San Vito al Tagliamento è una città nota per il suo pittoresco borgomedioevale e per la sua importanza produttiva e industriale nell'area vasta pordenonese. Figura tra i dieci comuni più popolosi della Regione[7]; centro culturale e economico di rilievo per tutto il Friuli è il secondo polo scolastico e sanitario del Friuli occidentale subito dopo Pordenone[8].
San Vito al Tagliamento, secondo la classificazione dei climi di Köppen, gode di un tipico clima temperato delle medie latitudini, piovoso o generalmente umido in tutte le stagioni e con estati molto calde.
Le precipitazioni si concentrano nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero calo nei mesi estivi, e un riacutizzarsi nel periodo compreso tra ottobre e novembre inoltrato.
Roggia Mussolera: Corso d'acqua che segna il confina occidentale di Ligugnana.
Canale Roia
Roggia Versa
Geografia antropica
Frazioni
Le frazioni sanvitesi corrispondono ai diversi villaggi storicamente identificabili nella zona del sanvitese, gran parte dei quali ha (o ha avuto) anche una propria identità parrocchiale nella struttura della Chiesa cattolica. In tal senso ad ogni frazione sono qui ricondotte le località che fanno riferimento (o lo hanno fatto in passato) alla relativa parrocchia. Gli abitanti delle frazioni sanvitesi hanno forte identità, custodiscono le proprie tradizioni e spesso organizzano momenti di aggregazione (esempio sagre paesane, accensione di falò epifanici). Molte sono, infatti, le realtà associative impegnate in tal senso.
Altre località note ma non riferibili direttamente a frazioni sono state raggruppate in una specifica sezione. Fra le località qui citate ci sono sia luoghi che ancora trovano riscontro nella toponomastica ufficiale sia quartieri (es. "Magredo" e "Favria") da sempre identificati dai sanvitesi.
Braida o Braida Bottari
Ubicata nella zona fra le frazioni di Ligugnana, Gleris e Carbona. È ora integrata nella parrocchia di Ligugnana.Comprende località "Pradis", in direzione della frazione di Gleris, e la vasta campagna che si estende a sud di Via Carbona, nel tratto in cui tale strada volge a oriente, ed ai due lati fino al Tagliamento, nel tratto di via Carbona che scende a sud verso il Ponte della Regina, dove incrocia Via Santa Sabina e prosegue come Via San Paolo.
Nella zona più meridionale, isolati in piena campagna, ci sono i ruderi del "Formajâr", casa colonica abitata fino a metà del '900, ed un laghetto artificiale conseguente ad escavazioni di ghiaia ("Cava Ponte della Regina").
Carbona
Conta 162[senza fonte] abitanti ed è ubicata lungo l'argine del Tagliamento, nella zona sud-orientale del comune. Confina, infatti, con il comune di Morsano al Tagliamento, in particolare con la frazione di San Paolo.
Mantiene forte identità e coltiva le proprie tradizioni grazie all'attività associativa del locale Comitato Iniziative Sociali Carbona. Un tempo parrocchia autonoma è ora compresa nella parrocchia di Gleris.
Gleris
La frazione conta 231[senza fonte] abitanti ed è ubicata nella zona meridionale del comune, ai confini coi centri abitati di Ramuscello a sud e Santa Sabina ad est (di cui piccola parte del centro abitato ricade nella nel comune di San Vito).
Ad ovest, dopo i campi e la ferrovia vi è la frazione di Savorgnano.
Il nome autoctono friulano "Gléris" è il plurale di "glérie" (qui pronunciato "gléria"), ossia ghiaia, in latino "glarea", pertanto significa luogo di ghiaie.
Nel nome la lettera "G" va pronunciata velare, quindi non costituisce digramma con la successiva lettera "L".
Tale toponimo si spiega col fatto che la villa sorgeva presso la riva del Tylaventus minor, le cui acque trascinavano e deponevano lungo il loro percorso abbondanza di ciottoli.
Vi operano diverse associazioni, che mantengono le tradizioni locali e forte spirito di appartenenza.
Località di tale frazione sono:
Case Trevisan: Ubicata a nord in direzione di Braida-Bottari, lungo la SP 463 che in quel tratto prende il nome di Via Stradalta.
Località Santa Sabina: Parte orientale della località di Santa Sabina, centro abitato diviso tra i comuni di Sesto al Reghena e San Vito al Tagliamento. Qui si trova la Chiesa di Santa Sabina che - appunto - dà il nome alla località.
Chiamata Ligugnane in friulano, e Ligugnana nella variante locale, è la frazione più grande e popolosa dell'intero comune.
Un tempo centro abitato a sé stante, è ormai inglobata nel centro abitato di San Vito di cui è la parte più orientale. Confina con la frazione di Braida-Bottari a sud, Madonna di Rosa a est, e Rosa a nord. Ligugnana ha solo una località: Cragnutto, ubicato sull'omonima via ad est della frazione.
Tale centro abitato fa parte, insieme a Braida-Bottari, della parrocchia di Ligugnana con sede nella Chiesa di San Lorenzo Martire ubicata nella parte meridionale della frazione, in direzione di Braida. Nella frazione operano numerose realtà sportive.
Vanta una vita associativa molto vivace, con diverse realtà, tutte fortemente motivate nel mantenere le tradizioni locali. È ancora parrocchia autonoma. A Prodolone fanno riferimento le località "Patocco", ubicata a nord ovest verso San Giovanni e "Canedo", a ovest verso il confine con il comune di Fiume Veneto.
La frazione deve il suo nome alla vicinanza al fiume Tagliamento ed all'azione distruttrice delle sue acque, da cui appunto "rosa" (participio passato di rodere). Nella zona di Rosa si identificano le località "Dogna" (a nord verso la zona industriale Ponte Rosso) e "Rosa Vecchia", nella zona del Tagliamento dove sorgeva la "Villa di Rosa" prima dell'ultima alluvione distruttiva del 1851. Fino alla seconda metà del XX secolo nella zona di Rosa era ufficialmente riconosciuta anche la località "Anime", posta a metà dell'attuale via Rosa.
Chiamata Savorgnan in friulano, la frazione che si colloca in direzione del comune di Sesto al Reghena; vi si trova la deliziosa chiesetta di Santa Petronilla eretta nel XIII secolo dai benedettini ed arricchita nel 1500 con affreschi. La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Giacomo, nel 2011 ha compiuto i suoi primi 100 anni. Resta ancor oggi parrocchia autonoma.
Vi operano numerose associazioni, che mantengono vive le tradizioni locali con diverse manifestazioni. Nella zona di Savorgnano sono presenti le località "Pradival", posta nella parte occidentale alla fine dell'omonima via, "Melmose" poco più a sud e "Savorgnanutto", al confine con il comune di Sesto al Reghena, lungo la strada che porta a località Vissignano.
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Quartiere nella zona immediatamente a nord-est delle fosse, fra Viale del Mattino, via Delfino, via delle Acque e via Di Vittorio. Pur non essendo riportato nella maggior parte delle mappe è un borgo ufficialmente riconosciuto nella toponomastica regionale[13].
Bosco di Taiedo
Località ubicata nella zona sud-occidentale del comune, vicino al confine con il comune di Chions, in particolare con la frazione di Taiedo.
Casabianca, Comunale, Comunali di Mezzo e Copece
Queste località comprendono l'intera area industriale "Ponte Rosso" del Sanvitese, ricca zona industriale posta nella parte nord-orientale del comune, ai confini con il comune di Valvasone Arzene. Le località fanno parte della Parrocchia Madonna di Rosa e S.Stefano.
Favria
Quartiere ubicato subito fuori l'antica cinta muraria, nella zona occidentale. Il suo punto di riferimento è la chiesetta di S. Rocco, posta all'incrocio fra le vie Pordenone, Falcon Vial e Sbrojavacca. Località che mantiene una forte identità e diverse realtà associative fra cui, a livello sportivo, il GSD FavriaArchiviato il 20 dicembre 2014 in Internet Archive..
Fontanasso
Borgo ubicato nella zona nord-est del capoluogo, lungo l'omonima strada che da Viale San Giovanni porta verso località Capraio.
Madonna di Rosa
Comprende la zona limitrofa al maestoso Santuario della Madonna di Rosa e Gesù Misericordioso, nella zona a est del capoluogo, fra le frazioni di Rosa e Ligugnana. Il Santuario è anche il luogo principale di culto della Parrocchia Madonna di Rosa e S.Stefano, nata dalla fusione delle parrocchie di Rosa e Madonna di Rosa. Diverse associazioni locali promuovono le tradizioni di questa particolare località, sin dal 1655 strettamente legata alla devozione alla Madonna di Rosa. Proprio in onore della Madonna, il 8 settembre si svolge una grande festa paesana. Da un punto di vista sportivo i colori di Madonna di Rosa sono rappresentati dalla Tilaventina, società calcistica che nel nome richiama la denominazione latina del vicino Tagliamento.
Magredo
Quartiere ubicato subito fuori la torre Scaramuccia, porta orientale dell'antica cinta muraria, lungo la strada (Via Anton Lazzaro Moro) che porta a Madonna di Rosa.
Pissarelle
Piccolo agglomerato urbano situato nella campagna circostante il tratto della SP 1 che porta verso il comune di Chions.
Località ubicata nelle campagne della zona occidentale del comune, lungo la strada (Via Pordenone) che porta verso Rivatte, località in comune di Fiume Veneto.
Origini del nome
Il nome della città è costituito da un agionimo, cioè dal nome di un santo.
Spesso il culto di San Vito è associato a guadi o attraversamenti fluviali, a derivazione del fatto che, assieme al suo precettore Modesto ed alla nutrice Crescenzia, è stato martirizzato vicino alle acque del Sele (Campania). Se ne ha conferma anche dalla toponomastica di molti altri paesi: alla voce di Wikipedia "San Vito (disambigua)" sono citati decine di altri comuni e frazioni italiani con tale agionimo.
Nel caso specifico dietro l'agionimo potrebbe però nascondersi una derivazione del latino "vìcus" (villaggio), il cui esito linguistico in friulano porta a "vìt". Ad esempio, in Friuli a tale derivazione è certamente da ricondurre Vito d'Asio, che nulla ha a che vedere con il santo.
Per il nostro San Vito, quindi, in origine il nome dell'abitato potrebbe essere stato collegato a un villaggio d'epoca romana, poi convertito nell'agionimo[14].
Storia
Età antica
Insediamenti umani nel territorio sono stati riscontrati sin dalla preistoria, con reperti rilevati lungo la fascia a occidente dell'attuale centro cittadino, fra le attuali frazioni di Savorgnano e Prodolone[15]. La zona, ricchissima d'acqua trovandosi all'inizio della fascia delle risorgive, era una grande selva molto diversa dall'ambiente attuale, dove aree paludose si alternavano a luoghi più asciutti. Lo stesso Tagliamento presentava il suo mutevole alveo con grosse ramificazioni poste molto più a occidente rispetto all'attuale collocazione. Nell'età del bronzo recente (XIII secolo a.C. - XII secolo a.C.) è documentato un abitato di modeste dimensioni in località Boscat[16]. Altri reperti confermano la presenza umana anche in periodi successivi. Scavi eseguiti nel 1973 hanno rivelato una necropoli risalente a un periodo fra il IX ed il XVIII secolo a.C. presso la località di San Valentino, a sud dell'attuale frazione di Prodolone. In analogia a quanto riscontrato in siti coevi limitrofi, quali Bonzicco e Gradisca (nell'attuale comune di Sedegliano) è probabile la presenza di un castelliere[16]. Tracce di stabili corti rurali sono state rilevate anche in età romana. I reperti citati sono raccolti nel Museo Civico "Federico De Rocco"[17].
Fra la fine del XII secolo e l'inizio del successivo i patriarchi incentivano la resa del territorio con l'utilizzo di pustoti (campi a riposo) e ronchi (nuove aree disboscate), presidiati da propri gastaldi, piccoli feudatari che dovevano risiedere stabilmente, con compiti di custodia e difesa ("feudo di abitanza").
Negli anni successivi San Vito si sviluppa unitamente ai flussi commerciali, in particolare grazie alla strada che lo collega a Cordovado e Portogruaro, quindi a Venezia. Nel prima metà del XIII secolo si hanno riscontri documentali sulla presenza di una cinta muraria e sulla necessità di riedificare il castello[20], la cui esistenza è quindi confermata anche in epoca precedente.
Dalla seconda metà del XIV secolo si ha notizia dell'avvio dei servizi di assistenza di un ospedale gestito dalla Confraternita dei Battuti, ubicato all'interno della cinta muraria, nei pressi della Torre Scaramuccia. La struttura darà assistenza per secoli ad ammalati, bisognosi, orfani e pellegrini[28].
San Vito acquisisce un ruolo di rilevanza anche nel contesto della giurisdizione patriarcale tanto che nel 1366 il patriarca Marquardo vi convoca il Parlamento Friulano[29].
Nelle lotte all’epoca del patriarca commendatario (senza obbligo di residenza) Filippo d’Alençon i Carraresi prendono San Vito (1385) utilizzando l'artiglieria[30]. Seguono alcuni anni di instabilità e scorribande fra fazioni rivali, che interessano tutto il Friuli. La nomina papale (gennaio 1395) del patriarca Antonio Caetani porta finalmente a una pacificazione. Altre lotte fra famiglie friulane coinvolgono San Vito nel 1408. Le campagne fuori le mura sono saccheggiate dalle milizie dei Panciera, che non riescono ad espugnare le fortificazioni cittadine e sono scacciate da una sortita dei difensori. Pare che proprio da questo combattimento sia derivata la denominazione di "Scaramuccia" per la "Torre di S.Nicolò"[31].
Nel 1412 San Vito è nuovamente coinvolta in scontri, questa volta fra le truppe veneziane e quelle di Sigismondo d'Ungheria, che aveva invaso il Friuli. Dopo diversi anni di scontri e tregue nel 1420 la Repubblica di Venezia conquista definitivamente il Friuli e San Vito passa sotto il controllo veneto, mantenendo i precedenti diritti e statuti[32]. Termina così il potere temporale dei patriarchi, che manterranno il ruolo religioso fino a metà del XVIII secolo.
Nel 1445 il Patriarca riconosce la legittimità della conquista veneziana e in cambio riprende un limitato potere temporale su San Vito[33], San Daniele e Trivignano[34].
Anche la struttura urbana si arricchisce di palazzi e chiese, abbelliti da opere di valenti artisti rinascimentali. Viene ristrutturato l'ospedale dei Battuti e costruita (1493) nei pressi una chiesetta a navata unica, riccamente decorata[35] (Chiesa di S.Maria dei Battuti).
Nel corso del XVI secolo la cittadina si espande, in particolare su iniziativa del patriarca Grimani. La cinta muraria è estesa ed il relativo fossato (le "fosse") acquisisce il tracciato attuale. A sud è costruita un'ulteriore porta fortificata di accesso (Torre Grimana) ed aperto lo stradone che la collega a Savorgnano. Lo stesso Grimani istituisce il giorno del mercato al venerdì[37].
Il 31 marzo 1655[38] è traslata nella chiesa di S.Nicolò fuori le mura l'immagine della "Madonna di Rosa", che attira in breve un notevole flusso di pellegrini.
Negli anni successivi San Vito vive un periodo tranquillo e vitale in campo economico, culturale e religioso. Nel 1708 è attivato un nuovo monastero gestito dalle suore dell'Ordine della Visitazione, con compiti di educandato per le fanciulle locali. La struttura è realizzata immediatamente fuori le mura (zona nord-orientale). Il patriarca Dionisio Dolfin dispone che dopo la sua morte (1744) il suo cuore sia custodito nella chiesa del monastero[39]. Gli succede il nipote Daniele Dolfin, ultimo patriarca. I feudi di San Vito e San Daniele passano al completo controllo temporale della Repubblica di Venezia mentre le funzioni religiose dell'antico Patriarcato di Aquileia sono trasferite alle nuove arcidiocesi di Udine (territori a controllo veneziano) e Gorizia (territori a controllo imperiale)[34].
Nella seconda metà del XVIII secolo l'imprenditore carnicoJacopo Linussio acquista la tenuta agricola di "Casa Bianca" (o "Ca' Bianca"), la demolisce e fa costruire un grande complesso edilizio comprendente aree destinate a lavorazioni tessili, una chiesa, palazzi residenziali, barchesse e orti murati[39].
Dopo la caduta della Repubblica di Venezia (1797) a San Vito si insedia un forte contingente di truppe napoleoniche (500 uomini - 150 cavalli - 12 pezzi di artiglieria)[40], che requisisce a scopi militari le chiese di San Lorenzo e San Rocco. Si ritirano a gennaio 1798 in seguito agli accordi del Trattato di Campoformio (ottobre 1797) ed al passaggio del Friuli al governo asburgico.
Ulteriori passaggi di truppe si hanno negli anni immediatamente successivi, in conseguenza della seconda e terza coalizione contro Napoleone.
Durante il periodo napoleonico del Regno d'Italia (1805-1814) San Vito ottiene subito la sua municipalità, come già accaduto nel 1797. Beneficia della riorganizzazione del catasto e della realizzazione di dettagliate cartografie, che superano le approssimative mappe descrittive di epoca veneziana. Alla restaurazione del dominio asburgico la città entra a far parte del Regno Lombardo-Veneto (1815). Negli anni successivi gode di diversi interventi architettonici promossi dall'architetto Lodovico Rota[41].
Nel 1847 è già attiva la filanda nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria, che usa come forza motrice l'acqua delle fosse[42] e lavora i bozzoli prodotti dalla bachicoltura, diffusa nella zona.
Nel 1848 (I Guerra d'indipendenza) San Vito partecipa ai moti irredentisti istituendo una Guardia Civica di volontari, che si disgrega all'arrivo delle truppe asburgiche[43]. Non si segnalano eventi legati alla II Guerra d'Indipendenza mentre il sanvitese Pietro Angelo Cristofoli è uno dei partecipanti alla spedizione dei Mille.
Età contemporanea
Anche dopo l'annessione al Regno d'Italia (1866) continua a mantenere un’economia centrata sull'agricoltura, gestita prevalentemente da grandi proprietari terrieri. Nel 1876 inizia il trasferimento dell'ospedale dal complesso dei Battuti a Palazzo Heiman, in Borgo Taliano, dove diverrà l'attuale ospedale civile "S.Maria dei Battuti"[44][45].
Dal 1915 anche il territorio di San Vito è investito dalla prima guerra mondiale e nei primi di novembre del 1917, in seguito alla rotta di Caporetto, subisce le razzie e le violenze degli invasori, patendo poi un anno di occupazione[46][47]. L’amministrazione comunale è trasferita a Firenze ed a San Vito si installa il generale Borojević[48], comandante le truppe austro-ungariche in Italia. Il 10 agosto 1918 fa tappa a San Vito anche l'imperatore Carlo I d'Austria, che Borojević aggiorna sulla situazione al fronte del Piave[49]. Nei primi giorni del successivo mese di novembre fra i primi bersaglieri che liberano San Vito c'è il sanvitese Damiano Cortese[49].
Nel primo dopoguerra e durante il periodo fascista, l'economia resta principalmente legata all’agricoltura latifondista.
La Seconda Guerra Mondiale porta altri lutti ed impoverimento. Nel 1942 molti sanvitesi periscono nell'affondamento del piroscafo "Galilea", che trasportava gli alpini del "Battaglione Gemona" in rientro dalla Grecia[50].
Dopo l'8 settembre 1943 San Vito è inclusa nella Zona d'operazioni del Litorale adriatico, sotto controllo militare tedesco. Nel 1944 e 1945 subisce bombardamenti aerei alleati. In due di questi è prima danneggiato e poi distrutto il Santuario della Madonna di Rosa, nella periferia orientale. Successivamente all'organizzazione della Resistenza iniziano azioni di guerriglia contro gli occupanti, con conseguenti rappresaglie.
L'episodio più cruento avviene il 26 aprile 1945 quando, nei pressi del cimitero, le SS fucilano sei sanvitesi e ne massacrano i corpi con bombe a mano, in rappresaglia alla morte di un soldato tedesco[51][52]. Per ritorsione il 27 aprile i partigiani rapiscono ed uccidono Claudio Fogolin, commissario prefettizio di San Vito. Per l'azione prendono l'auto dell'anziano parroco di Savorgnano, che viene incarcerato dai tedeschi, torturato per due giorni e rilasciato in gravi condizioni. Morirà il successivo 6 maggio in conseguenza alle ferite.[53][54]
All'alba del primo maggio a San Vito entrano le truppe britanniche, dopo che i tedeschi erano stati impegnati nei giorni precedenti e durante la notte in scontri con pattuglie partigiane. A mezzogiorno l'intero territorio comunale è definitivamente liberato.[55].
Nell'immediato dopoguerra si accentua il malcontento di mezzadri, fittavoli e braccianti ed iniziano rivendicazioni nei confronti delle famiglie latifondiste. Agli eventi partecipa anche un giovane Pier Paolo Pasolini[56][57]. Le manifestazioni, coordinate dal sindacalista Angelo Galante detto Ciliti, mirano ad ottenere l'applicazione del "Lodo De Gasperi" e maggiori diritti. In una di queste, il 29 gennaio 1948, i manifestanti arrivano ad occupare alcuni palazzi dei grandi proprietari terrieri[58][59].
Le trasformazioni economiche portano anche alla chiusura delle locali realtà industriali, oramai obsolete (es. filanda e ferriera). Restano vitali le sole attività artigianali. Inizia quindi una fase di emigrazione verso l'estero ed altre regioni italiane. Ne consegue una decrescita demografica, che si affievolisce solo nel corso degli anni ’70 quando, grazie all'attivazione della Zona Industriale Ponterosso, hanno avvio graduali insediamenti di impianti industriali, che portano ad un deciso sviluppo economico dagli anni ’80 ed alla ripresa dei flussi migratori in entrata.[60]
Diversi interventi di recupero degli edifici storici di epoca medievale sono stati realizzati a partire dagli anni '80 e sono continuati nei decenni successivi. Nel 1992 viene completata la ristrutturazione nell'area della vecchia filanda, vicino alla stazione, dove si installa l'istituto scolastico "Le Filandiere".
Monumenti e luoghi d'interesse
Il centro storico (dentro "le fosse")
Il centro storico è l'area cittadina ancora delimitata dal tracciato dell'ultimo fossato: per i sanvitesi "le fosse". Buona parte dell'antica cinta muraria è ancora visibile, con tre delle porte di accesso originarie ancora ben conservate:
Torre di S.Nicolò (o Torre Scaramuccia), a est, costruita come la Torre Raimonda nel XIII secolo, sempre per finalità difensive e controllo degli accessi
Torre Grimana, a sud, eretta nel XVI secolo su disposizione del patriarcaMarino Grimani (da qui la denominazione), in seguito all’espansione della città. Nel 1751 fu acquistata dalla famiglia Altan, che già possedeva edifici limitrofi. Per questo è citata anche come "Torre Altan" o "Torre degli Altan"[61][62].
Una volta entrati nel centro storico si ha la possibilità di ammirare molti luoghi ed edifici storici di interesse, recuperati e restaurati grazie a una serie di interventi eseguiti a partire dagli anni '80.
Complesso dell'antico ospedale dei Battuti
L’antico ospedale della Confraternita dei Battuti, eretto a ridosso della Torre Scaramuccia, ha fornito assistenza a malati e bisognosi dal 1369 fino alla fine del XIX secolo. Oggi i suoi antichi locali, disposti su tre piani, sono dedicati principalmente ad esposizioni, convegni o cerimonie. Il complesso presenta ancora la sua primitiva cappella affrescata al piano terra ed un'affascinante corte interna.[63]
Dedicato ai Santi Vito, Modesto e Crescenzia, è stato rifatto nella metà del ‘700 sulle fondamenta di una chiesa del XV secolo, su iniziativa ed impegno dell’ultimo patriarca Daniele Dolfin[64]. Al suo interno si trovano numerose opere pittoriche e scultoree di vari artisti. Maestoso e massiccio il campanile che si erge in prossimità dell'angolo sud-ovest.
Piazza del Popolo
Realizzata nel XVI secolo come estensione verso nord dell’area circostante al nucleo originario che fu il Castello di San Vito, con le sue prime mura e il primo borgo medievale. Sulla piazza si affacciano l’antica Loggia Pubblica e una serie di palazzi, molti dei quali affrescati.
Palazzo Rota
Si trova all'angolo nord-est di Piazza del Popolo ed è oggi sede del Municipio. È una villa veneta risultato di diversi interventi su edifici esistenti, realizzati in un periodo compreso tra il XIV e il XIX secolo. Gli interni presentano saloni e stanze finemente decorati. Il palazzo è preceduto da un bel giardino all'italiana e dispone sul retro di un maestoso parco[65][66].
È un grande vano di origine quattrocentesca che si apre sul lato sud di Piazza del Popolo. Sede dell'antico Consiglio Comunale sorgeva accanto alla distrutta Torre delle Ore, che fungeva da raccordo all'antico castello. Un tempo vi si svolgeva il mercato del grano. Al piano superiore, dove ora c'è il Teatro Arrigoni, si riunivano i rappresentanti della cittadina.[67]
Antico Teatro sociale Giangiacomo Arrigoni
È posizionato sopra l'antica Loggia Pubblica di Piazza del Popolo. La sua funzione teatrale e musicale è documentata dal ‘600. È stato completamente rifatto in seguito ai lavori di recupero completati ad inizio del XXI secolo ed ora si propone con la struttura originaria di piccolo teatro all’italiana tra ‘700 e ‘800, rispettata fedelmente anche nei minimi particolari. È intitolato al compositore sanvitese Giangiacomo Arrigoni (1597-1675)[68].
Il complesso dell'antico castello
Comprende il palazzo derivante dalla fortezza originaria, che ora si presenta con l'aspetto di residenza nobiliare, avendo perso le caratterischiche iniziali della fortificazionemedievale, a seguito dei vari interventi succedutisi nei secoli. Il palazzo è cinto sul lato nord e sul lato est da una corte. Grazie a scavi ed azioni di recupero effettuate a partire dalla fine del XX secolo nella parte orientale della corte sono state evidenziate tracce della prima cinta muraria, del fossato e del basamento delle mura. Le corti sono collegate, tramite piccole gallerie pedonali, a Piazza del Popolo (a nord), a Via Marconi (a ovest) ed a Via Altan (a est). Il palazzo, che è stato per secoli la residenza periodica dei patriarchi di Aquileia, presenta sale riccamente decorate, in alcune delle quali è ospitato il Museo Civico Archeologico “Federico De Rocco”[69].
Chiesa dell'Annunziata (o Santa Maria del Castello)
La chiesa, dedicata a Maria, si trova in Via Marconi, nella zona di quello che era l'originario borgo medievale, a pochi passi dal castello. Documentata già nel 1348, presenta affreschi nella facciata (interessante il santo protettore che regge il borgo) ed all'interno, dove sono custoditi anche un bell'altare ligneo con un'annunciazionecinquecentesca del Padovanino.[70]
Palazzo Altan
È un palazzo del XVII secolo appartenuto alla famiglia Altan, ubicato nella parte meridionale dell'omonima via, nei pressi della Torre Grimana. Il palazzo, dotato di molte sale ornate da stucchi ed affreschi, fa parte di un complesso edilizio perimetrato da mura, che cingono un bel giardino all'italiana e sono collegate a due barchesse. Il perimetro sud ed est è posizionato lungo le antiche fosse, con all'angolo il torrione circolare costruito con l'espansione urbanistica cinquecentesca voluta dal patriarcaMarino Grimani. Nei locali del palazzo è ospitato il Museo Provinciale della Vita Contadina "Diogene Penzi"[71][72].
Chiesa di San Lorenzo
Fu realizzata nel borgo di San Lorenzo (via Amalteo) nel quattrocento, nei pressi di un conventodomenicano. Aveva inizialmente dimensioni ridotte rispetto a quelle attuali. All'interno vi sono affreschi del Bellunello (un San Vincenzo Ferrer sul lato destro dell'arco trionfale) e dell'Amalteo (vari lacerti), oltre ad altre opere pittoriche e scultoree. Dal 1770 ebbe un declino conseguente alla soppressione del convento. Fu usata come magazzino dal forte contingente di truppenapoleoniche insediatosi per alcuni mesi a San Vito nel 1797. Ne seguì un sostanziale abbandono fino al 1988, quando è stata oggetto di un recupero e restauro complessivo. Oggi è utilizzata come sede di mostre ed eventi culturali[73].
Fuori "le fosse" e periferia
Le antiche carceri
Il piccolo edificio carcerario di fattura austriaca è stato costruito nella prima metà dell’800, subito aldilà del lato ovest delle fosse, nella zona all'incrocio fra le attuali via Filippini e via Falcon Vial. Acquistato e restaurato dal Comune di San Vito al Tagliamento ospita attività ed eventi culturali.[74]
Chiesa di San Rocco (Borgo Favria)
L'edificio, costruito nel tardo XVI secolo, ha subito rimaneggiamenti ottocenteschi. Si trova in Borgo Favria, lungo la strada (Via Falcon Vial) che dalle antiche carceri porta verso ovest. È dedicata a San Rocco, protettore contro la peste. La facciata di ispirazione neoclassica presenta il corpo centrale più alto di quelli laterali, tutti terminanti con una cornice orizzontale sopraelevata sugli spigoli. Conserva all'interno un altareligneo del XVII secolo con la pala di Giuseppe Moretto raffigurante una Madonna col Bambino e santi, datata 1571[75].
L'attuale edificio risale ad interventi eseguiti nel XVI secolo ma la presenza nel luogo di un oratorio è documentata in una bolla di papa Lucio III del 1182.
Si trova in aperta campagna, a pochi metri dalla sponda sinistra del Reghena, in una laterale della strada (Via Tavielis) che dalla rotatoria sud-occidentale della tangenziale porta alla frazione di Savorgnano.
Assai affascinante è il Santuario della Madonna di Rosa e Gesù Misericordioso, che conserva la miracolosa immagine della Madonna di Rosa. Arrivando a San Vito da est lo si incontra a circa un chilometro dal centro, a sinistra della SR 463 mentre sulla destra c'è il suo alto campanile.
Musei
Museo Civico Archeologico “Federico De Rocco”
Ubicato nei locali del vecchio castello (ingresso da Via Marconi) custodisce reperti del periodo preistorico, protostorico, romano, longobardo e medievale. Vi si trovano anche ceramiche decorate del XVI secolo, lacerti di affreschi quattrocenteschi provenienti da chiese ed edifici della zona ed altre opere d'arte, in particolare alcune sculture lignee[77].
Museo Provinciale della Vita Contadina “Diogene Penzi”
Ospitato nei locali di Palazzo Altan presenta una collezione organica di reperti e testimonianze sulla vita contadina locale. Oggetti tratti dalla quotidianità del lavoro dei campi ed attrezzi di mestieri antichi. Il museo è nato grazie alla ricca raccolta donata dal professor Diogene Penzi.[78]
Museo Storico del Friuli Occidentale “Generale Umberto Romei”
Si trova nella frazione di Ligugnana, nei locali delle ex scuole elementari. Ospita cimeli e documenti che testimoniano la storia della Destra Tagliamento durante la I e II guerra mondiale, seguendo un criterio espositivo cronologico e tematico.
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Etnie e minoranze straniere
Al 1º gennaio 2018 gli stranieri residenti nel comune sono 1 381, ovvero il 9,15% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti aggiornati al 1º gennaio 2017[80]:
A San Vito al Tagliamento, accanto alla lingua italiana, la popolazione utilizza la lingua friulana. Ai sensi della Deliberazione n. 2680 del 3 agosto 2001 della Giunta della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, il Comune è inserito nell'ambito territoriale di tutela della lingua friulana ai fini della applicazione della legge 482/99, della legge regionale 15/96 e della legge regionale 29/2007[81]. La lingua friulana che si parla a San Vito al Tagliamento rientra fra le varianti appartenenti al friulano occidentale[82].
Cultura
Eventi
Arte
Ogni anno, in settembre, ospita dal 2006 la rassegna d'arte contemporanea "Palinsesti" curata da un team di studiosi dell'Università di Udine.
Unica nel suo genere la rassegna ha accolto opere di artisti internazionali delle generazioni dei "maestri" (Carl Andre, Tony Cragg, Luciano Fabro) sino alle nuove sperimentazioni nell'arte contemporanea (Deborah Ligorio, Semiconductor, son:DA, Emanuele Becheri).
Musica
"Il piccolo violino magico" è un concorso internazionale per giovani violinisti, l'evento si tiene ogni anno nel mese di giugno.[83] Il concorso, che per qualità e fama è sempre più paragonato al rinomato "Menhuin" di Ginevra, sta attirando l’interesse di diverse realtà legate alla divulgazione della musica d’arte, come "Sky Classica HD", che ha trasmesso più volte il seguitissimo documentario sul concorso realizzato da Videe per la regia di Bruno Mercuri. Anche il canale newyorkese "The Violin Channel" si è interessato al format e sta contribuendo alla grande visibilità del progetto.[84]
In primavera la città tiene la rassegna "San Vito Jazz". Importante rassegna riconosciuta a livello nazionale e internazionale.
Cinema
Dal 2021 ospita Il Festival del Cinema di Animazione. Oltre ai film il Festival propone eventi collaterali, mostre, performance, concerti: la presenza di artisti e autori di spicco nel settore musicale e artistico rende speciali le serate che si accompagnano ai programmi dei film. Le sezioni dei festival divise nei programmi dei film in Competizione, VisualΜsic, Panorama, AnimaKids e Animayoung.[85]
Gastronomia
Nel mese di maggio si tiene Piazza in Fiore, una serie di eventi che coinvolge Piazza del Popolo, cuore della città, decorata quasi interamente con architetture floreali.
Lunedì 29 luglio 2020 è stata aperta la circonvallazione che circonda la città dal lato nord-est (zona industriale Ponterosso) a quello sud-ovest (SP 1), collegando più punti di accesso e permettendo al traffico pesante di raggiungere l'autostrada A28 senza passare per il centro storico.[86]
Organizzata per la prima volta nel 1923 dal C.C. Stefanutti, è la più antica corsa ciclistica friulana ancora disputata ed è considerata una delle classiche dilettantistiche italiane più prestigiose[88][89]. Attualmente organizzata dalla SCD Pedale Sanvitese, presenta un percorso che si snoda tra San Vito al Tagliamento e i comuni limitrofi, in un territorio prevalentemente pianeggiante, che rende la gara particolarmente adatta ai velocisti[90] come Matteo Pelucchi, Filippo Fortin e Paolo Simion, tutti vincitori e in seguito diventati professionisti[91]
La Sanvitese disputa ininterrottamente venti stagioni in Serie D lottando nella maggior parte per la salvezza, ma riuscendo a raggiungere anche i play-off nella stagione 2005-06.
Attualmente milita nella Promozione del Friuli-Venezia Giulia.
^Luoghi - Palazzo Rota, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
^Luoghi - Antica Loggia Pubblica, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
^Luoghi - Antico teatro Arrigoni, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
^Luoghi - Il castello, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
^Luoghi - Chiesa dell’Annunziata, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 12 gennaio 2022.
^Luoghi - Palazzo Altan, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
^Luoghi - Chiesa di San Lorenzo, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 12 gennaio 2022.
^Luoghi - Le antiche carceri, su Sito ufficiale del Comune di San Vito al Tagliamento, sanvitoaltagliamento.fvg.it. URL consultato il 6 gennaio 2022.
Carlo Guido Mor, Per la storia di San Vito, in Luigi Ciceri (a cura di), San Vit al Tilimint (50n Congrès, San Vît, 16 setembar 1973), Udine, Società Filologica Friulana (SFF), 1973.
Pier Giorgio Sclippa (a cura di), La Rosa erosa : studi su una comunità tra le acque, San Vito al Tagliamento, Ellerani Editore, 1997, SBNCFI0420053.