Nell'alta società della Roma degli anni venti, il duca Daniele di Bagnasco è uno degli uomini più in vista, brillante e affascinante conquistatore di cuori femminili.
Quando si invaghisce della borghese Manuela Roderighi, condividendola e poi strappandola all'ingenuo fidanzato Martino Ghiondelli, quella che dovrebbe essere solo l'ennesima avventura di breve durata si trasforma in una bruciante passione, messa però a dura prova dalla scoperta che la donna frequenta abitualmente la famigerata casa d'appuntamenti della signora Fonés e dai dubbi tormentosi sul fatto che lei ricambi davvero i suoi sentimenti.
Daniele, furente, arriva a progettare di avvelenare l'amante, ma desiste all'ultimo momento, perché la profonda attrazione per la donna prevale sul senso del disonore. Quando poi scopre che l'uomo che l'ha violentata, appena quindicenne, e dopo una perversa relazione l'ha introdotta alla prostituzione di lusso, è una persona da lui ben conosciuta, addirittura suo cugino, il marchese Michele Barra, decide di architettare una raffinata vendetta a danno del nobile parente: costringe Manuela ad avvicinare l'odiato persecutore del passato ed a fingere per lui un interesse, solo per frustrarlo ripetutamente e dimostrargli la forza dell'attuale legame di sincero amore con Bagnasco.
Il piano non si svolge però come previsto dal suo autore, perché Barra, rivedendo l'amante/vittima di un tempo, ammette di essersi pentito di averla gettata via, tanti anni prima, e Manuela è disposta a credergli ed iniziare una nuova relazione con lui. Bagnasco inconsapevolmente ha quindi aperto la strada al tradimento nei suoi confronti.
Quando Daniele scopre che gli incontri tra Manuela e Barra non si limitano a quelli da lui accuratamente organizzati e che la relazione tra i due è ormai di dominio pubblico, affronta l'amante, che però nega tutto ed accusa gli amici del duca di inventare e diffondere solo maldicenze. Ma lui ha già visitato i luoghi degli incontri clandestini e potuto constatare che le voci corrispondono a realtà.
Manuela, stretta tra le attenzioni contrastanti dei due aristocratici, non riesce più a sopportare la situazione e fugge a Parigi. Mentre Barra non ha difficoltà a superare la perdita ed è pronto a vestire la camicia nera per aderire al fascismo in ascesa, Bagnasco disperato, dopo aver tentato inutilmente di superare il dolore stordendosi con la cocaina e la morfina, finisce per spararsi un colpo alla testa.
Critica
Il Dizionario Mereghetti definisce il film una «rivisitazione calligrafica e ridondante del romanzo», a cui però non mancano l'ironia e il tentativo di dare una valenza femminista alle vicende della protagonista, modificando il finale tragico del romanzo.[1][2]
Per il Dizionario Morandini è «cinema di grande sartoria [...] una stolida e tragicomica burattinata, sontuosamente arredata, che si prende terribilmente sul serio».[3]
La Antonelli è giudicata «inascoltabile»,[3] incapace di dare spessore al suo personaggio.[1]
Cast
Nel film sono presenti come comparse alcuni veri aristocratici: il principe Gaetano Torlonia, la marchesa Berlingieri, il principe Lanza di Trabia, la principessa Rita Jussupov, la duchessa Paula Martinez y Cabrera.[1]