«[…] tutti mi riconoscevano serietà di intenti e qualità artistiche, ma vi era pur sempre una certa diffidenza. Nel 1937 a una donna era quasi impossibile venir presa sul serio: una prevenzione razziale relegava la femmina al ruolo dei “dilettanti”. Riuscire a raggiungere una certa considerazione, circoscritta nei limiti della compiacenza maschile, poteva essere relativamente facile agli inizi, ma superare la barriera che ad un certo momento si frapponeva tra la donna e il conseguimento di più alti riconoscimenti era praticamente impossibile[1]»
Lia Noto nasce a Palermo nel 1909; è l'unica figlia di Attilia Tellera e Antonino Noto, ginecologo fondatore nel 1927 dell'omonima clinica privata in via Dante a Palermo. Studia con insegnanti privati manifestando subito il suo amore per la pittura. A undici anni segue gli insegnamenti del maestro e artista baghereseOnofrio Tomaselli (1866-1956).
A diciassette anni conosce uno studente in medicina appassionato d'arte, Guglielmo Pasqualino (1904 - 1987), che sposerà nel 1930. Nel 1935 il dottor Pasqualino viene nominato Direttore sanitario della clinica privata del suocero, che da allora prende il nome di Clinica Noto Pasqualino[2].
In questo contesto, non privo di accese polemiche e contrasti nel mondo artistico e culturale dell'epoca, Lia Pasqualino Noto inizia a provare interesse per la pittura moderna e, con il frutto dei primi esperimenti, partecipa alle prime mostre.
Entra in contatto con il pittore futurista Pippo Rizzo, professore all'Accademia di belle arti di Palermo nonché segretario del Sindacato Fascista delle Belle Arti della Sicilia dal 1928, incaricato di organizzare tutte le mostre relative al programma culturale del regime. Da lui la giovane pittrice riceve i primi riconoscimenti e incoraggiamenti.
Espone per la prima volta nel 1929 alla II Mostra Sindacale Siciliana; da quel momento sarà costantemente presente alle principali manifestazioni siciliane e nazionali. È del 1932 la sua prima personale nella rotonda del Teatro Massimo di Palermo.
Lo stile della pittrice si colloca nel generale contesto di un Novecento italiano ormai in piena fase discendente.
Il Gruppo dei Quattro, 1932 - 1937
Tra i frequentatori dello studio di Pippo Rizzo, la giovane pittrice incontra uno studente in giurisprudenza appassionato di pittura, Renato Guttuso, e due scultori, Giovanni Barbera e Nino Franchina, tutti appena ventenni. Nasce una profonda amicizia, accomunata dalla ricerca di una personale identità artistica. Insieme condividono un desiderio di mutamento, di non allineamento al tentativo del regime di imporre una pittura di Stato attraverso la corrente novecentista.
Ispirandosi ai Sei di Torino, si forma quindi il Gruppo dei Quattro che si impone all'attenzione nazionale proponendo un'alternativa polemica al nuovo accademismo classicheggiante caratterizzato dalla purezza delle forme e dall'armonia nella composizione appiattito nel ruolo di arte di regime. I Quattro riescono, seppur per breve tempo, a conquistare la terza pagina de L'Ora dove pubblicano vivaci articoli di protesta. Nel 1933 firmano insieme una lettera di protesta contro Antonio Maraini che li ha esclusi dalla Biennale di Venezia[3].
Si incontrano in casa Pasqualino Noto in via Dante, oppure allo studio di Barbera e Franchina in Corso Pisani circa una volta a settimana[4], discutono d'arte, consultano testi illustrati in grande formato e cataloghi, ascoltano musica e criticano, ognuno a modo proprio, il fascismo.
I Quattro, avvicinando molte persone, sperano di creare un mercato locale d'arte contemporanea. Infatti a Palermo la pittura d'avanguardia viene guardata con diffidenza, il mercato artistico è quasi inesistente, se non per qualche pittore dell'Ottocento; i pittori del Novecento come Carrà, Sironi, Casorati vengono ignorati, non accettati.
Tappe fondamentali del Gruppo sono tre importanti mostre:
febbraio 1935: Galleria Bragaglia Fuori Commercio di Roma, Pasqualino Guttuso, Barbera Franchina, Disegni: due pitture due sculture; i suoi disegni sono notati e recensiti da Carlo Belli[5].
giugno 1937: Galleria della Cometa di Roma, con presentazione di Libero de Libero.
Sono incontri stimolanti che incoraggiano in lei la ricerca di nuove espressioni artistiche; elabora e fa propri modelli stilistici in netta contrapposizione alla tradizione novecentista e il suo stile evolve verso un linguaggio neoespressionista, privilegiando immagini frementi e fluenti. Tra i soggetti prevalgono nature morte e ritratti di interni.
Sul finire degli anni trenta il gruppo si scioglie e ognuno prende strade diverse: Guttuso e Franchina si dividono fra Milano e Parigi, Barbera purtroppo muore prematuramente[7].
Il lavoro di gallerista
Lia Pasqualino Noto rimane a Palermo. Continua a portare avanti da sola quell'esigenza di rinnovamento del gusto palermitano perseguito con i Quattro. Inizia un'intensa attività di gallerista: dal 1937 al 1940 in due stanze a pianterreno di Palazzo Forcella De Seta in Piazza della Kalsa, dirige la Galleria Mediterranea, allora unica galleria in Palermo ad esporre arte contemporanea[8].
Gli avvenimenti di maggior rilievo sono due mostre del 1937: Cinque artisti siciliani in agosto, e Sessanta artisti italiani in dicembre; e tre mostre del 1938: Rilievi di edilizia minore siciliana, la Mostra di Enrico Paulucci e un'antologica di Filippo de Pisis.
Intorno al 1940 si rende conto di quanto il favore di alcuni critici, che equivocando sul nome Pasqualino Noto la scambiano per un uomo, sia maggiore di quelli che la sanno donna. Pertanto le viene l'idea di nascondere la propria identità lasciando credere che l'autore dei dipinti sia suo marito. La cosa sembra facile e divertente, oltre che vantaggiosa: dimostra il valore della pittura di una donna, a patto di nascondere l'appartenenza al sesso femminile[1]. Dopo due personali di successo firmate con il nome del marito (a Genova e Milano), un'intima ribellione comincia a farsi strada in lei, ma lo scoppio della guerra la distoglierà dalla questione. La sua attività proseguirà fra la casa di Palermo e la campagna di Aquino, fra gli agrumeti.
Dal dopoguerra
È di questo periodo (1945) l'affresco nella piccola cappella della clinica Noto da lei decorata per gli ammalati. L'artista racconta sulle pareti la via Crucis, attualizzata con segni e immagini contemporanei. Foto
Tra il 1947 e il 1953 nasce il ciclo delle Battaglie dei paladini; propone un quadro di grandi dimensioni raffigurante La battaglia di Roncisvalle alla Quadriennale di Roma del 1948, ma viene giudicato troppo grande e perciò scartato.
Lia Pasqualino Noto non abbandonerà mai Palermo; rimarrà vicino alla famiglia, al marito Guglielmo e ai figli Antonio (1931 - 1995)[10][11] e Beatrice (1935). La scelta così descritta:
«Noi viaggiamo molto, ma non emigreremo poiché crediamo oggi di avere il diritto di lavorare nella nostra casa senza essere dimenticati[12]»
le impedirà, negli anni a venire, di condividere con i compagni di un tempo i nuovi fermenti culturali, le nuove tendenze artistiche che culmineranno negli anni cinquanta con l'affermazione dell'astrattismo e dell'informale. Tutto sembra cambiare rapidamente: il pennello viene sostituito dallo spruzzatore, la figurazione, fatta eccezione per Guttuso e pochi altri, sembra ormai bandita per sempre.
La pittrice prosegue la sua personale ricerca e il suo lungo colloquio con l'arte, continua sempre a dipingere rimanendo però in disparte dalle ribalte, in un silenzio fatto di concentrazione e riflessione che durerà fino al 1969. Temi preferiti sono autoritratti, ritratti, nature morte, paesaggi, nudi[13].
Nel 1969, spinta dal figlio Antonio, dal suo amico professor Antonino Buttitta e dal critico d'arte Nello Ponente, esce dal silenzio con una personale alla Galleria d'Arte al Borgo a Palermo. Torna all'attenzione della critica nazionale ed espone nel 1970 a Milano alla Galleria 32, con presentazione di Vittorio Fagone e Guttuso. Poi a Roma alla Galleria Don Chisciotte. I critici scrivono di lei e del suo lavoro con vivo interesse[14][15].
Sul finire degli anni sessanta i temi da lei trattati sono ispirati dagli avvenimenti del tempo e dalle cose di tutti i giorni: grammofoni, bicchieri, riviste, whisky, Coca-Cola, televisori, automobili, oggetti talvolta presentati come "aggressivi"; Composizioni legate al timore della degenerazione della civiltà e dell'alienata condizione dell'uomo contemporaneo. Nasce la serie dei Drappi, dei Paesaggi e degli Allunaggi in cui figure femminili rimpiccioliscono di fronte ad uno schermo televisivo che diventa parete spalancata sulla luna, mentre gli astronauti sembrano galleggiare nella stanza; l'evento tecnologico diventa soprattutto evento fantastico. Seguiranno altre serie: Fantasie marine (1977), il ciclo dei Quattro elementi, (terra, fuoco, aria, acqua) (1983), la Trilogia della memoria (1988-1989)[16].
«[…] Non c'è alcun cambiamento di rotta nella pittura di Lia, proprio perché la condizione mitica, l'accostamento discretamente surreale alle figure e ai luoghi, continua nei suoi quadri di tema "familiare", e continua anche nel linguaggio pittorico da lei adoperato. A ben guardare, la sua pennellata è sempre la stessa, fluida, carezzevole, avvolgente, ondeggiante […], queste osservazioni […] sono prova dell'autenticità della pittura di Lia, la perfetta unità tra la sua vita e la sua arte.»
(Renato Guttuso, introduzione Catalogo mostra antologica, Sala Barbo di Palazzo Venezia, Roma, 6 maggio 1986)
Lia Pasqualino Noto seguita a dipingere sino alla morte, avvenuta a Palermo il 25 febbraio 1998. È sepolta nella tomba di famiglia nel Cimitero dei Cappuccini a Palermo.
Intitolazioni
A Palermo, nel rione Brancaccio-Ciaculli,[17] c'è una strada a lei intitolata.[18]
Le principali mostre personali e collettive
Mostra d'arte del Sindacato siciliano fascista (Palermo, '29, '32, '33, '34, '35, '38, '39, '41, '42)
Giovani pittori e scultori siciliani, La Camerata degli Artisti, (Roma '29)
Quadriennale di Roma ('31, '35, '39, '48)
Mostra degli artisti siciliani, (Tunisi, '31)
Mostra internazionale d'arte sacra, (Padova, '31)
Rotonda del Teatro Massimo, (Palermo, '32)
Mostra regionale d'Arte Femminile, (Teatro Peloro, Messina, '32)
Mostra d'arte del Sindacato nazionale fascista di belle arti, (Firenze, '33)
Gruppo dei Quattro, Galleria del Milione, (Milano, '34)
Mostra Internazionale di Belle Arti, (Varsavia, '33)
Gruppo dei Quattro, Galleria Bragaglia Fuori Commercio, (Roma, '35)
Biennale di Venezia, (Venezia, '36, '38, '42)
VII Sindacale, (Siracusa, '37)
Gruppo dei Quattro, Galleria La Cometa, (Roma, '37) con presentazione di Libero de Libero
La Camerata degli Artisti, (Roma '40)
Galleria Mediterranea, (Palermo '40, '54)
Galleria Genova, (Genova, '41) con presentazione di Beniamino Joppolo. (Opere firmate a nome Guglielmo Pasqualino)
Galleria Borgonuovo, (Milano, '42). (Opere firmate a nome Guglielmo Pasqualino)
Galleria del Sagittarius, (Roma, '56)
Galleria Arte al Borgo, (Palermo, '69, '72, '74) con presentazione, prima, di Nello Ponente, e poi di Raffaele De Grada
Antologica alla Galleria 32, (Milano, '70) con presentazione di Vittorio Fagone e di Guttuso
Galleria Don Chischiotte, (Roma, '71)
Galleria La Rosta Due, (Bari, '72)
Galleria d'Arte Il Messaggero, (Bivona, '74)
Galleria La Nuova Sfera, (Milano, '75, '78) con presentazione di Carlo Munari
Galleria La Robinia, (Palermo, '78, '80)
Antologica alla Civica GAM, (Monreale, '80) con presentazione di Luigi Russo
Antologica alla Civica di Palermo ('84) con presentazione di Guttuso e di Eva di Stefano
^Giovanni Barbera muore nel 1936 nel giro di poche ore, per peritonite, amorevolmente seguito e assistito dal dottore e amico Guglielmo Pasqualino
^Lia Pasqualino Noto. Opere inedite 1935-1989, Sellerio Editore, Palermo 1991 p. 34
^Lia Pasqualino Noto, Una testimonianza autobiografica in Eva Di Stefano (a cura di), Lia Pasqualino Noto a Palermo dagli anni '30 a oggi, p. 44
^Antonio Pasqualino, scomparso nel 1995, medico chirurgo, antropologo, cultore della storia e delle tradizioni popolari della Sicilia, ha fondato nel 1975 il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino a Palermo. Dopo la sua morte il museo è stato a lui dedicato; recentemente anche la piazzetta antistante è stata chiamata Piazzetta Antonio Pasqualino.
Luigi Russo, Lia Pasqualino Noto (monografia), Milano, Edizioni del Milione, 1974.
Eva Di Stefano (a cura di), Lia Pasqualino Noto a Palermo dagli anni '30 a oggi, Milano, Editore Mazzotta, 1984, ISBN88-202-0592-0.
Lia Pasqualino Noto e Carmine Benincasa, Lia Pasqualino Noto (Roma, Palazzo Venezia 1986), Roma, Editore A. Rotundo, 1986.
Lia Pasqualino Noto, Opere inedite 1935-1989, Palermo, Sellerio Editore, 1991, ISBN88-7681-058-7.
Sergio Troisi (a cura di), Il Gruppo dei Quattro. Guttuso, Pasqualino Noto, Franchina, Barbera: una situazione dell'arte italiana degli anni '30, Palermo, Eidos comunicazioni visive, 1999.
Franco Grasso, In ricordo di Lia Pasqualino Noto, Kalós. Maestri siciliani, n. 32, Palermo, Gruppo editoriale Kalos, 2001.
Vittorio Fagone, Due pittori e due scultori a Palermo negli anni trenta. Renato Guttuso, Lia Pasqualino Noto, Giovanni Barbera, Nino Franchina, in L'arte all'ordine del giorno. Figure e idee in Italia da Carrà a Birilli, Milano, Feltrinelli, 2001, pp. 217-221, ISBN88-07-10305-2.
Marco Meneguzzo (a cura di), Astrazione Siciliana 1945 - 1968 (Catalogo mostra Agrigento 2010), Cinisello Balsamo, Editore Silvana, 2010, ISBN88-366-1725-5.
Anna Maria Ruta (a cura di), „Artedonna. Cento anni di arte femminile in Sicilia 1850 - 1950” (Palermo 2012), Palermo, Edizioni di Passaggio, 2012, ISBN978-88-97298-04-5.
Paolo Rusconi, Silvia Bignami e Antonello Negri (a cura di), Anni '30 - Arti in Italia oltre il fascismo, Firenze, Giunti Editore, 2012, p. 137, ISBN88-09-78143-0.
Scritti di Lia Pasqualino Noto
Catalogo della IV Mostra Regionale Sindacale d'Arte, Catania, marzo 1933
La Composizione nella pittura moderna, L'Ora, Palermo, 14-15 novembre 1933
Importazioni, L'Ora, Palermo, 22 febbraio 1934
Giotto oggi, in Realizzazioni, Palermo, aprile 1934
Fallimento della critica, L'Ora, Palermo, 26-27 giugno 1934
Cose facili, L'Ora, Palermo, 26-27 giugno 1934
Arte moderna in Sicilia, IL Tevere, Roma, 20 luglio 1934
Il gruppo dei Quattro Siciliani, Sicilia, Palermo, 34, 1962
Presentazione, Catalogo della mostra alla Galleria La Robinia, Palermo, 6-29 marzo 1980
Una testimonianza autobiografica, in Lia Pasqualino Noto a Palermo dagli anni '30 ad oggi, catalogo della mostra, Milano, 1984
L'amico dei nostri giovani anni, in Guttuso. Le immagini, la vita, le opere. Roma, 1987