Qui si trovava l'antico palazzo dei Frescobaldi, principale edificio dell'omonima famiglia che sorvegliava il ponte da essa finanziato, il ponte di Santa Trinita, prima in legno (1282) poi in muratura. Nella piazza i Frescobaldi possedevano anche una torre ed una loggia antistante il palazzo. Il prestigio della famiglia e del palazzo è testimoniato da i numerosi ospiti illustri all'epoca di Berto Frescobaldi e dei poeti Dino e suo figlio Matteo, dato che, come ricorda Dino Compagni nella sua Cronica, «lo spazio era grande, e il luogo sicuro»[1].
Così accadde nel 1301 con Carlo di Valois, inviato a Firenze da Bonifacio VIII quale paciere tra le fazioni dei Bianchi e dei Neri che, sempre per testimonianza del Compagni, proprio nella piazza antistante il palazzo avevano iniziato quella deprecata guerra civile che fu la rovina, tra gli altri, di Dante Alighieri.
Il palazzo fu incendiato nel Trecento, quindi ricostruito e poi alla fine del Cinquecento (1575) incorporato nel convento dei Canonici Regolari Agostiniani, annesso all'adiacente chiesa di Sant'Jacopo sopr'Arno. Nella pianta del Buonsignori (1584) l'edificio appare ridotto a un arcone appoggiato al convento. Gli Agostiniani trasformarono radicalmente la fabbrica su progetto dell'architetto cortonese Bernardino Radi, con un cantiere aperto attorno al 1640 e finanziato da Ferdinando II de' Medici, che portò a definire sia i due prospetti sia il grande cortile. Nel 1703, per volere di Cosimo III, l'ordine fu soppresso e nel convento subentrarono i Padri della Congregazione della Missione di san Vincenzo de' Paoli (detti a Firenze "Barbetti" per la foggia della barba col pizzo alla francese, o "cuculi" perché come l'uccello avevano occupato il nido d'altri[2]), provenienti da Roma. Per esigenze di spazio nel 1709 il palazzo fu ampliato con l'aggiunta di un terzo piano. La famiglia Frescobaldi allora si era nel frattempo spostata in varie proprietà, tra cui spiccava soprattutto un nuovo palazzo Frescobaldi in via Santo Spirito, edificato nel Seicento[3].
Soppresso il convento nel 1808[4], venne ripristinato nel 1816, ospitando un istituto scolastico, il Reale Istituto Superiore di Magistero Femminile. Fu quindi occupato dal Governo italiano e passato al demanio dello Stato nel 1866. In questo stesso anno, dopo alcuni lavori di adeguamento diretti da Giuseppe Castellazzi e Francesco Mazzei, essendo assurta Firenze a Capitale d'Italia (1865-1871), buona parte dell'edificio fu occupato dagli uffici del Ministero della Marina ("perché avesse percezione dell'acqua")[3].
Successivamente il palazzo conobbe un periodo di incuria (testimoniato da varie fotografie di inizio Novecento) fino ad un radicale intervento di restauro condotto dal novembre 1914 al 1915 al prospetto principale (con sostituzione degli elementi lapidei deteriorati), e dal 1938 a quello prospiciente il corso dell'Arno, in questo caso con la riapertura dei finestroni precedentemente tamponati[3].
Attualmente l'edificio - negli anni venti e trenta del Novecento sede della Scuola normale Massimina Rossellini (Pucci) - è stato occupato in anni recenti dall'Istituto Magistrale Gino Capponi. Oggi il palazzo funge da succursale per l’indirizzo Internazionale Linguistico e Scientifico del vicino Liceo Statale Niccolò Machiavelli, ospitato in palazzo Rinuccini.
La facciata che guarda l'Arno è stata restaurata tra il maggio 2002 e il febbraio 2003 dalla SIRE Costruzioni su commissione della Provincia di Firenze[3].
Descrizione
Nonostante l'originaria destinazione a sede religiosa, l'edificio si presenta con caratteristiche proprie dell'architettura civile seicentesca, sostanzialmente riconducibili al progetto del poco conosciuto Bernardino Radi, che tuttavia qui rivela «una spiccata originalità linguistica e un'attenta ricerca formale, affidata a episodi plastici di felice invenzione, unici nel panorama cittadino. Come tali sono riconoscibili gli elementi che scandiscono l'elegante prospetto del palazzo: l'inconsueta sequenza verticale formata da finestra rettangolare al piano terreno, finestrella del mezzanino e nicchia ovale; il maestoso portale, ridondante assemblaggio di partiti architettonici e decorativi; le incorniciature delle finestre, dal prezioso e ricercato disegno» ([5].
Busto di Ferdinando I di Antonio Novelli (ante 1661)
Busto di Cosimo II di Antonio Novelli (ante 1661)
Busto del Redentore
Busto di Ferdinando II di Antonio Novelli (ante 1661)
Busto di Cosimo III di Carlo Marcellini (1721)
Sulla facciata, nello spazio fra l'arco e il timpano del portale, è una lapide in memoria della munificenza di Ferdinando II che, come abbiamo detto, contribuì largamente alle spese per la costruzione del convento[6]. Sempre sulla facciata sono altre lapidi poste dal Comune a ricordare sia la destinazione dell'edificio quale Ministero della Marina, sia le vicende relative alla ricostruzione del vicino ponte di Santa Trinita[3].
FERDINANDI SECVNDI
MAGNI ETRVRIAE DVCIS
FEOLICISSIMO OMINE
CANONICI REG · S · SALVAT
AD AMPLIOREM FORMAM
LAPIDEM SVPPLANTARVM
Traduzione: «Ferdinando II, granduca di Toscana, con ottimo presagio, i canonici regolari del Santo Salvatore a forme più ampie la pietra provvide».
IL MINISTERO DELLA MARINA EBBE SEDE IN QVESTO PALAZZO ESSENDO FIRENZE CAPITALE D'ITALIA
IL COMVNE DI FIRENZE AVSPICE LA LEGA NAVALE ITALIANA FESTA DELLO STATVTO 1936-XIV
Un'altra lapide elenca tutti coloro che si batterono perché il ponte Santa Trinita fosse ricostruito "dov'era e com'era", tramite un comitato presieduto dall'antiquario Luigi Bellini.
COSTRUITO DA BARTOLOMMEO AMMANNATI NEL 1569 - DISTRVTTO
DA MINE TEDESCHE NELLA NOTTE SVL 4 AGOSTO 1944 - IL PONTE
A SANTA TRINITA DAL 1955 AL 1957 FV RICOSTRUITO COM'ERA
SOTTO LA DIREZIONE DELL'INGEGNERE EMILIO BRIZZI E DELL'ARCHI-
TETTO RICCARDO GIZDVULICH · A CURA DEL MINISTERO DEI LL. PVBBLICI.
CONTRIBVIRONO ALLA SPESA IL MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRV-
ZIONE · IL COMVNE DI FIRENZE · VN COMITATO PROMOSSO DA LVIGI
BELLINI E PRESIEDVTO DA BERNARDO BERENSON.
Il prospetto sul fiume, leggermente concavo al centro, ha finestre di fogge e dimensioni diverse e due ordini di grandi aperture centinate e balaustrate. All'interno, sulle pareti dell'antico refettorio (ora palestra), realizzato su disegno di Giovanni Battista Foggini tra il 1720 e il 1721, sono visibili due affreschi raffiguranti la Lavanda dei piedi e l'Apparizione sul lago di Tiberiade, di Niccolò Lapi con quadrature di Rinaldo Botti[3].
^Tutte le iscrizioni si trovano trascritte nel repertorio di Francesco Bigazzi.
Bibliografia
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Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1771, pp. 246-247;
Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino, o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della citta di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1781, p. 224;
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Nuova Guida Di Firenze, Firenze, Editore Ricci, 1845, pp. 250-251;
Giuseppe Formigli, Guida per la città di Firenze e suoi contorni, nuova edizione corretta ed accresciuta, Firenze, Carini e Formigli, 1849, pp. 215-216;
L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, 1880, pp. 68-71;
Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, pp. 110-111;
Ricordi di Architettura. Raccolta di ricordi d'arte antica e moderna e di misurazione di monumenti, serie II, II, 1891, tavv. I-IV (Antico);
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Per la facciata dell'ex convento dei Missionari, in "Arte e Storia", XXXI, 1912, 4, p. 131;
La facciata del palazzo de' Missionari, in "Arte e Storia", XXXI, 1912, 5, p. 163;
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