La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (in ingleseUnited Nations Framework Convention on Climate Change da cui l'acronimo UNFCCC o FCCC), nota anche come Accordi di Rio, è un trattato internazionale ambientale prodotto dalla Conferenza sull'Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED, United Nations Conference on Environment and Development), informalmente conosciuta come Summit della Terra, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. Il trattato punta alla riduzione delle emissioni dei gas serra, alla base del riscaldamento globale.
Il trattato, come stipulato originariamente, non poneva limiti obbligatori per le emissioni di gas serra alle singole nazioni; era quindi, sotto questo profilo, legalmente non vincolante. Esso però includeva la possibilità che le parti firmatarie adottassero, in apposite conferenze, atti ulteriori (denominati "protocolli") che avrebbero posto i limiti obbligatori di emissioni. Il principale di questi, adottato nel 1997, è il protocollo di Kyoto, che è diventato molto più noto che la stessa UNFCCC.
Il FCCC fu aperto alle ratifiche il 9 maggio 1992 ed entrò in vigore il 21 marzo 1994. Il suo obiettivo dichiarato è "raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico".
Onde valutare il progresso nel trattare il cambiamento climatico come proposto dalla citata convenzione, ogni anno vengono tenuti incontri formali tra le parti firmatarie dell'UNFCCC, incontri noti come Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNCCC) o anche Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP). Dal 2005 tale conferenza ospita anche gli incontri per negoziare impegni vincolanti nel quadro del Protocollo di Kyoto (conferenze CMP). E dal 2016, la conferenza accoglie anche gli incontri delle parti con riferimento all'Accordo di Parigi (conferenze CMA). Ad esempio, il convegno del 2019 a Madrid, Spagna, accoglieva il XXV COP, il XVI CMP e il III CMA, descritti anche come COP 25/CMP 16/CMA 3.
Stati dell'Allegato I e dell'Allegato II e Paesi in via di sviluppo
Gli stati firmatari dell'UNFCCC sono suddivisi in tre gruppi:
I Paesi dell'Allegato I concordano nel ridurre le loro emissioni (in particolare di biossido di carbonio) a livelli inferiori a quelle prodotte nel 1990. Se non possono farlo, devono acquistare crediti di emissione o investire nella conservazione. I Paesi in via di sviluppo non hanno restrizioni immediate rispetto all'UNFCCC, per tre motivi principali:
Impedire restrizioni nel livello di crescita perché l'inquinamento è fortemente correlato alla crescita industriale, e le loro economie possono potenzialmente crescere in maniera molto rapida.
Impedire la vendita di loro crediti di emissione alle nazioni industrializzate per permettere a queste ultime di inquinare ulteriormente.
Ottenere denaro e tecnologie dai Paesi dell'Allegato I.
I Paesi in via di sviluppo possono volontariamente diventare Paesi dell'Allegato I quando sono sufficientemente sviluppati. Sino a quel momento, non sono tenuti a implementare i loro obblighi rispetto alla Convenzione finché le nazioni industrializzate non forniscano abbastanza denaro e tecnologia, e questo ha una priorità inferiore rispetto allo sviluppo economico e sociale e alla lotta alla povertà.
Alcuni oppositori alla Convenzione credono che le differenze tra i Paesi dell'Allegato I e i Paesi in via di sviluppo non siano corrette dal punto di vista concorrenziale, e che entrambi debbano ridurre le loro emissioni. Alcune nazioni ritengono che i costi per ottenere gli obiettivi espressi nella Convenzione possano stressare la loro economia. Queste sono alcune delle motivazioni date da George W. Bush, il Presidente degli Stati Uniti, per comportarsi come fece il suo predecessore e non inviare il protocollo di Kyoto firmato al Senato degli Stati Uniti.
Paesi dell'Allegato I
I Paesi dell'Allegato I sono quegli industrializzati e ex socialisti ad economia in transizione: Australia, Austria, Belgio, Bielorussia, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Estonia, Federazione Russa, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina, Ungheria, Unione europea.
Paesi dell'Allegato II
I Paesi dell'Allegato II sono quelli sviluppati che pagano per i costi dei PVS: Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti d'America, Svezia, Svizzera, Unione europea.
Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC)
La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC) fu aperta alle firme nella Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo del 1992, a Rio de Janeiro. Il 12 giugno 1992, 154 nazioni avevano firmato la UNFCCC, che dopo la ratifica obbligava i governi a perseguire un "obiettivo non vincolante" per ridurre le concentrazioni atmosferiche dei gas effetto serra con l'obiettivo di «prevenire interferenze antropogeniche pericolose con il sistema climatico terrestre».
Queste azioni erano dirette principalmente ai paesi industrializzati, con l'intenzione di stabilizzare le loro emissioni di gas serra ai livelli del 1990 entro il 2000; altre responsabilità ricadevano invece su tutte le parti della convenzione. Le nazioni firmatarie concordarono di riconoscere "responsabilità comuni ma differenziate", con maggiori responsabilità per la riduzione delle emissioni di gas serra nel breve periodo per i Paesi sviluppati, elencati nell'Allegato I dell'UNFCCC.
Secondo i termini dell'UNFCCC, avendo ricevuto le ratifiche di più di 50 Paesi, il trattato entrò in vigore il 21 marzo1994. Da quel momento, le parti si sono incontrate annualmente nella Conferenza delle Parti (COP) per analizzare i progressi nell'affrontare il fenomeno del cambiamento climatico, iniziando da metà degli anni 1990, per negoziare il Protocollo di Kyōto per stabilire azioni giuridicamente vincolanti per i Paesi sviluppati nella riduzione delle loro emissioni di gas serra.
La Conferenza delle Parti dell'UNFCCC si incontrò per la prima volta a Berlino (Germania) dal 28 marzo al 7 aprile 1995, ed espresse timori sull'adeguatezza delle azioni degli stati ad adempiere gli obblighi della Convenzione.[4] Questi furono espressi in una dichiarazione ministeriale delle Nazioni Unite conosciuta come il "Mandato di Berlino", che stabiliva una fase di analisi e ricerca (Analytical and Assessment Phase, AAP) di due anni, per negoziare un "insieme completo di azioni" da cui gli Stati potessero scegliere quelle più adeguate per ognuno di essi, in modo che fossero le migliori dal punto di vista economico e ambientale. Il Mandato di Berlino esentò i Paesi non-Allegato I da obblighi vincolanti addizionali, in ragione del principio delle "responsabilità comuni ma differenziate" stabilito dalla UNFCCC, sebbene si ipotizzasse che le grandi nazioni di nuova industrializzazione sarebbero diventate i più grandi emettitori di gas serra nei 15 anni a venire.
La Seconda Conferenza delle Parti dell'UNFCCC (COP2) avvenne dall'8 al 19 luglio 1996 a Ginevra (Svizzera). La sua dichiarazione ministeriale fu adottata il 18 luglio e rifletteva la posizione statunitense presentata da Timothy Wirth, all'epoca Sottosegretario agli Affari Generali per il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti:
Il Protocollo di Kyoto fu adottato nella COP3, svoltasi dal 1º al 10 dicembre 1997 a Kyōto (Giappone), dopo tese negoziazioni. Molte nazioni industrializzate e alcune economie centroeuropee in transizione (definite come Paesi dell'Annesso B) concordarono su riduzioni legalmente vincolanti delle emissioni di gas serra, in media del 7% rispetto ai livelli del 1990, fra gli anni 2008 e 2012. Gli Stati Uniti avrebbero dovuto ridurre le loro emissioni totali del 7% rispetto ai loro livelli del 1990. L'amministrazione di Bill Clinton, nel budget del 2001, incluse i finanziamenti per l'iniziativa per le tecnologie indirizzate a fronteggiare il cambiamento climatico (Climate Change Technology Initiative, CCTI).
La COP4 ebbe luogo a Buenos Aires (Argentina) dal 2 al 13 novembre 1998. Si pensava che le problematiche rimaste irrisolte a Kyōto sarebbero state completate in questo incontro, ma la complessità e la difficoltà a raggiungere accordi si dimostrò insormontabile, per cui le parti adottarono un "Piano di azioni" biennale per avanzare le azioni e trovare meccanismi per l'implementazione del Protocollo di Kyōto, che doveva essere completato entro il 2000.
La quinta Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici avvenne a Bonn (Germania), fra il 25 ottobre e il 4 novembre 1999. Fu principalmente una riunione tecnica, che non raggiunse conclusioni rilevanti.
Quando si riunì la COP6, fra il 13 e il 25 novembre 2000, all'Aia (Paesi Bassi), le discussioni evolsero rapidamente verso una negoziazione ad alto livello sui maggiori temi politici. Questi inclusero la controversia sulla proposta degli Stati Uniti di permettere di ottenere crediti dai serbatoi di carbonio (boschi e terre agricole), che avrebbero soddisfatto buona parte della riduzione delle emissioni statunitensi; discordie riguardo alle conseguenze correlate al mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzioni; e difficoltà nel risolvere i problemi riguardo a come i PVS potessero ottenere assistenza finanziaria per contrastare gli effetti dei mutamenti climatici e raggiungere i loro obiettivi di raccolta dei dati di emissione e di possibile riduzione delle stesse.
Nelle ore finali della COP6, nonostante alcuni accordi preliminari tra gli Stati Uniti e alcuni Stati europei, in particolare il Regno Unito, l'Unione Europea, guidata da Danimarca e Germania, rifiutò le posizioni di compromesso, e le discussioni in corso collassarono. Jan Pronk, il Presidente della COP6, sospese i lavori senza giungere ad accordi, aspettando che le negoziazioni potessero riprendere. Fu quindi annunziato che gli incontri della COP6, con la denominazione di "COP6 bis, sarebbero ricominciati a Bonn, nella seconda metà di luglio. Il successivo incontro delle parti dell'UNFCCC, la COP7, fu quindi fissato a Marrakech, in Marocco, tra ottobre e novembre 2001.
Quando i negoziati della COP6 ripresero a Bonn dal 16 al 27 luglio 2001, pochi progressi vennero fatti per risolvere le differenze che avevano prodotto una impasse all'Aia. Comunque, questo incontro si svolse dopo che George W. Bush era diventato presidente degli Stati Uniti e aveva rigettato il protocollo di Kyōto a marzo. Come risultato la delegazione statunitense a questo meeting declinò la sua partecipazione ai negoziati relativi al Protocollo, e scelse di agire come osservatrice all'incontro. Mentre le altre parti negoziavano le questioni chiave, venne raggiunto l'accordo su gran parte delle principali questioni politiche, con grande sorpresa della maggior parte degli osservatori, dato le scarse aspettative che precedettero l'incontro. Gli accordi comprendevano:
Meccanismi: I meccanismi di "flessibilità", che gli Stati Uniti avevano fortemente sostenuto quando il protocollo venne inizialmente stilato, comprendenti il commercio di emissioni; l'implementazione congiunta; il Meccanismo di sviluppo pulito (CDM – Clean Development Mechanism), che fornisce sovvenzioni dalle nazioni sviluppate per le attività di riduzione delle emissioni nei paesi in via di sviluppo, con un credito per le nazioni donatrici. Uno degli elementi chiave di questo accordo fu che non ci sarebbero stati limiti quantitativi al credito che una nazione poteva rivendicare per l'uso di questi meccanismi, ma che l'azione interna doveva costituire un elemento significativo degli sforzi di ogni nazione dell'Allegato II per andare incontro ai propri obiettivi.
Abbattimento del carbonio: Venne concordato un credito per le numerose attività che assorbono carbonio dall'atmosfera o lo immagazzinano, comprendente la gestione di foreste e terreni coltivabili e la rivegetazione, senza un tetto complessivo sull'ammontare di credito che una nazione poteva pretendere per le attività di abbattimento. Nel caso della gestione forestale, un'appendice Z stabiliva tetti specifici per ogni nazione, per ogni paese dell'Allegato I, ad esempio, un tetto di 13 milioni di tonnellate poteva essere accreditato al Giappone (il che rappresenta circa il 4% delle sue emissioni annue). Per la gestione delle terre coltivabili, le nazioni potevano ricevere crediti solo per miglioramenti rispetto ai livelli del 1990.
Conformità: l'azione finale sulle procedure di conformità e i meccanismi riguardanti la non-conformità a quanto previsto dal protocollo vennero rinviati alla COP7, ma inclusero un ampio abbozzo delle conseguenze per il mancato rispetto degli obiettivi sulle emissioni che avrebbero incluso un requisito di ricompensa delle insufficienze di 1,3 tonnellate a 1, la sospensione del diritto di vendere crediti per un surplus nella riduzione di emissioni e richiedevano piano d'azione per la conformità a quanti non raggiungevano i loro obiettivi.
Finanziamento: Tre nuovi fondi vennero concordati per fornire assistenza per i bisogni associati ai cambiamenti climatici; un fondo per le nazioni meno sviluppate, in supporto ai Programmi d'azione di adeguamento nazionale; e un fondo di adeguamento al Protocollo di Kyōto, sostenuto da una imposta sul CDM e da contributi volontari.
Una serie di dettagli operativi riguardanti queste decisioni rimase da negoziare e concordare, e furono l'oggetto principale dell'incontro COP7 che seguì a questo.
All'incontro della COP7 di Marrakesh (Marocco) dal 29 ottobre al 10 novembre 2001, i negoziatori in effetti completarono il lavoro del piano d'azione di Buenos Aires, finalizzando gran parte dei dettagli operativi e creando le condizioni per cui le nazioni ratificassero il protocollo. La delegazione statunitense continuò ad agire come osservatrice, declinando la partecipazione a negoziati attivi. Altre parti continuarono ad esprimere la speranza che gli Stati Uniti rientrassero nel processo ad un certo punto, ma indicarono la loro intenzione di cercare la ratifica da parte del numero richiesto di nazioni per far entrare in vigore il protocollo (55 nazioni, rappresentanti il 55% delle emissioni di anidride carbonica dei paesi sviluppati nel 1990). Venne proposta una data per l'entrata in vigore del protocollo: l'agosto/settembre 2002, in coincidenza con il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile (WSSD) da tenersi a Johannesburg (Sudafrica).
Le principali decisioni della COP7 comprendevano:
Regole operative per il commercio internazionale delle emissioni tra le parti del protocollo, per il CDM e per l'implementazione congiunta;
Un regime di conformità che delinei le conseguenze del mancato rispetto degli obiettivi, ma demandi alle parti del protocollo, una volta entrato in vigore, di decidere se queste conseguenze sono vincolanti dal punto di vista legale;
Procedure di contabilizzazione per i meccanismi di flessibilità;
Una decisione per considerare alla COP8 come ottenere una revisione dell'adeguatezza degli impegni che possa spingere verso una discussione sugli impegni dei futuri paesi in via di sviluppo
COP9, tenuta a Milano, Italia, dal 1º al 12 dicembre 2003. La Conferenza ha stabilito interessanti novità legate in particolar modo ai progetti di riduzione delle emissioni legate alle attività di afforestazione e riforestazione (A/R projects).
La conferenza di Montréal, COP11, si è tenuta a Montréal (Canada), tra il 28 novembre e il 9 dicembre 2005, in concomitanza con la prima riunione delle parti (MOP) del Protocollo di Kyōto. In questa conferenza si è parlato principalmente di ridurre drasticamente le emissioni di CFC (clorofluorocarburi) ossia gas presenti nei condizionatori, frigoriferi e bombolette spray che se immessi nell'atmosfera salgono fino a raggiungere l'ozono e qui lo distruggono provocando perciò il famoso "buco dell'ozono". Questi gas rimangono nell'atmosfera per 100 anni, quindi è estremamente importante stare attenti a non immetterli. Questa conferenza tuttavia non ebbe molto successo, perché allora erano presenti molte nazioni emergenti come Cina, Giappone e India. Alle quali non si poteva imporre di far cambiare tutti i frigoriferi ai cittadini, prendendone altri di classe A perché non potevano permetterselo.
Dal 6 al 17 novembre 2006 si è tenuta la COP12 - MOP2 di Nairobi, in Kenya. La Conferenza è stata incentrata sul maggiore coinvolgimento degli stati africani nei progetti di Meccanismo di sviluppo pulito sulla possibilità di rendere eleggibili come progetti CDM i progetti di cattura e sequestro del carbonio (Carbon Capture and Storage — CCS). La Conferenza è stata un passo in avanti anche verso la definizione di nuovi obiettivi di riduzione per il periodo post-2012. Tuttavia le parti coinvolte non hanno stabilito obiettivi di riduzione specifici per il periodo 2013-2018, come da alcuni auspicato.
COP14 si è tenuta a Poznań, in Polonia, tra il 1º e il 12 dicembre 2008. I delegati sono riusciti ad accordarsi sui principi per il finanziamento di un fondo per aiutare le nazioni più povere per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico.
COP18 si è svolta a Doha, Qatar dal 24 novembre all'8 dicembre 2012 anche se doveva concludersi il 7. Parteciparono circa 1700 rappresentanti ed esperti di 194 nazioni con l'obiettivo di rinnovare il Protocollo di Kyōto, ma solo il 20% degli stati ha aderito.
COP21 si è aperta a Parigi, Francia, il 30 novembre 2015 e si è conclusa l'11 dicembre successivo. Ha dato origine all'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici del 2015, concluso tra gli stati partecipanti alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992.
COP24 si è svolta a Katowice, Polonia, dal 3 al 14 dicembre 2018. La COP-24 si è occupata di definire le regole di attuazione dell'Accordo di Parigi del 2015. L'obiettivo ultimo è stato quello di cercare di mettere un freno al cambiamento climatico a livello globale e definire un “Rule Book”, un libro guida per attuare tutti i principi dell'Accordo, che entrerà in vigore nel 2020. Il limite di 2 °C imposto dalla COP21 ormai non è più sufficiente; per evitare catastrofi, non possiamo permettere alle temperature di salire oltre 1,5 °C e per questo dobbiamo diminuire del 45% le emissioni di CO2 nell'aria entro il 2030, percentuale che deve salire al 100% entro il 2050. Nel corso della COP-24 si anche stabilito come distribuire le risorse finanziarie necessarie a sostenere i paesi meno sviluppati per indurli a ridurre le proprie emissioni di CO2.
La COP26 si è tenuta a Glasgow, Regno Unito, dal 31 ottobre al 13 novembre 2021. Inizialmente avrebbe dovuto tenersi nel novembre 2020 ma è stata posticipata a causa dell'emergenza COVID-19.[8]
La COP30 è prevista a Belém, Brasile, e si terrà dal 10 al 21 novembre 2025.[9][10]
COP31, Gruppo Europa occidentale e altri stati
La COP31 si terrà dal 9 al 20 novembre 2026.[10] Si sono candidate la Turchia e l'Australia.[11]
COP32, Africa
In base al principio di rotazione la COP31 si terrà in uno Stato africano dall'8 al 19 novembre 2027.[10]
Organi sussidiari
Gli organi sussidiari sono comitati che assistono la Conferenza delle Parti. Possono essere permanenti o temporanei.[12]
Permanenti:
L'Organismo sussidiario per la consulenza scientifica e tecnologica (Subsidiary Body of Scientific and Technological Advice, SBSTA) è stabilito dall'articolo 9 della Convenzione per fornire alla Conferenza delle Parti e, se del caso, agli altri suoi organi sussidiari informazioni e consulenze tempestive su questioni scientifiche e tecnologiche relative alla Convenzione. Serve come collegamento tra le informazioni e le valutazioni fornite da fonti esperte (come l'IPCC) e la COP, che si concentra sulla definizione delle politiche.[13]
L'Organismo sussidiario per l'attuazione (Subsidiary Body of Implementation, SBI) è stabilito dall'articolo 10 della Convenzione per assistere la Conferenza delle Parti nella valutazione e nel riesame dell'effettiva attuazione della Convenzione. Formula raccomandazioni su questioni politiche e di attuazione alla COP e, se richiesto, ad altri organismi.[14]
Temporanei:
Gruppo speciale sull'articolo 13 (AG13), attivo dal 1995 al 1998;
Gruppo speciale sul Mandato di Berlino (AGBM), attivo dal 1995 al 1997;
Gruppo speciale di lavoro su ulteriori impegni per le parti dell'allegato I ai sensi del Protocollo di Kyoto (AWG-KP), istituito nel 2005 dalle Parti del Protocollo di Kyoto per considerare ulteriori impegni dei paesi industrializzati per il periodo successivo al 2012; ha concluso i suoi lavori nel 2012 quando la Conferenza ha adottato l'Emendamento di Doha;[15]
Gruppo speciale di lavoro per l'attività cooperativa a lungo termine (Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action, AWG-LCA), istituito alla COP13 di Bali nel 2007 per condurre negoziati su un accordo internazionale rafforzato sui cambiamenti climatici;[16]
Gruppo speciale di lavoro sulla piattaforma di Durban per un'azione potenziata (Ad Hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action, ADP), istituito alla COP17 di Durban nel 2011 «per sviluppare un protocollo, un altro strumento giuridico o un risultato concordato con forza legale ai sensi della Convenzione applicabile a tutte le parti».[17]
Conferenza delle Parti (COP) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici · Conferenza delle parti di servizio come riunione delle parti del Protocollo di Kyoto (CMP)