Qualche settimana dopo l'abbandono di Casini, la direzione nazionale critica aspramente la riforma costituzionale Renzi-Boschi e promuove la nascita dei comitati per l'inutilità del sì.[3] Tale decisione non viene condivisa dal presidente del partito Gianpiero D'Alia, dal ministro Gian Luca Galletti e da diversi deputati UdC all'Assemblea regionale siciliana, che costituiscono il comitato Centristi per il sì.
Il 2 novembre 2016 D'Alia critica duramente la linea politica del partito affermando che "l'UdC è morta". In seguito a ciò il segretario Lorenzo Cesa sospende D'Alia dal partito e lo deferisce ai probiviri per gravi affermazioni offensive nei confronti del partito. In serata D'Alia si dimette dalla carica di Presidente e lascia il partito[4]
Il giorno seguente D'Alia e 8 deputati UdC all'ARS danno vita ai Centristi per la Sicilia.[5]
Il 7 dicembre 2016 l'UdC abbandona ufficialmente Area Popolare e i suoi deputati e senatori passano al gruppo misto. Casini, D'Alia e il deputato Ferdinando Adornato decidono invece di restare nel gruppo di AP e danno vita ai Centristi per l'Italia.[6]
L'11 febbraio 2017 Casini e D'Alia annunciano al Teatro Quirino di Roma la fondazione dei Centristi per l'Europa, a cui aderiscono anche Adornato e i senatori Aldo Di Biagio e Luigi Marino.[7][8][9]
La decisione di sostenere Micari provoca l'abbandono di tre deputati regionali del partito, che si schierano invece con il candidato unitario del centro-destraNello Musumeci: Margherita La Rocca Ruvolo e Gaetano Cani aderiscono all'Unione di Centro,[12][13] mentre Orazio Ragusa a Forza Italia.[14]
I Centristi per l'Europa (presenti nell'isola come Centristi per la Sicilia) si presentano alla competizione unitamente ad Alternativa Popolare di Angelino Alfano, costituendo la lista comune Alternativa Popolare-Centristi per Micari.[15][16]
La lista, nonostante i pronostici, non riesce tuttavia a superare la soglia di sbarramento regionale del 5%, arrestandosi al 4,18% che non consente di eleggere alcun deputato regionale.[17][18]
Le elezioni politiche del 2018
Alle elezioni politiche del 2018 il partito per ovviare allo sbarramento nazionale del 3%, previsto per Camera e Senato, decide di federarsi con altri movimenti centristi che intendono schierarsi con il centro-sinistra.[19]