Il governo Spadolini II è stato il quarantesimo esecutivo della Repubblica Italiana, il quinto dell'VIII legislatura.
Il governo rimase in carica dal 23 agosto[1][2][3] al 1º dicembre 1982[4], per un totale di 100 giorni, ovvero 3 mesi e 8 giorni; si tratta quindi del governo di più breve durata tra quelli che hanno inizialmente ricevuto il voto di fiducia nella storia della Repubblica.
Il governo ottenne la fiducia dalla Camera il 2 settembre 1982 con 357 voti favorevoli e 245 contrari.
Il governo ottenne la fiducia dal Senato il 4 settembre 1982 con 176 voti favorevoli e 115 contrari.
L'esecutivo cadde a causa della cosiddetta "lite delle comari", ossia uno scontro politico tra i ministri Andreatta e Formica, che coinvolse anche i rispettivi partiti. Spadolini si dimise, il 13 novembre 1982[5].
Il secondo governo di Giovanni Spadolini si presenta con una lista dei ministri e dei sottosegretari identica a quella del governo uscente. È la prima volta nella storia della repubblica e sui giornali l'esecutivo è subito battezzato "governo fotocopia". E dell'esecutivo uscente mantiene i medesimi problemi, che anzi vanno progressivamente ad acutizzarsi per lo scontro tra il ministro democristiano del tesoro, Nino Andreatta, e quello socialista alle finanze, Rino Formica, che sfocia nella cosiddetta lite delle comari.[6] Minato da una forte instabilità della maggioranza, indebolita a sua volta dalla conflittualità tra DC e PSI, dall'insidia dei franchi tiratori (che costringono Spadolini a continue richieste di fiducia) e da una situazione economica compromessa e priva di valide soluzioni, l'esecutivo getta la spugna dopo soli 3 mesi e 8 giorni, caratterizzandosi ad oggi come il più breve tra quelli che hanno ottenuto la fiducia.
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