Il 3º Reggimento fanteria corazzato è stata una unità del Regio Esercito, con la denominazione di 3º Reggimento fanteria carristi dal 1936 al 1943 e dal 1963 al 1975 dell'Esercito Italiano con la denominazione di 3º Reggimento fanteria corazzato
Storia
Le origini del Reggimento risalgono al 1º ottobre 1927, quando a Roma, presso "Forte Tiburtino", venne costituito il "Reggimento carri armati" formato da Comando, Deposito e cinque battaglioni, due dei quali a Roma e uno a Udine, Codroipo e Bologna su quattro compagnie di due plotoni carri, con carri Fiat 3000 in dotazione.[1]
Nel 1931 il comando del "Reggimento carri armati" venne trasferito da Roma a Bologna.[1]
Il 15 settembre 1936 venne sciolto il Reggimento carri armati e costituiti quattro Reggimenti fanteria carristi:[1]
Il VI Battaglione carri L3/33 costituito a Bologna il 1º giugno 1935 presso il Reggimento carri armati, con la costituzione del 3º Reggimento fanteria carristi venne ridenominato VI Battaglione carri d'assalto "Lollini", restando inquadrato nel reggimento fino al 6 novembre 1939 allorché venne trasferito, insieme al XXXII battaglione al 33º Reggimento fanteria carristi, costituitosi in quella stessa data a Parma.[2]
All'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, il reggimento, che inquadrava i battaglioni carri V e XI, equipaggiati con carri L3/35 venne schierato, nel 1940, al comando del colonnello Pedoni, sul fronte occidentale, inquadrato nel Raggruppamento Celere della 1ª Armata, di cui facevano parte anche il 1º Reggimento bersaglieri e il Reggimento "Cavalleggeri di Monferrato"(13º), senza tuttavia prendere parte alle operazioni, essendo sopraggiunto l'armistizio di Villa Incisa. Rientrato a Bologna il reggimento continuò a svolgere il compito di addestramento degli allievi ufficiali, degli allievi sottufficiali e degli allievi specialisti, nonché quello della costituzione e preparazione di nuove unità destinate ai vari fronti, compito affidato a tutti i reggimenti carri, compresi quelli incorporati nelle grandi unità, in quanto ciascun reggimento aveva lasciato nelle sedi originarie sul suolo italiano un ente (il deposito reggimentale) con funzioni amministrative e matricolari, che provvedeva all'immatricolazione del personale e a ricevere i mezzi e all’addestramento, preparando quadri e reparti carristi al combattimento.[3]
Nel dicembre 1940 il V Battaglione Carri L "Venezian" venne inviato in Nordafrica assegnato alla Divisione "Pavia"; i carristi del V battaglione sostennero, durante la prima offensiva britannica, violenti ed accaniti combattimenti sino ai primi di dicembre, lottando contro un nemico preponderante, affrontando sia forze di fanteria e corazzate, sia i munitissimi capisaldi, sacrificando uomini e carri e prendendo parte nel gennaio 1941 alla riconquista del deserto sirtico e, successivamente, a quella di Agedabia e all'assedio di Tobruch.[3]
Il IX battaglione carri "M13/40" ebbe origine dalla trasformazione del XI battaglione carri "L", e si era costituito a Bracciano dove, all’inizio del 1941, il personale effettuò il corso di specializzazione per il passaggio sui nuovi carri M13/40. Il IX battaglione venne inviato al Nordafrica dove, dopo essere sbarcato il 29 luglio 1941, venne inquadrato nel 132º Reggimento fanteria carrista della Divisione corazzata "Ariete", con il quale partecipò a tutti i combattimenti sino alla battaglia di el Alamein.[3]
La Compagnia meccanizzata di Zara il 1º aprile 1941, in preparazione delle operazioni contro la Jugoslavia, venne dislocata, insieme al IX battaglione bersaglieri Zara, al confine con la Jugoslavia, nel settore di Zemonico e il 5 aprile, iniziate le ostilità, eliminò i posti di confine occupando Bencovac ed ebbe il battesimo del fuoco il 6 aprile intorno a Knin, in un furioso combattimento in cooperazione con il battaglione bersaglieri Zara; procedendo verso sud raggiunse Sebenico, Traù e Spalato, passando alle dipendenze del III Corpo d'armata e successivamente concorse a mantenere l'occupazione di Mostar, Ragusa e Cattaro, nelle cui zone fronteggiò le bande ribelli jugoslave.[3]
Oltre alla preparazione dei reparti che combatterono in Nordafrica, il 3º Reggimento preparò quadri e reparti di alcuni squadroniautoblindo ed altre unità, che operarono in Africa orientale.[4]
La ricostruzione
Il Reggimento venne ricostituito il 1 ottobre 1964, con la denominazione di 3º Reggimento fanteria corazzato, nella sede di Persano e inquadrato nella Divisione fanteria "Granatieri di Sardegna" con la seguente configurazione organica:[5]
«Durante un tormentato periodo di operazioni, lanciato contro il nemico preponderante in forze e in mezzi, sempre isolato, sostenuto da fede incrollabile ed elevatissimo spirito di sacrificio, si opponeva all'offensiva nemica da Bardia ad Agedabia affrontando in ogni scontro la sicura distruzione e considerando chiusa la lotta allorché l'ultimo carro veniva incendiato. Quando tutto crollava, gli intrepidi carristi seppero superare la sfortuna, immolandosi per il dovere e l'onore.» — Egitto - Marmarica (A.S.) - dicembre 1940 - 5 gennaio 1941
«Dopo aver per lunghi mesi dato valorosamente valido contributo di azione e di sangue sul fronte della cinta di una piazzaforte assediata, ridotto nei mezzi e negli uomini interveniva con slancio e coraggio inalterabili nella battaglia della Marmarica. Posto di fronte a forze di fanteria e corazzate preponderanti le aggrediva arrestandone l'impeto e volgendo ij fuga truppe appiedate. Impiegato di nuovo in azione dimostrativa in località lontane dalle linee, si impegnava di iniziativa e con grande coraggio contro capisaldi nemici annientandoli, catturando prigionieri e causando al nemico gravi perdite in morti e feriti. In successivo fatto d'arme con pochi carri ancora validi confermava queste doti d'abnegazione e coraggio, dando esempio di profondo senso del dovere e di valore carrista non comune.» — Cinat di Tobruk, 23 novembre - 5 dicembre 1941