È la più estesa diocesi del Piemonte e la seconda per numero di battezzati e parrocchie dopo l'arcidiocesi di Torino.[1] Il territorio si estende su 4.283 km² ed è suddiviso in 343 parrocchie raggruppate in 27 unità pastorali missionarie[2], che a loro volta fanno capo a sei vicariati: Novara città, Ovest Ticino, Aronese e Borgomanerese, Laghi, Ossola e Valsesia.
Novara è una delle poche diocesi italiane di cui si conservano i dittici con la cronotassi completa dei vescovi dalle origini fino al medioevo: due sono i dittici giunti fino a noi, quello della cattedrale e quello della basilica di San Gaudenzio. Solo a partire dal vescovo Attone (inizio IX secolo) sono riportati nei dittici riferimenti cronologici certi; dei 31 vescovi precedenti, sono pochi quelli attestati storicamente anche da altre fonti. Tra questi il primo è Simpliciano, che partecipò al sinodo provinciale di Milano, indetto dal metropolitaEusebio nel 451 per approvare il tomo di papa Leone Magno contro i Monofisiti.
Risale all'inizio dell'XI secolo la prima menzione del capitolo della cattedrale, che risultava composto di un arcidiacono, un arciprete, un primicerio, un cantore, un grammatico, un preposto, quattro diaconi, dieci suddiaconi e undici preti.
Con l'episcopato di Marco Aurelio Balbis Bertone ebbe termine l'alta signoria (ovvero la quasi sovranità e superiorità feudale) dei vescovi sulla Riviera di San Giulio e Orta, su Gozzano e la sua pieve e su Soriso. Balbis Bertone infatti cedette al Regio Patrimonio del Regno di Sardegna tutti i suoi diritti su quei territori con atto rogato il 15 giugno 1767 (approvato con rescritto da re Carlo Emanuele III datato 19 giugno 1767 e da papa Clemente XIII con la bolla Regimini universalis Ecclesiae, datata 18 luglio 1767.[3] Monsignor Balbis Bertone venne retroinfeudato per sé e per i suoi successori in perpetuo - senza cioè bisogno di rinnovare mai l'investitura - di San Giulio e Orta con il titolo di marchese con lettere patenti datate 17 giugno 1767. Egli ottenne, poi, l'erezione del feudo a principato con lettere patenti datate 19 ottobre 1767: da allora egli e i suoi successori si intitolarono "principi di San Giulio e Orta". Tra le località comprese nella Riviera di San Giulio vi era anche Vespolate. Il marchese milanese Paolo Caroelli di Nibbiola e Garbagna, il quale aveva ereditato dal proprio padre il feudo di Vespolate (del quale la sua famiglia riceveva investitura con il titolo di signore dal vescovo di Novara), refutò questo feudo al Regio Patrimonio del Regno di Sardegna in data 31 luglio 1767. Monsignor Balbis Bertone ottenne dalla Corona la concessione e l'infeudazione di Vespolate con lettere patenti datate 31 luglio 1767, venendone investito con il titolo di marchese per sé e per i propri successori con lettere patenti del 31 agosto 1767.[4]
Il 17 luglio 1817 la diocesi di Vercelli fu elevata al rango di arcidiocesi metropolitana con la bolla Beati Petri di papa Pio VII; in quest'occasione Novara cedette 5 parrocchie (Gravellona, Casolo vecchio, Casolo nuovo, Vignarello e Villanova) alla diocesi di Vigevano.[5] Il 26 settembre dello stesso anno, con il breveCum per nostras literas, Novara divenne suffraganea di Vercelli; contestualmente si ampliò con le parrocchie dell'alto Verbano, che erano appartenute all'arcidiocesi di Milano, ma che si trovavano nel regno sabaudo.[6]
Il vescovo cardinale Giuseppe Morozzo della Rocca ottenne dal re di Sardegna con lettere patenti datate 7 ottobre 1817 l'erezione del titolo di marchese di Vespolate a quello di principe, che si andò così ad aggiungersi a quello di "principe di San Giulio e Orta" (anch'esso concesso ai vescovi novaresi nel 1767). Egli e i suoi successori, così, si intitolarono principi di San Giulio e Orta e principi di Vespolate.[4]
Il vescovo Franco Giulio Brambilla, nel 2014, ha indetto il XXI Sinodo diocesano[8], i cui contenuti, dopo tre anni di lavori, sono stati attuati in diocesi “ad experimentum” nell’anno 2016-17 e sono diventati effettivi nell'anno successivo. Oltre all'indicazione di linee guida pastorali che mettono al centro il tema dei giovani e della famiglia, il XXI Sinodo ha ridefinito l'organizzazione della diocesi, riducendo i vicariati da 8 a 6 e introducendo 27 unità pastorali missionarie[9], gruppi di parrocchie vicine riunite per condividere risorse e chiamate ad un cammino comune.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Pietro Filargo, O.F.M. † (18 settembre 1389 - 17 maggio 1402 nominato arcivescovo di Milano, successivamente eletto antipapa con il nome di Alessandro V)
^ab Alberto Casella, Cadetti della Real Casa, feudatari del Papa e dell’Imperatore, principi - vescovi. Il titolo di principe in Piemonte (seconda parte), in Rivista del Collegio Araldico, anno CXIX, n. 2 (dicembre 2022), p. 123.
^(LA) Bolla Beati Petri, Bullarii Romani continuatio, vol. XIV, Romae, 1849, pp. 344-358 (in particolare p. 356, nº 35).
^Secondo Eubel muore nel 1278, mentre per Gams nel 1271 circa.
^La lunga vacanza della sede fu causata dalle difficoltà e dai contrasti sorti per le nomine dei vescovi; tra i vescovi eletti ci sono Francesco, Paino detto Capra e Guido Pinzio.