I comuni della val d'Aveto all'interno della Città Metropolitana di Genova
I comuni della val d'Aveto in provincia di Piacenza
Flora
La Liguria è tra le regioni italiane quella che annovera il maggior numero di specie vegetali. All'interno della regione certamente l'Appennino ligure e la val d'Aveto occupano una posizione privilegiata, grazie alle loro caratteristiche climatiche, geografiche e geologiche[1].
L'Appennino ligure si può considerare una cerniera tra la regione fitogeografica medioeuropea e quella mediterranea, il cui confine corre proprio lungo la dorsale appenninica. Oltre a ciò questa catena montuosa rappresenta il raccordo tra le Alpi e l'Appennino Peninsulare. Questa particolare condizione rende possibile la presenza nella stessa area di specie botaniche caratteristiche dei diversi ambienti con cui l'Appennino ligure confina.
Si aggiungono a questa situazione favorevole il notevole gradiente altitudinale, che per la val d'Aveto va dai circa 350 metri della confluenza con il fiume Trebbia fino ai 1804 m della vetta del monte Maggiorasca, e la vicinanza con il mare propria della parte più meridionale della valle che vede alcune delle cime che la circondano, come ad esempio il monte Ramaceto o lo stesso monte Aiona, affacciarsi direttamente sulle valli che giungono al mare.
Il clima della parte ligure, sebbene la valle si trovi all'interno degli Appennini, ha caratteristiche più similari a quello alpino.
La neve può infatti iniziare a cadere già da fine settembre e terminare le sue precipitazioni anche a giugno (come avvenuto nel 2013).
Storia
In epoca romana gli abitanti della valle, appartenenti alle etnie dei Liguri Iluati e dei Liguri Veleiati, dettero non pochi problemi alla nascente potenza latina, in un periodo protratto dal II secolo a.C., fino alla sconfitta dei Veleiati della foresta del monte Penna, ad opera del console Marco Claudio Marcello nel 166 a.C..
I Liguri veneravano il monte stesso come dio, e le foreste alle sue pendici erano considerate luoghi sacri. Tito Livio e il Console Gneo Fabrizio ne lodarono le doti di combattenti a Roma.
Successivamente la valle passò sotto il dominio dei Malaspina, che iniziarono la costruzione del castello di Santo Stefano d'Aveto, e infine dei Fieschi che acquistarono il territorio per la somma di 28.000 lire alla fine del XV secolo.
La valle fu tana di briganti e di leggende: si narra che poco lontano dalla radura chiamata Cabruscià, vi fosse una locanda dove l'oste avvelenava i clienti più facoltosi; scoperto dai Malaspina venne bruciato vivo nella sua locanda, da cui il nome della radura Ca bruxià (dal genovese Casa bruciata). Altre fonti indicano con questo nome una dogana sulla strada che conduce al centro abitato di Borzonasca, fuori dalla valle.
Anticamente un lago occupava le odierne piane della Moglia, vicino al paese di Cabanne (Rezzoaglio). Furono i monaci di Villa Cella, lavorando duramente, ad aprire le chiuse naturali che intrappolarono l'acqua nella piana, e a farla defluire attraverso la gola detta Masappello.
La valle ebbe certamente un visitatore illustre: lo scrittore e Premio NobelErnest Hemingway. Durante il secondo conflitto bellico, precisamente nell'anno 1945, transitando sia per la val d'Aveto che nella val Trebbia come corrispondente al seguito dell'esercito di liberazione, si dice abbia scritto sul proprio diario la seguente frase[2]:
«Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo»
Testimonianze dirette[3] confermano inoltre che Ernest Hemingway visitò una seconda volta la val d'Aveto, durante gli anni cinquanta, per recarsi a pescare lungo il fiume Aveto.
La zona della val d'Aveto più apprezzata dai bagnanti è quella nel comune di Corte Brugnatella, (Piacenza), in cui il torrente forma delle magnifiche gole e dove è attorniato da spiagge, a volte anche di sabbia.
Cultura
Questo paese fa parte del territorio culturalmente omogeneo delle Quattro Province (Alessandria, Genova, Pavia, Piacenza), caratterizzato da usi e costumi comuni e da un importante repertorio di musiche e balli molto antichi. Strumento principe di questa zona è il piffero appenninico che accompagnato dalla fisarmonica, e un tempo dalla müsa (cornamusa appenninica), guida le danze e anima le feste.
Editoria
Dal 9 luglio 1903 a Bobbio si pubblica un settimanale cattolico, chiamato La Trebbia[10], distribuito nei comuni di Bobbio, Coli, Corte Brugnatella, Ottone, oltre che su abbonamento in Italia, specie nell'area di Genova, Chiavari, Piacenza, Pavia e Milano, e all'estero. Oltre alle informazioni di interesse religioso, il settimanale s'interessa degli eventi culturali e della cronaca locale del Bobbiese e dei comuni dell'Alta Val Trebbia, della Val d'Aveto e dell'Oltrepenice (territorio dell'Oltrepò al di là del monte Penice un tempo sotto Bobbio e dei comuni un tempo sotto l'antica contea e poi provincia di Bobbio, ancora oggi nella diocesi di Piacenza-Bobbio e nel vicariato di Bobbio), oltre che della storia e delle tradizioni locali.
Enogastronomia
Caratteristici di questa zona sono i formaggi "San Stè" "u cabanin " "Sarazzu": notevole in val d'Aveto è infatti la presenza di pascoli e allevamenti di bestiame.
Particolarmente apprezzati anche i prodotti tipici della montagna, in particolare i frutti di bosco, che qui trovano facile diffusione.
La valle è altresì famosa per i suoi funghi, che dato il microclima e l'altitudine, presentano caratteristiche particolari.
Demografia
Comuni principali
Di seguito è riportata la lista dei cinque comuni della valle ordinati per numero di abitanti al 31 dicembre 2010[11]: