«venuto a Roma ne' tempi di Leon X e, mentre che le logge si fabbricavano nel palazzo per ordine di Raffaello da Urbino, egli portava lo schifo pien di calce a' maestri che muravano, e fino che fu di XVIII anni fece sempre quello esercizio»
Tra il 1517 e il 1518 lavora alla decorazione delle Logge Vaticane, commissionata da Leone X a una squadra di pittori diretta da Raffaello. Sono da attribuire a lui gli scomparti con Giuseppe venduto dai fratelli e il Passaggio del Giordano.
Dal 1522 lavorò soprattutto come pittore di facciate di palazzi, in collaborazione con Maturino da Firenze, gli affreschi a grisaille, ispirati da quelli realizzati da Baldassarre Peruzzi, con temi tratti dalla mitologia o dalla storia romana, sono quasi tutti perduti, di loro restano comunque molte copie in incisioni, lavorò a: Palazzo Ricci sulla piazza omonima presso via Giulia, molto ridipinto, Palazzo Milesi in via della Maschera d'Oro e al Casino Del Bufalo realizzato tra il 1525 e il 1526 di cui sono conservati alcuni frammenti di affreschi.
Tra il 1523 e il 1524, Polidoro soggiornò brevemente a Napoli affrescando logge e facciate di palazzi, per il palazzo del poeta Berardino Rota affrescò una scena con Storie di Amore e Psiche, verso il 1524, di questo ciclo rimangono la scena con Psiche ricevuta nell'Olimpo[1] ora al Louvre e altre parti a Hampton Court.
Tra il 1524 e il 1525, decora una sala in Villa Lante al Gianicolo. Intorno al 1526 decora la cappella di Fra Mariano in San Silvestro al Quirinale, con Scene della vita della Maddalena e di santa Caterina.
Nell'ottobre del 1529 si trasferì a Messina, dove rimase sino alla morte. Nel 1535, in occasione dell’entrata di Carlo V in città (di ritorno dalla conquista di Tunisi), progettò gli apparati e gli archi trionfali (in parte riportati nei propri disegni) in collaborazione con Francesco Maurolico, che compose i distici latini da incidere su tali strutture effimere. E proprio nel 1535, su mandato di Carlo V e per disposizione di Alfonso Paternò, VI Barone della Terza Dogana, e Maestro di Campo di Carlo V, dipinse un quadro che rappresenta Roberto, Conte di Embrun (XI sec), membro della Casa Reale Barcellona-Provenza e capostipite dei Paternò. All'ultima fase vanno ascritti: l'Adorazione dei pastori, l'Incredulità di san Tommaso, la drammatica Salita al Calvario (oggi al Museo nazionale di Capodimonte) e il polittico del Carmine di cui rimane il Sant'Alberto dei carmelitani, ora alla Galleria Sabauda di Torino e il Sant'Angelo carmelitano, ora in una collezione privata a Roma[2]; in queste opere il patetismo si accentua in accordo con le pratiche di devozione meridionali. Significativo di questo momento è il patetico Crocifisso della concattedrale di San Giovanni a La Valletta (Malta), quasi neo-medievale.
Il pittore muore a Messina nel 1543 durante un tentativo di rapina perpetrato da un suo discepolo noto come Tonno Calabrese. Per depistare le indagini fu inscenato un omicidio, ma l'allievo fu scoperto e condannato alla forca. Polidoro fu sepolto nel chiostro del convento del Carmine, dove la sua tomba fu intenzionalmente distrutta durante la Controriforma insieme a quella dell’umanista neoplatonico Costantino Lascaris.[3]
1528, Trasfigurazione sul Monte Tabor, dipinto, opera proveniente dalla chiesa del Carmine poi ceduta ai Padri Cassinesi, distrutta durante i bombardamenti del 1848.[6][7] Bozzetti d'opera custoditi al British Museum.
XVI secolo, Gesù Cristo raffigurato mentre porta la croce fra Giudei, dipinto su tavola, opera documentata nella chiesa di San Giovanni Battista del Collegio dei Gesuiti.[11]
1528 - 1530, Andata al Calvario, bozzetto ad olio, ispirato al soggetto del quadro messinese e custodito a Napoli, opera custodita presso il Palazzo della Cancelleria.
1525, Ciclo, affreschi raffiguranti Scene di vita di Maria Maddalena, Scene di vita di Santa Caterina da Siena, Noli me Tangere, opere presenti nella Cappella di Fra Marino Fetti della chiesa di San Silvestro al Quirinale:
1527, Ciclo, affreschi della facciata di Palazzo Gaddi con raffigurazioni di scene di storia romana, di guerra, di sacrifici e di caccia. Le decorazioni furono eseguite con la collaborazione di Maturino da Firenze. Di tali decorazioni non rimane più traccia a causa dell'usura del tempo e delle tinteggiature degli esterni.[18]
1527, Ciclo, affreschi della facciata di Palazzo Milesi, con raffigurazioni della storia di Niobe, nella parte centrale del primo piano, al secondo piano sono raffigurati alcuni personaggi mitologici, mentre al terzo sono raffigurate le vicende del ratto delle Sabine, di Catone Uticense, e le leggi di Numa Pompilio. Le decorazioni furono eseguite con la collaborazione di Maturino da Firenze.[19] Opere scomparse, i bozzetti e disegni degli affreschi sono custoditi nel Gabinetto Nazionale delle Stampe degli Uffizi.
XVI secolo, Ciclo, affreschi raffiguranti le Virtù teologali e nel fregio l'Allegoria dell'universalità della Chiesa cattolica, opere documentate sulla facciata di Palazzo Capranica.
XVI secolo, Ciclo, affreschi raffiguranti le Lotte antiche e la Morte di Tarpea, opere documentate sulla facciata del Palazzo Spinola.
XVI secolo, Ciclo, affreschi raffiguranti le Storie di Romolo, opere documentate sulla facciata del Palazzo Buonaguro.
1528 - 1530, Andata al Calvario, bozzetto ad olio, ispirato al soggetto del quadro messinese e custodito a Napoli, commissione di un Cavaliere dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, opera custodita presso la National Gallery di Londra.
XVI secolo, Psiyche sulla roccia e undici pannelli in legno dipinti (Processione degli incappucciati), opere destinate ad un palazzo e custodite presso la Royal Collection di Windsor.
XVI secolo, Disegni, bozzetti studio (Incontro di Giano e Saturno, Messa), opere custodite presso il dipartimento di arti grafiche del Museo del Louvre di Parigi.
^Pagina 39, Emanuele Vaccaro, "La galleria de' quadri del Palazzo di Palermo di Sua eccellenza D. Antonio Lucchesi - Palli, principe di Campofranco" [1], Palermo, Filippo Solli, 1838.
^palazzo Milesi, su romandroma.it, Roma & Roma. URL consultato il 22 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2016).
Bibliografia
Pierluigi Leone de Castris, Polidoro da Caravaggio – L'opera completa, Napoli, 2001.
Attilio Russo, Costantino Lascaris tra fama e oblio nel Cinquecento messinese in “Archivio Storico Messinese”, 84-85, 2003-2004, pp. 5-87. ISSN 0392-0240 (WC ·ACNP).
Le vite de pittori messinesi, Francesco Susinno, 1724.
Le case romane con facciate graffite e dipinte, Catalogue de l'exposition par Cecilia Pericoli Ridolfini , Rome, 1960.
Alessandro Marabottini, Polidoro da Caravaggio, vol. 2, Rome 1969.
Un apice di Polidoro da Caravaggio, R. Longhi, dans Pa, 245, pp 3–7, 1970.
Le Logge di Raffaello, N. Dacos.
Polidoro da Caravaggio: I. I disegni di Polidoro. II. Copie di Polidoro, Lanfranco Ravelli, Monumenta Borgomensia XLVIII, 1978.
Polidoro Caldara da Caravaggio: l'invidia e la fortuna, Maurizio Marini, Ed. Marsilio, 2005.