Nasce a Firenze, figlia di un orefice che in gioventù aveva studiato da cantante lirico[2], frequenta un istituto tecnico e si dedica sin da piccola alla danza classica. Il suo ingresso nel mondo dello spettacolo avviene nel 1926, quando entra nella compagnia di teatro fiorentino diretta da Garibalda Niccòli. In seguito passa al teatro in lingua con la Melato, con Umberto Palmarini e, nel biennio 1929-30, con Elsa Merlini e Dora Menichelli Migliari[3].
Ferventi ammiratori delle prime "dive" del cinema sonoro
Nella prima metà degli anni Trenta, con l'inizio del cinema sonoro, emersero alcune nuove attrici - e tra queste la Paolieri - che non avevano lavorato nel cinema muto e che diventarono oggetto di un "divismo" molto accentuato. É lei stessa a raccontare questo fenomeno nella lunga intervista, datata gennaio 1974, raccolta da Francesco Savio e pubblicata in Cinecittà anni Trenta, opera citata nella bibliografia. In quell'occasione ha ricordato le centinaia di lettera ricevute ogni giorno dagli ammiratori, con firme del tipo: «Un vostro umile schiavo che proprio per Voi ha spremuto i grappoli più belli della vigna dei sogni». L'attrice ha anche raccontato l'episodio di un giovane che partì appositamente dalla Calabria per andare a Roma allo scopo di portarle in omaggio un busto di argilla che aveva scolpito in suo onore. Nel 1933, trovandosi in una sala cinematografica a Firenze, fu riconosciuta dai presenti e rischiò l'incolumità personale: solo perché era in compagnia del padre che la protesse riuscì a sfuggire al veemente impeto delle persone che la volevano abbracciare.
Nel 1932, durante una rappresentazione al Teatro Quirino di Roma, viene notata dal regista Guido Brignone[2], che sta cercando un'attrice per il suo nuovo film Wally, una pellicola di ambientazione alpestre ispirata all'opera lirica di Catalani. Dopo un positivo "provino" fatto presso un fotografo di Venezia[4], alla Paolieri viene affidato il ruolo, nel quale le competono anche alcune parti cantate (viene doppiata dal soprano Giannina Arangi-Lombardi, ma il pubblico, ancora poco pratico delle tecniche del sonoro, resta convinto che lei sia una cantante lirica[5]). Questo primo ruolo d'esordio rappresenta per la Paolieri un grande successo, che le fa ottenere un contratto con la Cines per altri film e che le conferisce una celebrità prima sconosciuta, avviandola verso una carriera cinematografica di rilievo. Viene curiosamente presentata come «l'attrice più alta del cinema italiano[6]».
Diventata una delle protagoniste dello schermo più apprezzate e richieste, riduce quasi a zero le sue presenze sui palcoscenici, e torna ad un ruolo musicale con La cantante dell'Opera di Malasomma a fianco di un'altra "diva" del periodo, Isa Pola. Le successive pellicole, però, non riescono a rinnovare il successo degli esordi, in quanto si tratta in genere di film considerati «mediocri[4]». Rientra nel teatro di rivista, e solo nel 1935 riprende un ruolo di rilievo nel cinema partecipando, a Lorenzino de' Medici, nuovamente diretta dal suo "scopritore" Brignone, che costituì l'unica presenza cinematografica italiana di Alessandro Moissi.
Delle immagini autografate dall'attrice (anni Trenta)
Nei due anni successivi, 1936 e 1937, è ancora nel teatro, anche di rivista[7]. Poi nel 1938, torna sugli schermi dapprima come moglie di Amedeo Nazzari, eroe del film aviatorio - propagandistico Luciano Serra pilota di Alessandrini, e poi nel ruolo di Margherita Barezzi, la prima e sfortunata moglie del compositore, nel Giuseppe Verdi, una delle tante biografie filmiche del musicista di Busseto, realizzata - nonostante qualche disapprovazione del regime[8] - dallo specialista Gallone ed interpretato a fianco di Fosco Giachetti. Entrambi questi film diventano i campioni di incasso del periodo[9].
Nel 1940 è nel cast di una delle tante versioni di Kean, ancora con Brignone alla regia ed affiancata da Rossano Brazzi e poi interpreta un ruolo di donna volgare, caso quasi unico in una carriera caratterizzata sempre da ruoli eleganti[7], in È sbarcato un marinaio di Ballerini.
L'anno seguente dà vita a quella che è ritenuta la sua prova cinematografica più riuscita[3] quando è Pia de' Tolomei per la regia di Pratelli. Nello stesso anno si parla di lei come possibile protagonista di Piccolo mondo antico[5], ma Soldati sceglierà poi Alida Valli. Nel 1942 lavora anche in Germania, dove figura, tra l'altro, nel cast de Il perduto amore (Immersee) di Veit Harlan[10].
Quando l'Italia resta divisa in due dalla guerra, lei rimane al nord, prendendo parte a Si chiude all'alba, uno dei pochi film girati al tempo della R.S.I., realizzato nel 1944 negli stabilimenti Fert di Torino, che solo a partire dall'aprile 1945 circolò, peraltro pochissimo, nelle sale[11]. Tale pellicola, considerata a lungo come perduta come quasi tutte quelle prodotte durante il breve periodo di attività del cosiddetto Cinevillaggio è stata invece trasmessa in prima TV assoluta su Rete 4 il 14 febbraio 2024, a quasi 79 anni dalla sua uscita al cinema.
Nel 1950 diventa la prima attrice della compagnia di Ruggero Ruggeri, ruolo che manterrà per tre anni sino alla morte del grande attore drammatico[7]. Per tutti i restanti anni cinquanta calca le scene con diverse compagnie: nel 1956 è con il Teatro del Convegno di Milano, l'anno successivo passa al Piccolo Teatro di Palermo, poi nel 1958 lavora con il Teatro Stabile Emilia-Romagna[3].
Nel frattempo è nata la televisione e sin dai suoi inizi, la Paolieri, grazie alla sua lunga formazione teatrale, entra a pieno titolo tra gli interpreti degli sceneggiati che la Rai produce e trasmette in grande quantità. Il suo primo ruolo è in Madre Allegria, trasmesso nel 1954 per la regia di Anton Giulio Majano[12], cui nel 1957 fanno seguito Il ventaglio di Lady Windermere[15] e Medea a fianco di Sarah Ferrati, entrambi diretti da Claudio Fino. Nel 1958 è nelle Donne in ermellino, per la regia di Daniele D'Anza. Per tutti gli anni sessanta e settanta sono numerose le sue partecipazioni a commedie e drammi trasmessi sul piccolo schermo, tra i quali Scaramouche (1965), ancora per la regia di D'Anza, i Promessi sposi (1967) per la regia di Sandro Bolchi[12]e Coralba (1970), diretto di nuovo da Daniele D'Anza.
Tra le partecipazioni, mai di primo piano, al cinema di quegli anni si possono ricordare Il sole sorge ancora di Aldo Vergano (1946) e Maddalena di Augusto Genina (1954). Nello stesso periodo la Paolieri ha anche preso parte ad alcuni fotoromanzi.[16]
Vita privata
Germana Paolieri si sposò giovanissima, a soli 16 anni, con un commerciante fiorentino, ma l'unione durò soltanto un anno. Ottenuto, dopo dieci anni, l'annullamento del matrimonio, si sposò una seconda volta con Piero Tamarollo, un ufficiale di marina[12]. È morta a 91 anni ed è sepolta nel cimitero di Santa Croce sull'Arno, in provincia di Pisa.
^Le diverse fonti disponibili non sono univoche sull'anno della nascita. Il Dizionario la situa nell'anno 1909, mentre la Enciclopedia dello spettacolo nel 1911. Qui è riportata l'indicazione prevalente di Stelle d'Italia e del Filmlexicon.
^abda Cinecittà anni Trenta, op. cit. in bibliografia
^abNotizia tratta da un articolo a firma "Puck" (Gianni Puccini) pubblicato sul quindicinale Cinema cit. in bibliografia
^abda Stella d'Italia, op. citata nella bibliografia
^La definizione venne pubblicata sul settimanale Cine Illustrazione, n. 33 del 1932, e si riferiva alla sua altezza di metri 1,69.
^abcda Enciclopedia dello spettacolo, op. citata nella bibliografia
^La sceneggiatura del film dedicato alla vita del compositore fu oggetto di ampie riserve in sede di esame preventivo presso la Direzione generale per la Cinematografia, a quel tempo diretta da Luigi Freddi. Fu poi lo stesso Freddi a pubblicare nel suo libro di memorie Il cinema, il governo dell'immagine scritto nel dopoguerra. il parere negativo alla realizzazione del film, basato sulla considerazione che il personaggio di Verdi vi era presentato in modo anti eroico. Con alcune modifiche il film fu comunque realizzato.
^Non esistono dati ufficiali sull'esito commerciale delle pellicole negli anni Trenta, ma alcune informazioni vengono fornite da un articolo pubblicato sul numero dell'aprile 1940 del mensile Lo schermo. Secondo tali dati Luciano Serra pilota risulta il film più "ricco" alla data del 31 dicembre 1939, essendo stato l'unico a superare i 6 milioni di lire di introito. Nello stesso articolo il Giuseppe Verdi viene accreditato come secondo film classificato, unico ad aver superato, alla stessa data, i 5 milioni di lire di introito.
^Notizie in L'Illustrazione italiana, n. 43 del 25 ottobre 1942.
^Questa circostanza è riportata dal Dizionario del Cinema italiano, op citata in bibliografia.
^abcdDa Dizionario del cinema. Le attrici, op. citata in bibliografia.
^abLo sceneggiato, tratto da una commedia di Oscar Wilde, fu trasmesso il 12 aprile 1957.
^La circostanza è documentata dal 2° volume di Stelle d'Italia, che ricorda come molte attrici già famose (Alida Valli, Marina Berti, Emma Gramatica) negli anni Cinquanta comparvero nelle storie di tali pubblicazioni che, peraltro, avevano anche ospitato gli esordi sia di Sophia Loren che di Gina Lollobrigida.
Bibliografia
Le notizie biografiche sull'attrice sono tratte dalle seguenti opere:
articolo sull'attrice pubblicato sul n. 86 del 10 febbraio 1940 del quindicinale Cinema (prima serie)
AA. VV. Filmlexicon degli autori e delle opere. Edizioni di "Bianco e nero", Roma, 1961. ISBN non esistente
AA. VV. Enciclopedia dello spettacolo. Unedi Editore Roma, 1975 ISBN non esistente
Francesco Savio , Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti (3 voll.) Bulzoni Editore. Roma, 1979. ISBN non esistente
Roberto Chiti, Enrico Lancia, Dizionario del cinema italiano - i film. vol I (1930 - 1944). Gremese Edit. Roma, 1993 ISBN 88-7605-596-7
Stefano Masi, Enrico Lancia, Stelle d'Italia. Piccole e grandi dive del cinema italiano - vol. I (1930 - 1945). Gremese Editore, Roma, 1994. ISBN 88-7605-617-3
Enrico Lancia, Roberto Poppi, Dizionario del cinema italiano - Le attrici. Gremese Editore, Roma, 2003, pp. 280-281, ISBN 88-8440-214-X