8 febbraio, anniversario dei combattimenti in Africa settentrionale sostenuti da III e V battaglione carri M13/40 inviati autonomamente in Africa settentrionale (1941)
Il 32º Reggimento carri è un'unità appartenente alla Specialità Carristi dell'Esercito Italiano, oggi inserita nell'Arma di Cavalleria. È inquadrato nella 132ª Brigata corazzata "Ariete".
Storia
La storia del 32º Reggimento carri iniziò il 1º settembre 1936 con la creazione del 2º Reggimento fanteria carristi[1]; il 1º dicembre del 1938 rinominato 32º Reggimento fanteria carrista, allora alle dipendenze della 2ª Brigata corazzata, che l'anno successivo diverrà la 132ª Divisione corazzata "Ariete".
Il 32º Reggimento carri propriamente detto nacque il 1º marzo 1964, diventando 32ª Brigata corazzata "Mameli" il 1º ottobre 1975. I tre battaglioni del reggimento diventano rispettivamente:
III Battaglione carri → 3º Battaglione carri "M.O. Galas" (assegnata la bandiera di guerra del 32º Reggimento carri)
V Battaglione carri → 5º Battaglione carri "M.O. Chiamenti" (concessa la bandiera di guerra)
XXIII Battaglione bersaglieri → 23º Battaglione bersaglieri "Castel di Borgo" (assegnata la bandiera di guerra del 12º Reggimento) bersaglieri)
Il personale di entrambi i battaglioni servì poi, il 26 agosto 1992, per ricostituire il 32º reggimento carri attualmente parte della 132ª Brigata corazzata "Ariete".[2]
L'11 giugno 1940 allo scoppio della seconda guerra mondiale, il reggimento, dislocato inizialmente nel Veneto si trasferì con l'"Ariete" alla frontiera occidentale passando alle dipendenze dell'Armata del Po. La lotta su quel fronte fu breve e non consentì l'impiego della Divisione destinata successivamente a compiti ben più impegnativi in Africa settentrionale.
Contro un nemico potentemente armato ed esperto, il 32º reggimento carri si accingeva a scrivere la sua epopea. Alcuni suoi battaglioni, inviati in Africa settentrionale furono impegnati nel corso della prima controffensiva inglese. Il III e il V battaglione M13/40, inquadrati nella Brigata corazzata speciale "Babini", dal nome del generale Babini, parteciparono alle battaglie di Bardia, Mechili e Beda Fomm.
Affluito integralmente, il 24 gennaio 1941, con l'Ariete, partecipò alle operazioni in Africa settentrionale con il I, II e III battaglione carri L3 e il VII battaglione carri M13/40, facendone parte dal marzo al dicembre del 1941, alla riconquista della Cirenaica e al primo assedio di Tobruch. Ceduto il VII battaglione carri M13/40 al neo costituito 132º reggimento carri, l'8 gennaio 1942 fu deciso lo scioglimento del reggimento e il rientro della bandiera di combattimento che avvenne nel febbraio dello stesso.
Nel maggio 1942 il reggimento si ricostituì sotto la guida del tenente colonnello Calvi e nel settembre dello stesso anno fu dislocato nella zona di Sanluri (Sardegna) passando a far parte delle truppe impegnate nella difesa dell'isola. Il ricostituito 32º reggimento carri era formato dal XVI battaglione carri "M", dal I battaglione carri "SOMUA", dal I battaglione carri "L" e due compagnie motocorazzate.
Il 2 ottobre 1944 il reggimento fu nuovamente disciolto e la bandiera di guerra riposta al "Vittoriano" per essere custodita nel Sacrario dell'Altare della Patria.
La ricostituzione e la guerra fredda
Il 1º marzo 1964 venne ricostituito il 32º reggimento carri che, dopo 20 anni dal suo scioglimento, rientrò a far parte dell'"Ariete" nelle cui file fu protagonista in Africa settentrionale di numerosi episodi valore. Fu un ritorno significativo, che rappresentò anche un riconoscimento per la memoria dei Caduti dell'unità e per i superstiti che ne avevano serbato, nel cuore, geloso ricordo.
I due battaglioni carri del reggimento assunsero la denominazione di III e V, a ricordo e onori del III battaglione carri M.13/40 e del V battaglione carri M.13/40 per le cui gesta la Bandiera del 32º fu decorata di una Medaglia d'oro e di una Medaglia d'argento al valor militare. A essi venne affiancato un battaglione bersaglieri, il XXIII, che aveva meritato due Medaglie d'argento e una di bronzo al valor militare.
Il 30 settembre 1975, nel quadro del processo di ristrutturazione della Forza armata, il 32º reggimento venne sciolto dando origine alla 32ª Brigata corazzata "Mameli", la Bandiera e le tradizioni del reggimento vengono ereditate dal 3º Battaglione carri M.O. "Galas", rimasto in vita con il 5º Battaglione carri "M.O. Chiamenti" ed entrambi assegnati alla 32ª Brigata corazzata "Mameli" della Divisione corazzata "Ariete".
A seguito del sisma del 6 maggio 1976 il 3º battaglione carri interviene a soccorso della popolazione friulana e per questo la Bandiera viene decorata di medaglia d'argento al valore dell'esercito.
Il 10 aprile 1991, a seguito dello scioglimento della Brigata, i Reparti in essa inquadrati passarono alle dipendenze della 132ª Brigata corazzata "Ariete" e il 26 agosto 1992, a seguito della nuova ristrutturazione, che ripristinava il livello reggimentale, sulla base e con il personale del 3º Battaglione carri M.O. "Galas" e con il concorso del 5º Battaglione carri "M.O. Chiamenti", venne ricostituito il 32º reggimento carri, inquadrato nella 132ª Brigata corazzata "Ariete".
Il reggimento ha la sua pedina operativa nel 3º Battaglione carri "M.O. Galas" su cinque compagnie carri M60, due delle quali, la 4ª Compagnia "Tobruk" e la 5ª Compagnia "Ghemines", ereditate dal disciolto 5º battaglione carri "M.O. Chiamenti". Attualmente il battaglione la 4ª e la 5ª compagnia sono state poste in posizione "quadro", e il battaglione è strutturato su tre compagnie.
Tra il 1993 e il 1994 il reggimento ha partecipato alla Missione IBIS in Somalia con i propri carri, che nel corso dell'operazione vennero coinvolti negli scontri della cosiddetta battaglia del pastificio; per questo avvenimento l'8 ottobre 1994 la Bandiera di Guerra del reggimento è stata decorata di Medaglia di Bronzo al Valore dell'Esercito.
Il 1º ottobre 1996 la Bandiera di Guerra del reggimento è stata decorata di Medaglia di Bronzo al Merito della Croce Rossa Italiana "In segno di viva, tangibile riconoscenza per il generoso contributo offerto alle Operazioni di soccorso sviluppata dall'unità in favore delle popolazioni colpite dall'alluvione del novembre 1994 in Piemonte".
Le operazioni fuori area
Il reggimento è stato impiegato a più riprese in Operazioni fuori dai confini nazionali. Con il Comando di reggimento è stato impiegato, nel 2000, nel 2002 e nel 2003 nell'operazione "KFOR" operante in Kosovo, nel 2001 nell'esercitazione "Bright Star" in Egitto, nel 2012 il Comando reggimento è stato impiegato nell'Operazione "Leonte XII" in Libano e nel 2016-2017 nuovamente in Kosovo, costituendo, con il Comando e un'aliquota del Reggimento, il MNBG-W su base 32º reggimento carri, nell'Operazione "KFOR".
Per aliquote, nel 1995 nell'operazione "IFOR" operante in Bosnia; nel 1999 nell'Operazione "KFOR" operante in Kosovo nel 2004 un plotone carri Ariete, è stato impegnato in due periodi successivi nell'operazione Antica Babilonia in Iraq, così come una compagnia in configurazione leggera; nel 2004 il 3º battaglione carri è stato impegnato nell'operazione "Decisive Endeavour" in Kosovo; nel 2005, quattro plotoni, uno per ciascuna delle compagnie carri del reggimento sono stati impegnati nuovamente nell'operazione "Antica Babilonia" in Iraq, così come nel 2006 un altro plotone carri; nel 2009 con una compagnia di Force Protection nell'operazione "Leonte VII" in Libano, per due turni successivi.
Dal 1944 al 1964 la Bandiera di Guerra è custodita al Vittoriano.
32º reggimento fanteria carrista
Colonnello Luigi Fiore 1964 - 1966
Colonnello Giulio Tritonj 1966 - 1967
Colonnello Michele Girardi 1967 - 1968
Colonnello Antonio Cacopardo 1968 - 1969
Colonnello Giuseppe Pachera 1969 - 1970
Colonnello Francesco Vitali 1970 - 1971
Colonnello Luciano Tonelli 1971 - 1972
Colonnello Ennio Di Francesco 1972 - 1973
Colonnello Francesco Alberani 1973 - 1975
Colonnello Antonio Oliva 1975 - 1975
Dal 1975 al 1992 le tradizioni la Bandiera di Guerra sono custodite dal 3º battaglione carri "M.O. GALAS", fino alla ricostituzione del reggimento nel 1992
32º reggimento carri
Colonnello Amedeo Vicinanza 1992 - 1995
Colonnello Mauro Moscatelli 1995 - 1998
Colonnello Gian Marco CHIARINI 1998 - 1999
Colonnello Fausto Baldisseri 1999 - 2000
Colonnello Alessandro Morello 2000 - 2002
Colonnello Vito Muscella 2002 - 2004
Colonnello Guglielmo GUSTATO 2004 - 2007
Colonnello Pierfranco Tria 2007 - 2009
Colonnello Angelo Morcella 2009 - 2011
Colonnello Ferdinando Frigo 2011 - 2013
Colonnello Nicola Gorgoglione 2013 - 2015
Colonnello Stefano Imperia 2015 - 2017
Colonnello Paolo Fanin 2017 - 2019
Colonnello Gian Luigi Radesco 2019 - 2021
Colonnello Paolo De Benedetto 2021 - 2022
Colonnello Luigi Valentini 2022 - 2023
Colonnello Federico Maddaluno In carica dal 16 giu. 2023
Descrizione araldica dello stemma
Lo scudo araldico del Reggimento è partito semitroncato d'argento alla banda di rosso attraversata da una testa d'ariete innestata a una trave spezzata; d'azzurro alla croce patente d'argento (simbolo della città di Verona); di rosso alla fascia d'argento attraversata da un portone d'oro aperto del campo, screziato d'argento nell'architrave, e uscente da uno specchio d'acqua d'azzurro ondato d'argento (simbolo di Pordenone). Il tutto abbassato a un capo d'oro con il quartier franco d'azzurro caricato da un silfio d'oro recisi, sormontato da una stella d'argento.[3]
Come ornamenti esteriori appare, sullo scudo, una corona turrita d'oro, accompagnata sotto da nastri annodati nella corona, scendenti e svolazzanti in sbarra e in banda al lato dello scudo, rappresentativi delle ricompense al valor militare. Inoltre, sotto lo scudo su lista bifida d'oro, svolazzante, con la concavità rivolta verso l'alto, compare il motto "Ferrea mole ferreo cuore".[3]
«Durante due mesi di tormentoso periodo di operazioni in Africa Settentrionale, lanciato contro un avversario che alla preparazione ed all'esperienza univa una schiacciante superiorità di armi corazzate, si impegnava oltre ogni limite di resistenza e di sacrificio. Nella difesa di Bardia sacrificava una intera compagnia, distrutta carro per carro, in lotte impari ed estenuanti ed infliggendo sanguinose perdite a uomini e mezzi avversari. Mutilato di questi suoi elementi, il battaglione continuava sempre in attacco e sempre animato dallo stesso indomito tenace spirito offensivo, anelando unicamente ad affermare, a costo della propria distruzione, la superiorità del soldato italiano ed imponendosi all'ammirazione dell'avversario. Consapevoli del loro destino e ben più grandi della loro sfortuna, i carristi dei III battaglione M/13, sapevano immolarsi serenamente alla pura bellezza del dovere e dell'onore, talché la loro unità veniva tutta praticamente distrutta» — Egitto-Marmarica (A.S.), 9 dicembre 1940 - 8 febbraio 1941 — (per il III Battaglione Carri) 12 ottobre 1953[4]
«Direttamente coinvolto nel grave terremoto che colpiva il Friuli, interveniva tempestivamente in soccorso delle popolazioni colpite con tutte le risorse di uomini e di materiali. In condizioni di estrema difficoltà ed a rischio della propria incolumità per il perdurare delle scosse e dei crolli, si prodigava in un generoso slancio di fraterna solidarietà nel soccorso dei feriti e dei sepolti dalle macerie, contribuendo a ridurre i danni provocati dalla sciagura ed a infondere sicurezza e fiducia ai sinistrati. L’opera svolta ha riscosso il plauso delle Autorità e la gratitudine della popolazione soccorsa e sollevata dalle immediate sofferenze» — (al 3º Battaglione carri "M.O. GALAS" - Friuli, 6 maggio 1976) — 30 aprile 1977[4]
«Il 32º Reggimento carri ha partecipato con proprie forze, inquadrate nel contingente italiano impegnato in Somalia, alle operazioni di soccorso e protezione alla popolazione martoriata dalla guerra civile. Per circa 15 mesi, operando diuturnamente, in oggettive difficoltà ambientali ed in condizioni di particolare sensibilità operativa, le sue unità hanno sempre evidenziato elevate capacità professionali e altissimo senso del dovere e dimostrato, in ogni circostanza, la capacità di discriminare le loro reazioni, evitando così inutile spargimento di sangue. Con i propri mezzi le unità hanno garantito una eccezionale cornice di sicurezza e fronteggiato molteplici emergenze diventando così punto di sicuro riferimento per tutte le forze del Contingente. Chiaro esempio di grande perizia ed estremo valore che ha concorso ad elevare e nobilitare il prestigio dell’Esercito Italiano sia in Patria sia all'Estero (Somalia, 29 dicembre 1992 – 15 marzo 1994)» — (Somalia, 29 dicembre 1992 – 15 marzo 1994) — 15 marzo 1994[4]
«In segno di viva, tangibile ricorrenza per il generoso contributo offerto alle operazioni di soccorso sviluppate dalle 'unità C.R.I. in favore delle popolazioni colpite dall’alluvione del novembre 1994 (Roma, 29 dicembre 1995).» — 1º ottobre 1996[4]
«Comandante di un plotone carri d’assalto, ardito, audace e sereno anche nelle circostanze più gravi della lotta, sempre primo nelle azioni più rischiose, già distintosi in tutti i combattimenti sul fronte d’Aragona, durante il combattimento sulla strada di Cherta, faceva olocausto della sua giovane vita, con supremo atto di puro eroismo, provvedendo col suo carro alla difesa di reparti già fortemente decimati ed al ricupero dei morti e dei feriti. Ferito egli stesso da molteplici schegge, non desisteva dall’opera assunta con generosa fede e sublime spirito di sacrificio, finché cadeva colpito in piena fronte» — Strada per Cherta, 8 aprile 1938[5] — Medaglia d’oro al Valor Militare alla memoria (in commutazione della medaglia d’argento conferitagli con Regio decreto 3 dicembre 1938)
«Ufficiale carrista di singolare valore, avuti i carri del suo plotone inutilizzati dal fuoco nemico e visto occupato un caposaldo che comprometteva la resistenza del battaglione di fanteria al quale era assegnato di rinforzo, chiedeva l’onore con pochi carristi rimastigli di guidarli al contrassalto per la rioccupazione del caposaldo. Ferito appena allo scoperto continuava nel suo slancio generoso, rincuorando i fanti. Ferito una seconda volta, si gettava sul nemico, ingaggiando una lotta corpo a corpo. Falciato a bruciapelo da una raffica di mitra, cadeva sul posto riconquistato, consacrando col suo sacrificio la fratellanza delle tradizioni eroiche del fante e del carrista d’Italia» — Bardia, 3 gennaio 1941 — (alla memoria)
«Durante una azione contro forze nemiche penetrate in un caposaldo di una nostra piazzaforte respingeva l’irruzione col carro in avaria allo scoperto. Sotto il fuoco provvedeva alla riparazione benché ferito e riprendeva il combattimento alimentato da nuove unità nemiche. Colpito una seconda volta e immobilizzato il suo carro, continuava il fuoco col cannone di bordo, fatto bersaglio da tutti i suoi avversari. Colpito da granata che esplodeva nell’interno del carro incendiandolo, immolava la sua vita al dovere» — Bardia, 3 gennaio 1941 — (alla memoria)
«Subito dopo l’armistizio, soldato deciso e fedele, riprendeva la lotta di liberazione molto distinguendosi per esimie doti di animatore e di organizzatore e fornendo in numerose difficili circostanze, belle e sicure prove di coraggio. Attivamente ricercato dai tedeschi finiva per cadere, insieme ad un collega in mani nemiche. Interrogati sulla organizzazione partigiana, venivano, a causa del pieno silenzio, sottoposti ad inaudite sevizie che, protrattesi per più giorni, causavano la morte del collega e compagno di martirio che spirava tra le braccia del Ten. Col. Andreani. Per altri 6 giorni si protraevano sul vivente le torture senza poterlo indurre a deflettere dal nobile ed esemplare atteggia mento. Ridotto una larva di uomo, pressoché cieco ed ormai mortalmente lesionato, trovava ancora la forza di tenere alta fra i compagni di prigionia, in un campo di concentramento germanico la fede nell’avvenire della Patria» — Zona di Verona - ottobre 1943 - aprile 1945 — (alla memoria)
«Con la ferma determinazione di sacrificarsi con il suo plotone di carri armati, per impedire al nemico l’avvolgimento e la distruzione, sosteneva durante tre ore l’urto di soverchianti forze corazzate avversarie, ne frenava lo slancio e ne disordinava la manovra, infliggendo all’assalitore durissime perdite. Anche dopo che 4 dei suoi mezzi, gravemente colpiti ave vano dovuto abbandonare la lotta, restava con due soli carri sul terreno di combattimento e fronteggiava almeno 20 carri nemici con si disperato coraggio da riuscire ad intimidire l’avversario e farlo deviare verso altri settori del nostro dispositivo. Essendo stato colpito il comandante della compagnia, che immobilizzato serviva da facile bersaglio al tiro dei cannoni inglesi, dopo aver constatato il fallimento di alcuni tentativi di recupero del carro stesso, divenuto gloriosa tomba di eroi, decideva di tentare il rimorchio. Mentre scendeva dal suo carro per agganciare il cavo, una cannonata gli sfracellava la gamba destra. Vincendo con ferrea volontà l’atroce dolore, si dirigeva, appoggiandosi su una sola gamba, verso il carro d’agganciare, quando una seconda cannonata colpiva in pieno il motore del suo carro immobilizzandolo ed impedendo a lui di condurre a termine la temeraria generosa missione volontariamente assunta. Raccolto e tratto in salvo, al suo comandante di battaglione che gli rivolgeva parole di commosso plauso, rispondeva con romana fierezza: “Coraggio signor maggiore, anche con una gamba di legno si può fare il carrista» — Alam Abu Hileniat (A. S.) - 19 novembre 1940
Croce d'Argento al Merito dell'Esercito
D'IANNI Francesco Paolo (32º Reggimento carri). "Comandante di Compagnia carri, facente parte del contingente militare italiano "IBIS", impegnato nell'operazione umanitaria ONU di "PEACE KEEPING" in Somalia, si poneva da subito in luce per impegno, perizia e spirito di sacrificio; impegnato giorno e notte in attività di pattugliamento e scorta con costante entusiasmo e grande senso di responsabilità. Il giorno 2 luglio 1993, durante I'operazione "CANGURO 11" svolta nel quartiere di Heliwa di Mogadiscio, in occasione di un violento combattimento contro formazioni somale ribelli, accorreva a dar man forte ai reparti che si trovavano sotto il fuoco nemico. Con grande valentìa manovrava i suoi carri erogando un fuoco di copertura che permetteva alle forze amiche di sottrarsi alle insidie avversarie. Continuava la sua efficace azione fino al termine del combattimento garantendo la sicurezza del dispositivo nella fase finale del ripiegamento. Chiaro esempio di coraggio, determinazione ed elevate virtù militari". Mogadiscio (SOMALIA), 2 luglio 1993.