Gaetano Butera (Riesi, 11 settembre 1924 – Roma, 24 marzo 1944) è stato un decoratore, militare e partigiano italiano, uno dei sedici siciliani vittime dell'eccidio delle Fosse Ardeatine,[1] medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Biografia
Fin da giovanissimo aveva iniziato a svolgere l'attività di artigiano decoratore; chiamato alle armi, prestò servizio a Roma presso il 4º Reggimento carri. Quando la capitale fu occupata dai tedeschi, si arruolò volontario nell'organizzazione dei partigiani denominata Bande armate del Lazio. Fatto prigioniero dalle SS, fu condotto presso il carcere di via Tasso e torturato per giorni, fino al 24 marzo 1944, quando venne ucciso nell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
Dopo la Guerra di liberazione italiana, fu decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Alla memoria di Gaetano Butera è stato intitolato il 9º Battaglione corazzato "M.O. Butera", attivo tra il 1975 e il 1995, erede delle tradizioni del 3º Reggimento fanteria corazzato.
Alla sua memoria è stato inoltre dedicato il giuramento dell'11 scaglione 1996 dell'85º Reggimento Verona il 30 Novembre 1996 sotto la guida del Comandante Col. Antonio Duc nella caserma G. Duca di Montorio Veronese.
Nel 2015 è nata la sezione ANPI Riesi, Gaetano Butera; e il 16 settembre 2016 il Comune di Riesi ha intitolato il Centro Polivalente comunale al partigiano riesino.
Onorificenze
«Audace patriota appartenente ad un gruppo di bande armate operanti sul fronte della resistenza, si distingueva per attività, coraggio ed alto rendimento. Incurante dei gravi rischi cui continuamente si esponeva, portava a compimento, brillantemente, tutte le missioni operative affidategli facendo rifulgere le sue doti di ardito combattente della libertà ed assoluta dedizione alla causa nazionale. Arrestato dalla sbirraglia nemica durante un’azione di sabotaggio, sopportava con fierezza nelle celle di tormento di via Tasso le barbare torture inflittegli senza nulla rivelare sull’organizzazione di cui faceva parte. Condannato a morte affrontava serenamente l’estremo sacrificio, pago di aver fatto il suo dovere verso la Patria oppressa, con l’olocausto della vita. Roma, settembre 1943 - marzo 1944.»
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1944[2]
Note
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