La sua attività clinica e di ricerca è stata incentrata per decenni sulla prevenzione e sulla cura del cancro. In particolare si è occupato del carcinoma mammario, prima causa di morte per tumore nella donna[3]; in tale ambito è stato il primo teorizzatore e strenuo propositore della quadrantectomia, dimostrando come nella maggioranza dei casi le curve di sopravvivenza di questa tecnica, purché abbinata alla radioterapia, sono le medesime di quelle della mastectomia, ma a impatto estetico e soprattutto psicosessuale migliore.
Figlio di Francesco Veronesi, scomparso quando Umberto aveva sei anni, ed Erminia Verganti, cresce in via Vallazze, al Casoretto, negli allora sobborghi agricoli di Milano, con quattro fratelli maggiori e una sorella minore[4], il giovane Umberto Veronesi si conquistò lo status di “cittadino” da sé e con le proprie forze, come egli stesso racconta:
«Mio padre era un fittavolo della pianura lombarda, stavamo fuori Milano, anche se non lontanissimi. La vedevamo come la grande meta di chi vive nei sobborghi. Quindi la nostra grande speranza era di diventare “cittadini”: si andava a scuola facendo 4-5 chilometri a piedi tutte le mattine, anche in pieno inverno, con i nostri calzoni corti, con quella cultura naturalistica del mondo agricolo. La conquista è stata lenta, ma ci ha molto gratificato come tutte le grandi forme di emancipazione.[5]»
Fu bocciato per due volte al ginnasio.[6] Ricorderà:
«Da ragazzo mi vedevo bruttissimo, ero convinto che le ragazze non potessero degnarmi di uno sguardo, ed ero sicuro che nessuna mai si sarebbe innamorata di me. Forse perché ero davvero troppo alto per la mia età [...]. E per sfogare questo senso di inadeguatezza facevo il monello e mi rifiutavo di studiare.[7]»
Data la precoce scomparsa del padre, fu per lui fondamentale la figura materna, Erminia Verganti (a cui ha dedicato il libro Dell'amore e del dolore delle donne):
«Mia madre mi ha fatto da padre, da sorella maggiore, da compagna di viaggio, perché io ho perso mio padre a 6 anni... un bambino ha bisogno di una guida e mia madre è stata la grande guida, una donna profondamente religiosa... mi ha insegnato due cose importanti: una è la tolleranza... e l'altra è ricercare le cause degli eventi; se una persona ti è ostile, non limitarti a respingerla o a trattarla male: se ti è ostile, una ragione c'è e tu devi individuarla.[8]»
Ha scritto anche, riguardo alla propria giovinezza:
«In casa parlavamo dialetto. La sera, nell'ampia cucina con il grosso camino, unica fonte di calore nelle giornate di freddo, mia madre intonava il rosario e tutti dovevamo seguirla. Mio padre conservava una vecchia bandiera rossa. Aveva le sue idee di socialista alla Turati, riformista, che ho ereditato. E un giorno arrivarono gli squadristi per dargli una lezione. Ma lui si era nascosto nei campi e loro se ne andarono. Qualche anno dopo, quando ero entrato in clandestinità, sarebbe capitato anche a me di scappare. Fascisti e tedeschi mi davano la caccia, una soffiata li avvisò che mi trovavo in città. [...] Mi salvai grazie all'Angiolina, la portinaia, che fece una cosa molto coraggiosa: li lasciò salire in ascensore, poi tolse la corrente [...]. Un anno prima, non ero invece riuscito a scappare da un campo minato. [...] Ci vollero otto interventi per togliermi le schegge. Tutte tranne una [...] tra la vena cava e l'aorta, e me la porto ancora addosso, facendo suonare i detector ogni volta che oltrepasso le barriere degli aeroporti.[9]»
Veronesi è nato in una famiglia cattolica ed è stato anch'egli praticante, ma si è allontanato dalla religione a partire dai 14 anni[10], divenendo agnostico.[11][12] Ha in seguito dichiarato che lo studio dell'oncologia l'ha sempre più convinto della non esistenza di Dio.[13]
Sposato con Sultana Susanna Razon, detta Susy (una pediatra di fede ebraica e di origini turche, sopravvissuta ai campi di concentramento[14]), Veronesi ha avuto sette figli (cinque maschi e due femmine)[15][16], due dei quali, Paolo e Giulia, hanno seguito le sue orme e sono chirurghi, mentre un terzo, Alberto Veronesi, fa il direttore d'orchestra[17].
Contrario per principio allo sciopero dei medici («È uno strumento di lotta legittimo [...] ma, secondo me, non di chi, medico, lavora in ospedale»[20]), nel 1981 è stato minacciato di morte dalle Brigate Rosse, come spiegato da lui stesso:
«Qualche giorno dopo l'uccisione del direttore sanitario del Policlinico Luigi Marangoni [...] trovai le segretarie in lacrime. Mi fecero leggere una lettera di minacce con la stella a cinque punte: «Lei è un cadavere ambulante». Andai in questura per chiedere che cosa dovevo fare. «Non possiamo darle la scorta, ma solo dei consigli. Non esca mai alla stessa ora, cambi il numero di telefono, se può cambi abitazione o, perlomeno, non vada a dormire sempre nello stesso posto. Viva in modo irregolare. [...]» Così ho fatto per un po' di tempo. La cosa irritante era che tutte le notti squillava il telefono, prima verso l'una, poi alle due, alle tre, e così fino all'alba. [...] In questura insistettero perché cambiassi numero. Così feci, ma il giorno dopo le telefonate notturne ripresero. Cambiai una seconda volta e di nuovo il telefono tornò a squillare. Lo dissi in questura e mi risposero che c'erano talpe infiltrate ovunque. Trascorsi un periodo strano. Provavo un bizzarro senso d'avventura, perché la mia esistenza era stata sconvolta nelle abitudini, negli orari, nel lavoro. Devo dire che accettai le cose senza farne un dramma.[21]»
Nel 1993 è stato nominato dall'allora ministro della Sanità Raffaele Costa membro della commissione nazionale incaricata di redigere un piano contro le malattie tumorali. Nel 1998 è stato membro della commissione che dovette giudicare gli effetti della cura anti-cancro nota come “terapia Di Bella”[23][24][25].
Nel 2003 ha dato vita alla Fondazione Umberto Veronesi per il progresso delle scienze, con l'obiettivo di sostenere la ricerca scientifica a livello nazionale in oncologia, cardiologia e neuroscienze e promuovere la divulgazione scientifica[26].
Il nome di Veronesi è legato a contributi scientifici e culturali riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo. I contributi scientifici più rilevanti riguardano l'invenzione della chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari.
Nel 2009 con la sua Fondazione avvia il progetto Science for Peace, un movimento internazionale per la pace guidato da personalità del mondo scientifico, tra cui diversi premi Nobel.[28] Lo scopo è affrontare le cause alla radice di conflitti e disuguaglianze con approccio scientifico e proporre soluzioni concrete per il loro superamento[29].
A questo riguardo Veronesi (che si è definito «un pacifista estremista»[30]) ha affermato:
«Io ho iniziato il movimento per la pace universale, ma nel senso tolstojano, la pace non come assenza di guerra, o non solo come assenza di guerra, ma come ritorno ad una condizione naturale, pacifica, profonda del nostro pensiero. Quindi ci stiamo battendo per la pace nel mondo, contro le guerre, contro le armi, contro i soprusi, contro le violenze, contro la pena di morte, a favore delle donne la cui identità è calpestata in molti paesi. E quindi potremmo dire che è un grande movimento per la non violenza.[31]»
Il 5 novembre 2010 è stato nominato presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana, carica che lo ha portato alle contestuali dimissioni dall'incarico di senatore. Il 3 settembre 2011 si è dimesso dall'agenzia in polemica con il governo Berlusconi, lamentando l'assenza di una sede, di un decreto formale di nomina e delle strutture minime per consentire all'agenzia di iniziare le sue attività[34].
Morte
Umberto Veronesi è morto l'8 novembre 2016 a 90 anni nella sua casa di Milano. I funerali laici si sono svolti a Palazzo Marino in presenza di Giuseppe Sala e di molta gente comune; il figlio Alberto lo ha omaggiato con due brani musicali di Beethoven e Puccini. Dopo i funerali, la salma dell'oncologo è stata cremata.[35]
Posizioni pubbliche
Tra le varie campagne di cui Veronesi si è fatto promotore vi è quella, intrapresa nel 1995, per la depenalizzazione e la legalizzazione delle droghe leggere al fine di giungere a una regolamentazione dei derivati della canapa, soprattutto per i suoi usi terapeutici, specialmente in materia di terapia del dolore[36].
Dal 2002 ha fatto parte dei garanti dell'associazione Libertà e Giustizia, che agisce in difesa della laicità dello Stato e dell'equilibrio tra i poteri.
È stato favorevole agli Organismi geneticamente modificati. Nel marzo 2005, in occasione di un convegno sulla comunicazione ambientale Veronesi ha affermato che a provocare il cancro, più che gli OGM o le polveri sottili delle automobili, sarebbero le tossine contenute per esempio nella polenta, nelle patate, nella farina di mais o nel basilico[37]. Questa affermazione provocò l'indignazione del movimento Slow Food, dei coltivatori di cibo biologico e dei movimenti contrari alla legalizzazione delle sementi transgeniche[38].
L'11 dicembre del 2006, in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze e tecnologie agrarie all'Università degli Studi di Napoli Federico II, Veronesi ha ribadito che «l'ingegneria genetica non è una bacchetta magica per risolvere i problemi dell'umanità, ma è un metodo estremamente intelligente per combattere la fame nel mondo, per ridurre l'impatto dei pesticidi, per contrastare la desertificazione»
È stato contrario alla pena di morte e all'ergastolo ostativo, e ha portato avanti con l'associazione Science for Peace, una campagna abolizionista, affermando: «il nostro sistema di neuroni non è immutabile, ma si rinnova perché il cervello è dotato di cellule staminali in grado di generare nuove cellule. Quindi la persona che abbiamo chiuso in un carcere non è la stessa vent'anni più tardi. Per ogni uomo esiste la possibilità di cambiare ed evolversi. In secondo luogo gli studi sul Dna dimostrano che la violenza non è un imperativo biologico. Al contrario il messaggio del nostro codice genetico è la perpetuazione della specie, una naturale predisposizione alla solidarietà».[40]
Bioetica animale e vegetarianismo
Nel libro Una carezza per guarire Umberto Veronesi dedica un denso capitolo, l'ultimo, al tema della sperimentazione animale. Come il filosofo australiano Peter Singer, Veronesi auspica l'evolversi di un atteggiamento etico antispecista[41]. Pensando che negli ultimi anni sono stati messi a punto via via diversi metodi di ricerca che non fanno uso di animali, risulta per lui ingiustificata la ancora ampia utilizzazione di cavie da laboratorio, specialmente per esperimenti che darebbero scarso contributo al progresso scientifico; da ciò Veronesi richiama l'urgenza di una legislazione in merito alla sperimentazione animale, al fine di limitare sempre più al minimo, grazie all'utilizzo di tecniche alternative, l'uso di animali da laboratorio e perché gli animali di grossa taglia come primati, cani e gatti siano esclusi del tutto dalle pratiche sperimentali[42].
Ma il percorso di una nuova etica volta al rispetto degli animali non si ferma alla drastica riduzione delle sperimentazioni mediche su di essi. Veronesi apre un importante inciso a proposito delle condizioni degli animali da allevamento, chiedendosi come possa, chi sia sensibile alla sofferenza delle cavie da laboratorio, rimanere insensibile davanti al crudele trattamento riservato agli animali da macello, considerati mere "macchine" produttive per la trasformazione da una merce (i mangimi) in un'altra (la carne) e destinati a morire per dissanguamento affinché la loro carne prenda quel colorito bianco che piace tanto alle persone comuni, magari quelle stesse persone che, pur prodigandosi nel firmare petizioni contro la vivisezione, non si rendono conto della incoerenza mentale che mostrano nel finanziare proprio, con le loro scelte alimentari a base di carne, la cruenta uccisione di tanti altri animali[42].
Veronesi spiega che, all'obiezione secondo cui il dolore di un animale non può essere paragonato a quello di un uomo – data la complessa struttura neuropsichica e affettivo-sociale che hanno gli umani a differenza degli animali – i sostenitori dei diritti degli animali rispondono notando come il livello di elaborazione psichica della sofferenza sia ridotto anche nei casi di esseri umani ritardati, cerebrolesi o semplicemente neonati, ma nessuna persona di buon cuore riterrebbe etico uccidere o utilizzare per esperimenti queste ultime categorie di persone, dato che pur possiedono un sistema nervoso e quindi provano sensazioni di gioia e dolore; le piante, invece, non sono dotate di un sistema nervoso, quindi non soffrono e – per questo motivo – i vegetariani preferiscono nutrirsi esclusivamente di alimenti vegetali onde evitare di causare sofferenze inutili.
All'altra obiezione frequente dei negatori dei diritti degli animali – secondo cui tutti gli animali sono aggressivi fra di loro, quindi l'uomo segue semplicemente la legge naturale nell'imporre la propria forza sulle altre specie – è facile rispondere che l'essere umano può benissimo correggere una legge naturale che reputa ingiusta (dal momento che essa prevede l'infliggimento di sofferenze non necessarie da parte di una specie sull'altra) e che il tratto caratterizzante dell'uomo, rispetto agli altri animali, risiede proprio nella sua etica e nel suo rifiutare liberamente quei comportamenti che ritiene brutalmente contrari alla propria coscienza[43].
Veronesi ritiene che la carne non sia un alimento indispensabile per l'alimentazione umana, e sostiene che la dieta vegetariana, da lui stesso assunta, aiuti a prevenire l'insorgere di gravi malattie, tra cui il cancro intestinale:[44]
«Il nostro organismo, come quello delle scimmie, è programmato proprio per il consumo di frutta, verdura e legumi. Una dieta priva di carne non ci indebolirebbe certamente: pensiamo alla potenza fisica del gorilla. E pensiamo al neonato, che nei primi mesi quadruplica il suo peso nutrendosi solo di latte. Non solo una dieta di frutta e verdura ci farebbe bene, ma servirebbe proprio a tenere lontane le malattie.[45]»
In un altro articolo Veronesi chiarisce di essere vegetariano – e di esserlo ormai da molto tempo – non per motivi salutistici, bensì in virtù di ragioni etiche:
«Sono vegetariano per motivi etici e non medici. Gli animali vanno rispettati e non uccisi per poi mangiarli. Tutti gli animali.[46]»
Per Veronesi la motivazione salutistica dà ancora più valore ad una scelta prima di tutto etica – poiché suscitata dalla compassione per la sofferenza patita dagli animali –, alla quale si aggiunge pure, come terza motivazione di ulteriore stimolo rafforzativo, la scoperta del valore diremmo terzomondista della scelta vegetariana, spiegato da Veronesi in un altro articolo:
«Rinunciare alla carne inoltre è per me anche una forma di solidarietà e responsabilità sociale. In un mondo che ha fame, il consumo di carne costituisce uno spreco enorme: se oltre 820 milioni di persone soffrono la fame è anche perché gran parte del terreno coltivabile viene riservato al foraggio per gli animali da carne. I prodotti agricoli a livello mondiale potrebbero essere sufficienti a sfamare tutti, se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali da allevamento.[47]»
Sempre secondo Veronesi, la produzione incontrollata di carne rischia di privare la Terra di acqua potabile e di fonti energetiche, come da lui denunciato in un'intervista rilasciata al Corriere poco dopo essere stato eletto senatore:
«L'umanità rischia un effetto a catena distruttivo: esaurimento di energia, di acqua potabile, di alimenti base per soddisfare consumismi alimentari errati. [...] I conti non tornano. Sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d'acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibili dai cereali. Tra un po' non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento. Dobbiamo fermarci ora.[48]»
Nel suo libro Longevità, Veronesi inoltre afferma:
«Al di là di decisioni etiche, filosofiche e di tutela dell'ambiente, credo che badare alla propria salute sia una ragione sufficiente per ripensare al consumo di carne.[49]»
Il vegetarianismo, per Veronesi, ha perciò valore etico, salutistico, sociale ed ambientale. Insieme ad altri sforzi etici (come il progressivo accantonamento della sperimentazione animale e di pratiche quali la derattizzazione[42]), il vegetarianismo rappresenta per lui un tassello utile all'instaurarsi di un nuovo rapporto – che sarebbe così non più antropocentrico, bensì solidaristico[41] – tra uomo e natura.
Veronesi ha dichiarato che nell'Istituto Europeo di Oncologia da lui fondato «non si usano animali»,[50] pur non negando che altre strutture facenti capo all'Istituto fanno sperimentazione sugli animali nel contesto della ricerca di base. Veronesi ha poi chiarito in una intervista di considerare la sperimentazione sugli animali altrettanto necessaria di quella sull'uomo, e di ritenere però che entrambe debbano sottostare agli stessi vincoli etici di fondo.[51] Parlando del nuovo Istituto europeo di oncologia (Ieo 2) a fianco di quello già attivo, Veronesi ha inoltre dichiarato: «noi vorremmo che i nostri pazienti diventassero tutti vegetariani, perché questo istituto deve avere anche una funzione educativa» e «dobbiamo dare anche l'esempio di una giusta alimentazione»[52].
Eutanasia e aborto
Veronesi è stato un promotore del consenso informato e del testamento biologico[53], nonché dell'eutanasia[54], argomento sul quale ha scritto il libro Il diritto di morire: La libertà del laico di fronte alla sofferenza (2005). Socio onorario dell'associazione Libera Uscita per la depenalizzazione dell'eutanasia, ha anche affermato:
«Ma sono ancor più convinto che, per non arrivare all'eutanasia, passiva o attiva che sia, c'è un fondamentale obiettivo da raggiungere: prevenire il desiderio di morte facendo il possibile perché il malato, in particolare il malato terminale, non arrivi a un tale stato di sofferenza. Se è curato bene, difficilmente il paziente chiede di morire. Se è curato con affetto, con amore, senza dolore, non chiederà la buona morte.[55]»
«Eppure io sono contro l'aborto. Tutti lo siamo, credo: non c'è persona che non sia idealmente contraria all'interruzione di gravidanza, perché è un atto contro natura (nel senso che si oppone all'imperativo genetico della riproduzione [...]) e perché produce conseguenze traumatiche dal punto di vista psicologico. Ma condannare l'aborto con una legge, renderlo illegale, non impedisce che gli aborti avvengano. [...] L'aborto volontario è un evento grave, ma l'aborto clandestino è una tragedia: per questo offrire a una donna l'opportunità di abortire in modo legale e controllato corrisponde alla scelta del «male minore». E allora, all'interno di questo male minore, la modalità della pillola RU486 – che ho sostenuto sin dai primi accenni alla possibilità di una sua introduzione in Italia – è la scelta migliore, perché è quella meno dolorosa per la donna.[56]»
Autore ateo e laico, col filosofo cattolico Giovanni Reale ha pubblicato nel 2013 il libro dal titolo Responsabilità della vita. Un confronto fra un credente e un non credente, nel quale, partendo da concezioni antitetiche, si manifesta una convergenza di vedute opposte sul tema del non-accanimento terapeutico: secondo Veronesi si fonda sulla libertà di ogni individuo e il diritto di decidere liberamente per sé e del proprio corpo; Reale affermò che la vita è un diritto indisponibile per il suicidio e l'omicidio, ma ‘indisponibile’ "anche nei confronti dell'accanimento terapeutico e della tecnica invasiva alla fine della vita", quando la vera vita ha ormai cessato di essere[57].
Veronesi ha sostenuto inoltre che, dalla fine degli anni ottanta alla prima metà degli anni duemila, il numero degli aborti sarebbe drasticamente diminuito, in Italia, grazie alla legge 194.[58] Anche a tale riguardo, egli ha parlato della scelta del «male minore»:
«La lotta a un grande male (l'aborto) se viene combattuto con una misura non idonea (il proibizionismo) conduce a un male ancora maggiore (cioè alla clandestinità delle pratiche abortive con le gravi conseguenze relative), mentre l'analisi delle cause che sono all'origine del male e la loro rimozione conduce alla misura corretta: a impedire che accada. La soluzione del male sta nella sua prevenzione.[58]»
Inceneritori e centrali nucleari
Veronesi era favorevole agli inceneritori come soluzione di alcune problematiche legate allo smaltimento dei rifiuti e ha sostenuto la loro innocuità per la salute.[59]
Beppe Grillo e altri attivisti hanno messo in discussione tali affermazioni[60], nel caso di Grillo ipotizzando un conflitto di interesse e sostenendo l'esistenza di una sorta di business a beneficio dell'Istituto tumori, consistente nel provocare i tumori e curarli[61]. A tali critiche Veronesi ha risposto con una lettera[62][63].
Gli attivisti sostengono che tra i partner della Fondazione Veronesi figurerebbero aziende che si occupano di inceneritori e loro costruzione, centrali a carbone, ad olio combustibile e nucleari. Le aziende chiamate in causa, oltre ad Enel, sono Acea e Veolia Environnement che si occupano, oltre che di reti idriche, di incenerimento inquadrato in ambiti rispettivamente di produzione di energia e di trattamento dei rifiuti.
Tali aziende sono tra i ventitré partner della conferenza mondiale The Future Of Science, di cui la Fondazione Veronesi è una delle tre fondazioni organizzatrici, mentre non figurano tra gli oltre cento partner propri della fondazione[64].
In altre circostanze, Veronesi si è detto favorevole alle centrali nucleari: il 30 maggio 2007 ha dichiarato che per rispettare gli impegni presi nel Protocollo di Kyoto, ed evitare sanzioni per inadempienza, l'Italia dovrebbe realizzare 10 centrali in 10 anni, superando lo «spauracchio ingiustificato» della tecnologia atomica, con la motivazione che tale fonte «non comporta rischi per la salute e l'ambiente». Allo stesso tavolo era presente il Premio Nobel per la FisicaCarlo Rubbia, il quale si è dichiarato in disaccordo con quanto detto da Veronesi.[65]
Ha inoltre sostenuto che l'amore omosessuale è quello più puro, in quanto non finalizzato alla sola procreazione.[67]
Superiorità della donna
Veronesi, in più occasioni, ha sostenuto la superiorità morale e intellettuale della donna sull'uomo. Egli ha scritto che «quella della donna è una grandezza istintiva e completa, una grandezza genetica perché basata su una combinazione di DNA e caratteristiche mentali che porta a una migliore capacità di adattamento»[68]. A suo giudizio le donne sarebbero più resistenti al dolore e alla fatica, più fedeli all'azienda o all'istituzione che rappresentano, meno aggressive, più decise, più votate all'armonia, alla pace e al progresso civile.[69]
Metodo Di Bella
Nel 2012 è apparsa su alcuni siti internet la notizia secondo la quale il suo istituto avrebbe certificato l'efficacia del metodo Di Bella,[70] in realtà si tratta però di una bufala e lo stesso Veronesi dichiara falsa la notizia e conferma l'inefficacia di questa cura alternativa.[71][72]
«Per il contributo fondamentale dato alla fisica sanitaria in Italia, con particolare riferimento alla sua pionieristica attività nel settore della chirurgia laser e nello sviluppo di tecniche avanzate ed innovative per la terapia antitumorale con fasci di particelle ionizzanti» — Università degli Studi di Milano-Bicocca, 15 marzo 2005[73]
Veronesi ha ricevuto tredici lauree honoris causa, nazionali e internazionali, in Medicina, Biotecnologie Mediche, Fisica, Scienze Agrarie e Scienze Pedagogiche[senza fonte].
«Negli ultimi anni mi è capitato sempre più spesso di curare donne islamiche. Hanno iniziato a venire a farsi operare da me, all'Istituto Europeo di Oncologia, dopo che ho ricevuto nel 2002 in Arabia Saudita il premio King Faisal per i miei studi sulla chirurgia conservativa del seno. Per il mondo islamico, infatti, quel riconoscimento è una specie di Nobel.[75]»
È stato presidente del comitato scientifico di BioGeM.
Nel marzo 2017 la European School of Oncology (ESO), di cui è stato fondatore, gli intitola l'Umberto Veronesi Memorial Award, premio biennale assegnato a ricercatori che contribuiscono all'avanzamento della ricerca nel trattamento del tumore mammario.
^«La religione impedisce di ragionare», su corriere.it, Corriere della Sera.it, 5 febbraio 2010. URL consultato il 17 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2010).
«La religione, per definizione, è integralista, mentre la scienza vive nel dubbio, nella ricerca della verità»
^ Dario Cresto-Dina, Umberto Veronesi, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica, 19 novembre 2006. URL consultato il 17 dicembre 2019 (archiviato il 29 novembre 2014).
«I EDIZIONE 30 giugno 1983, Giardino degli Aranci (Roma)Presentatrice: Sandra Milo, Giuria: Susanna Agnelli, Marisa Bellisario, Laura Biagiotti, Margherita Boniver, Renato Guttuso, Ruggero Orlando, Paolo Portoghesi, Maria Teresa Randi e Annamaria Mammoliti.
LE PREMIATE :Imprenditoria,
Diana Bracco, Direttore Generale della Bracco Farmaceutici...
...Cinema
Cinzia Th Torrini, brava e giovanissima regista.
Politica e l’Impegno Sociale
Simone Veil, Prima donna Presidente del Parlamento Europeo
...
Premio all’Uomo Umberto Veronesi, per il suo impegno nella ricerca contro i tumori femminili»