È generalmente considerato uno dei più grandi direttori d'orchestra di tutti i tempi (secondo un sondaggio tra cento famosi direttori d'orchestra pubblicato dalla rivista "Classic Voice" nel dicembre 2011, il terzo dopo Carlos Kleiber e Leonard Bernstein).[1][2] È ricordato come il direttore con il maggior numero di incisioni discografiche, in particolare con i Berliner Philharmoniker, che ha guidato per trentacinque anni, lasciandoli nel 1989.
Perfezionismo estremo, capacità di ricerca e sperimentazione faranno di Karajan un interprete sempre all'avanguardia sia nei confronti del repertorio classico sia di quello contemporaneo.
Biografia
Genealogia
Herbert von Karajan apparteneva ad una famiglia alto-borghese salisburghese di origine greca o arumena. Il suo trisavolo, Georg Johannes Karajannis (Γεώργιος Ἰωάννης Καραγιάννης), nacque a Vlasti (Kozani), una città sotto il dominio dell'allora Impero ottomano (oggi appartenente alla regione greca della Macedonia Occidentale) e nel 1767 partì per Vienna, per poi stabilirsi a Chemnitz in Sassonia.
Qui lui e suo fratello divennero due agiati e conosciuti commercianti di tessuti della Sassonia ed entrambi, il 1º giugno 1792, vennero ricompensati per i loro servigi con un titolo nobiliare da Federico Augusto I di Sassonia. Il nome Karajannis divenne così Karajan.[3]
I primi anni
Herbert von Karajan nacque a Salisburgo come Heribert Ritter von Karajan nel 1908. Era figlio secondogenito di Ernst Theodor Emanuel von Karajan (1868-1951) e di Martha Kozmac (1881-1954), originaria dell'odierna Slovenia. Il padre Ernst, medico di professione, era una figura di spicco della sanità salisburghese. Esercitava il ruolo di primario nel reparto di chirurgia generale di un ospedale del luogo ed era anche un buon clarinettista. Il giovane Karajan, che in origine avrebbe voluto fare l'ingegnere e si era persino iscritto al Politecnico a Vienna, dove studiò per soli due anni dal 1926 al 1928, dal 1916 al 1926 si formò al Mozarteum di Salisburgo, dove venne incoraggiato dal suo maestro Bernhard Paumgartner a studiare direzione d'orchestra anziché intraprendere la carriera di pianista.
Sulle orme del fratello Wolfgang, di due anni più grande, che in seguito diverrà ricercatore di elettrotecnica, nonché un buon organista (fonderà un piccolo ensemble, ma si farà soprattutto apprezzare come raffinato costruttore artigianale di organi, conosciuto soprattutto negli Stati Uniti dove in seguito emigrerà), il giovane Herbert intraprese lo studio del pianoforte a soli quattro anni; dopo un anno era già in grado di esibirsi in pubblico. A diciotto anni esordì come pianista professionista e a ventun anni inizia a sostenere le prime prove direttoriali.
Il 1933 fu anche l'anno nel quale venne ufficialmente ratificato l'ingresso di Karajan nel partito nazionalsocialista, sebbene venisse poi postdatato al 1935, quando egli presentò effettivamente domanda per entrarvi ('Aufnahmegruppe der 1933er, nachgereichte'). Dal 1935 al 1942 diresse concerti sinfonici ed operistici al teatro d'opera di Aquisgrana.[4] Nel 1937 Karajan venne nominato "Generalmusikdirektor" (il più giovane della Germania) e fu direttore ospite a Bruxelles, Stoccolma, Amsterdam ed altre città.
Nel 1937 Karajan fece il suo debutto con i Berliner Philharmoniker e nel settembre 1938 nello Staatsoper Unter den Linden di Berlino con il Fidelio. Ottenne, però, un maggior successo con il Tristan und Isolde, ancora al Staatsoper Unter den Linden, nel mese di ottobre e venne acclamato dal noto critico berlinese Edwin van Der Null (che, a causa di questo commento ritenuto palesemente contrario all'altro divo del regime, Wilhelm Furtwängler, venne poi spedito sul fronte russo alla prima occasione e su ordine personale di Hermann Göring) come "Das Wunder Karajan" ("Il miracolo Karajan" - 1938). Stipulò un contratto con la Deutsche Grammophon: la sua prima registrazione fu l'Ouverture del mozartiano Die Zauberflöte, realizzata con la Staatskapelle Berlin nel 1938.
Adesione al partito nazista
Un argomento da sempre controverso è l'adesione di Karajan al partito nazionalsocialista: Herbert von Karajan aderì al NSDAP nel 1933 a Salisburgo, dove era nato, diventandone il membro numero 1.607.525. Per celebrare l'annessione tedesca dell'Austria compose l'Anschluss Sonate e accettò di dirigere dei concerti nelle capitali europee occupate per festeggiare il trionfo militare, cosa che del resto fece anche Wilhelm Furtwängler (come testimoniano numerosi filmati). Dopo una esecuzione del Tristano e Isotta di Wagner alla quale assistettero Hermann Göring, Joseph Göbbels e soprattutto Adolf Hitler, un critico berlinese parlò di «Das Wunder Karajan», il «miracolo Karajan». I nazisti, in particolare Göbbels, iniziarono a usare Karajan come strumento per mettere in difficoltà Wilhelm Furtwängler, che non prese mai la tessera nazista. Ben presto, però, i rapporti tra Karajan e i nazisti si guastarono: Hitler non lo amava, preferendogli Furtwängler. Inoltre, ostili al cristianesimo, i nazisti proibirono che si suonasse musica sacra.
Karajan, per tutta risposta, mise in programma la Messa in Si minore di Johann Sebastian Bach. Il giovane direttore era inoltre un sostenitore di Paul Hindemith, le cui opere i nazisti ritenevano musica "degenerata". I rapporti di Karajan con Hitler e Göbbels si incrinarono ulteriormente a seguito di un incidente occorso nel 1940 a Berlino, durante una recita de I maestri cantori di Norimberga alla Staatsoper, in presenza del Führer che sedeva nel palco reale insieme a Eva Braun, il ministro Göbbels con la moglie Magda e i loro sei figli. Il baritono Rudolf Bockelmann, che recitava la parte del protagonista Hans Sachs, sbagliò vistosamente un ingresso, forse a causa del fatto di non essere completamente sobrio. Nonostante la pronta reazione di Karajan, il falso ingresso chiaramente non passò inosservato e Hitler attribuì la colpa dell'errore al direttore, invitandolo a non dirigere più a memoria; nei successivi concerti Karajan trovò la partitura sul leggio, ma si limitò a capovolgerla e continuò a dirigere a memoria[5].
Nel 1941 Karajan diresse I maestri cantori di Norimberga al Teatro dell'Opera di Roma. Da quell'anno al 1945 fu il direttore musicale allo Staatsoper Unter den Linden di Berlino. I rapporti si guastarono definitivamente quando il 22 ottobre 1942 Karajan sposò in seconde nozze Anita Gütermann, di origini ebraiche (Viertel-Jüdin), l'unica erede di una famiglia di industriali che producevano cucirini di seta. In precedenza, Karajan aveva sposato nel luglio del 1938 il soprano d'operetta Elmy Holgerlöf, originaria di Friburgo in Brisgovia, dalla quale divorziò quattro anni dopo.
Con la Gütermann, Karajan convivrà per 16 anni fino al 1958, anno in cui conobbe nell'estate, durante un fine settimana a Saint-Tropez in Costa Azzurra, a bordo di uno yacht, la diciottenne francese Eliette Mouret, una ragazza bionda orfana di padre, che era stata scoperta e ingaggiata dallo stilista Christian Dior in qualità di fotomodella e per il quale aveva già iniziato a posare per il suo atelier a Parigi poco tempo prima. Karajan ed Eliette Mouret, in seguito divenuta una nota mecenate di spettacolo a Salisburgo, ma con la passione della pittura che in gioventù praticava frequentemente anche seguendo i preziosi consigli del pittore francese Marc Chagall, si sposarono nell'ottobre di quello stesso anno, dopo un incontro singolare e travolgente. Dall'unione nacquero due figlie, Isabelle e Arabelle, rispettivamente nel 1960 e nel 1964.
Gli anni successivi alla guerra e la morte
Dopo il matrimonio con Anita Gütermann, alcuni amici consigliarono a Karajan di fuggire dalla Germania. Seguirono alcuni anni bui, nei quali Karajan e la moglie si rifugiarono in Italia, inseguiti sia dai nazisti sia dagli anglo-americani. Dopo la guerra, Karajan dovette subire un processo di de-nazificazione, nel corso del quale non poté dirigere per alcuni mesi. Il primo incarico gli fu conferito nel 1946 al Festival di Lucerna e Karajan serbò gratitudine a Lucerna per tutta la vita. Non dimenticò mai quel gesto ed ogni fine estate tornò a Lucerna fino al 1988, a pochi mesi dalla morte. Tornò sul podio nel 1946 per dirigere il suo primo concerto dalla fine della guerra a Vienna con i Wiener Philharmoniker, ma dovette successivamente subire, da parte delle autorità d'occupazione russe, il divieto di prender parte ad altri pubblici concerti in qualità di direttore a causa della sua passata appartenenza al partito nazista.
Nel 1967 diede vita anche al Festival di Pasqua, e nel 1973 al Festival di Pentecoste sempre a Salisburgo, in cui per la prima volta i Berliner Philharmoniker suonavano in un teatro, accompagnando cantanti direttamente sulla scena; Karajan stesso investiva parte dei propri soldi, rischiando in proprio, e non veniva scritturato, come invece accadeva per i direttori ospiti; la direzione artistica sarebbe rimasta responsabilità del direttore artistico dei Berliner Philharmoniker anche dopo la sua reggenza.
Il 1967 è anche l'anno in cui debuttò al Metropolitan Opera di New York dirigendo La Valchiria. Il rapporto con i filarmonici berlinesi iniziò a degenerare pian piano quando egli impose l'assunzione della clarinettista Sabine Meyer al fianco di Karl Leister contro il voto orchestrale che non gradiva la presenza della Meyer a causa del suo timbro tipicamente solistico e non orchestrale (le donne erano già state ammesse in orchestra con la violinista Madeleine Carruzzo nel 1981).
Il fatto che Karajan stesse pian piano sostituendo la filarmonica tedesca con quella viennese (ma in realtà le pessime condizioni di salute divennero un alibi) provocò la rescissione in tronco del contratto di Karajan nel 1984, e da quel momento i Wiener Philharmoniker sostituirono i Berliner Philharmoniker in tutte le produzioni video sino alla fine dell'estate del 1987. Ma i berlinesi attesero la morte del maestro per nominare il nuovo direttore (Claudio Abbado). Nonostante ciò Karajan continuò a esibirsi, dirigere ed incidere prolificamente: all'inizio del 1987 i Wiener Philharmoniker gli proposero di dirigere il celebre Concerto di Capodanno di Vienna, mentre nel 1988, anno quest'ultimo durante il quale diresse assai poco, soltanto tre concerti estivi, eseguì una memorabile e molto emozionante interpretazione dell'Ein deutsches Requiem di Brahms al Grosses Festspielhaus.
L'ultima definitiva apparizione in pubblico risale a domenica 23 aprile del 1989 nella sala d'oro del Musikverein con un'esecuzione della Settima sinfonia di Anton Bruckner insieme ai Wiener Philharmoniker, da cui in seguito verrà tratta l'ultimissima sua incisione discografica. Herbert von Karajan è morto il 16 luglio 1989 nella sua villa situata nel sobborgo di Anif, alle porte di Salisburgo, all'età di 81 anni a causa di un arresto cardiaco; nell'inverno di quello stesso anno aveva anche iniziato a curare con i complessi dell'Opera di Stato di Vienna - con i quali non collaborava più da quasi 13 anni - una nuova produzione per il Festival estivo di Salisburgo dell'opera Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, che tuttavia non riuscì a dirigere in scena. Da tempo soffriva di artrite reumatoide. È sepolto nel piccolo cimitero di Anif presso Salisburgo. Il suo necrologio su The New York Times lo descrive così:
(EN)
«probably the world's best-known conductor and one of the most powerful figures in classical music»
(IT)
«probabilmente il più famoso direttore d'orchestra del mondo e una delle figure più potenti nella musica classica»
Herbert Von Karajan era un grande appassionato di barche a vela, di automobili e di aerei. Fu armatore di numerosi velieri, tra cui l'ultimo in suo possesso fu un Maxi Racer, il "Helisara VI". Con questo yacht, lungo 79 piedi, largo 17 piedi e un albero alto 98 piedi, Karajan vinse diverse regate.[7] Amava molto le Porsche di cui ha posseduto due 959 prodotte in serie limitata di 300 esemplari. La prima prese fuoco e andò distrutta. Era anche un appassionato ferrarista di cui possedette tra le tante una 275 GTB e una Ferrari 250 GT lusso. Celebre anche la sua frase: "il suono di una 12 cilindri va ascoltato come una sinfonia".[8][9] Conseguì vari brevetti da pilota di aerei, e anche uno per elicotteri. Durante la sua vita fu proprietario di sei aerei privati, tra cui un Beechcraft bi-turboelica e due jet: un Lear e un Dassault Falcon 10.[10]
Musica
Opere e stile
Il "suono di Karajan"
I critici e gli appassionati sono generalmente concordi nell'affermare che Karajan avesse il dono di saper estrarre un suono magnifico dall'orchestra. I commenti invece discordano sul come questo suono di Karajan fu applicato dal maestro. Il critico statunitense Harvey Sachs così commenta l'approccio di Karajan[11]:
«Karajan sembra aver adottato un suono per tutte le stagioni, raffinatissimo, modellato, di calcolata voluttuosità, che potesse essere applicato, con piccole appropriate modifiche, da Bach a Puccini, da Mozart a Mahler, da Beethoven a Wagner, da Schumann a Stravinsky... Molte delle sue esecuzioni hanno una sorta di qualità artificiale, prefabbricata, che altri come Toscanini, Furtwängler non hanno mai avuto... Molte delle registrazioni di Karajan sono esageratamente "lucidate", una sorta di controparte sonora ai film ed alla fotografie di Leni Riefenstahl (la fotografa del Terzo Reich).»
Questo stile caratteristico colpì molti ascoltatori spingendoli però a gradire in modo diverso musiche di epoche differenti. Tra le numerosissime registrazioni di von Karajan quelle che generalmente suscitano maggiore ammirazione sono quelle del repertorio romantico, come le registrazioni delle sinfonie di Beethoven del 1962. Molto più controverse le sue esecuzioni operistiche, dove tuttavia non mancano eccezioni, o le sue interpretazioni barocche o del periodo classico.
Due recensioni rappresentative di questo vengono dalla diffusissima guida edita da Penguin Books:
Parlando di una registrazione del Tristano e Isotta di Wagner, un classico del periodo romantico, gli autori scrivono che "Quella di Karajan è una esecuzione sensuale di uno dei capolavori di Wagner, carezzevolmente splendida e suonata superbamente dalla Filarmonica di Berlino... una eccellente prima scelta".
A proposito della registrazione delle sinfonie parigine di Haydn gli stessi autori scrivono: "Haydn stile big-band... Non c'è bisogno di dire che la qualità dell'esecuzione orchestrale è superba, ma ci sono dei passaggi così bandistici da far pensare più alla Berlino imperiale che a Parigi... I minuetti sono indubbiamente molto lenti... Queste interpretazioni sono troppo prive di fascino e di grazia per poterle raccomandare di cuore".[13]
Le sinfonie di Beethoven
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Le registrazioni delle sinfonie di Ludwig van Beethoven dirette da Karajan sono state una sorta di termometro della sua attività e maturazione artistica. La prima integrale risale al 1952-1957, incise per la EMI con la Philharmonia Orchestra; esse sono caratterizzate da una propensione per l'aspetto ritmico e nervoso di ognuna delle sinfonie, con il culmine emotivo posto non nell'ultima sinfonia, ma nella 7ª, in cui il ritmo è evidentemente l'elemento principale di tutta l'interpretazione. La cifra interpretativa di questa prima integrale beethoveniana si può individuare nella baldanza ritmica e coloristica di un giovane direttore.
Ma la vera maturità la si trova chiara dell'integrale incisa per la Deutsche Grammophon, a capo dei Berliner Philharmoniker nel 1962; esse sono tuttora considerate un punto di riferimento per qualunque esecuzione, anche successiva. Nel 1972 il Consiglio d'Europa scelse l'introduzione strumentale dell'inno alla gioia di Beethoven come inno ufficiale dell'Unione europea: l'interpretazione ufficiale fu affidata a Karajan che ne scrisse tre arrangiamenti: uno per pianoforte, uno per strumenti a fiato e uno per orchestra sinfonica.
Notare bene che quando Karajan diresse per la prima volta musica di Ravel, Bartok, Stravinsky, Honegger e lo stesso Strauss, per non parlare di Orff o di Winberger o Penderecky, erano passati meri 10/12 anni dagli anni di prima esecuzione di quegli stessi lavori. Dunque si parlava tout court di musica contemporanea, che Karajan diresse regolarmente quando il repertorio di altri direttori ben più famosi (in primis Furtwängler ma anche Toscanini) non andava oltre Stravinsky ma nei casi davvero limite. Indi Karajan fu un grandissimo alfiere della musica contemporanea, musica che adesso però per noi non è più contemporanea bensì moderna.
Comportamento professionale
Alcuni critici, fra cui Norman Lebrecht, accusarono Karajan di aver iniziato una spirale inflazionistica per quanto riguarda i compensi pagati agli artisti[14][15]: alla direzione di teatri e orchestre sovvenzionati da finanziamenti pubblici (Wiener Philharmoniker, Berliner Philharmoniker, Festival di Salisburgo), è accusato di aver pagato eccessivamente gli artisti ospiti ed il suo onorario: Karajan alzò il prezzo molto al di sopra di quelli normalmente praticati dagli altri direttori[16]. Nonostante il fatto che proprio Lebrecht, nello stesso saggio (The Myth of the Maestro), citi il fatto che Karajan a Berlino si faceva pagare una cifra molto ragionevole (10.000 Marchi a concerto) mentre altri direttori alzavano clamorosamente il loro cachet.
Ma il cachet di Karajan a Berlino doveva restare comunque non superabile: unica eccezione - peraltro non verificatasi per altri motivi - quella di Carlos Kleiber nel 1979 che pretendeva, per la sua prima apparizione con i Philharmoniker, 15.000 Marchi a concerto nel 1979 e il cui onorario venne comunque accettato sia da Karajan che dall'allora intendente dei Berliner, Stresemann (conf. The Karajan Dossier - by Klaus Geitel - 1981 - non edito in Italia). Kleiber comunque cancellò l'impegno proprio perché Stresemann non era totalmente convinto della cifra in più (dicendo "devo chiedere a mia moglie Stanka - (Brezovar) - se accettare...". Kleiber sparì e tornò alla Philharmonie solo nel 1993).
Karajan e il compact disc
Karajan giocò un ruolo importante nello sviluppo della tecnologia per la registrazione e la riproduzione audio in digitale (circa 1980). Egli fu il campione di questa nuova tecnologia, vi riversò tutto il suo prestigio e fu presente alla prima conferenza stampa che annunciava il nuovo formato. I primi prototipi di CD avevano una capacità di circa 60 minuti, ma una leggenda metropolitana vuole che siano stati portati a 74 per adattarvi la Nona sinfonia di Beethoven diretta dal maestro.
Karajan e Kubrick
La registrazione per l'etichetta DG di Sul bel Danubio blu di Johann Strauss fu usata dal regista Stanley Kubrick per una famosa sequenza del film 2001: Odissea nello spazio, qui Kubrick sincronizzò le sequenze visive con la musica preregistrata: l'opposto delle normali procedure di sonorizzazione. L'effetto prodotto da questo singolare accostamento fu che il grande pubblico cominciò ad associare questo tipo di musica con le stazioni spaziali (come si vede nel film) più che con la danza, il valzer, come era nell'intenzione del compositore. Inoltre, Kubrick usò, per le sequenze iniziale e finale del film, una registrazione di Così parlò Zarathustra di Richard Strauss diretta da Karajan con i Wiener Philharmoniker (Decca, 1959), in merito alla quale, per motivi di diritti, nessuna segnalazione in titoli di coda venne inserita dalla postproduzione del film, dando al brano di Strauss una notorietà che non aveva mai avuto[17].
Alcuni anni dopo, sempre Kubrick usò ancora una registrazione di Karajan, questa volta la Musica per archi, percussioni e celesta di Béla Bartók in Shining. In ogni caso c'è da notare che, contrariamente a quanto credono molti, a causa probabilmente sia della preferenza di Kubrick per le esecuzioni di Karajan sia per la notorietà del maestro, l'estratto dalla nona sinfonia utilizzato nel film Arancia meccanica non è di Karajan, ma di Ferenc Fricsay.
Beethoven, Sinf. n. 1-9 (1985)/Conc. pf. n.1-5/Conc. vl./Triploconcerto/Missa solemnis/Ouvertures - Eschenbach/Weissenberg/Mutter/Yo Yo Ma/Zeltser, Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 1-9/Ouvertures - Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 9 - Perry/Cole/Baltsa, Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 9 - Baltsa/Schreier, Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 9/Ouv. Coriolano - Janowitz/Kmennt/Berry, Deutsche Grammophon
Beethoven, Triploconc./Egmont/Coriolano - Zoltser/Mutter/Ma, Deutsche Grammophon
Beethoven Mozart, Missa solemnis/Messa K.317 - Wunderlich/Tomowa-S., Deutsche Grammophon
Berlioz, Sinfonia fantastica/Dannaz. Faust - Deutsche Grammophon
Bizet, Carmen - Baltsa/Carreras/VanDam, Deutsche Grammophon
Wagner, Walkiria - Vickers/Talvela/Veasey, Deutsche Grammophon
Weber, Invito alla danza/Ouvertures - Deutsche Grammophon
Webern Berg Schönberg, Passacaglia/Pezzi/Var.op.31 - Deutsche Grammophon
Bergonzi, La voce sublime - Solti/Serafin/Santi, Decca
Karajan, Adagio - Albinoni/Bach/Grieg/Mahler, Deutsche Grammophon - prima posizione in Norvegia ed ottava in Nuova Zelanda (oltre 4 milioni di copie vendute)
Karajan, Celebri balletti - Gounod/Chopin/Čajkovskij, Deutsche Grammophon
Karajan, Classici immortali - Albinoni/Vivaldi/Pachelbel, Deutsche Grammophon
Karajan, Danza delle ore - Ponchielli/Mascagni/Giordano, Deutsche Grammophon
Karajan, Intermezzi d'opera - Deutsche Grammophon
Karajan, Invito alla danza - Weber/Berlioz/Liszt/Smetana, Deutsche Grammophon
Karajan, Invito alla danza - Weber/Chopin/Brahms/Grieg, Deutsche Grammophon
Karajan, Le registrazioni complete degli anni Sessanta - Edizione limitata di 82 CD + Libro di 200 pagine a colori, Deutsche Grammophon
Karajan, The very best of Adagio Karajan - Deutsche Grammophon
Karajan, Classic Karajan - The Essential Collection - Deutsche Grammophon
Karajan, The opera recordings - Edizione limitata, 2015 Deutsche Grammophon
Karajan, Le registrazioni di musica sacra e corale - Deutsche Grammophon
Karajan Mutter, Tutte le registrazioni DG (1978-88) - Mutter, Deutsche Grammophon
Conc. di Capodanno, Best of New Year's Concert vol.1 - Abbado/Muti/Maazel, Deutsche Grammophon
New Year's Concert in Vienna 1987 - Wiener Philharmoniker, Herbert von Karajan, Deutsche Grammophon
Conc. di Natale, Corelli, Locatelli, Gabrieli - Deutsche Grammophon
Grandi cori d'opera, Verdi, Bizet, Wagner - Solti/Bonynge, Decca
Lover's Adagios, I grandi classici romantici - Ashkenazy/Chailly/Solt, Decca
DVD & BLU-RAY
Beethoven, Missa solemnis - Tomowa-S./Tappy/VanDam, Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 1-9 - Deutsche Grammophon
Beethoven, Sinf. n. 7-9 - Janowitz/Ludwig, Deutsche Grammophon
Wagner, Oro del Reno - Stewart/Fassbaender, Deutsche Grammophon
Karajan, Documentario per il 100º anniversario della nascita - Un film di Robert Dornhelm, Deutsche Grammophon
Karajan, In concerto (+ Documentario di 60') - Weissenberg, Deutsche Grammophon
Karajan, The second life. Prove di registrazione, riflessioni e conversazioni - Documentario, Deutsche Grammophon
Matrimoni
Herbert von Karajan si sposò tre volte:
Il 26 luglio 1938 sposò la cantante di operette Elmy Holgerloef, dalla quale divorziò nel 1942;
Il 22 ottobre 1942 sposò Anna Maria "Anita" Sauest, nata Gütermann, figlia di un noto produttore di filo per macchine da cucire. Avendo un nonno ebreo, ella era considerata dai nazisti una Vierteljüdin, cioè ebrea per un quarto. Herbert ed Anita divorziarono nel 1958;
Il 6 ottobre del 1958 sposò la modella francese Eliette Mouret[18][19], dalla quale ebbe due figlie, Isabella ed Arabella.
^Karajan Altre attività. Volare, su karajan.co.uk. URL consultato il 12 maggio 2023 (archiviato dall'url originale il 6 dicembre 2010).
^Sachs tendeva comunque ad esprimersi a discredito di Karajan, anche dall'alto della sua fama di esperto toscaniniano, lodando il Parmense a scapito appunto del salisburghese, specie in relazione al fatto che Karajan è sempre stato considerato il più grande direttore d'orchestra mai esistito, sia per capacità che per ampiezza del repertorio affrontato.
^(EN) Edward Greenfield, Robert Layton, Ivan March, The Penguin guide to compact discs, cassettes, and LPs, Penguin Books, 1986, p. 425. ISBN 978-0-14-046754-3
Richard Osborne, Conversazioni con Herbert von Karajan, 1990, Ugo Guanda Editore, Parma (titolo originale: Conversations with Herbert von Karajan)
Karajan ovvero l'estasi controllata, omaggio critico di testimoni contemporanei a cura di Peter Csobády, 1988, A.Vallardi (titolo originale: Karajan oder die kontrollierte Ekstase)
Herbert von Karajan, La mia vita. Raccontata a Franz Endler, 1994, Editoriale Pantheon, Roma (titolo originale: Mein Lebensbericht. Aufgezeichnet von Franz Endler)
Alberto Fassone (a cura di), L'arte di Karajan. Un percorso nella storia dell'interpretazione, LIM, Lucca 2019.
Giuseppe Pugliese, Herbert von Karajan. Gli anni alla Scala, Edizioni del Teatro alla Scala
Alessandro Zignani, Herbert von Karajan. Il musico perpetuo, coll. Grandi Direttori 2, 2008, Zecchini Editore, pagg. 240 con discografia consigliata
Leone Magiera, Karajan. Ritratto inedito di un mito della musica, La nave di Teseo, 2020
In lingua inglese
(EN) Richard Osborne, Herbert von Karajan: a life in music, 2000, Northeastern University Press