«...il luogo dove le persone amano trovarsi per conversare piacevolmente.[1]»
Un salotto letterario è un luogo di riunione, spesso privato, dove si riuniscono periodicamente, a cura di un anfitrione, intellettuali o personaggi protagonisti delle cronache mondane, per dibattere o conversare su argomenti legati all'attualità culturale o politica.
La conduzione di un salotto può essere anche un modo per influire sulla formazione dell'opinione pubblica e sulla politica dello Stato attraverso le funzioni che i "salottieri" svolgono nella vita pubblica e la rete di amicizie o di convinzioni ideologiche che si formano nei luoghi di ricevimento.[3]
Storia
«Che cosa può esservi di più adatto ad aguzzar l'ingegno, a renderlo abile e sottile, della discussione...?[4]»
La tradizione di riunire una comunità di amanti della cultura in un unico ambiente nasce nell'antica Grecia come symposion, una tavola imbandita intorno alla quale si declamavano versi e si svolgevano discussioni di carattere artistico, letterario, filosofico e politico: un luogo d'incontro per gli amanti della sapienza che praticavano la dialettica, per nutrire dialogando con amici l'anima e il corpo.
Le riunioni continuarono a svolgersi nel medioevo e nel rinascimento, soprattutto a scopo di intrattenimento della nobiltà, in ambienti privilegiati come ville, castelli, monasteri; ad esempio si tenevano nella villa di un mecenate – e perciò chiamati spesso horti - o in un monastero come quello di Camaldoli, o nella casa di un intellettuale dove si trovavano a conversare i Medici, Cristoforo Landino, Marsilio Ficino, Leon Battista Alberti poiché, come diceva Leonardo Bruni: «Che cosa c'è, quando la gente è stanca e abbattuta, e quasi disgustata dalla lunga e assidua occupazione (lavorativa), che meglio la rinfreschi dei discorsi scambiati in comune [...]?»[5]
Nell'epoca umanistica, con il nome di sodalitates litterarum o di contubernales, furono proprio i salotti letterari ad attivare l'espansione culturale fuori del mondo istituzionale delle università o degli ambienti regligiosi, anche se ancora dipendenti dalle possibilità di signori che spesso li utilizzavano come espressione del loro potere. Non è un caso se proprio in quest'epoca si affermano salotti costituiti da editori (il primo è quello di Aldo Manuzio) poiché la stampa viene considerata come essenziale alla diffusione della cultura e per la rinomanza degli autori. Vi erano anche editori che partecipavano agli incontri degli "amici della cultura" come Francesco (Minizio) Calvo di Menaggio[2] frequentatore del circolo romano del mecenate tedesco Hans Goritz da Treviri che organizzava nella sua villa sul Campidoglio un circolo poetico.[6]
Ma fu nel XVI secolo che il salotto letterario prese la forma organizzativa dell'epoca moderna.
Nell'epoca illuminista, dopo che le accademie, nate dai salotti, erano divenute istituzioni finalizzate al sapere ufficiale, le riunioni cominciarono a svolgersi anche in case private e assunsero una connotazione più borghese. Fu determinante il loro ruolo di diffusione della cultura al di fuori degli ambienti di potere (laico o ecclesiastico) e si affermò la figura dell'organizzatore o anfitrione, che spesso era una donna.
I salotti letterari parigini primeggiarono per fama in quest'epoca in cui, al di là della figura del patrono, le riunioni erano spesso caratterizzati dalla presenza di una personalità di spicco attraverso la quale filtravano le discussioni e si forgiavano nuove idee, arrivando poi anche a trattare problemi filosofici, religiosi e politici. La fortuna di questo tipo di aggregazione si spiega con il tradizionale immobilismo e la refrattarietà delle istituzioni ufficiali nei confronti delle nuove istanze di cultura e con l'aumentata richiesta di confronto tra posizioni diverse di pensiero e di esperienza.
Queste motivazioni furono lo spunto, in ogni epoca successiva, per la formazione delle varie configurazioni di "salotto". In ogni forma di riunione, tuttavia, si ritrovano alcune caratteristiche costanti:
gli incontri sono liberi, spontanei e informali;
i partecipanti hanno una contiguità socio-culturale;
le riunioni hanno un interesse intellettuale, che prevale rispetto ad altri fini;
nel dibattimento è implicitamente riconosciuta una eguale capacità intellettuale dei partecipanti, anche in presenza di una personalità preminente.[7]
Salotti in Francia
La formazione di salotti letterari in età moderna fu particolarmente diffusa in Francia prevalentemente nella capitale Parigi, allora come ora centro della vita culturale e mondana. Il primo celebre salotto letterario parigino fu quello aperto da Catherine de Vivonne de Rambouillet marchesa de Rambiuilet (1588-1665) nella sua residenza dell'Hôtel de Rambouillet.
Sul suo modello una particolare funzione sociale e politica venne svolta nel "Âge des Lumières" nel XVIII secolo dai salotti letterari: una tradizione culturale già presente in Francia dai tempi di Luigi XIV quando ci si riuniva a intervalli regolari presso una signora di mondo nei «bureaux d'esprit».[8]
Gli incontri erano ora organizzati da altolocati membri dell'alta borghesia o dell'aristocrazia riformista francese che erano soliti invitare in casa loro intellettuali più o meno noti per conversare e dibattere temi d'attualità o argomenti particolarmente graditi all'anfitrione come accadeva nel salotto di Madame Geoffrin che invitava celebrità letterarie e filosofiche come Diderot, Marivaux, Grimm, Helvétius o nel salotto del barone d’Holbach, le premier maître d'hôtel de la philosophie, (primo direttore dell'albergo della filosofia)[9] nella cui casa si riunivano Diderot, d’Alembert, Helvétius, Marmontel, Raynal, Grimm, l'abate Galiani e altri filosofi. In genere nei salotti si leggevano opere giudicate politicamente eretiche dall'assolutismo monarchico o si discuteva di cosa stesse accadendo fuori del mondo salottiero.
In questo ambiente culturale svolgevano un ruolo preminente le donne, le salonnièries (salottiere) alle quali il nuovo ideale egualitario illuminista offriva l'opportunità di collaborare, mostrando le proprie doti intellettuali, a un progetto politico radicalmente riformista, non più riservato a una cultura soltanto maschile,[10] che s'intrecciava con un elemento femminista di reazione contro la condizione di passività riservata alla donna spesso costretta, per le classi agiate, a scegliere tra matrimoni di convenienza o il convento, e la ricerca di una compensazione nella vita mondana.
I salotti sono tenuti essenzialmente da donne spesso appartenenti alla borghesia agiata e che potevano vantare amicizie influenti. Avere un salotto era una sorta di emancipazione della condizione femminile che tuttavia riposava sulla qualità degli invitati e sul loro potere d'attrazione. Affinché il salotto avesse successo la salottiera doveva avere tra i suoi ospiti un filosofo illustre che desse spunti per le discussioni che si svolgevano in un clima di libertà e di uguaglianza che rimaneva nei confini del salotto. Gli enciclopedisti potevano propagandare le loro idee, Helvetius e Holbach esporre la loro dottrina materialista ma il salotto doveva rimanere innanzitutto un luogo di svago: ciò che contava era la buona compagnia, le discussioni non dovevano essere troppo impegnate sino a rasentare la noia.[11].
I salotti erano dunque strumenti per diffondere le proprie opinioni non certo luoghi di produzione di idee. Jean-Jacques Rousseau era ben consapevole di questo limite quando denunciava la futilità delle discussioni salottiere fondate sulla "morale del bilboquet"
«Quando mi trovavo a Motiers andavo a degli incontri mondani dai miei vicini portandomi in tasca sempre un bilboquet per giocarci per tutto il tempo per non parlare quando non avevo niente da dire. Se ognuno facesse altrettanto, gli uomini diventerebbero meno malvagi, i loro commerci diventerebbero più sicuri, e io penso, più agevoli. Infine, che qualcuno rida se vuole, ma io sostengo che la sola morale disponibile nei tempi odierni sia la morale del bilboquet.[12]»
Tuttavia fu nei salotti come quello di Madame de Rambouillet, che nacque il preziosismo, un fenomeno di costume e di gusto, ma anche di novità letteraria, improntata a una lingua ricercata, tutta iperboli, sfumature, metafore, paradossi, giochi di parole, fatta apposta per le eleganti conversazioni dei salotti letterari ma che, nonostante gli eccessi snobistici stigmatizzati da Molière ne Le preziose ridicole, contribuì ad arricchire e ad affinare la lingua, ad attirare l'attenzione sui problemi di espressione.
Celebri salottiere francesi
I salotti più noti erano quelli di (lista non esaustiva):
I salotti letterari in Russia compaiono tra il XVIII e il XIX secolo.
Questi salotti furono di grande importanza per la cultura russa in generale e più nello specifico per la letteratura[16]. In essi si creavano circoli letterali, associazioni e si leggevano ad alta voce libri che a causa della censura zarista venivano pubblicati molto più tardi (come ad esempio la commedia Che disgrazia l'ingegno!, di Griboedov). I frequentatori dei salotti russi appartenevano solitamente allo stesso filone ideologico (vedi Slavofilismo).
Salotti in Svezia
In Svezia il salotto si sviluppò nel tardo XVII secolo e prosperò fino alla fine del XIX secolo. Durante gli anni 1680 e 1690, il salotto della contessa Magdalena Stenbock divenne un punto incontro in cui gli ambasciatori stranieri a Stoccolma andavano a prendere contatti, e il suo tavolo da gioco fu descritto come un centro di politica estera svedese[17]
Durante l'Epoca della libertà svedese (1718-1772) le donne parteciparono al dibattito politico e promossero i loro favoriti nella lotta tra i due partiti Mössorna (berretti) e Hattarna (cappelli) attraverso i salotti politici.[17] Questi luoghi di ritrovo furono considerati tanto influenti da permettere alle potenze straniere di coinvolgere alcune di queste donne come agenti a vantaggio dei loro interessi nella politica svedese.[17] Il più celebre salotto politico dell'epoca della libertà svedese, da alcuni definito il primo della Svezia, fu quello della contessa Hedvig Catharina De la Gardie (1695-1745), la cui influenza sugli affari di stato la espose a opuscoli diffamatori e la rese bersaglio della caricatura satirica di Olof von Dalin nel 1733.[17] Si ritiene che Magdalena Elisabeth Rahm abbia contribuito alla realizzazione della Guerra russo-svedese (1741-1743) attraverso la campagna a favore del conflitto lanciata nel suo salotto.[18] Al di fuori della politica, Hedvig Charlotta Nordenflycht fu la padrona di casa dell'accademia letteraria Tankebyggarorden e Anna Maria Lenngren fece lo stesso per l'Accademia reale svedese.
Durante il regno di Gustavo III la casa di Anna Charlotta Schröderheim divenne nota come un centro dell'opposizione. Le salottiere avevano ancora influenza negli affari politici nella prima metà del XIX secolo: è il caso di Aurora Wilhelmina Koskull negli anni 1820 e di Ulla De Geer negli anni 1840.
Nel diciannovesimo secolo, tuttavia, le maggiori ospiti dei salotti in Svezia divennero più note come benefattrici delle arti e della carità che non interessate alla politica. Dal 1820 e per due decenni Malla Silfverstolpe divenne famosa per il suo salotto del venerdì sera a Uppsala, che divenne un centro dell'era romantica in Svezia e probabilmente il più famoso salotto letterario svedese.[19] Durante gli anni 1860 e 1870, il Salotto Limnell della ricca benefattrice Fredrika Limnell a Stoccolma divenne un famoso centro dell'élite culturale svedese, nel quale soprattutto gli scrittori si riunivano per entrare in contatto con ricchi benefattori,[20] un ruolo che infine fu preso dai Ricevimenti Curman di Calla Curman negli anni 1880 e 1890.[21]
Note
^Oeuvres de Fontenelle, Tome deuxième, Paris, Salmon Libraire Éditeur, 1825
^Il termine "salotto letterario" apparirà soltanto nel XIX secolo ad opera della duchessa Laure Junot d'Abrantès (Cfr. Albert Tornezy, Un bureau d'esprit au 18e siècle: le salon de Madame Geoffrin, Biblio Bazaar, 2009).
^In una lettera dell'abate Galiani a lui inviata da Napoli il 7 aprile 1770: «La philosophie, dont vous êtes le premier maître d'hôtel, mange-t-elle toujours de bon appétit?» (La filosofia, di cui voi siete il primo direttore d'albergo, mangia sempre con buon appetito?)
^Maria Luisa Betri ed Elena Brambilla, a cura di, Salotti e ruolo femminile in Italia. Tra fine del Seicento e i primi del Novecento, Marsilio, 2004.
^Heyden-Rynsch, Verena Von Der, Salons européens, Paris, Gallimard, 1993
^Eroi di Marmo, su YouTube, 8cento APS in collaborazione con il Museo civico del Risorgimento, 18 aprile 2021, a 15 min 53 s. URL consultato il 26 aprile 2021.
^Magdalena Elisabeth Rahm i Wilhelmina Stålberg, Anteckningar om svenska qvinnor (1864)
^(SV) Carin Österberg et al., Svenska kvinnor: Föregångare nyskapare, Lund, Signum, 1990, ISBN9187896036.
^(SV) Sven Erik Täckmark, C Fredrika Limnell, su Svenskt biografiskt lexikon. URL consultato il 9 marzo 2018.
^(SV) Gurli Linder, Calla Curman (f. Lundström), su Svenskt biografiskt lexikon. URL consultato il 9 marzo 2018.
Bibliografia
Verena Von Der Heyden-Rynsch, Salons européens, Paris, Gallimard, 1993.
Claudio Chiancone, Le lettere d'amore di Alba Corner Vendramin al Bertola (1793-1795), in “Archivio veneto”, Serie V - Vol. CLXVII (2006), pp. 155–192 (sul salotto veneziano di Alba Corner Vendramin).
La dimensione internazionale dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, A cura di Mariasole Fanuzzi e Antonio Gargano con la collaborazione di Antonella Chiaro, Ist. It. di Studi Filosofici, Tomo I, Napoli 2010, p. 185.
Claudio Chiancone, La scuola di Cesarotti e gli esordi del giovane Foscolo, Pisa, Edizioni ETS, 2013 (con documenti inediti sui salotti letterari di Isabella Teotochi Albrizzi e Giustina Renier Michiel).