Precoce talento artistico, studia privatamente disegno con il ferrarese Luigi Litta e in seguito, grazie a una borsa di studio elargita da imprenditori concittadini, frequenta i corsi di Giuseppe Sogni presso l'Accademia di Brera e
successivamente (1859-1860) quelli dell'Accademia Albertina di Torino, concludendo gli studi di nuovo a Brera dove è allievo,
con Mosè Bianchi e Tranquillo Cremona, della Scuola del Nudo di Giuseppe Bertini.
Il rientro a Intra, dove vive con i genitori Francesco ed Elisabetta Franzosini e i cinque fratelli, corrisponde a un periodo di intensa
attività pittorica. Si afferma nel disegno e nella pittura, impostata sullo studio dal vero e l’uso di una tavolozza chiara, già espressiva di
luminosità; fonda il Circolo dell’Armonia[1], primo gruppo Scapigliato dove si radunano giovani artisti, professionisti e intellettuali, come lui accaniti nel prendere di mira la rigidità borghese.
Contemporaneamente, entra in contatto con il raffinato ambiente aristocratico del Lago Maggiore.
In questo periodo, a partire dal 1862 (Ritratto di Agostino Rossi detto Tuffin) partecipa con frequenza alle mostre della Biennale di Venezia.
Il 2 ottobre del 1868 il torrente San Bernardino allaga Intra[2]; sconvolto dalla tragedia, Ranzoni torna a Milano con l’intenzione di arruolarsi nelle file garibaldine, ma l'amico Cremona lo dissuade e lo ospita.
Il sodalizio produce una ricerca sulla pennellata e il cromatismo in cui Ranzoni, creatore della cosiddetta macchia scapigliata, è la forza motrice.
Insieme a Cremona, agli scultori Giuseppe Grandi e Medardo Rosso, Emilio Longoni, Filippo Carcano e Mosè Bianchi
partecipa alla bohème milanese degli happenings di strada (intese come contestazioni dei valori borghesi d’impronta sabauda) dando vita alla Scapigliatura artistica, che conosce la sua età d’oro nel decennio 1870-1880.
Nel 1872 è tra i firmatari per la costituzione della Famiglia Artistica Milanese[3] e partecipa con nove opere alla mostra annuale di Brera; pur ufficialmente residente a Milano, dal 1873 al 1877 trascorre lunghi periodi ospite dei principi Troubetzkoy a Villa Ada di Ghiffa, sul Lago Maggiore: la Principessa Ada Troubetzkoy (nata Winans, cantante lirica americana) è la donna amata, che gli apre le porte della committenza internazionale altolocata, di casa sul Lago Maggiore.
Presso la villa è maestro di belle arti dei suoi tre figli, immortalati in numerosi ritratti (I ragazzi Troubetzkoy con il cane): Paolo[4] diventerà il celeberrimo scultore belle époque attivo anche in Russia, Luigi lavorerà come ingegnere e il pittore Pietro sposerà la scrittrice statunitense Amelie Rive, society painter.
A Villa Ada dispone di un atelier dove può ricevere gli amici Scapigliati, fra i quali il musicista Alfredo Catalani, lo stesso CremonaEmilio Longoni, il politico Benedetto Cairoli, Eugenio Torelli Viollier, Eleonora Duse e gli editori Treves e i ritratti realizzati da lui in questa stagione felice rispecchiano un vitalismo appagato: materia più pastosa, scala cromatica di verdi, azzurri, rossi e ocra in una pennellata nervosa che descrive la forma.
L’incanto termina quando, nel 1877, i tre ragazzi Troubetzkoy sono mandati in collegio a Milano e la sua presenza in villa non è più giustificata.
Ranzoni, pertanto, accetta un invito di Edmond Medlycott per l’Inghilterra, dove per quasi tre anni diventa il pittore della gentry, l'aristocrazia terriera e finanziaria e si trasferisce nel lusso dei manieri di campagna, nel Kent, nel Somerset e nello Shropshire, isolato e infelice malgrado i lauti compensi, che investe in una fallimentare attività di produzione di cappelli promossa a Intra dal fratello Remigio.
Nel 1879 rientra affrettatamente in Italia dopo il rifiuto di tre delle sue opere all’esposizione della Royal Academy di Londra, per dover prendere atto della fine del mondo che era stato il suo; a Milano, morto improvvisamente Cremona, la Scapigliatura vede la conclusione della sua esistenza e la crisi economica mondiale allontana mecenati e commissioni.
Villa Ada viene venduta e la separazione dei coniugi Troubetzkoy divide la famiglia dei suoi amati ex-allievi.
Dal 1880 al 1885 Ranzoni vive comunque un periodo di intensa produzione, in cui il suo linguaggio si trasforma in un’estrema economia di mezzi, la materia si rarifica e la pennellata diventa più espressiva fino ad esser anticipatore della ritrattistica espressionista del XX secolo.
Nel 1885 una grave crisi depressiva necessita un ricovero coatto della durata due mesi presso il manicomio di Novara: all’uscita dell’ospedale, è ospite alle isole di Brissago della Baronessa Antoinette de Saint Léger, nobile russa moglie del barone Richard Fleming, vivace e colta mecenate di artisti.
Il soggiorno (1885-1886) ridà intensità creativa a Ranzoni: per tre anni ancora produce sconvolgenti opere (Ascona vista dalle isole di Saint Leger, Ritratto del bambino William Morisetti, Giovinetta inglese), tra le più ammalianti della fine secolo.
Poi segue un periodo di disagio mentale e di isolamento dagli amici che logora progressivamente la sua energia psichica.
Muore a Intra il 29 ottobre 1889: è sepolto nel cimitero di Intra.
Stile
«Dipinge le immagini femminili con una soavità infinita; ne fa delle immagini lievi come carezze. Sono figure che sorgono nello spazio del tempo e dell’eternità. La donna di Ranzoni, alla guisa della donna leopardiana, ha un non so che di divino. Talvolta il pittore le conferisce un’aria di innocenza che la rende estranea al nostro sguardo, tal’altra la riveste di una morbidezza carnale in modo così ineffabile che non vi saziate di guardarla»
(Carlo Carrà, Revisioni critiche: Ranzoni, L’Ambrosiano, 23 luglio 1935)
«Se ben guardate le creature del Ranzoni, vi accorgerete che, a differenza di quelle del Cremona, esse non hanno espressione...non hanno sorriso, o lagrima, o accoramento passeggero, o passeggero brio. Dipinge anime nude, inscritte dentro non so quale immutabilità solenne. Da esse emana il fluido di un’enorme potenza di vita, accumulata e inerte nell’attesa»
Dopo l'iniziale influenza del maestro Giuseppe Bertini (La preghiera del 1868), improntata sullo studio dei modelli rinascimentali e dall'estetismo di Antonio Fontanesi, sviluppa presto uno stile personale sulla base dello studio del cromatismo di Domenico Morelli e Federico Faruffini, della leggerezza di Piccio Carnovali e dell'amico Filippo Carcano (Effetto di sole del 1863), già evidenti in Bosco di Antoliva del 1867 che lo porta a realizzare ritratti pervasi di sensibilità ed estrema raffinatezza.
Intorno al 1868 si orienta provvisoriamente verso una visione del ritratto ispirata a Rembrandt, caratterizzata fondi scuri e coloristica su volto e mani.
Il periodo trascorso come ospite di Villa Ada, il più produttivo della carriera artistica di Ranzoni, è contraddistinto da acceso colorismo, forte caratterizzazione psicologica dei soggetti ritratti resa mediante la tecnica dello sfumato e spiccata sensualità (Ritratto della principessa Ada Troubetzkoy).
L'ultima fase della sua vita, contraddistinta dalle pessime condizioni di salute fisica e mentale, ha tratti che anticipano i movimenti
espressionisti, con opere povere di materia e creazioni astratte[9].
Scarso frequentatore delle mostre allestite dalle Accademie ufficiali (partecipa solo a undici eventi), decide di privilegiare le relazioni con l’ambiente cosmopolita alto borghese che gravita intorno a Villa Ada, dei cui componenti esegue numerosi ritratti resi con colori tenui e sfumati che rendono l'opera pervasa da sensazioni malinconiche.
Con la delibera n. 385 del 18 novembre 1926 il comune di Novara gli ha intitolato una via nel quartiere Sacro Cuore, precedentemente nota come strada delle Grotte[24].
Note
^Daniele Ranzoni, su museodelpaesaggio.it. URL consultato il 9 novembre 2021.
Quinsac, Annie-Paule, (a cura di) Catalogo della Mostra Daniele Ranzoni 1843-1889, Centenario della morte, presso il Palazzo della Permanente, Milano, Mazzotta Editore, 1989.
Quinsac, Annie-Paule, Daniele Ranzoni. Catalogo ragionato dei dipinti e dei disegni, Skira, Milano 1997. ISBN 8881182564
Quinsac, Annie-Paule, (a cura di) Scapigliatura, Catalogo della mostra, Palazzo Reale, Milano Palazzo Reale, Venezia, Marsillio Editore, 2009. ISBN8831798022
Quinsac, Annie-Paule, (a cura di), Ranzoni. Lo scapigliato maudit, Catalogo della mostra. Gallerie Maspes, Milano, Grafica Antiga, 2017.