Ha occasione di visitare in diverse occasioni Venezia, Firenze e Roma rimanendo affascinato dall'arte antica, in special modo dell'epoca del Rinascimento, la cui conoscenza lo porterà a diventare prima il consigliere artistico del suo amico, il nobile Gian Giacomo Poldi Pezzoli che, per disposizione testamentaria chiamò ad essere il primo direttore dell'omonimo museo Museo Poldi Pezzoli fondato a Milano dallo stesso Gian Giacomo nel suo palazzo di famiglia e che fu inaugurato nel 1881. Per l'appartamento del Poldi-Pezzoli Bertini aveva creato, nel 1851, le vetrate artistiche che ancora sono visibili nella loro posizione originale.
Giuseppe Bertini, vetrata al Museo Poldi Pezzoli (1851).
All'Accademia di Brera subisce l'influsso del romantico Francesco Hayez di cui aggiorna lo stile in senso antiaccademico aderendo al verismo e alla pittura storica, anche contemporanea, di cui è un celebre esempio L'entrata di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III in Milano dopo la battaglia di Magenta del 1859. Il Bertini era allora considerato l'esponente più moderno e influente dell'ambiente artistico e culturale milanese peraltro in ritardo rispetto agli orientamenti d'oltralpe. Fu anche abile ritrattista, pittore di scene di genere, di paesaggio e di prospettive.
Anche il fratello Pompeo (Biumo Superiore, 10 giugno 1829 – Milano, 2 maggio 1899) proseguì le orme del padre Giovanni, divenendo un apprezzato pittore di vetrate, arte ripresa in un primo tempo anche da suo figlio, Guido Bertini (1872-1938)[5], pittore, poeta e autore di commedie dialettali, nato a Milano ma ritiratosi a vivere a Luvinate in provincia di Varese, città che conserva molti suoi quadri in collezioni private, presso l'Ospedale di Circolo e la Fondazione Molina.
Come commediografo dialettale si ricordano L'anima travasada, El menagram, El zio matt, El tecoppa istitutor, La miée bruta, El diavol el fa i so pass.