Marotta nacque a Napoli, in via Nuova Capodimonte (attuale corso Amedeo di Savoia), il 5 aprile 1902 da una famiglia della media borghesia originaria di Avellino. All'età di nove anni rimane orfano del padre, proprio pochi mesi dopo il loro trasferimento nel capoluogo campano. La madre, di trent'anni più giovane del marito svolge umili mansioni (guardarobiera e stiratrice) per mantenere la famiglia costituita da Daniele, Arnoldo e Giuseppe.
In quegli anni Marotta vive in condizioni di miseria abitando in un basso, ossia uno stanzone con portafinestra, ottenuto nel pianterreno del campanile della chiesa di Sant'Agostino degli Scalzi.
Abbandona presto la scuola tecnica, viene esentato dal servizio militare ed entra all'Azienda del Gas con la mansione di operaio. In questo periodo riprende gli studi durante la sera e la notte e riesce a farsi pubblicare da "La Tribuna illustrata" e "Noi e il mondo" le prime novelle e ad ottenere anche i primi compensi come letterato.[1]
Nel 1925 si trasferisce a Milano per intraprendere la carriera di giornalista. I primi tempi non sono certamente facili, visto che è costretto a dormire sulle panchine del parco, prima di entrare alla Arnoldo Mondadori Editore e poi alla Rizzoli come redattore.
La sua rubrica fissa pubblicata sul giornale "Film" viene notata da Aldo Borelli, che gli spalanca le porte del "Corriere della Sera". Negli stessi anni è inoltre a capo dell'ufficio stampa della Germania Film, ente per la promozione del cinema tedesco in Italia.[2]
La collaborazione con il "Corriere della Sera", interrotta nel 1943, riprende due anni dopo e si rivela proficua per la carriera di Marotta, che contemporaneamente compone sceneggiaturecinematografiche e teatrali.
Marotta incentra la sua opera nei confronti della città natale, amata e mai abbandonata completamente.
Il suo primo romanzo, Tutte a me, vede la luce nel 1932. Da allora la sua carriera si dividerà fra giornalismo e scrittura. A partire dal 1940, la sua produzione letteraria è folta e continua.
Giuseppe Marotta lavora molto anche per il cinema, scrivendo soggetti e sceneggiature. A parte il già citato L'oro di Napoli, tratto da un suo libro e scritto in collaborazione con De Sica e Zavattini, collabora con Ettore Giannini per Carosello napoletano (1953), Mario Soldati ed Eduardo De Filippo per Questi fantasmi (1955), Francesco De Feo per Mondo Nudo (1964).
La sua attività lo porta ad essere critico cinematografico per "L'Europeo" fino alla sua morte, avvenuta a Napoli il 10 ottobre 1963 dopo un'emorragia cerebrale[3].
Il contratto (1964), opera con musiche di Virgilio Mortari, libretto di Giuseppe Marotta e Belisario Randone
Canzoni
Nel 1962, persuaso dall'editore De Dominicis, Marotta pubblica Le canzoni di Giuseppe Marotta.[8] Il libro è una raccolta di tutte le canzoni da lui scritte, comprese quelle rimaste inedite e mai musicate, suddivise tra canzoni in napoletano, canzoni in italiano. A queste, nel libro aggiunge tre poesie.
Nel 1961 ha vinto il Premiolinoper l'articolo "Da Antonioni vogliamo itinerari non vagabondaggi d'arte"[15]
Il gruppo musicale Alunni del sole prese nome dall'omonima raccolta di racconti pubblicata da Marotta nel 1952.
Luciano De Crescenzo, dichiarando che è stata la sua passione per Marotta a fargli intraprendere la carriera di scrittore, ha detto Io sono cresciuto a pane e Marotta, leggendo e rileggendo tutti i libri.[16]
Note
^Virgilio Gaddi, introduzione a L'oro di Napoli, Bompiani, Milano, 1947, pag.9-12
^Giuseppe Marotta, Di riffe o di raffe, Bompiani, Milano, 1965, pag. 7
^Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2015).
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