La loro ascesa inizia nel 1945 dopo una faida tra due Bande[8].
Gli Alvaro, appoggiati dalle famiglie Forgione e Violi, per vent'anni dovettero regolare i conti con i Filleti-De Angelis-Orfeo.
Dopo l'omicidio di Giuseppe Filleti, la faida riesplose violentemente nel 1964 e proseguì fino al 1967.
Anni '70: sequestri di persona e traffico di droga
Negli anni Settanta sono coinvolti in numerosi sequestri di persona: fra le vittime Saverio Luppino, Francesco De Cicco, Antonino Abenavoli, Rocco Lo Faro, Osvaldo Ferretti, Emanuele Rinciari.
Gli Alvaro riuscirono ad entrare anche nel grosso e remunerativo giro del traffico di droga.
Un esponente degli Alvaro, Nicola Alvaro nel settembre del 1982 venne arrestato con l'accusa di essere stato il killer del generale Carlo Alberto dalla Chiesa[9][10][11]. Secondo un testimone l'uomo di San Procopio era colui che fece fuoco la sera del 2 settembre in via Isidoro Carini, a Palermo, contro l'A112 guidata da Emanuela Setti Carraro e del generale dalla Chiesa seduto accanto. Successivamente il testimone si rivelò inattendibile e Alvaro Nicola venne scagionato dopo un lungo tempo trascorso in isolamento[10][12].
Negli anni Novanta il clan si è diviso in due rami, uno guidato da Carmine Alvaro (soprannominato carni di cani), l'altro da Antonio Alvaro (soprannominato cudalonga o testazza).
Anni 2000: Le relazioni con i Piromalli e gli affari a Roma e in Nord Italia
Nel nuovo millennio con l'operazione Virus si scopre di forti legami con i Tegano per lo scambio di armi[14] e nell'operazione Cent'anni di storia collegamenti con i Piromalli e i Molè[15][16].
Nel luglio 2008 nell'operazione Cent'anni di Storia vengono arrestate 18 persone degli Alvaro, Molè e Piromalli tra cui Antonio e Natale Alvaro, insieme al padre Giuseppe.[15][17][18]
Il 26 novembre 2008 su Repubblica viene reso noto che il noto locale romano "Cafè de Paris è di proprietà di Damiano Villari e che è stato acquistato in parte anche dall'imprenditore perugino Stefano Todini per conto delle cosche Palamara e Alvaro[19][20].
Nel 2009 la magistratura di Roma sequestra beni per 200 milioni di euro riconducibili alla cosca Alvaro[21]: il 21 luglio sono infatti sequestrati il noto locale della capitaleCafè de Paris (di proprietà dal 2005 di un presunto affiliato agli Alvaro), il George's Restaurant ed altre attività commerciali, come il bar Clementi, il bar Gran Caffè' Cellini, nonché automobili, fino a raggiungere il valore complessivo di oltre 200 milioni di euro[16][22]. L'ipotesi contestata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma è quella di intestazione fittizia di beni i quali acquisti sarebbero stati effettuati con soldi provenienti dal traffico, illecito.
Il 12 maggio 2010, durante l'operazione Matrioska la Guardia di Finanza sequestra nei paesi di Sinopoli, Seminara e Melicuccà, beni dal valore di 20 milioni di euro alla cosca, operazione iniziata nel 2009 a conclusione dell'operazione Virus[23].
Il 25 marzo 2010 viene scoperto un sodalizio tra Pietro D'Ardes, Rocco Casamonica del clan dei Casamonica e i affiliati alla 'ndrangheta dei Piromalli-Molè e Alvaro per il riciclaggio dei proventi illeciti e costituzione di società (15 sequestrate) per la partecipazione ad appalti pubblici[26].
Il 4 settembre 2010 vengono eseguiti 7 arresti a presunti affiliati alla cosca, tra cui l'ex sindaco di San Procopio, tutti accusati di associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni[27].
Anni 2010
Il 4 giugno 2014 a Rizziconi, su denuncia del sindaco e dopo due anni di indagini vengono arrestate 16 persone riconducibile alle 'ndrineCrea ed Alvaro. Tra gli arrestati anche un ex assessore e due ex consiglieri comunali[28].
Il 3 agosto 2016 si conclude l'operazione Vulcano nei confronti di 12 presunti esponenti delle famiglie Piromalli, Molè, Alvaro e Pesce accusati di traffico internazionale di droga[30].
Il 14 marzo 2018 il collaboratore di giustizia Simone Canale riferisce che in carcere gli fu rivelato da Antonino Penna e Rocco Corica che sarebbe stato Nicola Alvaro ad uccidere nel 1982 Carlo Alberto dalla Chiesa, esattamente come si ipotizzò in prima analisi al momento del fatto ma dalla cui accusa fu prosciolto[1][11]. Il collaboratore racconta anche che in quanto alleati dei Piromalli fu la 'ndrina ad uccidere il boss loro rivale Rocco Molè e sarebbero i responsabili dell'attentato all'ex sindaco di Sinopoli Domenico Luppino[1][33][34].
Il 16 maggio 2018 vengono arrestate 8 persone e viene sequestrato un bar a Milano riconducibile a Natale Alvaro per evasione fiscale che sarebbero stati poi reinvistiti a Lazzate nello smaltimento rifiuti e in Romania[35].
Il 24 settembre 2018 si conclude l'operazione Iris che porta a 18 arresti tra cui presunti affiliati agli Alvaro e tra cui il sindaco di Delianuova, sospettato di essere anche lui un affiliato, a vario titolo sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e truffa aggravata[36]. Durante l'omonimo processo si riscontra anche come Domenico Alvaro con dote di padrino sia intraneo al ramo che agisce nella Locale di Chivasso in provincia di Torino[37].
Anni 2020
Il 4 febbraio 2020 i carabinieri e la Guardia di Finanza arrestano in un appartamento a Sant'Eufemia d'Aspromonte Domenico Romeo, latitante da 6 mesi a conclusionde dell'operazione Buon vento genovese e accusato di traffico internazionale di droga, in quanto contabile delle operazioni di cui era capo Antonio Alvaro. Viene tradotto nel carcere di Arghillà[38][39].
Il 25 febbraio 2020 si conclude l'operazione Eyphemos contro il locale di Sant'Eufemia d'Aspromonte dipendente dagli Alvaro con a capo le famiglie "Carni i cani", "Pajechi", "Merri", "Pallunari", "Testazza" o "Cudalunga", per un totale di 65 ordinanze di custodia cautelare di cui 53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari sparse oltre che in provincia di Reggio Calabria tra Milano, Bergamo, Novara, Lodi, Pavia, Ancona, Pesaro, Urbino e Perugia. Sarebbe coinvolto anche Domenico Creazzo, sindaco di Sant'Eufemia e neoeletto consigliere regionale, il vicesindaco Cosimo Idà ed il presidente del consiglio comunale che avrebbe avuto il ruolo di mastro di giornata del locale nonché il responsabile dell'ufficio tecnico Domenico Luppino e Domenico Forgione, consigliere di minoranza. La cosca aveva ramificazioni anche in Australia dove un affiliato fu punito per trascuranza. Ancora una volta emergono dalle intercettazioni discussioni sulle doti fino al Vangelo e sui ruoli di capo-locale e contabile del locale[6][40][41][42].
Il 9 giugno 2020 si conclude l'operazione Freeland che porta all'arresto di 20 persone affiliate o facenti riferimento alle 'ndrine degli Italiano-Papalia, Barbaro-Papalia e Alvaro-Macrì-Violi accusate a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, bancarotta fraudolenta e detenzione illegale di armi. A capo della locale di Bolzano ci sarebbe Mario Sergi ma l'organizzazione avrebbe gestito anche lo spaccio del trevigiano e della città di Padova in Veneto grazie alla collaborazione di Paolo Pasimeni[43][44].
28 settembre 2020: operazione Eyphemos 2 contro gli Alvaro[45].
10 maggio 2022: operazione Propaggine contro gli Alvaro[46][47].
Esponenti
Cosimo Alvaro detto U furgiaru (1920-2000), ex capobastone[14].
Carmine Alvaro, detto u pulice, arrestato nell'operazione Provvidenza del 2017 e implicato nell'operazione Iris del 2018[36].
Carmine Alvaro detto Cuvertuni, ex capobastone arrestato il 18 luglio 2005 per associazione a delinquere, e condannato a 12 anni di carcere. Succedette a Cosimo Alvaro[14].
Domenico Alvaro detto Massaro Mico o "Micu u scaghiuni" (1924–2010), capobastone succedette a Carmine Alvaro, e fece parte della Commissione provinciale istituita nel 1991.
Domenico Alvaro, detto Micu, (1977)[42] (Eyphemos 2020).
Antonio Alvaro, capobastone arrestato nel 2008 nell'operazione Cento anni di Storia[14].
Nicola Alvaro detto "u zoppu" (1944), arrestato per danneggiamento ed estorsione con modalità mafiose, detenuto nel carcere di Benevento[1] accusato ma poi prosciolto nel 1982 dell'omicidio di Carlo Alberto dalla Chiesa[11], riemerge nel 2018 una ipotesi che possa essere stato lui[1].
Salvatore Alvaro detto "Turi Pajecu"[42] (Eyphemos 2020).
Francesco Cannizzaro detto "Cannedda" (1930) uno dei patriarchi della 'ndrangheta, fra i partecipanti allo storico summit di Montalto del 1969[42] (Eyphemos 2020).