, Gianfranco Fini, rimane fuori dal Parlamento per la prima volta dopo quasi trent'anni di presenza ininterrotta. L'unico deputato eletto è Mario Caruso, candidato nella Circoscrizione Estero della Camera nella lista unica Con Monti per l'Italia. Al Senato sono eletti invece due candidati di FLI nella lista Con Monti per l'Italia: Benedetto Della Vedova in Lombardia[51] e Aldo Di Biagio nella Circoscrizione Estero[52].
Le dimissioni di Fini e la successiva fine del partito
L'8 maggio 2013 l'Assemblea nazionale del partito accetta le dimissioni di Gianfranco Fini dalla presidenza del partito, già presentate all'indomani dell'insuccesso elettorale; con le dimissioni di Fini decade automaticamente anche il vicepresidente nominato, Italo Bocchino.
Il coordinatore nazionale Roberto Menia riceve il mandato dall'Assemblea di assumere le iniziative organizzative, archiviando il partito, per una fase costituente della destra italiana[53]. Intanto già nel marzo 2013 il partito aveva abbandonato la sede nazionale in Via Poli n. 29 per questioni economiche[non chiaro], trasferendosi nella sede di via Sardegna n. 27.
Alle elezioni regionali in Piemonte del 2014 alcuni esponenti locali di Futuro e Libertà si presenta sotto il simbolo di "Destre Unite" unitamente a La Destra di Francesco Storace e alla neonata Destra Sociale di Luca Romagnoli. La lista ottiene però solo lo 0,25% dei voti e non riesce ad eleggere nessun consigliere regionale.
Il 14 ottobre 2010 l'allora coordinatore Adolfo Urso e l'allora responsabile dell'organizzazione Roberto Menia hanno nominato i coordinatori regionali dei comitati costituenti[55]. Il 13 febbraio 2011Fini ha proceduto alla riconferma[56]. Nei mesi successivi si è provveduto ad elezione, tramite congressi regionali:
^Fini varca il Rubicone, su espresso.repubblica.it, L'espresso, 6 settembre 2010. URL consultato il 6 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2011).