La nave fu realizzata dai Cantieri Navali Riuniti negli stabilimenti di Ancona dove il suo scafo fu impostato il 3 settembre 1939. Varata il 24 agosto 1941 la nave fu consegnata alla Regia Marina il 4 giugno 1943 entrando in servizio di squadra il 24 giugno successivo. Assegnata alla base di Taranto, svolse alcune missioni di posa di mine.
Il Pompeo Magno sarebbe stato anche protagonista nella notte tra il 12 e il 13 luglio nelle acque dello Stretto di Messina di uno scontro con cinque motosilurantialleate, affondandone due in rapida successione e danneggiandone gravemente una terza che sarebbe colata a picco più tardi, mentre le due rimanenti sarebbero fuggite a tutta velocità.[1] Essendo stato nella notte tra il 16 e il 17 luglio il gemello Scipione Africano protagonista di un analogo scontro con motosiluranti nemiche sempre nelle acque dello stretto di Messina, non si può escludere, essendo stato impossibile consultare i giornali di bordo delle due unità, che si tratti di un unico episodio attribuito, da parte delle fonti, a due diversi incrociatori e l'impossibilità di consultare i giornali di bordo non consente un'attribuzione certa del combattimento.[2]
All'armistizio dell'8 settembre fece rotta su Malta insieme alle Duilio, al Cadorna e al Nicoloso da Recco. Il gruppo, guidato dall'ammiraglio Da Zara, fu raggiunto dal gruppo proveniente da La Spezia, il cui comando dopo l'affondamento della nave da battaglia Roma era stato assunto dall'ammiraglio Oliva.
Il 4 ottobre salpò da Malta insieme a numerose altre unità per fare rientro in Italia, svolgendo alcune missioni di trasporto durante la cobelligeranza.
Dopo la guerra in base alle clausole del trattato di pace era previsto che fosse consegnato alla Francia in conto riparazione danni di guerra insieme ai gemelli Regolo e Scipione Africano e il 1º maggio 1948 era stato posto in disarmo in attesa della consegna ai francesi, ma in seguito ad un accordo avvenuto nel luglio 1948 tra i due governi, furono apportate alcune modifiche all'elenco delle navi da consegnare e il Pompeo Magno fu escluso in quanto i francesi credevano fosse afflitto da deformazioni dello scafo, che invece riguardavano il gemello Regolo, che era stato silurato nel 1942 perdendo la prora, sostituita con quella del Caio Mario in costruzione, e fu deciso di cannibalizzare il Pompeo Magno a favore delle altre due unità della classe da consegnare.[3]
I principali lavori riguardarono l'armamento. Le quattro torri binate con gli otto cannoni da 135/45 Mod. 38, capaci di eseguire tiri assai precisi, ma privi di una soddisfacente capacità antiaerea, furono sostituiti con sei cannoni da 127/38mm statunitensi in tre torri, meno potenti ma con la fondamentale capacità di eseguire un efficace tiro contraerei. I cannoni erano configurati in tre torri binate, una prodiera e due a poppa. Al posto della seconda torre di prora fu installato un lanciabombe antisommergibile a tre canne di tipo Menon.
Il controllo del fuoco dei calibri principali era affidato a tre centrali di tiro Mk 25 mentre ad ogni impianto antiaereo era asservita una colonnina di direzione di tiro di costruzione U.S.A. modello “Mk 51”, dotato di congegno di mira “Mk 14” girostatico. Altri apparati elettronici erano il radar di scoperta aerea AN/SPS-6, il radar SG-6B per la scoperta di superficie, un radar SMA CFL 3-C 25 e un sonar SQS-11 a scafo.
Per un certo periodo sull'albero di maestra fu imbarcato un radar quotametro per stabilire la quota degli aerei individuati; lo stesso radar fu installato anche sul Duca degli Abruzzi.
L'armamento antisommergibile era completato da quattro lanciabombe antisommergibili laterali e una tramoggia scaricabombe antisommergibile.
Le due unità, con la velocità massima di 39 nodi, sono state le navi più veloci della Marina Militare Italiana grazie ad un apparato propulsore che raggiungeva la potenza di 110000 HP, oltre il 50% in più rispetto agli incrociatori lanciamissiliVittorio Veneto, Andrea Doria e Caio Duilio.
La due unità furono operative nella base di Taranto e Nave San Giorgio ha anche ricoperto il ruolo di ammiraglia della II Divisione, svolgendo una intensa attività addestrativa di squadra.
Il 10 aprile 1957 le due navi furono riclassificate cacciaconduttori, informalmente detti supercaccia, e nello stesso anno effettuarono una crociera di addestramento negli Stati Uniti d'America, partendo da Napoli 19 maggio e facendo rientro a La Spezia il 10 luglio. Nel corso di questo viaggio il San Giorgio prese parte il 12 giugno ad una parata navale a Norfolk, visitando anche New York e Gibilterra. Nell'estate del 1960 il "San Giorgio" ha effettuato una crociera in Nordeuropa visitando Lisbona, Portsmouth, Kiel e Brest. Nel novembre 1962 e nel febbraio 1963 la nave prese parte alle grandi manovre delle forze navali della NATO.
Il 1º giugno 1963 il San Giorgio fu trasferito presso l'Arsenale di La Spezia per essere sottoposto nuovamente a lavori di modifica ed essere trasformato in nave scuola per le crociere estive degli allievi del secondo anno dell'Accademia Navale di Livorno, sostituendo in tale compito il Montecuccoli messo in disarmo nel 1964.
Per adattare l'unità alla sua nuova funzione di nave scuola furono ricavati nuovi spazi per ospitare a bordo gli Allievi dell'Accademia Navale. Altre modifiche significative riguardarono la sostituzione dell'apparato motore, l'adeguamento dell'armamento secondo concetti più recenti in merito alla difesa antiaerea e un miglioramento dell'elettronica di bordo. La scelta della nave da sottoporre per la trasformazione in nave scuola, tra il San Marco e il San Giorgio si concentrò sullo stato dello scafo; trattandosi di unità realizzate nel periodo bellico, in cui spesso i materiali utilizzati per la costruzione non furono sempre di ottima qualità, fu condotto un accurato esame dello scafo e furono individuati e posti in rilievo tutte le zone deteriorate. Lo stato di efficienza dell'apparato motore non poteva avere influenza, in quanto sarebbe stato completamente sostituito.
Per quanto riguarda gli armamenti, furono eliminati i due pezzi della torretta "X" da 127/38 mm e tutti i pezzi da 40/56 mm per far posto a tre cannoni da 76/62mm tipo MMI in installazioni singole asserviti a centrali di direzione del tiro Galileo “Orion 3”. Furono eliminati anche gli antiquati sistemi antisommergibile costituiti dai lanciabombe laterali a corta gittata e dalla tramoggia scarica bombe poppiera sostituiti da sei tubi lanciasiluri da 324 mm in due impianti tripli per il lancio di siluri filoguidati.
La parte più significativa dei lavori fu però l'apparato propulsore. Le quattro caldaie e le due turbine furono rimosse e sostituite da un apparato di tipo CODAG costituito da quattro motori dieselFiat-Tosi da 4.000 hp ciascuno e due turbine a gasTosi-Metrovick G6 da 7.600 HP ciascuna. Il nuovo apparato motore permise all'unità di raggiungere una velocità di 28 nodi (51,8 km/h) con autonomia di 1.900 miglia con la turbine, o utilizzando solo i motori diesel una velocità di 20 nodi (37 km/h) con autonomia di 5.560 miglia. L'adozione di un apparato motore di tipo CODAG fu la conseguenza dei buoni risultati ottenuti dalla motocannoniera MC 491, che entrata in servizio nel 1963 aveva sperimentato un apparato motore composto da due motori diesel e da una turbina a gas nella combinazione CODAG e la Marina Militare colse l'occasione per sperimentare la stessa soluzione per il San Giorgio, che destinato ad effettuare lunghe crociere addestrative, avrebbe avuto possibilità di effettuare un lungo ed accurato collaudo di questo tipo di propulsione per verificare se avrebbe potuto costituire la soluzione ottimale da adottare per le nuove unità, la cui costruzione era prevista per il decennio successivo.
Al termine dei lavori la nave rientrò in servizio il 15 gennaio 1965 trasferendo la sua base operativa a La Spezia e alternando i compiti di nave scuola ad una ridotta attività di squadra; inoltre all'inizio del periodo estivo, prima di affrontare la crociera per gli allievi dell'Accademia di Livorno la nave svolgeva anche brevi crociere addestrative nel Mediterraneo per gli allievi del Collegio navale "Morosini" di Venezia.
Il 4 giugno 1968 l'unità prese parte alla parata navale svolta nel golfo di Napoli nel quadro delle celebrazioni del 50º anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale, in quella che è stata la più grande parata navale dopo la seconda guerra mondiale.[5] L'unità nell'occasione ha ospitato a bordo il Presidente della RepubblicaSaragat che ha assistito alla parata a bordo del Garibaldi sede del Comando in capo della squadra navale. Nell'occasione il San Giorgio, uscito dal porto immediatamente al seguito della nave ammiraglia, ha ospitato a bordo autorità civili e militari e tutti gli addetti navali e militari esteri accreditati presso il governo italiano.[5]
La nave ha effettuato l'ultimo ammainabandiera il 1º febbraio 1980 alle 11 del mattino, sotto un pallido sole spezzino. Insieme all'ultimo equipaggio erano presenti il primo comandante dopo la ricostruzione del dopoguerra, quello dell'ultima crociera, Capitano di Vascello Iaccheri, e tutti i comandanti dopo la trasformazione a nave scuola.
Il San Giorgio è stato sostituito nel ruolo di nave scuola dall'incrociatore Caio Duilio opportunamente modificato per svolgere tale compito e dopo essere stato posto in disarmo fu successivamente radiato e demolito nel 1987.
Storia
In precedenza un'altra unità della Regia Marina aveva portato il nome San Giorgio. Si trattava di un incrociatore corazzato del 1908 che, dopo aver partecipato alla guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale, era stato assegnato nel 1936 al ruolo di nave scuola presso l'Accademia navale di Livorno. Alla fine degli anni trenta fu convertito in incrociatore antiaereo e stanziato nella colonia di Libia il 10 giugno 1940. Il 21 gennaio 1941, in rada a Tobruch, si mandato a fondo dalla guarnigione italiana per prevenirne la cattura da parte delle avanzanti forze britanniche.
Le navi militari italiane che hanno portato il nome San Giorgio, compresa quella attualmente in servizio, hanno avuto tutte come unità gemella una nave di nome San Marco.
Il nome, nella Regia Marina, è stato anche di un piroscafo della Società Anonima di Navigazione a vapore Istria varato nel 1914 e iscritto, dal 12 maggio 1940, nei ruoli del Naviglio Ausiliario dello Stato, per poi tornare dopo la fine del conflitto a navigare come nave da carico.[6]
Note
^ Piero Baroni, La guerra dei radar: il suicidio dell'Italia : 1935/1943, Milano, Greco e Greco, 2007, ISBN88-7980-431-6.