Centro di 2,08 metri, strepitoso a rimbalzo e completo in quasi tutti i fondamentali di gioco, è considerato uno dei più forti nella storia di questo sport, ed è inserito tra i 50 migliori giocatori del cinquantenario della NBA.
«Il rimbalzo offensivo è la singola fase più difficile del gioco del basket. E Moses Malone, secondo me, è il più grande rimbalzista offensivo di sempre.»
Dopo aver frequentato la Petersburg High School, Moses, che si era dapprima iscritto all'università del Maryland, decise di essere sufficientemente maturo per approdare direttamente al mondo del basket professionistico, diventando il primo giocatore della storia della pallacanestro americana a saltare la carriera al college prima di iniziare a giocare fra i professionisti.
Malone venne rapidamente ingaggiato dagli Utah Stars, squadra militante nel campionato American Basketball Association (ABA), la lega allora concorrente della NBA. Il suo anno da rookie (stagione 1974-1975) fu immediatamente un successo, chiudendo con medie in Regular season da 18,8 punti, 14,6 rimbalzi e 1,5 stoppate a partita, con una straordinaria percentuale al tiro del 57,1%. L'anno seguente a seguito dello scioglimento degli Utah Stars dopo 16 partite, passò alla franchigia degli Spirits of St. Louis, dove, a causa della fittissima concentrazione di grandi giocatori (quali Maurice Lucas, Caldwell Jones e Marvin Barnes), oltre a vari infortuni vide ridursi notevolmente il minutaggio sfiorando comunque la doppia doppia di media.
Al termine della stagione 1976 la ABA, all'apice della sua popolarità, si fuse con l'NBA portando quattro squadre in NBA New York Nets, Denver Nuggets, Indiana Pacers e San Antonio Spurs mentre ai giocatori delle altre due squadre (Malone compreso) fu offerta la possibilità di proseguire la carriera professionistica, approdando nell' NBA tramite il Dispersal Draft.
NBA
Esordi
Scelto dai Portland Trail Blazers ed immediatamente girato ai Buffalo Braves, fece il suo arrivo agli Houston Rockets dopo solo due partite dall'inizio della stagione 1976-77, e dove sarebbe rimasto per altri 5 anni. Malone si dimostrò anche nella NBA fra i migliori giocatori in circolazione; perfetta fusione di agilità e potenza, in attacco fu devastante sia per le ottime doti di tiro dal post basso, sia per la capacità unica nel catturare rimbalzi offensivi, specialità nella quale è ricordato come il migliore di sempre e di cui detiene il record assoluto in NBA con 6.731 (2.132 più del secondo Robert Parish) con 5,1 rimbalzi offensivi a partita di media in carriera che se sommati ai 651 rimbalzi offensivi conquistati in ABA portano il totale a 7.382.[4]
In difesa si dimostrò in grado di tenere a bada qualunque avversario, anche superiore a lui fisicamente, e ciò ha contribuito a lasciarne il ricordo di miglior centro degli anni '80 nella Eastern Conference, e, secondo alcuni, anche nell'intera NBA.
Houston Rockets
Con l'arrivo di Moses, Houston si trasformò in breve tempo in una delle franchigie protagoniste del panorama americano, raggiungendo nel 1977 le finali di Conference. Nel 1979 Malone vinse il titolo di MVP ed ottenne la prima inclusione nel 1º quintetto ideale. Nel 1981, portando a termine una stagione da favola, Malone guidò letteralmente i suoi Rockets fino alle Finals, dove furono però ricacciati indietro in 6 partite dai Boston Celtics.
Nel 1982 ottenne per la seconda volta in carriera il premio di MVP, e ricevendo ancora una volta l'inserimento nell'NBA All-First Team. Al termine di quell'ottima stagione, si chiusero i rapporti fra Moses ed i Rockets, ed il campione da Petersburg approdò ai Philadelphia 76ers, allora testa di serie numero 1 della Eastern Conference, in cambio di Caldwell Jones e della scelta al primo giro del draft NBA 1983 di Cleveland, ricevuta da Philadelphia in una trade 5 anni prima, che si rivelerà essere Rodney McCray.
Philadelphia 76ers
A Filadelfia Malone trovò al suo arrivo una squadra ottimamente costruita e ricca di talento che però, dopo essere arrivata ad un passo dall'anello nel 1977, 1980 e 1982, rischiava ora di lasciarsi sfuggire definitivamente l'occasione buona per la consacrazione a campioni NBA. I Sixers fondavano la maggior parte del loro valore sulla classe smisurata di Julius Erving e sul talento di Maurice Cheeks.
L'arrivo di Malone completò in modo eccellente anche il reparto dei lunghi, fino a quel momento occupato da giocatori ottimi ma non all'altezza del resto della squadra, rafforzando molto la solidità del team senza perdere le brillanti qualità già evidenziate nelle precedenti stagioni. CoachBilly Cunningham fu infatti in grado di garantire a tutte e tre le stelle Sixers spazio e minuti, riuscendo a combinare perfettamente le qualità di due giocatori (Malone ed Erving) entrambi abituati al ruolo di leader. Il risultato fu impressionante: Philadelphia concluse la stagione col miglior record della lega (65 vittorie e 17 sconfitte, tuttora seconda stagione più vincente nella storia della franchigia dopo il 68-13 del 1966-67) e Malone si aggiudicò per la terza stagione (la seconda consecutiva) il titolo di MVP. Ai playoff il cammino di Philadelfia fu inarrestabile; Moses pronosticò di chiudere ogni serie in 4 partite, e sbagliò il pronostico per una sola sconfitta: 4-0 contro New York, 4-1 contro Milwaukee nelle finali di conference ed un umiliante 4-0 nelle Finals rifilato ai Lakers dello Showtime, che li avevano battuti nelle due occasioni precedenti. A coronamento di una stagione indimenticabile, Malone si aggiudico anche il premio di MVP delle finali.
Tali successi, anche per gli infortuni, non si ripeterono più. Nell'annata 1984-85, con l'arrivo del talentuosissimo rookie Charles Barkley, i 76ers raggiunsero nuovamente le finali di conference, ma non seppero battere i Boston Celtics della celebre frontline Bird-McHale-Parish. Malone conquistò il 6º ed ultimo titolo di miglior rimbalzista; quella successiva fu la sua ultima stagione coi Sixers.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni della carriera di Malone furono caratterizzati da spostamenti piuttosto frequenti in squadre senza troppe pretese. Dal 1986 al 1988 giocò per i Washington Bullets, mantenendo ancora statistiche invidiabili (24,1 punti e 11,3 rimbalzi a partita nel 1986-87).
In seguito militò per tre stagioni di fila negli Atlanta Hawks, che avevano in quel periodo il loro leader in Dominique Wilkins, rivestendo un ruolo di prim'ordine nelle prime due e mostrando invece un deciso calo nella terza.
Seguirono due anni a Milwaukee, il primo con cifre più che discrete ed il secondo in evidente declino con pochissime partite giocate, poi un nostalgico ritorno a Philadelphia, concludendo a San Antonio nel 1995 per fare da chioccia a David Robinson, uno dei centri di maggior rilievo degli anni '90.
Morì a 60 anni il 13 settembre 2015, per un malore improvviso.[5]
* - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di allenatori, sia in qualità di giocatori. ** - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di allenatori, sia in qualità di contributori. *** - Membri che sono stati inseriti sia in qualità di contributori, sia in qualità di giocatori.