Nel territorio sono presenti 86 parrocchie (alcune delle quali molto piccole e senza un parroco residente).
Con decreto dell'8 aprile 2007, solennità di Pasqua, il vescovo Claudio Stagni ha raggruppato le parrocchie dell'intero territorio diocesano in unità pastorali: tali unità pastorali sono state riviste il 26 gennaio 2018 e attualmente sono 18.[2] Ogni unità è formata da alcune parrocchie vicine per territorio e situazione pastorale; è retta da un presbitero coordinatore (designato dal vescovo per 5 anni) e da un'équipe (formata dai parroci dell'unità pastorale e da un rappresentante laico per ogni parrocchia); ha il compito di promuovere e coordinare l'attività pastorale comune (ad esempio: formazione dei catechisti; catechesi agli adulti; preparazione ai sacramenti; pastorale giovanile; attività della Caritas).
A loro volta le unità pastorali sono raggruppate a formare 5 vicariati foranei.[2] Ogni vicariato è affidato ad un vicario foraneo, che viene nominato dal vescovo per la durata di cinque anni dopo aver consultato tutti i presbiteri (diocesani e religiosi) residenti nel vicariato; lo stesso vicario foraneo deve appartenere al vicariato. Le sue competenze sono definite da un decreto vescovile del 15 gennaio 2008.
Situazione pastorale
Storicamente la diocesi è sempre stata ricca di clero, mentre oggi condivide la situazione di tante diocesi italiane: età media del clero molto elevata; poche vocazioni e scarso ricambio generazionale; contrazione degli ordini religiosi che tendono ad abbandonare alcuni loro conventi e parrocchie. Questa situazione di emergenza sta spingendo due fenomeni positivi: da un lato, il tentativo di un maggior coordinamento tra le varie parrocchie attraverso la creazione delle unità pastorali; dall'altro lato, una maggiore responsabilizzazione dei laici (anche se la promozione dei ministeri istituiti e del diaconato permanente è ancora molto lenta).
In ogni caso, la diocesi riesce ad esprimere una vita di Chiesa vivace ed articolata, soprattutto grazie ai tanti giovani che si impegnano nel volontariato e ai Centri pastorali diocesani che promuovono numerose iniziative e un servizio di coordinamento.
Il luogo centrale della diocesi è la cattedrale di Faenza: è la chiesa propria del Vescovo, che qui compie gli atti principali del proprio magistero e della vita liturgica diocesana. La cattedrale, di influenza toscana è importante anche come espressione artistica dell'architettura rinascimentale in Romagna.
Oltre alla cattedrale, un altro luogo di riferimento della vita pastorale è il seminario diocesano, costruito negli anni cinquanta per la formazione dei seminaristi e adibito oggi a luogo di incontri, conferenze, pastorale vocazionale (una parte del seminario, la "Casa padre Daniele", è stata intitolata al Servo di Diopadre Daniele Badiali, ucciso nel 1997 in una missione in Perù).
Nel 1931 fu proclamata patrona della diocesi Maria, venerata col titolo di Beata Vergine delle Grazie. Viene festeggiata solennemente il sabato precedente la seconda domenica di maggio (in pratica, in occasione della festa della mamma).
L'iconografia raffigura la Vergine delle Grazie nell'atto di spezzare delle frecce, che rappresentano i flagelli e i pericoli da cui lei offre protezione. Tale iconografia risale al 1412, quando venne dipinta su affresco nell'antica chiesa di Sant'Andrea in vineis (oggi San Domenico), come ringraziamento per la liberazione da una pestilenza. In seguito ad altri episodi ritenuti miracolosi, nel 1765 l'affresco venne staccato e portato in cattedrale, nella cappella sinistra del transetto; la cappella, riccamente ornata, è stata eretta a santuario diocesano e conserva tuttora l'immagine. L'affresco mutilo mostra solo il volto e il busto di Maria; le braccia e le mani con le frecce spezzate sono andate perdute, ma sono testimoniate da centinaia di rappresentazioni popolari del territorio.
Patrono secondario della diocesi è San Pier Damiani, il cui corpo è custodito nella cattedrale stessa; la sua festa liturgica ricorre il 21 febbraio.
Documenti storici attestano la presenza al sinodoromano del 313 di un vescovo Constantius a Faventia: è questa la data più antica a cui si può far risalire la diocesi di Faenza, anche se è legittimo pensare che il cristianesimo fosse organizzato in diocesi già nel III secolo. Nello stesso sinodo romano viene citato un Sanctus Sabinus come predecessore di Costanzo; dal XVI secolo questo Sabinus è stato identificato con il Savino di Spoleto, ma senza alcun fondamento[3].
Liutprando conquistò e distrusse la città di Faenza nel 740, ma poi ne curò la ricostruzione, estendendo anche l'area di influenza della diocesi fin quasi alle porte di Ravenna. Attorno all'anno 743 il re longobardo, su pressione di papa Zaccaria, donò al vescovo di Faenza le pievi di San Pietro in Sylvis (presso Bagnacavallo), San Giovanni in Lyba (presso Fusignano), Santo Stefano in Barbiano e Sant'Agata (odierna Sant'Agata sul Santerno)[4]. Tranne Barbiano, fanno tuttora parte della diocesi.
Nel 743 il titolo di cattedrale fu trasferito dalla chiesa di Santa Maria foris portam a un edificio situato all'interno delle mura cittadine, nello stesso luogo dove si trova l'attuale Duomo. Aveva la facciata volta a levante ed era divisa in tre navate[5]. Durante il Medioevo la cattedrale subì ripetuti incendi a causa dell'impiego del legno come materiale di costruzione. Le fiamme divamparono nel 1045, nel 1132, nel 1151 e nel 1160, finché l'anno successivo non si decise di dotare l'edificio di un tetto di tegole.
In un anno imprecisato dopo il 1099papa Pasquale II, che ben conosceva il territorio essendo nato nell'Appennino forlivese, sottrasse Faenza dalla giurisdizione metropolitica di Ravenna, alla quale fu restituita il 7 agosto 1119 da papa Gelasio II.
A testimoniare l'importanza della diocesi durante il Medioevo, in una bolla del 1143 di papa Celestino II vengono menzionate ben ventidue pievi appartenenti al suo territorio: tante di esse avevano anche un proprio capitolo di canonici; nel 1301 vengono elencate 22 pievi, 315 parrocchie, 12 monasteri. La vicenda della diocesi seguì poi da vicino quella della città di Faenza. Vide il fiorire della vita religiosa con il massiccio diffondersi degli ordini mendicanti a partire dal XIII secolo (i Francescani furono presenti sin dal 1221)[6].
Il 7 ottobre 1972 la diocesi si ingrandì con le parrocchie di San Giacomo in Converselle e di Santa Maria in Ciola, nel comune di Brisighella, cedute dalla diocesi di Modigliana.[8]
Il primo vescovo fu Mario Melini, di Montalcino, direttore del seminario di Pienza, che fu nominato alla fine del 1853[13] e fece il suo ingresso in Modigliana il 4 maggio 1854. L'11 novembre 1859 Melini inaugurò il seminario diocesano, che funzionava anche come collegio maschile.[14]
Il 25 marzo 1908, in forza del decreto Anno millesimo della Congregazione Concistoriale, la diocesi di Modigliana restituì a quella di Sarsina le parrocchie che le erano state assegnate nel 1850, in occasione dell'erezione della sede modiglianese.[15]
L'unione definitiva con la diocesi di Faenza fu l'occasione per una revisione delle parrocchie diocesane che furono ridotte a 9, di cui 5 nel comune di Marradi in Toscana, 2 nel comune di Modigliana e una in quello di Tredozio.[18]
Sedi unite
Il 5 giugno 1976 Marino Bergonzini fu nominato vescovo di Modigliana e coadiutore di Faenza; il 31 agosto 1976, alle dimissioni del vescovo faentino Giuseppe Battaglia, succedette a quest'ultima sede; le diocesi vennero così unite in persona episcopi, ripristinando l'unione esistente già nella prima parte del Novecento, durante l'episcopato di Ruggero Bovelli (negli anni 1924-1929).
Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, è stata stabilita la plena unione delle due diocesi e la nuova circoscrizione ecclesiastica, che ha conservato il medesimo territorio delle due sedi precedenti, ha assunto il nome attuale.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Servo di Dio mons. Paolo Taroni, presbitero diocesano (1827-1902), definito "santo educatore" da don Giulio Facibeni[32]. Sepolto nella cattedrale di Faenza
La diocesi nel 2021 su una popolazione di 140.270 persone contava 131.730 battezzati, corrispondenti al 93,9% del totale.
Nelle statistiche seguenti i dati relativi alla diocesi di Faenza e quelli relativi alla diocesi di Modigliana non possono essere sommati e confrontati con i dati relativi alla diocesi di Faenza-Modigliana; nell'operazione di accorpamento, infatti, una parte del territorio, delle parrocchie e dei sacerdoti dalla diocesi di Modigliana sono confluiti nella diocesi di Forlì-Bertinoro.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
diocesi di Faenza
1908
?
103.962
?
360
347
13
?
114
1950
124.000
125.000
99,2
280
231
49
442
69
448
118
1970
127.000
128.000
99,2
231
176
55
549
62
450
123
1980
132.500
135.000
98,1
190
158
32
697
37
320
124
diocesi di Modigliana
1950
41.227
41.260
99,9
103
92
11
400
14
146
83
1969
23.462
23.531
99,7
71
67
4
330
4
113
70
1980
10.430
10.500
99,3
22
22
474
48
41
diocesi di Faenza-Modigliana
1990
119.610
123.275
97,0
190
163
27
629
34
251
89
1999
118.600
122.018
97,2
166
141
25
714
34
249
89
2000
116.127
120.207
96,6
153
132
21
759
30
214
89
2001
116.000
121.000
95,9
146
127
19
794
2
25
197
89
2002
116.000
121.000
95,9
142
124
18
816
2
25
174
89
2003
116.000
121.000
95,9
134
127
7
865
3
12
207
88
2004
116.000
121.000
95,9
128
121
7
906
3
12
205
88
2006
113.000
126.034
89,7
118
111
7
957
5
12
223
88
2013
132.259
140.821
93,9
92
82
10
1.437
11
14
141
88
2016
134.652
143.400
93,9
74
65
9
1.819
14
12
132
88
2019
132.900
141.500
93,9
71
62
9
1.871
15
10
123
87
2021
131.730
140.270
93,9
66
57
9
1.995
15
10
113
86
Note
^Settori pastorali, su diocesifaenza.it. URL consultato il 6 ottobre 2024.
^abTerritorio, su diocesifaenza.it. URL consultato il 6 ottobre 2024.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 3, 5 gennaio 1987, pp. 32-34. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 80 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 19 dicembre 1986 su richiesta del vescovo di Faenza del 15 luglio precedente.
^(LA) Decreto Anno millesimo, in Pii X pontificis maximi acta, vol. V, Romae, 1914, pp. 193-196.
^Decreto della Congregazione per i vescovi del 7 ottobre 1972 menzionato nel decreto del Presidente della Repubblica, che riconosce gli effetti civili di questo cambiamento, del 2 agosto 1974, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 285 del 31 ottobre 1974.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 285, 9 dicembre 1986, p. 13. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 9 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 20 novembre 1986 su richiesta del vescovo di Modigliana del 15 luglio precedente.
^Secondo Lanzoni, i vescovi Egidio e Giusto, riportati dalla cronotassi tradizionale di Faenza, non sono attribuibili a questa sede. Giusto, per la corruzione dei manoscritti, potrebbe essere un vescovo faventinus, ma anche falerinus.
^Secondo altre fonti, Giacomo. La famiglia Bénier (Benerii in latino) era originaria di Cahors (Francia).
^Il 9 febbraio 1811 fu nominato patriarca di Venezia da Napoleone e mai riconosciuto da papa Pio VII, che continuò a considerarlo vescovo di Faenza; caduto l'impero napoleonico, si dimise da patriarca il 5 maggio 1814 e con il permesso del papa fece ritorno alla sede di Faenza: Lucia Sebastiani, Bonsignori (Bonsignore), Stefano, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 12, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1971. URL consultato il 5 luglio 2017.
^Contestualmente nominato vescovo titolare di Montecorvino.
^ Quinto Cappelli, Un Vescovo fra il Concilio di Trento e il Vaticano II. Antonio Ravagli nel centenario della nascita (1907-2007), Portico di Romagna, 2007.
Boris Gombač, Atlante storico delle diocesi toscane, Sommacampagna (VR), Cierre Grafica, 2015; ISBN 978-88-98768-03-5 (p. 430).
Bellezza fede e cultura, Itinerari nella diocesi Faenza-Modigliana, a cura dell'Ufficio diocesano per l'arte sacra e i beni culturali, Faenza, Tipografia faentina, senza data.
Il Duomo di Faenza, Faenza, Tipografia faentina, senza data.
La Madonna delle Grazie di Faenza, Notizie storiche, a cura della Arciconfraternita della Beata Vergine delle Grazie, Faenza, Tipografia faentina, 2000.
Uffici propri della diocesi di Faenza, Padova, Grafiche del Messaggero di S. Antonio, 1975
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