Il Governo Andreotti IV è stato il trentaquattresimo governo della Repubblica Italiana, il secondo della VII legislatura.
Rimase in carica dal 13 marzo 1978[1][2][3] al 21 marzo 1979[4], per un totale di 373 giorni, ovvero 1 anno e 8 giorni.
Il governo ottenne la fiducia il 16 marzo 1978 alla Camera dei Deputati con 545 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astenuti[5], e al Senato con 267 voti favorevoli e 5 contrari[6].
Il governo diede le dimissioni il 31 gennaio 1979[7].
Nonostante lo scioglimento della riserva da parte di Andreotti ed il suo giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, la nascita del governo (condizionata dal voto di fiducia) fu incerta fino alla notte prima della sua presentazione in Parlamento, in programma per il 16 marzo.[8] Era previsto che il governo fosse sostenuto da una maggioranza DC-PCI: i ministri sarebbero appartenuti tutti alla DC mentre il PCI avrebbe fornito il proprio appoggio esterno, cioè votando la fiducia senza entrare a far parte del governo.
La mattina del 16 marzo venne però reso noto che le Brigate Rosse avevano appena sequestrato Aldo Moro, presidente della DC, uccidendo gli uomini della sua scorta: alla luce della notizia e del clima di emergenza, il governo incassò un'ampia e rapida fiducia.[9]. Moro fu assassinato il 9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia.
Il clima del Paese contribuì a mantenere l'appoggio esterno del PCI al governo; nonostante quasi nessuna delle sue richieste fosse stata accolta, il PCI continuò a votare per quasi un anno la fiducia al governo. Il governo cadde quando i comunisti avanzarono la richiesta di entrare nella compagine governativa con propri ministri e Andreotti si rifiutò.
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