Si tratta di un formaggio a pasta filata, di consistenza simile alla scamorza.[5]
La sua particolarità, che lo rende immediatamente riconoscibile, è la sua forma[5]: una stola di pasta filata intrecciata a mano, lunga circa un metro e larga 20 cm, del peso di circa 1-1,5 kg.[2][4]
Il colore è bianco da fresco, e vira poi verso il giallo dopo qualche giorno.[2][3][4]
Storia
La treccia è uno dei rari formaggi italiani ad avere un valore simbolico religioso e propiziatorio[3]: viene infatti preparata per la festa della Madonna dell'Incoronata, che viene festeggiata l'ultimo sabato di aprile, e per la benedizione del santo patrono, San Giacomo, durante la quale viene indossata dai pastori e dagli animali come rito di buon auspicio per il raccolto e l'attività zootecnica.[2][4][6]
Preparazione
Al latte bovino crudo viene aggiunto il siero del giorno precedente, e poi scaldato a 35-40° C. Viene quindi aggiunto il caglio.
La cagliata viene rotta con lo spino, trasferita in un altro contenitore e poi ricoperta dapprima con il siero portato ad ebollizione e poi con acqua bollente, in modo da trasformalo in pasta filata. Vengono estratti lunghi fili di pasta, che vengono immersi in acqua salata per 20 minuti o salati a secco prima di essere intrecciati.[3][2]