Figlio di Cleto (bracciante) e Rosa Maloncelli (sarta), era il primo di otto fratelli.
Di professione operaio, nel febbraio del 1919, all'età di 18 anni, si trasferisce con la famiglia a Cattolica.
Personaggio "fiero ed orgoglioso", nel 1923, a seguito delle sistematiche persecuzioni di cui è fatto oggetto da parte dei fascisti, fugge clandestinamente a Roma, ove lavora inizialmente come impiegato presso le Ferrovie e successivamente, essendo stato licenziato a causa delle sue idee, come tipografo.
«Nel '44 abitavo anch'io a Roma - racconta la sorella Alda -, è toccato a me riconoscerlo. Ho capito che era lui dal vestito, di colore grigio, e da una sciarpa bianca regalatagli poco tempo prima. I polsi legati così stretti che si stavano staccando dalle braccia. Prima di ucciderlo ho saputo che i suoi carcerieri lo seviziarono e torturarono. Analoga sorte toccò ad alcuni suoi amici. Qualcuno l'ho riconosciuto. In famiglia eravamo due femmine e tre maschi, tutti di matrice antifascista. Tutti con quell'idea.»[1]
I suoi resti sono tumulati nel Mausoleo delle Fosse Ardeatine nel sacello n. 171.