Commento: L'intera voce si regge sulla traslazione del concetto americano di centrism in un contesto politico radicalmente diverso come quello italiano. Si rende necessaria una più ampia bibliografia in lingua italiana, dato che la maggior parte di essa definisce il centrismo come la tendenza a escludere le forze estreme, in contrapposizione al bipolarismo. Questa voce sembra invece trattare il differente concetto di Partito di centro.
Il centrismo è una visione o una posizione politica che implica l'accettazione e il sostegno di un equilibrio di uguaglianza sociale e un grado di gerarchia sociale, mentre si oppone ai cambiamenti politici che si tradurrebbero in un significativo spostamento della società fortemente a sinistra o a destra.[2]
Sia la politica di centro-sinistra che quella di centro-destra implicano un'associazione generale con il centrismo che si combina con una certa inclinazione ai rispettivi lati dello spettro politico sinistra-destra. Varie ideologie politiche, come il cristianesimo democratico e il liberalismo sociale (o moderno), possono essere classificate come centriste,[3] così come la terza via, un movimento politico moderno che tenta di conciliare la politica di destra e quella di sinistra sostenendo una sintesi delle piattaforme economiche di centrodestra con le politiche sociali di centrosinistra.[4][5]
Secondo il Dizionario Garzanti "centrismo" può significare: "1. tendenza, indirizzo di chi occupa una posizione di centro all'interno di uno schieramento politico" o "2. formula politica imperniata sulla coalizione di governo dei partiti di centro",[7] mentre Lo Zingarelli distingue tra "centro" ("3. settore di mezzo in un emicicloassembleare [...]. Raggruppamento politico di tendenza moderata, sia di uno schieramento di partiti che all'interno di un partito") e "centrismo" ("tendenza di gruppi politici a formare una coalizione di centro dalla quale siano escluse le destre e le sinistre").[8]
Secondo il Dizionario di Politica di Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Gianfranco Pasquino, centrismo: "indica, secondo la tradizionale visione geometrica della politica, [...] la posizione intermedia per antonomasia". "Non vi è dubbio che il centrismo corrisponde al moderatismo, ma mentre per i centristi in medio stat virtus, per gli oppositori esterni centrismo è sinonimo di indecisione, di immobilismo, di opportunismo e così via". Oltre che in questo significato, centrismo può essere inteso anche come "formula di governo" (come nel caso del centrismo degasperiano) e come "modo di funzionamento del sistema partitico" nella trattazione di Maurice Duverger e di Giovanni Sartori.[9]
Il centrismo non implica di per sé appartenenze ideologiche nette in quanto in ogni paese il centro assume caratteristiche diverse. Solitamente il centro è presidiato da partiti che si ispirano al cristianesimo democratico o al liberalismo (nel primo caso il centro ha una caratterizzazione maggiormente religiosa, nel secondo maggiormente laica), sebbene non manchino casi nei quali i socialdemocratici si siano caratterizzati come centristi.
Il centrismo è dunque una cornice ideologica non nettamente definita, nella quale vengono categorizzati i partiti che si collocano nel mezzo dello schieramento politico e che si fanno promotori di una posizione intermedia tra le posizioni di destra e sinistra in campo socio-economico. I partiti di "centro agrario", la cui ideologia è definita come "centrismo agrario" o "post-agrario", presenti nei Paesi scandinavi e in quelli baltici,[10] costituiscono un esempio particolare: i loro programmi, oltre alla difesa degli interessi dei contadini e alla protezione delle comunità rurali, si caratterizzano sempre maggiormente anche per lo sviluppo delle piccole attività imprenditoriali bilanciate con la tutela dell'ambiente, in un'ottica di decentralizzazione.[11]
Spesso anche il populismo viene catalogato come una forma di centrismo[12] (è questo, per esempio, il caso dei due maggiori partiti irlandesi, il Fianna Fáil e il Fine Gael), così come il concetto di radical centre o radical middle (almeno fin da quando The Economist ha dichiarato che la sua posizione politica è l'extreme centre[13]) e la third way teorizzata da Anthony Giddens.[14][15]
Il centrismo nel mondo
Paesi anglosassoni
Negli Stati Uniti il centrismo (spesso definito middle-of-the-road, e più recentemente, nel caso del centro-sinistra, third way) non ha dato mai luogo alla nascita di un vero e proprio partito politico, anche se molti esponenti sia del Partito Repubblicano che del Partito Democratico vi fanno riferimento. Tra i gruppi centristi nel Partito Repubblicano si ricordino la Republican Main Street Partnership (di cui era membro John McCain) e i Rockefeller liberals, mentre nel Partito Democratico sono spesso considerati centristi gli aderenti al Democratic Leadership Council e la Blue Dog Coalition. Il Partito Libertario, pur sposando principi propri sia dei Repubblicani (in economia) che dei Democratici (sulle questioni sociali), non si può considerare un vero e proprio partito "di centro", quanto piuttosto una forza politica super partes.
Nel Regno Unito, in Canada, Australia e Nuova Zelanda, così come negli Stati Uniti, si trovano esponenti centristi nelle file di entrambi i maggiori partiti. Nel Regno Unito le posizioni centriste sono state assunte dal Partito Liberale, partito che rappresentò la "sinistra" del panorama politico inglese fino al termine della prima guerra mondiale, ma che dal 1920, si è visto scavalcare a sinistra dal Partito Laburista e iniziò un declino letterale (cosa che invece non accadde in Canada, dove il Partito Liberale è rimasto il partito principale nel fronte del centro-sinistra). Verso gli anni ottanta ciò che rimaneva del vecchio Partito Liberale britannico (erede degli Whig) si fuse con un drappello di socialdemocratici centristi fuoriusciti del Partito Laburista, e da tale unione nacquero i Liberal Democratici. Negli ultimi anni si è osservato il riposizionamento del Partito Liberal-democratico alla sinistra del panorama politico britannico, anche a sinistra dei Laburisti, in virtù di una nuova connotazione fortemente progressista, oltre alla sua contrarietà nei confronti della partecipazione guerra in Iraq approvata da Tony Blair, primo ministro laburista.
La neutralità di questa voce o sezione sull'argomento politica è stata messa in dubbio.
Motivo: L'attribuire e includere nei partiti centristi tutti i partiti che si allearono con partiti centristi è una mera opinione personale, per esempio si osserva che il PSDI fu talvolta alleato DC, in alcuni casi unito in un unico partito col PSI, i liberali si sono sempre definiti di destra. Seguendo la medesima logica, simmetricamente perché non definire di destra la DC che si alleò con il PLI? Non per buttarla in politica ma la percezione sarebbe che si voglia creare l'impressione dell'esistenza di un grande raggruppamento italiano di partiti di centro, condotto con l'inserimento di molteplice sigle di partitini che allo stato attuale sono "neglible" per una voce enciclopedica generica e da uno svincolo completo da quello che furono le posizioni dei partiti e le loro variazioni nel periodo 1946-1994. Il noto PDV è da intendersi applicata a tutti sottoparagrafi riguardanti il centrismo in Italia
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In Italia, dal 1946 in poi, il centrismo è stato principalmente sinonimo di cristianesimo democratico. La DC ha racchiuso al proprio interno variegate posizioni sia in campo economico-sociale che culturale, tutte, però, cresciute nel comune alveo della dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Accanto alla DC, in Italia, altri partiti inseriti nella corrente "centrista" da alcuni esperti e analisti sono stati il Partito Liberale Italiano (PLI), il Partito Repubblicano Italiano (PRI) e il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), il primo collocato più precisamente nel centro-destra e gli altri due nel centro-sinistra. Il PLI è l'erede della cultura liberale al governo del paese dal 1861 al 1922, il PRI della cultura mazziniana. Il primo può genericamente essere definito un partito liberale conservatore (almeno fino alla svolta lib-lab di fine anni settanta; difatti altri studiosi lo collocano come un partito che, in origine, era esclusivamente di "destra"), mentre il secondo liberale sociale (secondo una definizione di Ugo La Malfa). Soprattutto in seguito agli anni Settanta, periodo che vide la definitiva affermazione all'interno del PLI della corrente della "sinistra" interna, PLI e PRI tesero sempre più a identificarsi in una comune nuova area politica di ispirazione socio-liberale, da cui le liste comuni per le elezioni europee.[26][27][28][29]
È possibile inoltre definire "centrista" anche il PSDI, partito socialdemocratico e moderato fondato da Giuseppe Saragat, che scelse fin dalla sua fondazione la partecipazione ai governi centristi e rappresentò sempre un alleato fedele per la DC. Il PSDI in pratica, anticipando di quarant'anni le mosse dei partiti socialdemocratici europei, portò la socialdemocrazia italiana su posizioni di centro: una "terza via" ante litteram, potremmo dire. Pur essendo il PSDI un partito complessivamente "centrista", al suo interno non mancava però un'area di "sinistra" (come del resto anche nel PRI) che teneva a rimarcare la matrice socialista del partito e pur non volendo rinunciare agli ottimi rapporti con la DC, guardava con più "familiarità" al PSI.[30][31][32]
Nell'epoca della cosiddetta Seconda Repubblica e, segnatamente, a partire dal 1994, possono definirsi centristi:
^Oliver H. Woshinsky. Explaining Politics: Culture, Institutions, and Political Behavior. Oxon, England; New York, New York, USA: Routledge, 2008. Pp. 141, 161.
^ Jonathan Boswell, Community and the Economy: The Theory of Public Co-operation, Routledge, 2013, p. 160, ISBN978-1-136-15901-5.
^Bobbio, Norberto; Cameron, Allan (1997).Left and Right: The Significance of A Political Distinction. University of Chicago Press. p. 8. ISBN 0-226-06245-7. ISBN 978-0-226-06245-7
^Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana, Garzanti, Milano 1987, voce "centrismo", p. 353.
^Lo Zingarelli 1997, Zanichelli, Bologna 1996, voci "centrismo" e "centro", p. 333.
^Bobbio, Norberto - Matteucci, Nicola - Pasquino, Gianfranco, Dizionario di Politica, UTET, Torino 1983, voce "centrismo", pp. 153-154.
^Si tratta di Paesi che non sono state soggette alla intensa industrializzazione e alla fuga dalle compagne che hanno caratterizzato gran parte delle regioni europee.
^Salvadori, Massimo, Enciclopedia storica, Zanichelli, Bologna 2000, voci "Partito Liberale Italiano" e "Partito Repubblicano Italiano", pp. 1207-1208 e 1214-1215.
^Ignazi, Piero, I partiti italiani, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 63-80.
^Marchese, Riccardo - Mancini, Bruno - Greco, Domenico - Assini, Luigi, Stato e società. Dizionario di educazione civica, La Nuova Italia, Firenze 1991, voci "Partito Liberale Italiano" e "Partito Repubblicano Italiano", pp. 325-327 e 328-329.
^Galli, Giorgio, I partiti politici italiani (1943/2000). Dalla resistenza al governo dell'Ulivo, BUR, Milano 2001.
^Ignazi, Piero, I partiti italiani, Il Mulino, Bologna 1997, pp. 54-62.
^Marchese, Riccardo - Mancini, Bruno - Greco, Domenico - Assini, Luigi, Stato e società. Dizionario di educazione civica, La Nuova Italia, Firenze 1991, voce "Partito Socialista Democratico Italiano", pp. 329-331.