L'estensione territoriale della diocesi è quasi coincidente con la provincia di Reggio Emilia; è escluso solamente il comune di Rolo (appartenente alla diocesi di Carpi), mentre sono compresi alcuni territori ad est, che per la giurisdizione secolare appartengono alla provincia di Modena: la maggior parte del comune di Sassuolo e frazioni dei comuni di Frassinoro (Fontanaluccia, Romanoro, Rovolo), Prignano sulla Secchia (Castelvecchio, Pigneto, Prignano, Saltino) e Montefiorino (Macognano).
L'origine della diocesi di Reggio Emilia è datata tradizionalmente al I secolo, tuttavia si hanno riscontri storici affidabili di un vescovo reggiano solo a partire dal 451, anno in cui Favenzio prese parte al concilio di Milano. Un antico catalogo episcopale reggiano, risalente al XIII secolo e rifacentesi forse agli antichi dittici diocesani, riporta un elenco di 49 vescovi fino ad Alberio (1140). Tuttavia, dei 17 vescovi precedenti Maurizio (che prese parte al concilio romano di papa Agatone nel 680), nessuno trova conferma storica ad eccezione del succitato Favenzio.[1]
Il 24 novembre 703 vennero traslate le reliquie del santo patrono San Prospero da parte del vescovo Tommaso, dalla chiesa di Sant'Apollinare alla chiesa del nascente monastero di San Prospero fuori le mura.[4] Nel 996 fu fondata la nuova basilica di San Prospero dal vescovo Teuzone, che accolse le reliquie di San Prospero.
Verso la fine del XIII secolo durante sette anni di sede vacante (1283-1290) la diocesi fu retta da vicari capitolari: il capitolo della cattedrale si divise in due partiti, eleggendo ciascuno due diversi pretendenti non riconosciuti dall'altro. Dal 1283 al 1287 la sede fu governata dall'arcidiacono Guido da Baiso e dal 1288 dall'arciprete Nicolò dei Cambiatori.
A partire dall'anno 1377 ai vescovi di Reggio Emilia fu concesso da parte del Papa di portare il titolo onorifico, peraltro assai raro, di principe di Sua Santità; titolo a cui rinunciò nell'anno 1960 il vescovo Beniamino Socche. Lo stemma araldico del vescovo di Reggio Emilia comportava quindi la presenza insieme alla croce anche dell'elmo e della spada.
Nel XVI secolo l'Appennino reggiano, dipendente dalla diocesi di Reggio e in parte da quella di Parma, era diviso in 8 plebanati, ciascuno dei quali aveva come dipendenti un certo numero di chiese filiali. Nella montagna reggiana erano presenti due importanti monasteri. Il monastero di Marola era retto dai monaci agostiniani. I suoi beni furono dati in commenda, poi allivellati, quindi passati alla Camera Ducale. Francesco IV d'Este, duca di Modena e Reggio, cedette infine l'abbazia al vescovo di Reggio per erigervi un seminario. Il monastero di Canossa era retto dai Benedettini, passò in commenda, fu poi soppresso dal duca nel 1763.
Il 10 dicembre 1821, con il breveSacrorum canonum dello stesso Pio VII, furono rivisti i confini tra le diocesi di Parma e di Reggio Emilia: Parma acquisì da Reggio 10 parrocchie, ma ne cedette alla stessa 21, quasi tutte ad est del fiume Enza.[6]
Nel 1853 furono nuovamente ridefiniti i confini tra Parma e Reggio Emilia, in seguito agli accordi presi nel trattato di Firenze del 1844: Parma cedette altre 19 parrocchie a Reggio, acquisendone dalla stessa 2. Con queste disposizioni il fiume Enza divenne il confine naturale fra le due diocesi.[7]
Il 15 settembre 1984 in virtù del decreto Quo aptius della Congregazione per i vescovi, la diocesi di Reggio Emilia acquisì due parrocchie nel comune di Toano, che precedentemente erano appartenute all'arcidiocesi di Modena.
Guastalla
La diocesi di Guastalla è stata eretta il 18 settembre 1828 con la bollaDe commisso nobis di papa Leone XII. La Chiesa guastallese aveva ottenuto, fin dal XII secolo, l'esenzione dalla giurisdizione vescovile di Reggio e sottomessa ai Benedettini. In seguito, su istanza dell'arciprete Gerardo nel 1471 fu eretta in arcipretura nullius diocesis; infine il 5 novembre 1585papa Sisto V la trasformò nuovamente in Chiesa abbaziale nullius, appartenente alla provincia ecclesiastica di Milano. Nel 1629 l'abate Vincenzo Lojani, esercitando i suoi diritti quasi episcopali, convocò un sinodo della Chiesa guastallese. Questa autonomia di Guastalla suscitò in più occasioni il disaccordo dei vescovi di Reggio; con solenne motu proprio del 17 settembre 1773papa Clemente XIV ribadì l'esenzione vescovile della Chiesa di Guastalla e la sua diretta sottomissione alla Santa Sede.
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, fu stabilita la plena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
^ Giordana Trovabene, Topografia di Reggio Emilia in età tardoantica e altomedievale, in Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne, vol. 123, n. 1, Publications de l'École Française de Rome, 1989, pp. 273–284. URL consultato il 1º luglio 2023.
^(LA) Bolla Paternae charitatis, Bullarii romani continuatio, vol. VII, Roma, 1853, pp. 176-178, in particolare il paragrafo 9.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 133, 11 giugno 1986, pp. 4-6. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 30 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 29 maggio 1986 su richiesta del vescovo di Guastalla del 23 aprile precedente.
^Nel catalogo dei vescovi reggiani, Favenzio è posto dopo Deusdedit. Saccani (supportato anche da Lanzoni) invece lo trasferisce in questa posizione tra Carosio ed Elpidio. Nelle diverse varianti del catalogo episcopale al posto di Favenzio si trova Lorenzo o Fausto; alcuni autori hanno pensato di vedervi nomi di vescovi diversi e distinti da Favenzio.
^Alcuni autori pongono un Giovanni dopo Maurizio; in realtà si tratterrebbe del vescovo di Reggio Calabria, legato papale a Costantinopoli nel 680.
^Il catalogo episcopale reggiano pone un Tommaso dopo San Prospero; invece gli Atti della traslazione di San Prospero dicono che un Tommaso all'inizio dell'VIII secolo riedificò la basilica di Sant'Apollinare e vi depose le reliquie del santo. Ora, in base a queste fonti, alcuni autori pongono Tommaso dopo Prospero; altri, seguendo gli Atti, pongono Tommaso dopo Costantino; altri infine sdoppiano il vescovo, ponendo un Tommaso I nel V secolo e un Tommaso II nell'VIII secolo.
^Secondo Saccani, Amone e Azzone sono la stessa persona; altri autori invece, sdoppiando i vescovi, pongono un Amon dopo Sigifredo e Azzone dopo Rotfrido.
^Cappelletti pone un vescovo di nome Adelardo, menzionato in un documento di novembre 890; questa cronologia tuttavia non trova posto con quella menzionata da Saccani, che già da ottobre cita il vescovo Azzo II.
^Secondo Saccani, il Sigifredo documentato nel 1031 è lo stesso Sifredo menzionato nel 1046. Altri autori invece distinguono in due vescovi e pongono un Condelardo (1041) e un Adalberto (1047-1049), vescovi che non appartengono all'antica cronotassi reggiana. Per Saccani inoltre Condelardo sarebbe una deformazione per Conone.
^È l'unico vescovo assente nel catalogo reggiano che Saccani inserisce nella cronotassi.